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Uzbekistan: mille sfumature di blu

Complimenti, un diario affascinante specie per me che mi sto orientando su destinazioni particolari, lo metterò tra le scelte del 2026 (nel 2025 abbiamo la Cina)
...gimale uno dei migliori "diari" che ho letto sul forum.
Grazie mille!!!

Una meta particolare, forse poco reclamizzata. Di sicuro moooolto interessante!
Sta diventando una meta molto richiesta; la guida ci ha detto che i maggiori tour operators hanno già opzionato tutti i voli del 2025.
 
Ripartiamo dalla piazza Lyabi-Hauz molto frequentata anche dagli abitanti di Bukhara: attorno alla vasca ci sono molti bar con tavolini all’aperto frequentatissimi da giovani e famiglie con bambini che si divertono a guardare e a dare da mangiare ai cigni e alle anatre; ci sono anziani che prendono il fresco all’ombra degli alti alberi e uomini che si incontrano per giocare a carte.


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A questo punto ci viene lasciato un po’ di tempo libero che sfruttiamo per visitare il quartiere ebraico e la Sinagoga. Qui la guida non ci ha accompagnato anche se ci aveva fatto vedere da dove iniziava il quartiere. Fino agli anni ’90 gli ebrei a Bukhara erano qualche migliaio, ora sono rimasti circa 400 dopo che molti hanno lasciato il paese per emigrare negli Stati Uniti, in Israele e in alcuni paesi europei. Entriamo nel quartiere attraverso un arco che ne delimita l’accesso dalla via prospicente la piazza Lyabi-Hauz. Il quartiere è ordinato e pulito e dopo poco arriviamo alla sinagoga dove ci accoglie un signore gentilissimo che ci invita ad entrare. Oltrepassando la porta si accede ad un cortile e da qui all’interno della sinagoga dove sono conservati due Torah che hanno più di 500 anni.

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Approfittiamo del tempo che ci rimane prima della cena per visitare il bazar di Taki-Telpak Furushon. Anticamente era il bazar dei cappellai dove venivano venduti copricapi di pelliccia e turbanti in seta per i più ricchi e incotone per i meno abbienti. La lunghezza minima della fascia del turbante era di almeno 7 m: la lunghezza necessaria ad avvolgere tutto il corpo in caso di morte per strada.

Il mercato è stato costruito nel 1570-1571 ed è costituito da 5 nicchie ad arco sormontate da una cupola centrale larga 38 m e alta 10. All’interno è ospitato anche un mausoleo probabilmente di un guardiano notturno che aveva il compito di garantire la sicurezza della città di notte.

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La cena sarà con le stesse identiche portate che ormai stiamo mangiando da quando siamo arrivati ma la location è molto suggestiva

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La giornata successiva è completamente dedicata alla visita dei monumenti della città. Prima tappa il mercato Taki Zargaron costruito tra il 1569 e il 1570 e, allora, principale mercato di gioielli di Bukhara. Oggi qui si possono trovare merci varie ma le due botteghe più caratteristiche sono una che vende diversi tipi di tisane e zucche e un'altra dove vengono forgiati coltelli, forbici e sciabole.

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Il mercato è all’interno di una struttura caratterizzata da diverse cupole costruite in mattoni, privi di decorazioni, la più grande della quale misura 14 m di larghezza ed è sormontata dalla riproduzione di due cicogne. Fino a qualche anno fa le cicogne erano molto numerose a Bukhara dove venivano a nidificare. Sopra ogni torre, minareto o cupola era presente un nido di cicogne che purtroppo ora non arrivano più.

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Dopo la sosta nel negozio dei coltelli usciamo dal mercato e ci troviamo in un grande piazzale dove si fronteggiano due delle madrase più importanti della città. La madrasa di Ulugbek e la madrasa di Abdul Aziz Khan

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La madrasa Ulugbek è la più antica, nonché la prima madrasa fatta costruire a Bukhara nel 1417 dal sovrano timuride Ulugbek, nipote di Tamerlano. La facciata è caratterizzata da un portale ad arco acuto incorniciato da un torciglione, elemento tipico del XIV e XV secolo. Agli angoli della facciata erano presenti due alte torri ora troncate. Gran parte delle maioliche che la rivestivano sono andate perdute ma alcune sono ancora visibili ai lati del portale e sugli archetti laterali grazie ai restauri finanziati dall’UNESCO. Molto bello il torciglione con ogni spira con un diverso decoro.​

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Di fronte si trova la madrasa di Abdul Aziz Khan che la fece realizzare tra il 1652 e 1654 in posizione rialzata rispetto al piano su cui si trova quella di Ulugbek. La copertura in maiolica è incompiuta, in parte perché andata perduta nel corso dei secoli e in parte perché non fu proprio completata a causa della detronizzazione del suo committente.

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Il portale, in particolare è rivestito di ceramiche blu e gialle e quest’ultime vengono usate per la prima volta a Bukhara proprio in questa madrasa. I motivi geometrici e soprattutto quelli floreali sono rappresentati con maggior dettaglio e realismo che si può apprezzare soprattutto nella rappresentazione del “vaso della felicità” alla cui base si possono vedere due piccoli draghi o serpenti simbolo di saggezza.

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La volta del portale e delle 3 loggette sottostanti sono lavorate a “stalattiti” finemente decorate. Sul bordo del portale si intravedono i resti di pali che fuoriescono dal muro e che servivano ad ancorare stucchi e altri decori.

