L'errore umano e la perdita di contatto con la realtà affondarono la Costa Concordia di David Ropeik - Harvard University.
Tra sorrisi e ottimismo sono saliti a bordo della Costa Concordia per una crociera di lusso sul Mediterraneo, mangiando, bevendo e pianificando le prossime visite nei vari porti di scalo, con poca o nessuna preoccupazione per il rischio inimmaginabile che la grande moderna nave potesse affondare. Eppure alcuni giorni più tardi, durante la cena, la nave tremò nel colpire una roccia vicino alla costa italiana e ora si trova sommersa per metà, con diversi morti e dispersi. Come è potuto succedere?
Nonostante la sua moderna tecnologia e le attrezzature disponibili e nonostante il fatto che viaggiava in acque ben delineate e con un mare calmo, la Costa Concordia ha sofferto esattamente il tipo di sfortuna da cui il termine “rischio” nacque migliaia di anni fa ... direttamente dall’Odissea di Omero ... qualcosa di nascosto sotto l’acqua che poteva affondare le navi. Solo che l'ostacolo nascosto che ha causato questa tragedia non era la roccia che ha scavato lo scafo della Costa Concordia. E' stato il rischio che tutti noi incontriamo perché pretendiamo di essere razionali e ignoriamo, in primo luogo, tutto ciò che abbiamo imparato circa il modo soggettivo in cui percepiamo il rischio, un sistema di cognizione ed emozione che a volte si traduce in un’errata percezione del rischio che porta a errori pericolosi e talvolta mortali.
Omero scrisse sul pericolo che le navi possano colpire scogli o radici nascoste ... rhizikon o rhiza ... nel mare. Il significato si è poi ampliato sino ad includere rocce, scogli o banchi di sabbia o qualsiasi altra cosa sott’acqua che possa affondare una nave così sfortunata da colpirlo. Da ciò nacque la versione latina, risicum o riscus. Così come altre lingue svilupparono termini per indicare 'la possibilità che qualcosa di brutto possa accadere' basandosi su quella radice e su ciò che Omero temeva - proprio quello che è accaduto il 13/01/2012 - la lingua inglese usa il termine “risk”.
Solo che si suppone che quel genere di cose non dovrebbe più succedere a noi, giusto? Abbiamo imparato così tanto e questo ci può aiutare a stare al sicuro. Abbiamo così tanta conoscenza che ci permette di usare la nostra intelligenza e il nostro ingegno per superare in astuzia la possibilità di questo e di tanti altri tipi di pericolo. Pensate a tutte le informazioni e agli strumenti avanzati a disposizione della Costa Concordia, le carte e i computers, i sonar per conoscere il fondale, gli apparati di navigazione con i quali l'equipaggio potrebbe orientare la grande nave con precisione come in una danza. Siamo arrivati a fare affidamento su quella profonda conoscenza per aiutarci in tanti modi a rimanere a galla in questo mondo rischioso. Ma questa conoscenza ha portato con sé un nuovo invisibile pericolo. Siamo cresciuti non solo più informati, ma anche più fiduciosi che la nostra vasta conoscenza e la superiore intelligenza che l’ha prodotta, ci proteggerà. Ci sentiamo di avere ... un potere di controllo. Ci siamo ammantati in una fede cartesiana, nel potere della ragione, con un’arroganza che ci rende ciechi al riscus enorme e nascosto che deriva dalla natura stessa della umana percezione del rischio.
Molte ricerche ci hanno insegnato che il sistema cognitivo che abbiamo sviluppato per riconoscere e rispondere al rischio è soggettivo. Esso si applica sia ai fatti sia a come tali fatti ci fanno sentire all’altezza di mantenerci al sicuro, e tra i due, i sentimenti spesso hanno più influenza sulle nostre decisioni rispetto ai freddi e rigidi dati. La percezione del rischio è una miscela di ragione e di reazione istintiva, intelletto e istinto, e qualche volta ciò che riteniamo giusto, tale non è, e noi facciamo degli errori. Basta chiedere alle famiglie dei morti e dispersi nella tragedia della Costa Concordia. Tutto quanto necessario per evitare che la nave affondasse ... tutte le attrezzature e la tecnologia e la conoscenza ... erano disponibili. Allora cosa è successo? I dettagli arriveranno nelle settimane e nei mesi a venire e dal futuro processo, ma la stessa compagnia di crociera ha già ammesso che probabilmente si è trattato di 'errore umano' del capitano che, si dice, tenne una rotta troppo vicina alla costa per consentire al suo maitre di salutare la sua famiglia, che vive nel paese vicino. Se fosse vero, che sbalorditiva arroganza sul rischio!
Che cosa determinò l'errore umano? La causa principale è certamente il modo soggettivo in cui funziona il nostro sistema di percezione del rischio, che conduce a giudizi che a volte fuggono di fronte all'evidenza. Ancor più, aver permesso a questo errore di accadere deriva dal nostro fallimento nel riconoscere questo lato debole della cognizione umana e nell’applicare ciò che conosciamo sulla nostra a volte imperfetta percezione del rischio alla sfida di mantenerci al sicuro.
Non è come se non riuscissimo a capire come funziona questo sistema. Così come abbiamo imparato molto sul mondo fisico per aiutarci a proteggere noi stessi, abbiamo anche scoperto moltissimo sul modo psicologico di operare della nostra percezione del rischio. Così come noi sappiamo creare sensori per trovare rocce sotto la superficie e costruire navi che li possono evitare, sappiamo come funziona il cervello quando percepisce un pericolo potenziale e perché questo sistema qualche volta conduce a degli errori. Lo studio della percezione del rischio ha osservato, per esempio, che la sensazione di potersi controllare rende il rischio meno preoccupante. La sensazione di controllo alimenta spesso un falso senso di sicurezza, che potrebbe ben spiegare perché il capitano Francesco Schettino navigava troppo vicino alla costa.
In altre parole, sappiamo come funziona il nostro sistema di percezione del rischio e come a volte ci può mettere nei guai. Siamo in grado di utilizzare tali conoscenze per usare sistemi e decisioni che tengano conto di questa innata debolezza. Ma non lo facciamo, principalmente perché pensiamo di essere abbastanza intelligenti ... abbastanza razionali ... e che alla fine riusciremo a prendere la decisione giusta se abbiamo abbastanza elementi. E da rimarcare che così come navighiamo i mari della nostra vita quotidiana cercando di utilizzare ciò che conosciamo per evitare i pericoli, così ignoriamo questa vitale parte della conoscenza, la saggezza critica, che potrebbe aiutarci a mantenere un percorso persino più sicuro. L'affondamento della Costa Concordia è l'ennesimo tragico esempio del nostro fallimento, molto ignorante e irrazionale, nell’usare ciò che sappiamo sulla percezione del rischio per proteggerci dal riscus che nasce perché non siamo così intelligenti come pensiamo e ci affidiamo a un sistema soggettivo di rilevamento e di risposta al rischio che può essere un rischio in sé e per sé.