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" Un viaggio inaspettato...nella fantasia ..." - MSC Fantasia 2024 -

Sbirciando qua e là attraverso le porte aperte dei vari localini tipici, si intravedono meraviglie assolute...adoro queste maioliche!



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Nel traffico già caotico cittadino, ancor più intenso nell' ora di punta , impiegheremo parecchio a raggiungere Cartagine posta dal lato opposto. Ripercorriamo la lunga strada che fiancheggia il lago, rivedremo da vicino la nostra nave prima di dirigerci verso la nostra seconda meta.
 
Cartagine


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I resti dell’antica Cartagine, la ricca e leggendaria città marittima dei Fenici, sono sparsi lungo il Golfo di Tunisi. Le colonne in rovina e i mucchi di macerie di marmo sono delimitati da un panorama del Mar Mediterraneo, che era così fondamentale per la prosperità della città.

Interamente distrutta durante la Terza Guerra Punica nel 146 a.C., le rovine rimanenti non sono niente in confronto ad altri siti antichi del Nord Africa, ma questo non significa che non dovreste visitarle.

Con una superba cornice sul mare, i resti hanno un aspetto incomparabile, come se fossero persi nel tempo.


Non raggiungeremo subito le rovine in riva al mare, prima raggiungiamo un luogo molto suggestivo e in fase ancora di scavo. Il cimitero punico.

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In origine quasi tutte le tombe erano nascoste in questi cunicoli che in parte crollati , hanno permesso di scoprire il sito di valore non indifferente.

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Tutto attorno ci sono abitazioni, molte delle quali chissà cosa nascondono sotto le loro fondamenta. Questa è una zona popolata prevalentemente da persone che utilizzano queste case come seconde case al mare...molti sono appartenenti al corpo diplomatico dello Stato.
Gli stessi scavi archeologici in riva al mare sorgono,( o meglio è la costruzione che sorge a fianco,) a fianco della dimora presidenziale. Occorre prestare molta attenzione specie nel fare fotografie...non rivolte verso ad essa. Questa è la raccomandazione principe che vi sentirete dire dalle vostre guide.





Continua....
 
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È un luogo molto suggestivo e non riuscirei a spiegare ciò che si prova.... è il passato che si manifesta su ogni lapide e ogni lapide ha dei segni inequivocabili, senza nomi ma con simboli che fanno risalire a chi è sepolto...parecchi bambini.


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Il cunicolo da cui si accede all' angolo più suggestivo.. al buio e senza nessun suono che proviene dall' esterno, sembra di essere in una scatola del tempo.

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Gli scavi in corso...sul perimetro di un' abitazione...certo sotto l'abitazione non si sa cosa c'è.

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Che bella giornata di sole hai trovato! Noi a dicembre siamo incappati in una delle pochissime giornate piovose dato che la Tunisia a sentire la guida ha 300 giorni di sole all'anno. Vedendo le tue foto dato che abbiamo fatto la stessa escursione è tutta un altra storia
 
Dal 650 a.C. al 146 a.C., Cartagine è stata la più potente città commerciale del Mediterraneo nonché un nevralgico centro di scambi. Il suo sofisticato porto da 200 banchine e la sua ricca popolazione davano vita a una tentacolare metropoli fatta di templi, mercati e tenute in un’area che si trova non molto lontano dall’attuale Tunisi. Viene menzionata anche nella mitologia greca come la città di cui è stata regina la leggendaria Didone, la cui storia di matrimonio forzato e amore proibito ha ispirato poesie, opere liriche e innumerevoli dipinti a olio.

Ma circa 2.000 anni fa Cartagine fu rasa al suolo dalla sua rivale, la Repubblica Romana. I cartaginesi furono uccisi o venduti come schiavi e sulle sue rovine venne costruita una nuova città.


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Questa è l'immagine aerea da Google, del suo antico porto, opera di ingegneria sofisticata che permetteva di celare al suo interno molte navi e renderle invisibili al mondo al di fuori dal porto.

