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13/01/2012 -Naufragio Costa Concordia all'Isola del Giglio

Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Cito dal link che hai messo tu:
Intorno alle ore 03.45 sono arrivato — su indicazioni del dat. FERRARINI - alla Capitaneria di Porto di Livorno.
A quell'ora, francamente, che il comandante risalisse a bordo della nave aveva ormai poca importanza, De Falco al telefono lo chiedeva più di 3 ore prima...mi chiedo solo come fa a fare un quadro di schettino in quel momento avendolo solo sentito al telefono dalla capitaneria di livorno...quest' intervista mi "puzza" di operazione mediatica per salvarne l'onore...

La, tutto può essere, proprio per questo un pizzico di cautela credo non guasti mai.
L'articolo fa riferimento alla deposizione di Mattesi del 10/02/2012, sinora a noi sconosciuta. Pellegrini che sembrerebbe essere stato scelto per risalire, lo ha fatto verso le 5 del mattino, nel frattempo avevano tutto il tempo per valutare.
Staremo a vedere le prossime uscite, che a questo punto, non capisco perchè debbano farcele sapere a rate. Se le fossero tenute tutte strette avrebbero fatto sicuramente meglio. Un saluto
 
Una domanda rivolta agli esperti: mi chiedevo se nella sala macchine della Concordia erano installate delle telecamere di sorveglianza e dove le eventuali immagini riprese venivano salvate. Questi file potrebbero essere di grande aiuto per capire cosa è successo nei locali interessati dagli allagamenti, soprattutto per quanto riguarda il funzionamento delle porte stagne. Rimane però l'incognita del blackout, che potrebbe aver interessato anche il sistema di videosorveglianza e l'illuminazione della sala macchine (ma credo dovrebbero essereci delle luci di emergenza anche laggiù).
 
Io non le ho viste con i miei occhi, ma essendo una sala macchine non presidiata e a controllo remoto, credo che le telecamere ci siano per forza. Ci sono anche nei mezzi minori del trasporto pubblico, con rinvio delle immagini sul ponte e nella centrale di controllo con la possibilità di scansione su vari settori della sala macchine.
 
L'errore umano e la perdita di contatto con la realtà affondarono la Costa Concordia di David Ropeik - Harvard University.

