Acc!! Quante cose sono passate in questo diario..
Mi piacerebbe approfondirle tutte, mettendo insieme quello che ognuno di noi ha dentro come suo retaggio culturale ne verrebbe fuori un discorso meraviglioso..
Ma tutto non si può fare, però qualche spunto di discorso lo pongo volentieri..
Partiamo da Fandelmare e da Oriana:
Il tuo concetto su "io" e "noi" è chiarissimo, l'io dell'ego socialmente fa danno, il noi del collettivo aiuta a costruire fa cooperazione ed efficienza.
Personalmente, però, ho sempre diffidato di quelle civiltà e quei "sistemi" un po' troppo "noi", quelle insomma che con la scusa del "noi" hanno completamente schiacciato l'io. Gli esempi non mancano dai nazisti ai cinesi di Mao, ai russi di Stalin ecc. ecc..
Quel troppo "noi" aiuta magari a compiere manufatti e grandi opere ma non sempre uomini compiuti. Insomma est modus in rebus (insomma questione di misura).
La storia che cambia.....ma la storia e' fatta di uomini....
Dediti al bene dello Stato, alcuni...e altri?... forse antepongono gli interessi personali, l'arricchimento, il potere assoluto su tutto , l'affermazione personale.....agendo così non per il " noi".... ma per " l'io".
Ecco ....forse questa potrebbe essere una causa....
La perdita di questi valori fondamentali, per il bene comune, innesca un potenziale che dissolve in poco la grandezza di un'Impero....e non e' " storia vecchia", ma attualissima, lo notiamo anche ai giorni nostri.
Io credo che il giusto raccordo tra 'Io' e 'Noi' lo ha trovato proprio l'Atene di Pericle, però prima di affrontare questo tema occorre fare un passo indietro, ovvero chiedersi come concepisce un Greco il significato delle leggi.. Partiamo da questo?
Partiamo da una storia, forse vera, forse no, che racconta la morte del legislatore Caronda (VI sec. AC): questi era un illuminato legislatore Greco, uomo giusto, esempio non solo per la sua città ma per l'intera Grecia..
Tra le sue leggi ce ne era una che proibiva di accedere armati nei luoghi pubblici, infatti in quel periodo burrascoso era successo fin troppo spesso che le assemblee degenerassero in risse con relativi morti e feriti..
Sta di fatto che un giorno accadde che:
"
Un'altra interessante vicenda è relativa alla sua morte. Secondo la tradizione egli dispose che nessuno dovesse entrare mai armato nei luoghi pubblici, pena la morte. Un giorno però, a causa di una battaglia che era in corso fuori città, entrò disperato nell'Agorà a cercare la collaborazione dei suoi concittadini, con ancora il pugnale alla cinta. Appena gli fecero notare che disattese a una sua stessa legge dimostrò di essere al di sotto di essa togliendosi egli stesso la vita."
(Da Wikipedia)
Caronda avrebbe potuto togliersi l'arma, consegnarla all'ingresso ed il problema era superato, invece decide di suicidarsi, perchè? Era un esaltato? O c'era altro?
Prima di rispondere parliamo di Licurgo, il mitico (mai esistito? ) legislatore di Sparta, la cui Costituzione ha retto per secoli, senza modifiche, la città..
Gli Spartani attribuiscono a Licurgo una sorta di creazione divina, Licurgo sarebbe stato ispirato dagli Dei, e per questo la sua legge sarebbe stata tanto perfetta..
Ad un certo punto della sua vita Licurgo chiede conferma all'oracolo di Delfi della bontà della sua legge, e l'oracolo gli risponde che è perfetta.. a questo punto Licurgo sacrifica se stesso, prima di partire per un viaggio fa giurare agli Spartani che le sue leggi non verranno modificate fino al suo ritorno in patria, e dopo averlo fatto si suicida a Creta, in modo che essi non possano più modificare l'ordinamento..
Per capire questo atteggiamento occorre entrare in un mondo fatto di conflitti, lotte interne, distruzione, vendette, in cui la legge diviene il regolatore, il mediatore, tutto ciò che permette ad una città, una comunità ed ad una singola persona, di crescere e vivere in pace, di svilupparsi, di realizzare se stessa..
Pensiamoci, seriamente, cosa saremmo in un mondo totalmente privo di leggi? Come potrebbe funzionare il nostro mondo?
Secondo gli Spartani le leggi di Licurgo sono così perfette che non si possono cambiare, questo è tipico del mondo antico, conservatore per eccellenza, ma non è un atteggiamento condiviso da tutti, anzi..
Ad Atene per es. le leggi si possono discutere e cambiare, ma rimane un fatto fondamentale:
Le leggi devono essere rispettate.
Giuste o ingiuste che siano le leggi si possono cambiare, ma non ci si può prendere la libertà di non rispettarle perchè le si ritengono 'sbagliate' o perchè non le si conoscono o per altri motivi, è questo il motivo per il quale Caronda si suicida..
Caronda non è un esaltato, ma una persona che rimarca un principio: se dico ''
Va bhè, mi sono sbagliato, ecco le armi..'' e faccio un sorriso creo un precedente.. se mi suicido mostro che una legge non può essere evasa, nemmeno dal suo creatore..