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All’interno si trovano un corridoio a destra e uno a sinistra che conducono a quelle che una volta erano sale di studio e che oggi sono occupate da negozi che vendono gioielli e arazzi ricamati a mano. Rimango incantata dalla cupola che copre una di queste sale e dai ricami tradizionali sulle tovaglie e arazzi. Il melograno simbolo di prosperità è rappresentato in quasi tutti i lavori.

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Usciamo dalla madrasa che ai lati ha due torri e su quella di sinistra notiamo un nido di cicogne, forse l'unico rimasto in città....

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Un ultimo sguardo alle costruzioni che delimitano la piazza e siamo pronti per raggiungere un altro importante sito della città

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Raggiungiamo il bellissimo complesso di Poi Kalon dove si trova la madrasa di Mir-i Arab che è stata costruita all'inizio del XVI secolo dallo sceicco Abdullah Yamani d'origine yemenita. Una volta si credeva che la madrasa fosse stata costruita nel 1535, alcuni studi recenti invece suggeriscono che la madrasa sia stata costruita subito dopo il 1512. Il suo nome significa “la proprietà dell’arabo”.

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La visita ai turisti è vietata poiché la madrasa è ancora funzionante e qui un centinaio di giovani studia scienze islamiche. La struttura della madrasa è analoga alle recedenti che abbiamo visitato ma si differenzia per la presenza di due grandi cupole rivestite di maiolica turchese.

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Sbirciando dalla porta sono riuscita a "rubare" questi due scatti

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Di fronte alla madrasa si trova la moschea Kalon o “moschea grande” costruita nel 1514 sopra i resti di una moschea del XII secolo. Attraversato l’ampio portale si entra nel cortile delimitato ai lati da ampi porticati coperti da ben 288 cupole e interrotti da altri due iwan. Sul fondo del cortile un iwan da accesso ad una sala a croce sormontata da una grande cupola turchese.

La Moschea è in grado di ospitare 12000 fedeli anche se ormai solo nelle ricorrenze principali si arriva ad avere 2000 fedeli in preghiera.

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Tra la Moschea e la madrasa si erge il minareto Kalon, “il Grande” costruito nel 1127. Il suo diametro, nella parte inferiore è di 9 m., nella parte superiore di 6 m., l’altezza totale arriva a 45,6 m. Tale forma leggermente conica le conferisce una grande stabilità, requisito questo rafforzato anche da un base profonda ben 10 m.

E’ costituito da 14 fasce di mattoni posizionati a formare motivi decorativi sempre differenti ed è somontato dalla lanterna a 16 archi. Una delle ultime fasce riporta motivi in piastrelle colorate e si ritiene che questo sia il primo e più antico utilizzo delle maioliche colorate per abbellire gli edifici.

La leggenda racconta che Gengis Khan ne avesse ordinato la distruzione ma quando fu davanti al minareto gli cadde il cappello e dovette inchinarsi per raccoglierlo; una volta rimesso in testa gli cadde nuovamente costringendolo a chinarsi di nuovo ai piedi del minareto. Interpretò questo come un segno divino e non fece distruggere il minareto che così è giunto fino a noi.

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Ci spostiamo alla fortezza dell’Ark la cui storia rimanda ad una origine leggendaria: nel V secolo un eroe leggendario si innamorò di una ragazza il cui padre le permise di sposarsi a patto che lui costruisse un palazzo in una zona delimitata dalla pelle di un toro. Chiaramente questo non sarebbe stato possibile ma il ragazzo tagliò a strisce sottili tutta la pelle e con quella riuscì a delimitare un’area abbastanza grande.

I primi dati storici collocano la presenza di una prima fortezza in cui vivevano i governanti locali. La fortezza è stata distrutta e ricostruita più volte nel corso dei secoli e questo è testimoniato dai vari strati sovrapposti trovati durante gli scavi archeologici. L’ultima distruzione risale al 1920 da parte delle forze armate russe. Sembra che parte della struttura venne fatta distruggere dallo stesso emiro prima di fuggire e mettersi in salvo per evitare che alcune strutture come ad esempio l’harem fossero profanate dai bolscevichi. Dell’intera fortezza è rimasto circa il 25% e questo è in parte stato ricostruito.

Attorno all’anno 1000 la fortezza era anche un importante centro culturale con una grande biblioteca di cui Avicenna ha scritto queste parole: «Ho trovato in questa biblioteca tali libri, di cui non avevo conosciuto e che non avevo mai visto prima in vita mia. Li ho letti, e sono venuto a sapere di ogni scienziato e di ogni scienza. Davanti a me si sono aperte delle porte di ispirazione e delle grandi profondità di conoscenza che non avevo ipotizzato potessero esistere.»

Attualmente la fortezza è circondata da mura possenti per circa 760 m di lunghezza

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Un cammello ci attende vicino all'ingresso...

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L’ingresso, ai cui lati sono presenti 2 torri del XVIII secolo, è alla sommità di una rampa che si continua anche all’interno. Ai lati della rampa si aprivano le celle in cui venivano rinchiusi coloro che avevano commesso reati per i quali era prevista la condanna a morte. Talvolta venivano presentati al giudizio del popolo che poteva decidere per la pena capitale o per la vita.

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La prima struttura che si incontra è la moschea risalente al XVII secolo; l’aiwan corre attorno a tre lati della moschea ed è caratterizzato dalla presenza di colonne e da soffitto in legno in cui sono inseriti pezzi di specchio: particolarità unica poiché gli specchi erano vietati nella religione mussulmana.

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