Tra sorrisi e ottimismo sono saliti a bordo della Costa Concordia per una crociera di lusso sul Mediterraneo, mangiando, bevendo e pianificando le prossime visite nei vari porti di scalo, con poca o nessuna preoccupazione per il rischio inimmaginabile che la grande moderna nave potesse affondare. Eppure alcuni giorni più tardi, durante la cena, la nave tremò nel colpire una roccia vicino alla costa italiana e ora si trova sommersa per metà, con diversi morti e dispersi. Come è potuto succedere?
Nonostante la sua moderna tecnologia e le attrezzature disponibili e nonostante il fatto che viaggiava in acque ben delineate e con un mare calmo, la Costa Concordia ha sofferto esattamente il tipo di sfortuna da cui il termine “rischio” nacque migliaia di anni fa ... direttamente dall’Odissea di Omero ... qualcosa di nascosto sotto l’acqua che poteva affondare le navi. Solo che l'ostacolo nascosto che ha causato questa tragedia non era la roccia che ha scavato lo scafo della Costa Concordia. E' stato il rischio che tutti noi incontriamo perché pretendiamo di essere razionali e ignoriamo, in primo luogo, tutto ciò che abbiamo imparato circa il modo soggettivo in cui percepiamo il rischio, un sistema di cognizione ed emozione che a volte si traduce in un’errata percezione del rischio che porta a errori pericolosi e talvolta mortali.
Omero scrisse sul pericolo che le navi possano colpire scogli o radici nascoste ... rhizikon o rhiza ... nel mare. Il significato si è poi ampliato sino ad includere rocce, scogli o banchi di sabbia o qualsiasi altra cosa sott’acqua che possa affondare una nave così sfortunata da colpirlo. Da ciò nacque la versione latina, risicum o riscus. Così come altre lingue svilupparono termini per indicare 'la possibilità che qualcosa di brutto possa accadere' basandosi su quella radice e su ciò che Omero temeva - proprio quello che è accaduto il 13/01/2012 - la lingua inglese usa il termine “risk”.
Solo che si suppone che quel genere di cose non dovrebbe più succedere a noi, giusto? Abbiamo imparato così tanto e questo ci può aiutare a stare al sicuro. Abbiamo così tanta conoscenza che ci permette di usare la nostra intelligenza e il nostro ingegno per superare in astuzia la possibilità di questo e di tanti altri tipi di pericolo. Pensate a tutte le informazioni e agli strumenti avanzati a disposizione della Costa Concordia, le carte e i computers, i sonar per conoscere il fondale, gli apparati di navigazione con i quali l'equipaggio potrebbe orientare la grande nave con precisione come in una danza. Siamo arrivati a fare affidamento su quella profonda conoscenza per aiutarci in tanti modi a rimanere a galla in questo mondo rischioso. Ma questa conoscenza ha portato con sé un nuovo invisibile pericolo. Siamo cresciuti non solo più informati, ma anche più fiduciosi che la nostra vasta conoscenza e la superiore intelligenza che l’ha prodotta, ci proteggerà. Ci sentiamo di avere ... un potere di controllo. Ci siamo ammantati in una fede cartesiana, nel potere della ragione, con un’arroganza che ci rende ciechi al riscus enorme e nascosto che deriva dalla natura stessa della umana percezione del rischio.
Molte ricerche ci hanno insegnato che il sistema cognitivo che abbiamo sviluppato per riconoscere e rispondere al rischio è soggettivo. Esso si applica sia ai fatti sia a come tali fatti ci fanno sentire all’altezza di mantenerci al sicuro, e tra i due, i sentimenti spesso hanno più influenza sulle nostre decisioni rispetto ai freddi e rigidi dati. La percezione del rischio è una miscela di ragione e di reazione istintiva, intelletto e istinto, e qualche volta ciò che riteniamo giusto, tale non è, e noi facciamo degli errori. Basta chiedere alle famiglie dei morti e dispersi nella tragedia della Costa Concordia. Tutto quanto necessario per evitare che la nave affondasse ... tutte le attrezzature e la tecnologia e la conoscenza ... erano disponibili. Allora cosa è successo? I dettagli arriveranno nelle settimane e nei mesi a venire e dal futuro processo, ma la stessa compagnia di crociera ha già ammesso che probabilmente si è trattato di 'errore umano' del capitano che, si dice, tenne una rotta troppo vicina alla costa per consentire al suo maitre di salutare la sua famiglia, che vive nel paese vicino. Se fosse vero, che sbalorditiva arroganza sul rischio!
Che cosa determinò l'errore umano? La causa principale è certamente il modo soggettivo in cui funziona il nostro sistema di percezione del rischio, che conduce a giudizi che a volte fuggono di fronte all'evidenza. Ancor più, aver permesso a questo errore di accadere deriva dal nostro fallimento nel riconoscere questo lato debole della cognizione umana e nell’applicare ciò che conosciamo sulla nostra a volte imperfetta percezione del rischio alla sfida di mantenerci al sicuro.
Non è come se non riuscissimo a capire come funziona questo sistema. Così come abbiamo imparato molto sul mondo fisico per aiutarci a proteggere noi stessi, abbiamo anche scoperto moltissimo sul modo psicologico di operare della nostra percezione del rischio. Così come noi sappiamo creare sensori per trovare rocce sotto la superficie e costruire navi che li possono evitare, sappiamo come funziona il cervello quando percepisce un pericolo potenziale e perché questo sistema qualche volta conduce a degli errori. Lo studio della percezione del rischio ha osservato, per esempio, che la sensazione di potersi controllare rende il rischio meno preoccupante. La sensazione di controllo alimenta spesso un falso senso di sicurezza, che potrebbe ben spiegare perché il capitano Francesco Schettino navigava troppo vicino alla costa.
In altre parole, sappiamo come funziona il nostro sistema di percezione del rischio e come a volte ci può mettere nei guai. Siamo in grado di utilizzare tali conoscenze per usare sistemi e decisioni che tengano conto di questa innata debolezza. Ma non lo facciamo, principalmente perché pensiamo di essere abbastanza intelligenti ... abbastanza razionali ... e che alla fine riusciremo a prendere la decisione giusta se abbiamo abbastanza elementi. E da rimarcare che così come navighiamo i mari della nostra vita quotidiana cercando di utilizzare ciò che conosciamo per evitare i pericoli, così ignoriamo questa vitale parte della conoscenza, la saggezza critica, che potrebbe aiutarci a mantenere un percorso persino più sicuro. L'affondamento della Costa Concordia è l'ennesimo tragico esempio del nostro fallimento, molto ignorante e irrazionale, nell’usare ciò che sappiamo sulla percezione del rischio per proteggerci dal riscus che nasce perché non siamo così intelligenti come pensiamo e ci affidiamo a un sistema soggettivo di rilevamento e di risposta al rischio che può essere un rischio in sé e per sé.
 
