Dicevamo del Nilo: tutti sappiamo fin dalle elementari che con le sue periodiche inondazioni il Nilo fornisce al terreno il limo fertile che consente di effettuare ben tre raccolti all’anno. Per questo motivo tra gli antichi egizi, era venerato lo scarabeo come uno dei simboli della fertilità, perché con il suo allontanarsi dalle rive preannunciava l’imminente arrivo della piena del fiume. La principale coltivazione è la canna da zucchero, ma vi sono anche banane, palme da dattero, mango, pomodori e ortaggi vari. Lungo le sponde si svolgono tutte le attività umane e non è raro incontrare bambini che fanno il bagno, donne intente al bucato e così via.
Purtroppo oggi il grande fiume è seriamente inquinato proprio a causa dell’uomo. La gente vi butta i propri rifiuti, gli uomini vi puliscono gli animali, migliaia di villaggi e anche città immense come Luxor che conta un milione di abitanti sono prive di impianti di depurazione, per non parlare delle fabbriche e delle industrie di trasformazione. Non fanno eccezione neppure i grandi battelli da crociera fluviale che a centinaia solcano le sue acque trasportando milioni di turisti.
Si potrebbe pensare e qualcuno vorrebbe far credere, che le popolazioni che vivono in stretto contatto con il Nilo abbiano sviluppato una sorta di immunità contro i rischi dell’inquinamento, ma purtroppo non è così: Migliaia di egiziani muoiono ogni anno o si ammalano per cause dirette o indirette, mangiando i cibi prodotti nelle terre inquinate; malattie tipo la terribile febbre del Nilo sono ormai endemiche e l’incidenza delle malattie renali è molte volte superiore alla media.
verso Luxor
La signora stende i panni mentre l’asino osserva
Una moschea
moschea
Ancora abitazioni perennemente incompiute
verso Luxor
verso Luxor
Scene di vita quotidiana: chador per le donne, tonaca tradizionale (galabeya) per gli uomini, negozio con veranda e carretti:
Verso Luxor
L’attaccamento dei contadini alla propria terra è tale che gran parte di essi preferisce vivere in case che definire misere è riduttivo, pur di mettere da parte i soldi per acquistare altri terreni coltivabili, ma la necessità di forza lavoro nei campi fa sì che oltre il 40% dei bambini in età scolare sia analfabeta, e quel che è peggio è che il governo fa poco o nulla per estirpare questa piaga.
La lunga trasferta sta per finire: stiamo entrando nella zona archeologica della valle dei Re. Il programma non prevede la visita al tempio di Hatshepsut, la gallinella dal nome impronunciabile che è riuscita a diventare faraona, e la sosta fugace unita alla notevole distanza non consente neppure di scattare una foto decente. Un pensiero va comunque rivolto alla memoria delle 62 vittime innocenti del vile attentato terroristico compiuto dagli integralisti islamici del 1997.
Tempio di Hatshepsut
Giunti ad un bivio con una grande mappa dell’immenso sito archeologico della valle dei Re, si conclude anche il mio reportage fotografico della zona. Dopo pochi chilometri infatti non sarà più consentito portare con sé le apparecchiature, anche se qualcuno riesce ad eludere la stretta sorveglianza e scattare foto con il cellulare pur se solo all’esterno delle tombe reali. Il biglietto d’ingresso compreso nell’escursione consente la visita solo di tre delle innumerevoli tombe sparse su di un’area vastissima e tutt’ora oggetto di scavi.
L’emozione è grandissima nel trovarsi di fronte ai celebri dipinti sempre ammirati solo attraverso i documentari televisivi, tuttora intatti nei loro splendidi colori dopo più di tremila anni.
Non è compresa nel prezzo invece la visita della tomba di Tutankamon, tomba che custodisce il sarcofago e il corpo mummificato del re morto a soli 19 anni in seguito ad una probabile infezione malarica. Personalmente sconsiglierei di spendere altri 15 euro a persona (anche se la gran parte di noi lo ha fatto), a meno che non si riesca a resistere alla giustificabile tentazione di trovarsi a tu per tu con i resti dell’antico sovrano, su cui abbondano miti e leggende.
Prima del ritorno ai pullman assistiamo ad una curiosa quanto inquietante scenetta: un guardiano corre verso di noi con il fucile spianato e fare minaccioso. Il suo obbiettivo è però uno dei venditori di cianfrusaglie che provava ad importunare i turisti nonostante il divieto. Il poveretto inseguito per qualche decina di metri cerca scampo salendo tra le pietre della montagna finchè il militare non desiste dall’inseguimento. C’è da scommettere che la stessa scena si ripeterà chissà quante altre volte prima di sera.
La mattinata, prima del pranzo in hotel si conclude con la sosta ai colossi di Memnone, due enormi statue di pietra del faraone Amenhotep III, eretti 3400 anni fa e alti 18 metri. La fame ci attanaglia e non vogliamo sapere di più, e di sicuro anche chi mi sta leggendo!
Colossi di Memnone
Colossi di Memnone
Colossi di Memnone