Re: i migliori scatti della nostra vita: sezione ALTRO
Chiedo scusa per la lunghezza di questo post ma siamo al momento più emozionante del mio viaggio, al pellegrinaggio per antonomasia: il camino verso Santiago di Compostela.
Dico subito che non voglio spacciarmi per un pellegrino mi sono limitato a fare due passi sul camino francese, la più importante e famosa strada tra quelle che compongono il cammino di Santiago di Compostela (non esiste una versione unica di questo percorso), che inizia a Vezelay, poi da Roncisvalle passa i Pirenei ed attraversa Navarra, Castiglia e Leon e Galizia.
Le mie soste sono state Burgos e soprattutto il camping tra Leon ed Astorga che si trova sul camino stesso: qui ho lasciato gli amici ed ho fatto un pezzetto di strada in compagnia delle mie sensazioni.
L’emozione comincia quando si vede la conchiglia gialla che segna il percorso, la concha, e tu pensi che qui da Carlo Magno in poi sono transitate persone di qualsiasi indole e condizioni: pellegrini di buona fede, per condanna giudiziaria o canonica, giullari, mendicanti, vagabondi, avventurieri, profughi, banditi...
La leggenda riporta che in Galizia uno sposo musulmano stava percorrendo sul suo cavallo la sponda del mare quando all`improvviso il cavallo si impenna e lo disarciona. Cadendo in acqua viene buttato in una barca che stava trasportando le reliquie del Santo Jacobus, che i discepoli riportavano in Spagna. Allora lo sposo si offre di aiutarli a dare sepoltura al Santo. Giunto a riva vede se stesso e il cavallo ornati dalle conchiglie; interpretato come un segno di Dio volle farsi cristiano e la concha divenne così il simbolo del pellegrinaggio che si porta verso la tomba di San Giacomo.
A tal proposito guardate questi due pellegrini (sono a 300 km. da Compostela) quello che hanno addosso: la filosofia del pellegrino, come del giramondo è
less is more meno cose si hanno più è agevole viaggiare. Potremmo imparare qualcosa, noi che ci riempiamo di cose superflue ed inutili ritenendole indispensabili per andare negli alberghi.
Attualmente il cammino a Compostella in una Spagna mistica, ardente, struggente, sfrenata, laica, sfarzosa, gloriosa….terra di Vergini, cattedrali, monasteri, cavalieri e pastori, continua ad accogliere migliaia di viandanti. Ci si potrebbe chiedere quanto il pellegrino di oggi ha mantenuto il suo significato ma in fondo vi è continuità tra il concetto di turista e quello di pellegrino: il turista non è sempre frivolo e banale consumatore, è persona con sogni, speranze , illusioni ed in questo converge verso il pellegrino. Si è parlato di una nuova tipologia di turismo, il turismo religioso.
Certo qualcosa è cambiato ma essere pellegrinaggio verso Compostela vuol dire saper trasformare lo spazio fisico in interiorità, prendendo tutto il tempo che occorre per raggiungere questo obiettivo, dimenticando telefonini, mail e affanni (stupidi) quotidiani.
Se una volta si andava sul cammino per salvare l'anima, ora ci si va per trovarla.
Dunque ho camminato anch’io verso sera sul selciato della storia, traversando il bellissimo ponte di Orbigo e guardando con ammirazione i pellegrini che proseguivano e mi son sentito in quei momenti trasportato nel passato, reincarnato in non so quale viandante e anche pervaso da quell’orgoglio che ci fa sentire parte della buona, vecchia Europa.
Dite un po’ quello che volete, mi sono commosso.
E poi si entra in una chiesetta semplicissima per riposare e trovi un bel retablo, poi di nuovo in mezzo ad una natura che non ha tempo ed insomma considerando che il pellegrinare non riguarda solo le gambe ma soprattutto il cuore parlare del cammino risulta sempre povero rispetto a calcare la strada che racchiude più parole di tutti i diari scritti.
L’ho sempre pensato ed è vero: pur avendo fatto pochi passi verso Compostela, la persona che è tornata da questo viaggio non è la stessa persona che è partita.