Monstro bisogna andare all´Universitá per scrivere un´enciclica sull´Affondamento della Concordia ????

Un saluto.
 
Dopo aver saputo che Mattesi, con scelta condivisa con il comandante De Falco, decide di non far risalire Schettino a bordo della nave, spunta fuori anche la passeggera Elda Rossa di Cavour che rilascia un'intervista all'Eco del Ghisone. ....racconta Elda Rossa " Noi ci trovavamo nella cabina sul ponte opposto, quello che si stava sollevando e da cui le scialuppe non potevano essere calate. Nelle manovre impossibili si è perso molto tempo prezioso. Poi è venuto Schettino (pare sia passato anche a sinistra) in persona a prenderci" Schettino il comandante? Ma non era sceso? "Non lo so dove fosse stato sino a quel momento Schettino, ma so che è stato lui a tenderci la mano e a chiederci di formare una catena di persone per portarci tutti sull'altro ponte. Qui ci ha aiutati a salire sull'imbarcazione che faceva la spola dall'isola alla nave" Ma com'era Schettino in quei momenti? "L'ho visto bene in faccia era teso. Poi ognuno dice la sua, ognuno ha la sua storia, tante cose sono state dette. Io ero terrorizzata, non so nuotare e quando siamo arrivati al ponte l'acqua arrivava all'altezza delle ringhiere. Era buio, faceva freddo e l'acqua scura fa davvero paura. L'equipaggio faceva scudo umano, un muro di mani per tenerci su. Finire in mare scivolando era un attimo" Descrive anche il panico al comando della piccola imbarcazione, intrappolata nella Concordia piegata "Non si riusciva più a far manovra eravamo chiusi tra i due camini" Tornati a casa, dopo un lungo viaggio in autobus fino a Savona la Signora ammette di aver passato qualche notte in bianco "Mi svegliavo e pensavo a quanto era successo.....
Un saluto
 
L'errore umano e la perdita di contatto con la realtà affondarono la Costa Concordia di David Ropeik - Harvard University.

Certo che ci voleva uno studio del genere. Lo sanno un po' tutti che l'80% circa degli incidenti navali avviene per colpa di errori umani, di sottovalutazioni del pericolo, di eccessiva fiducia, di disattenzioni, di stress, di mancanza di riposo.............

Credo che più o meno le stesse percentuali si possano riscontrare in qualsiasi altra attività dell'uomo; dagli incidenti stradali a quelli sul lavoro.
 
Certo che ci voleva uno studio del genere. Lo sanno un po' tutti che l'80% circa degli incidenti navali avviene per colpa di errori umani, di sottovalutazioni del pericolo, di eccessiva fiducia, di disattenzioni, di stress, di mancanza di riposo.............

Credo che più o meno le stesse percentuali si possano riscontrare in qualsiasi altra attività dell'uomo; dagli incidenti stradali a quelli sul lavoro.

Ciao Rodolfo !

Tieni conto che il Sig. David Ropeik e' un giornalista e report televisivo.
Nell'autunno 2011 ha tenuto una conferenza anche in Italia (Bergamo), dove ha detto sostanzialmente le stesse cose. (forse c'e' qualcosa al riguardo su Youtube)
Non voglio sminuire l'importanza del suo lavoro, o la sua reputazione, ma questo signore non e' un docente (in senso stretto) presso l'Universita' di Harvard.
 
