Re: i migliori scatti della nostra vita: sezione ALTRO
Certo, si può non amare il Barocco ma come non esserlo?
Voglio dire che oltre ciò che si vede in una chiesa, scultura, dipinto barocco che può piacere o meno è presente nello spirito barocco un significato che porta dal seicento direttamente all’uomo moderno.
Quando Copernico ha detto che la terra gira attorno al sole e non viceversa questo ha significato un cambiamento esistenziale non solo astronomico: l’uomo non era più al centro dell’universo come nel Rinascimento appena tramontato, bensì un fattore piccolo ed insignificante, un particella di un tutto immensamente grande e più potente.
Ma la cosa notevole di questa mutata visione fu che egli acquistò nuova fiducia e nuovo orgoglio e la consapevolezza di intendere la vastità dell’universo e di poterne calcolare le leggi divenne fonte di una libertà, un impulso verso l’infinito finora sconosciuto.
Questo brivido pervade tutta l’arte barocca, gli improvvisi scorci prospettici che ne fanno la prima arte “cinematografica”e direi fotografica (nasce nel quadro barocco la regola del terzo, cari amici fotografi ) i tagli improvvisi e gli effetti di luce, i primi piani, il movimento (“l’uomo non mi sembra vero che nel movimento” dice il Bernini), la ricerca dello strano e dell’originale, i particolari e soprattutto l’aspetto illusionistico.
Ecco di questo volevo parlare, dell’illusione.
Si è detto che il barocco è l'ambiguità, la mancanza di rispetto per la verità di un'epoca superficiale e frivola. Si tratta invece di un gioco, di un esercizio di virtuosismo ma anche di un’esigenza morale di sopravvivenza e spesso di una necessità tecnica, come quando l’architetto deve fare i conti con lo spazio.
Roma ne sa qualcosa. Non ricordo chi ha detto che chi non ama il Barocco non può abitare a Roma.
In pratica non sono più i sensi ma l’intelletto la chiave di volta per la conoscenza del vero però anche l’intelletto non sa distinguere tra realtà ed illusione, nulla è più sicuro; e allora è Caravaggio, è Amleto, è Don Chisciotte.
Il rinascimento era regola e certezze, il barocco è dubbio e ansia e tormento.
Non vi pare che siamo molto vicini ai giorni nostri?
Ora, c’è un titolo che fin da ragazzo mi ha sempre affascinato prima ancora di sapere cosa fosse: “La vita è sogno”.
Poi ho capito che è un testo di Calderon de la Barca, autore teatrale nel siglo de oro spagnolo quando il tema del sogno diventa tema barocco in assoluto, si pensi a Sogno di una notte di mezza estate, perché il sogno è ambiguo, specchio della realtà o specchio distorto della realtà, proprio come il teatro.
La lettura de La vita è sogno pone di fronte alla decisione di un re di rinchiudere il proprio figlio in una torre, escludendolo dal mondo esterno perché i suoi calcoli astrologici annunciano che si rivelerà un pessimo governante. Poi un giorno questo figlio viene condotto a corte ma si dimostrerà crudele e quindi riportato nella torre: da quel momento si chiederà se quel giorno vissuto è stato reale o un sogno.
È il trionfo dell’ambiguo barocco che, sotto l'apparente semplicità fiabesca ci chiede: cos'è la realtà? È il sogno finzione e la veglia realtà? O è l'inverso? Se la vita che viviamo non fosse che una rappresentazione in cui recitiamo una parte?
Ci rendiamo conto che il testo ci propone una riflessione quanto mai attuale, ovvero: se l'astrologia è sapere scientifico, è scienza e la sua consultazione induce a una conclusione tanto estrema, deve prevalere l'adesione incondizionata a quest'ultima, oppure la ragione morale deve intervenire a ponderare tale risultato "scientifico"?
Qual è, in breve, il confine tra scienza e morale?
Ma per carità non decidiamolo qui, anzi facciamoci cullare dai sogni ….
....e buonanotte, companeros de mi vida y de mi forum!
Siviglia barocca e biroccia