Dove abbiamo sentito un discorso così alto?
C'è un personaggio che viene ingiustamente condannato a morte dai suoi concittadini, i suoi allievi corrompono delle guardie del carcere e lo invitano a fuggire, riporto parte della sua risposta agli allievi:
Socrate ha detto:
Critone, considera allora la questione in questo modo.
Supponi ch'essendo sul punto di scappar di
qui, o come altrimenti si debba chiamare questo fatto, ci venissero incontro le leggi e la comunità
cittadina che fermandosi dinanzi a noi ci domandassero:
«Dimmi, Socrate, cosa hai in mente di fare?
di comportarti diversamente o con codesta azione che stai per intraprendere non stai forse pensando di
distruggere noi che siamo le leggi e, per quel che sta in te, insieme a noi la Città tutta quanta? o credi
davvero che una città possa sussistere e che non sia assolutamente sovvertita, se in essa le sentenze
pronunciate non hanno alcuna forza, e, anzi, da privati cittadini vengono rese senza efficacia e
distrutte?».
I dettagli di questo stupendo discorso sono riportati, ad es. in questo link:
http://www.liceoclassicodettori.it/UserFiles/File/Utenti/Floris/SocrLegTst.pdf
ne riprendo altri piccoli passo, sono le leggi, personificate, che parlano a Socrate:
Le leggi ha detto:
« Non ti stupire, o Socrate, delle nostre parole, ma rispondi, tanto più che tu
stesso sei solito usare la domanda e la risposta. Su via, cosa hai da rimproverare a noi e alla Città, tu
che stai cercando di metterci a morte? Non fummo noi, prima di tutto, a farti generare: non fu per
nostro mezzo che tuo padre sposò tua madre e ti fece nascere? Di' dunque, e tra di noi leggi a quelle
che regolano i matrimoni, hai qualcosa da rimproverare come se non fossero buone? »
[..]
« E a quelle di noi che regolano l’allevamento e la formazione dei figli e
secondo le quali anche tu sei stato educato? O, forse, non ordinavano bene quelle che fra noi tendono
a questo scopo, imponendo a tuo padre che ti educasse nella musica e nella ginnastica? »
[..]
«Sia. Ma dal momento che sei nato, che sei stato allevato, educato»
Le leggi stanno dicendo a Socrate che se lui esiste, se lui è divenuto un filosofo, se lui ha potuto sviluppare se stesso come persona, è merito loro, e lui, fuggendo da Atene, distruggerebbe tutto quello che gli ha permesso di esistere, riporterebbe il mondo alla barbarie, perchè seminerebbe il principio del '
Io giudico le leggi e non le seguo in quanto ingiuste'..
Ora veniamo al secondo punto del discorso, riprendo ancora Fandelmare:
Il tuo concetto su "io" e "noi" è chiarissimo, l'io dell'ego socialmente fa danno, il noi del collettivo aiuta a costruire fa cooperazione ed efficienza.
Personalmente, però, ho sempre diffidato di quelle civiltà e quei "sistemi" un po' troppo "noi", quelle insomma che con la scusa del "noi" hanno completamente schiacciato l'io.
Sicuramente Socrate parla del 'Noi', ma in modo particolare, ad es. con l'ultimo passo che ho messo:
Le leggi ha detto:
«Sia. Ma dal momento che sei nato, che sei stato allevato, educato»
Il 'programma' politico di Atene è riportato nel marmo del Partenone, tutto ciò che è rappresentato è la lotta di una comunità tesa a valorizzare il singolo individuo, la sua crescita, la sua istruzione..
Ad Atene c'è la sintesi tra 'Io' e 'Noi', sei un imprenditore, un banchiere? (Avevano anche loro delle banche, importantissime)
Perfetto, fai i tuoi soldi, chi te lo nega? Ma contribuisci alla manutenzione della città, al mantenimento della flotta ecc.
Sei un contadino? Va bene, non sei ricco.. ma la città cerca di venirti incontro, e nel contempo ti aiuta ad istruirti..
Insomma, tu sei una persona, una persona singola, con le tue capacità, ed io sono uno Stato, come Stato ti lascio in mano la tua iniziativa privata, ma come singolo ridammi parte della tua ricchezza..
Questo vuol dire essere cittadini, non sudditi:
Pericle disse agli Ateniesi, per giustificare il sacrificio della perdita dei loro cari:
Pericle ha detto:
" Questi uomini, mariti e figli sono morti, ma guardate per che cosa sono morti, per Atene, una città che chiede ai suoi abitanti di essere cittadini, non sudditi....che celebra la filosofia, la scienza e la ragione....che permette alla sua gente, di vivere adeguatamente di celebrare il proprio diritto di essere uomini.
Le generazioni future celebreranno l'esempio ateniese, già osannato nel mondo al nostro tempo....."
Queste parole rendono intatto ciò che Atene ha dato all'umanità e restano vive, è una luce che è rimasta nei secoli, come un faro per tutti gli uomini!
C'è un famosissimo discorso di Pericle, lo vogliamo ascoltare?
Mi scuso per la lunghezza della risposta..
Un salutone!
Manlio