Uno dei più bei ricordi di un periodo della mia vita è legato ad una barchetta.
Andavamo in ferie a Pagnano, frazione di Asso,  ameno luogo posto su quel promontorio la cui punta è Bellagio e divide i due rami del lago di Como. Qui avevevamo una bella compagnia, allora erano in tanti che da Miano venivano qui a villeggiare.di giorno si facevano passeggiate sui monti e alla sera si andava aballare sulla terrazza di un bar a 100 m da casa. 
In particolar modo prò ervamo molto affiatati io e  il mio ragazzo col  vicino della villa accanto e la sua ragazza.diventati in seguito mariti e mogli. 
 Una calda  domenica pomeriggio stavamo sfogliando riviste con la pubblicità di barche in vetroresina, e l'idea di avere una barchetta per andare al lago ci convinse che saebbe stata una bella avventura. In fondo il lago era vicino e per arrivare ad Onno avevamo solo 11 KM. da fare. 
Detto fatto incominciammo a pensare dove cercare una  barca  che costasse poco e che così dividendola  in quattro poteva raggiungere un costo fattibile... 
Era il 1965, per me ed il mio ragazo era il primo anno di lavoro, avevamo lo stipendio,per i nostri due amici che facevano l'università l'unica possibilità era di ricavare i soldi dalle mance mensili che fortunatamente percepivano dal padre. 
Ci mettemmo subito in cerca e casualmente alla Rinascente dove non avrei mai pensato di trovare una barca, eccola in bella mostra la nostra barchetta. In vetroresina , bella bianca lunga 3,30 di costo contenuto, £120.000 .
per la cronaca io lavoravo in banca e percepivo circa 100.000 lire al mese. 
Lo sconto del 10% ottenuto tramite una amica, ci permise anche l'acquisto del portabarca per caricarla sul tetto della macchina. 
£30.000 a testa e fu nostra. Andammo a ritirarla il mio amico Romano ed io e non vi dico le risate per girare in quelle viuzze strette col macchinone che lui aveva preso a suo padre. 
Ci procurammo i cuscini fatti artigianalmente per spendere poco e poi la immatricolammo. Sì perchè allora anche un guscio doveva avere il suo libretto e il suo numero. 
I numeri andavano posti sui lati poppieri in bella mostra, da qui la barca si chiamò POPPEA. 
Per abbattere i costi che nei negozi di nautica sono altissimi, i numeri li applicammo noi  facendoli direttamente con del nastro isolante nero che tenne sempre anche se ci capitò la sfortuna di dover formare un numero tutto a curve.
La domenica successiva andammao al lago in pompa magna accompagnati dai genitori di Romano,i  miei, mio fratello e morosa, ed amici . Il varo fu fatto con una bottiglietta di prosecchino e tutti finimmo con le gambe sotto al tavolo per mangiare. 
Quel giorno ci rendemmo conto che se anche la barca pesava solo 70 Kg. non era possibile spostarla sul portabarca i abitualmente  come avevamo pensato. , quindi il proprietario del ristorante si offrì di tenercela nel suo giardino per la stagione estiva gratuitamente. Ovviamente acquistò tanti clienti, anche perchè lì si mangiava molto bene. 
Alto problema ci rendemmo pure conto che non era per niente facile con quegli scalmi remare, così i due genitori presenti si misero una mano sull coscienza e il motore lo regalarono loro. 
Un 7 cavalli selva, non certo una sciccheria, ma ha sempre fatto il proprio dovere per tutto il suo tempo.Peccarto non avesse il folle!
Ecco la nostra praticissima Poppea. Qui è nuda perchè i paglioli, i cuscini , i remi e il motore li portavamo avanti e indietro da casa per paura che li rubassero
Era particolarmente pratica perchè i paglioli potevano stare a terra o alzati tra i sedili formando un comodissimo piano dove sdraiarsi . Alzati permettevano anche di avere tantissimo spazio sotto dove stivare di tutto e di più.
qui la Poppea pronta per la giornata.
le bellissime spiaggete  solitarie che raggiungevamo dove si scaricavano borse termiche , piatti, bicchieri, macchine fotografiche, mangia dischi, dischi , persino il fornelletto e l'acqua per fare la pasta asciutta fra tante risate. Cuscini, materissini  teli di spugna e l'immancabie anguria che ogni tanto scappava e dovevamo riprenderla in mezzo al lago. 
costumi decisamente castigati come avete visto
E questo è uno dei panorami che trovo tra i più belli 
il ramo di Lecco in inverno dal ceppo di Onno con le montagne del fondo lago. 
sempre dal Ceppo di Onno panorama versoLecco
Sempre dal Ceppo in estate
il panettoncino che si vede in mezzo al lago è la punta di Bellagio dove il lago fa la biforcaione. 
A questa barca abbiamo legati tanti ricordi di giorni passati bordesando bordesando lungo le rive del lago ad ammirare le splendide ville, o arrivare fino a Bellagio per mangiare un gelato o stare sdraiati  dopo il bagno sulle note di Santo & Jhonny.
Bei giorni bella gioventù