Enrico, in tutta onestà non so chi sia, ma non ho capito esattamente cosa volevi esprimere nell'ultimo capoverso "Non voglio...."
 
Enrico, in tutta onestà non so chi sia, ma non ho capito esattamente cosa volevi esprimere nell'ultimo capoverso "Non voglio...."

Intendo dire che il titolo dell'articolo gentilmente postato da Deliziosa64, puo' trarre in inganno, cito testualmente:

L'errore umano e la perdita di contatto con la realtà affondarono la Costa Concordia di David Ropeik - Harvard University

Scritto cosi' sembrerebbe che questo signore sia un cattedratico di Harvard, quando in effetti non lo e' ! ;)

Ciao
enrico
 
Sul racconto di David Ropeik sostituisci a Costa Concordia con il nome di Titanic, ed é la stessa cosa.
É il solito raccontino giornalistico.
Io mi fermerei a errore umano. Basta.
Mandiamole una fotocopia dei racconti di Unochenaviga, Adriatic, Capitain, Mauri ed altri marittimi che sono intervenuti in questo forum, in questo post, che sono molto piú interessanti.

Un saluto.
 
Sul racconto di David Ropeik sostituisci a Costa Concordia con il nome di Titanic, ed é la stessa cosa.
É il solito raccontino giornalistico.
Io mi fermerei a errore umano. Basta.
Mandiamole una fotocopia dei racconti di Unochenaviga, Adriatic, Capitain, Mauri ed altri marittimi che sono intervenuti in questo forum, in questo post, che sono molto piú interessanti.

Un saluto.
Quoto al 100%, oramai questa discussione è diventata noiosa si riportano fatti leggibili in qualsiasi giornale......
 
Ecco l'Italia in tutto il suo splendore !!!
Dopo oltre due mesi dalla tragedia, nessuno sapeva che il locale prescelto per la lettura dei dati era inadatto.
Che dire.......... una risata ci seppellira' :D
Quoto al 1000 per 1000 ;)

Ecco la mamma di Dayana una donna di qualità superiori, tutta la mia stima.
http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/toscana/2012/03/27/visualizza_new.html_157759980.html


PS: l'articolo di David Ropeik è stato tratto da "Novella 2000" :)
 
Quoto al 1000 per 1000 ;)

Ecco la mamma di Dayana una donna di qualità superiori, tutta la mia stima.
http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/toscana/2012/03/27/visualizza_new.html_157759980.html


PS: l'articolo di David Ropeik è stato tratto da "Novella 2000" :)

Ogni volta che penso alla mamma di Dayana, a Dayana ed al papa sento una distruzione interna terribile !!!
Io é quello che non perdono, é quello che mi fa pensare che mi fa stare male.
É quello che non accetto !!!!
Poi quando penso che era allo Squok con una persona che conosco bene, che Michele Ghiani si era travestito da Superman per far mantenere la calma, che loro l´hanno consegnato al papá a ponte cinque rivivo il momento come se fosse mio figlio.
É quello che mi fa male di Schettino, anche lui ha una figlia, per quello chiedo chiarezza ed una confessione sincera e non aspettare la giustizia divina, anche per quella categoria di uomini eccezionali che lui ha rappresentato fino quel maledetto 13 gennaio.
Tutti possiamo sbagliare !!!!!!!!!!
Anch´io una volta mi é partita la macchina in una discesa e non si fermava con una scolaresca che saliva : Il destino ha voluto che non fosse successo niente, ma io quella scena non riesco mai a dimenticarmela.

Un saluto.
 
Potrà ben capire che il mio punto di vista sull’accaduto è diverso. Schettino sappiamo tutti di cosa si è macchiato e sappiamo anche che ha ammesso di fronte ai magistrati di aver portato lui la nave sullo scoglio. E’ comunque mia abitudine documentarmi, informarmi e anche riflettere prima di azzardare opinioni sulle persone. E a volte mi è solo spiaciuto vedere che altri in un clima teso e doloroso come quello che attraversiamo stiano col coltello tra i denti per partito preso commettendo gravi errori di superficialità. C’è un’aria di guerra che caratterizza alcuni commenti e in tutta questa vicenda di guerra non ne abbiamo bisogno. Su questo penso che concorderà. Un saluto
 
Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
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