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Immagine di com' era il porto in origine, in questa ricostruzione trovata in rete; il porto commerciale è quello rettangolare a seguire il porto militare fortificato e ben nascosto.

L' emozione...essere passati accanto ed aver potuto percorrere con il pensiero, gli occhi ed il cuore i passi della storia... è ( per me) un' esperienza indimenticabile anche se solo con l'immaginazione ho potuto vedere ciò che oggi non è più...


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Ancora si vede la parte centrale " l'isoletta" ora tutto ciò è protetto e " abitato" da uccelli marini che hanno trovato il loro spazio qui.

È poco, ma comunque è bello che la memoria venga preservata e così deve essere per tutti i siti che sono le ossa del nostro passato.

Quello che vedremo poi non è molto dell' immenso patrimonio che ancora giace seminascosto qui. Fortunatamente vi è molto interesse da parte di tutta la comunità anche Europea che sta lavorando affinché si raggiungano gli obbiettivi preposti.
Dichiarato sito patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1979, l’antica Cartagine, in cima alla collina di Byrsa, si affaccia sul porto punico che fece crescere la potenza della città. Qui, si possono esplorare quella che un tempo era la fiorente acropoli di Byrsa che comprende un museo, una necropoli e diverse abitazioni cartaginesi notevolmente ben conservate.

Gli edifici delle abitazioni, risalenti a un periodo immediatamente precedente alla distruzione di Cartagine, sono perfettamente preservati. Quella parte della collina di Byrsa vale davvero la pena di essere visitata, certo non con un' escursione della Compagnia( e non in crociera )che si limita a ben poco.

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Anfiteatro, teatro, ville romane tutto in perfette condizioni, fanno parte della Cartagine romana...cisterne e persino un' acquedotto, il tutto nella parte alta della collina che dominava il mare.
Oggi vi è in atto un progetto di riqualificazione che prevede la ristrutturazione dell’adiacente Museo Nazionale di Cartagine (la cui riapertura è prevista per giugno 2026), che collegherà gli spazi espositivi del museo con l’esterno e le viste su Cartagine. Altri interventi coinvolgeranno il paesaggio, l’accessibilità e questioni ambientali. La zona purtroppo è fortemente abitata e non vi sarà la possibilità di altri scavi.




Continua.....
 
Le Terme di Antonino sono l'edificio più danneggiato dall'iconoclastia religiosa, ancora più che dal tempo, a mano di un violentissimo terremoto, e la zona non è sismica, le colonne, soprattutto di quella portata, non crollano da sole.

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Delle imponenti terme di Antonino, costruite tra il 146 e il 162 d.c. oggi è visibile soltanto il basamento, dove sorgevano le stanze degli inservienti con i magazzini e i forni in cui si scaldava l’acqua (poi inviata alle sale termali, situate al piano superiore), sorretto da colonne gigantesche. Una di queste, è stata ricostruita negli ultimi anni: è alta 15 metri e sormontata da un capitello corinzio.

Le colonne monolitiche di sostegno delle sale delle terme di Antonino, del diametro di quasi 2 metri, dovevano pesare 70 tonnellate. Uno dei capitelli, rinvenuto di recente, è alto un metro per un peso di 4 tonnellate. La volta dell'imponente frigidarium, in fase di ristrutturazione, dovrebbe superare i 20 metri.

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Grazie Oriana, rivedo volentieri attraverso le tue foto, sono passati tanti anni, dal ns. viaggio in Tunisia, vedo che le escursioni, come hai fatto notare, sono sempre le stesse, bellissime foto, un bel sole.
 
Grazie Oriana, rivedo volentieri attraverso le tue foto, sono passati tanti anni, dal ns. viaggio in Tunisia, vedo che le escursioni, come hai fatto notare, sono sempre le stesse, bellissime foto, un bel sole.
Siamo stati molto fortunati con il tempo, un po' meno con l'escursione.



