Ciao Aspirante, vedo che giungiamo alle stesse conclusioni.
Per il barista, secondo il suo ruolo e compito, non è amorale abbandonare la nave, per il comandante, per il ruolo che ricopre, si.
Ma allora, perdonami, non mi spiego questa tua affermazione:
Quindi, seguo il tuo ragionamento, il barista non è amorale, il comandante Schettino si, ma, sempre secondo te, il mestiere (con i differenti obblighi e responsabilità) però non c’entra niente con l’aspetto morale.
Non mi sembra un ragionamento lineare, contesti il mio (che cala differenti livelli di moralità a seconda dei contesti), ma il tuo arriva ad una contraddizione oggettiva.
E non poteva essere altrimenti. Se svincoli la moralità dai contesti, generalizzandola, gli “obblighi morali” derivanti dal contesto perderebbero significato.
Non esisterebbe la “morale cristiana”, quella “musulmana”, la “morale sportiva”.
Arriveremmo all’”assurdo” che tutti noi, svincolati dal contesto in cui operiamo, saremmo o tutti “moralmente irreprensibili”, o tutti “amorali” .
Oppure che ci voglia lo “stesso profilo morale” per svolgere qualsiasi tipo di ruolo, a prescindere dalle responsabilità ed a prescindere dalle relative implicazioni.
Quindi, non sono io che ho una concezione tutta “mia” della moralità, ma sei tu, che partendo dalle contestazioni che mi muovi, arrivi a conclusioni contrastanti.
E non c’era bisogno di tutta questa tiritera Aspirante, sarebbe bastato vedere qualche tuo post del passato per chiudere subito la questione, senza che tu catalogassi come “noioso”, “italianicamente drammatico” e “stucchevole” il mio enfatizzare certi valori.
Cito un mio post, e cito la tua risposta a me, poi ognuno è in grado di farsi un giudizio da se:
Abbiamo capito che il barista quell’obbligo morale non l’aveva, abbiamo capito il perché invece un comandante lo ha, con conseguente “alto profilo morale” richiesto come caratteristica legata al ruolo (ed è qui che ti contraddici), ma non abbiamo capito Aspirante il perché tu abbia cambiato idea. O il perchè entri in contraddizione.
Capisci cosa intendo per “giochino delle tre carte” ?
Non ho altro da aggiungere in merito alla moralità. Mi sembra tutto chiaro.
Aspirante, tornando alla tua “presunta patologia”. Le cose vanno anche sapute leggere tra le righe.
E’ oggettivo che tu spessissimo nei tuoi post mostri pessimismo, sfiducia, inciuci, servizi segreti e complotti solo perché ci troviamo in un paese chiamato Italia. Lo fai sempre.
Nel caso della Concordia, sono settimane che ti sei portato avanti, e senza elementi oggettivi, e senza un minimo di pazienza, rappresenti scenari apocalittici di “ingiustizie ed insabbiamenti vari”.
Per carità, è successo in passato, non lo nego, ma “teorizzarlo” con netto anticipo anche in questo caso e senza nessuna “prova”, è quantomeno esagerato. Perché farlo a priori?
Poi, che dietro questo approccio si nasconda una patologia, spero per te di no, e, francamente non lo credo.
Ed in altre occasioni anche tu ti sei "autodefinito" complottista, esagerato etc. etc.
Spero di aver risposto a tutti i tuoi dubbi.
Un saluto
Ciao Felix73
Leggo sempre con piacere i tuoi post.
Temo che abbiamo studiato su testi diversi e che abbiamo un diversa percezione di cio’ che e’ la morale.
Senza volerti tediare e senza voler apparire spocchioso, scrivo nuovamente una delle tante definizioni che vengono universalmente riconosciute come esemplificative della “morale”.
Il principio di “morale” si riduce - nella pratica - allo scegliere fra cio’ che e’ giusto e cio’ che e’ ingiusto, fra cio’ che e’ bene e cio’ che e’ male.
Naturalmente cio’ che e’ giusto e cio’ che non lo e’, cio’ che e’ bene o cio’ che e’ male, puo’ variare a seconda della cultura di un popolo, del periodo storico preso in esame, o ancora del contesto religioso ecc. ecc.
Per aderire al tuo ragionamento di “contestualizzazione” mi preme sottolineare, semplificando, che chi si attiene alle regole “produce” un comportamento morale, mentre chi non si attiene alle regole “produce” un comportamento amorale.
Se accetti e condividi l’oggettivo significato di “morale” capirai tu stesso che non e’ possibile modularne la valenza in funzione di nessun’altro criterio che non sia il rispetto o meno delle regole.
Nella fattispecie.......
Non e’ che ad un comandante venga richiesta piu’ “morale” che ad un barista solo per il fatto che il primo ha responsabilita’ piu’ gravose del secondo.
Non e’ che ad un comandante venga richiesta piu’ “morale” che ad un barista solo per il fatto che il primo, in caso di naufragio, debba assolvere a compiti molto piu’ impegnativi e/o pericolosi del secondo.
Attribuire una gradualita’, o meglio una scala di valore al comportamento morale di un individuo, sarebbe come descrivere lo stato di una signora con l’espressione: La signora e’ moderatamente in stato interessante. O lo e’ o non lo e’ !
Nel timore che tu possa trovare difficolta’ nel comprendere questa metafora, provo con un altro esempio.
Se un individuo ruba del denaro, da quale cifra lo si puo’ definire un ladro ?
Se posso chiederti un favore...... ti pregherei di citarmi “integralmente” nei tuoi post, sempre che cio’ non sia per te di troppo disturbo.... te ne sarei veramente grato.
Se la tua lettura e’ giunta sino qui, significa che hai avuto la compiacenza di sorbirti la mia tiritera, e di questo ti ringrazio, sperando che non ti urti il fatto che non mi risenta del tuo giudizio.
Per il futuro auspico che tu riesca ad adoperarti affinche’, in carenza di argomenti, presti maggiore accuratezza circa le tue scelte lessicali, affinche' le stesse non sfocino in bieche invettive nei miei confronti.
Penso che tu non lo faccia apposta ma probabilmente, oltre ad un certo livello di sollecitazione, tendi a confondere la polemica con il rispetto dovuto all’interlocutore.
Non prenderla come una critica negativa....... ognuno di noi ha un proprio limite oltrepassato il quale puo’ trovarsi impossibilitato, seppur in buona fede, nel distinguere cio’ che e’ bene da cio’ che lo e’ meno.
Una buona serata ed un cordiale saluto.
enrico