Rientreremo con fatica e vi spiego il perché.
Non si sa per quale motivo ma una volta terminata la visita al sito, ci ritroveremo a chiederci poco prima del varco del cancello d'uscita...(a tal proposito si entra da un lato e si esce da un altro)....dove fosse la nostra guida. Eclissata ancora una volta. Alcuni di noi la cercano ..era al bar!
Vabbè...usciamo con lei e nessun bus ad attenderci! Chiama al telefono l'autista e quindi ci dice di attendere lì dove siamo. Consegna la paletta col numero ad uno di noi e si eclissa un' altra volta....dopo circa venti minuti, arriva a bordo del bus.
Tutto questo non è molto professionale.

Rientreremo alle 16.30!!! E meno male che doveva essere un' escursione di mezza giornata! A noi non ha comportato nessun problema, ma con noi diverse famiglie con bambini e alcune persone anziane e il rientrare così tardi senza aver pranzato ha comportato qualche problema. Se lo sai ti regoli di conseguenza, portando qualcosa per i bambini ad esempio e/o qualche bottiglietta di acqua in più.

Alle 16.30 il buffet serviva la merenda, quindi ci siamo arrangiati con qualche panino e la pizza.

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Bilancio della giornata: così, così....una certa amarezza resta e sicuramente non mi vedranno più a Tunisi in una formula così approssimativa di escursioni.






Continua....
 
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Di strada in strada, di palazzo in palazzo arriviamo allo sbocco sul mare.

Raramente la si trova aperta...e oggi lo è!!


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Chiesa Santa Maria della Catena


La chiesa prese il nome da una chiesetta più antica già documentata sotto il regno di Federico III d'Aragona e sorse proprio nel punto delle mura in cui era fissata una pesante catena che chiudeva l'accesso all'antico porto di Palermo: La Cala.

La denominazione di Santa Maria “della Catena” per questa bella chiesa di Palermo situata nella parte bassa del Cassaro, proprio prospiciente alla Cala, è legata alla catena che da qui si dipanava fino al Castello a Mare e chiudeva l’antico porto di Palermo. Tuttavia esiste un’altra origine affascinante ed evocativa del nome, e per quanto sia più che altro una leggenda è interessante ricordarla.



Narrano infatti le antiche cronache, che nell’agosto del 1392, regnando re Martino, tre condannati furono avviati al supplizio, che, come d’uso, si svolgeva nel grande piano della Marina. Ma un violento e improvviso nubifragio costrinse guardie e condannati a rifugiarsi proprio all’interno della chiesetta e il popolo a fuggire. L’esecuzione fu rinviata e i condannati rimasero chiusi dentro la chiesa assieme ai loro carnefici.
I prigionieri allora trascorsero la notte ad invocare la Vergine Immacolata, che misericordiosa, accolse le loro suppliche: le catene si sciolsero misteriosamente e le guardie di scorta, caduti in un sonno profondo, non furono di ostacolo alla loro fuga.
Riportati il giorno seguente i condannati davanti al re Martino, questi, riconoscendo l’intercessione della Vergine e interpretando l’episodio come un segno divino, non ebbe l’animo di condannare coloro che la Madonna aveva liberato concedendo loro la libertà, recandosi poi con la regina Maria e la corte intera a rendere onore alla “Vergine misericordiosa”.





La chiesa che possiamo ammirare adesso fu edificata in un arco temporale che va dal 1490 al 1520.
Mirabile fusione del gotico fiorito, nella sua espressione più raffinata, con la nuova arte rinascimentale, la chiesa di Santa Maria della Catena appartiene a quel felice periodo che attraversò l’architettura isolana tra il 400 e il 500 e diede vita a una vasta produzione di opere di notevole livello artistico, non solo nell’architettura religiosa.

L’edificio religioso, di elegante struttura, riprende lo schema tradizionale caratteristico della chiesa medievale siciliana.
L’ingresso è preceduto da una breve scalinata di raccordo (un tempo a due rampe), resasi necessaria per colmare il dislivello creatosi in seguito all’allungamento, nel 1581, della strada del Cassaro (la principale arteria della città). Al di sopra, un arioso portico a tre arcate ribassate sorrette da robuste colonne in marmo, serrato ai lati da due torricini. Il portico, detto anche “tocco”, è un elemento tipico della chiese palermitane dell’epoca sorte nei quartieri marittimi e costituiva uno spazio utile per gli incontri e gli scambi tra gli abitanti della zona.



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L’interno, di grande eleganza formale e di raffinata semplicità data anche dalla pietra nuda e ruvida, ha un impianto di tipo basilicale a tre navate separate da colonne in marmo con capitelli corinzi che sorreggono archi asimmetrici e ribassati. Le tre navate sono coincidenti con i tre portali esterni.
L’impianto basilicale si innesta ad una porzione di organismo centrico rispondente al Santuario triabsidato, dopo le numerose sovrapposizioni avvenute nel tempo ,alcune eliminate con i restauri del1884-91 e altre dopo i danni dell’ultimo conflitto mondiale.



È forse una tra le chiese meno appariscenti del panorama artistico palermitano ma sicuramente è tra le più antiche , con una storia molto legata al mare e alle genti di mare a cui è molto cara. In tempi passati, in caso di naufragio, le famiglie erano tutte qui in preghiera ancora una volta a testimoniare l' attaccamento e l'affidamento alla Stella del mare.



Vogliamo ora parlare di dolci??

Potevamo lasciare Palermo senza un assaggio? No!

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Cannoli ma non solo...conoscere i dolci della Martorana?


La storia della Frutta Martorana
In italiano è chiamata marzapane e la ricetta risalente al XIII-XIV secolo, in realtà la frutta Martorana è di origine araba.

Il “marzaban” era una scatola di legno leggero dotata di un coperchio che veniva utilizzata per diversi usi, come conservare la corrispondenza o documenti importanti (da qui il detto “aprire i marzapani” cioè svelare i segreti) o più frequentemente veniva usata per spedire dolci preparati con farina, pasta di mandorle ed altri ingredienti, che poiché avevano la forma rettangolare dei pani, ne ereditarono anche il nome, appunto marzapane.

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A Palermo la preparazione più antica e famosa fatta con questa pasta è la frutta Martorana che veniva confezionata dalle suore nel convento annesso alla chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, o San Nicolò dei Greci, (conosciuta come la Martorana), che si affaccia sulla Piazza Bellini e fu eretta nel 1143 da Giorgio d’Antiochia, ammiraglio del normanno Ruggero II, re di Sicilia.
In seguito, nel 1193 fu la nobildonna Eloisia Martorana a far costruire un monastero benedettino accanto alla chiesa e al convento. Da allora tutto il complesso edilizio prese il nome “della Martorana” in suo onore e allo stesso modo furono anche chiamati i dolcetti preparati dalle suore.

Racconta la tradizione che il giardino del convento e l’orto erano fra i più belli della città, dove crescevano alberi da frutto e ortaggi che insuperbivano le suore che li curavano. Il loro vanto arrivò all’orecchio del vescovo di quel tempo, che incuriosito volle andare personalmente a costatare. La visita però fu fatta in pieno autunno, per la festa di Ognissanti, quando gli alberi erano privi di ogni frutto. Le monache allora, decisero di creare dei frutti con la pasta di mandorle per addobbare gli alberi e abbellire così il giardino. Ecco che nacque la tradizione di preparare questo dolce proprio durante la festa del primo novembre.

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Continua....
Ho visto or ora quei cannoli...
Credo di aver avuto un picco glicemico alla sola vista. 😂
 
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Quando vedi un blocco di marmo scolpito in questo modo, ti rendi conto di cosa fosse l'impero Romano.
Anche noi, molti anni fa, abbiamo avuto un'esperienza negativa con la guida a Tunisi, anzi più che negativa direi pessima. Leggendo il tuo racconto mi sono tornati alla mente tanti dettagli sgradevoli, una delle peggiori escursioni che ho fatto.
Peccato.
 
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