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Arrestati in India 2 marò italiani di scorta alla petroliera Enrica Lexie

Allora... prima la perizia parla di Beretta Arx 160. Dopo le dichiarazioni della Marina Militare la perizia parla di Beretta 70/90... non capisco.


************************

...Un alto responsabile del Laboratorio scientifico della polizia (Fsl) di Trivandrum ha detto al giornale che «coincidono il tipo di scanalature sui proiettili che erano nei corpi dei pescatori e su quelli sparati nei test di due fucili Beretta Arx 160».
http://www.lettera43.it/attualita/caso-maro-appello-per-far-salpare-l-enrica-lexie_4367546698.htm

...Circa le armi dei fucilieri prigionieri in India la Marina militare ha sempre parlato di fucili Beretta AR 70/90, modello in servizio nelle forze armate italiane dai primi anni '90 e fonti della Marina hanno confermato al Sole 24 Ore che gli ARX-160 non sono utilizzati dai team di protezione navale e neppure da quello imbarcato sulla petroliera Enrica Lexie.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-04-11/vicenda-maro-periti-indiani-140347.shtml?uuid=AblrBQMF

..."Ai punti 6 e 7 - si legge nel documento presentato dal Tg1 - i proiettili nel reperto 1.4 e 2.3 sono stati sparati dall'arma da fuoco contenuta nei reperti rispettivamente numero 14 e 11, cioe' dai due fucili Beretta 70/90 sequestrati a bordo della petroliera. I reperti 1.4 e 2.3 contengono i proiettili con accanto rispettivamente i nomi dei due pescatori uccisi".
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1043190/caso-maro-i-colpi-sparati-dai-fucili-sequestrati.shtml
 
Per me non sono colpevoli, per te non si esclude la loro colpevolezza. Di fatto sono tenuti in prigione su quali basi?
Il fatto che sono stati accettati SOLO periti indiani e che non è stata data all'Italia la possibilità di fare le sue perizie per me è un chiaro segnale. Per te no?
Come lo interpreti? Ti fidi di un simile comportamento? Te la senti di incriminare due persone su indagini condotte in questo modo? Te la senti di lasciare i due marò nelle mani degli indiani nonostante i vizi procedurali acclarati?

Il fatto e' che tu ti basi solo su fonti di parte, perche' sono le uniche cha abbiamo....questo comunque non esclude ci siano realmente vizi.
Ma io di acclatante non vedo nulla.....vedo comportamenti dubbi..ma l'acclatante io ancora non sono riuscito a individuarlo. Certo l'acclatante esiste solo se non ci si pongono domande su perche' fanno delle determinate scelte e le si etichettano come errate a prescindere, Tipo che l'articolo 33 era chiarissimo, e poi abbiamo visto quali complicazioni e appigli a livello mondiale esistono......non mi sembra tra l'altro nemmeno che sappiamo come siano condotte le indagini se non per le fiabette che ci raccontano i nostri quotidiani.
Si si ho detto fiabette, visto che sappiamo il valore della stampa, oramai qualsiasi cosa scirvono per me' e' fiaba.
Sono in detenzione per gli stessi criteri con cui si fa la dentezione in Italia in attesa di processo.
Pero' non hai mai risposto alle ripetute domande su che basi escludi la possibilita' di colpevolezza....... semplicemente perche' non esistono.
E un comportamento che esclude a prescindere una possibilita', secondo me...e ribadisco secondo me, e' sbagliato sul nascere.
 
Allora... prima la perizia parla di Beretta Arx 160. Dopo le dichiarazioni della Marina Militare la perizia parla di Beretta 70/90... non capisco.


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...Un alto responsabile del Laboratorio scientifico della polizia (Fsl) di Trivandrum ha detto al giornale che «coincidono il tipo di scanalature sui proiettili che erano nei corpi dei pescatori e su quelli sparati nei test di due fucili Beretta Arx 160».
http://www.lettera43.it/attualita/caso-maro-appello-per-far-salpare-l-enrica-lexie_4367546698.htm

...Circa le armi dei fucilieri prigionieri in India la Marina militare ha sempre parlato di fucili Beretta AR 70/90, modello in servizio nelle forze armate italiane dai primi anni '90 e fonti della Marina hanno confermato al Sole 24 Ore che gli ARX-160 non sono utilizzati dai team di protezione navale e neppure da quello imbarcato sulla petroliera Enrica Lexie.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-04-11/vicenda-maro-periti-indiani-140347.shtml?uuid=AblrBQMF

..."Ai punti 6 e 7 - si legge nel documento presentato dal Tg1 - i proiettili nel reperto 1.4 e 2.3 sono stati sparati dall'arma da fuoco contenuta nei reperti rispettivamente numero 14 e 11, cioe' dai due fucili Beretta 70/90 sequestrati a bordo della petroliera. I reperti 1.4 e 2.3 contengono i proiettili con accanto rispettivamente i nomi dei due pescatori uccisi".
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1043190/caso-maro-i-colpi-sparati-dai-fucili-sequestrati.shtml

Per esempio qui c'e' un perito che ha in mano dei fucili nei quali corrispondo i proiettili, e dall'altra parte 2 articoletti di giornali.
Per carita'...... ma qualche margine di credibilita' in piu' lo ha chi ha in mano l'oggetto di chi non e' destinato nemmeno a sapere che armi usano e con cui sono equipaggiati, vsto che esiste una forma di segreto militare supposta.
Certo se decido a prescindere che il perito e' un indiano con la penna sulla testa, e la verita' e del giornalista della testata di turno...bhe si..i vizi processuali sono ecclatanti.
Se invece pe nso che il perito probabilmente e' una persona preparata e il giornalista magari non perfettamente informato...un dubbio mi viene. Soprattutto nel pensare che e' vero che il perito potrebbe essere guidato nelle informazioni che da....ancora non capisco perche' dovrebbe farlo, e' molto piu' probabile che le informazioni ufficiali italiane che vengono date alle testate siano guidate e ponderate.....
Diffidare...da un senso e dall'altro......
 
Allora... prima la perizia parla di Beretta Arx 160. Dopo le dichiarazioni della Marina Militare la perizia parla di Beretta 70/90... non capisco.


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...Un alto responsabile del Laboratorio scientifico della polizia (Fsl) di Trivandrum ha detto al giornale che «coincidono il tipo di scanalature sui proiettili che erano nei corpi dei pescatori e su quelli sparati nei test di due fucili Beretta Arx 160».
http://www.lettera43.it/attualita/caso-maro-appello-per-far-salpare-l-enrica-lexie_4367546698.htm

...Circa le armi dei fucilieri prigionieri in India la Marina militare ha sempre parlato di fucili Beretta AR 70/90, modello in servizio nelle forze armate italiane dai primi anni '90 e fonti della Marina hanno confermato al Sole 24 Ore che gli ARX-160 non sono utilizzati dai team di protezione navale e neppure da quello imbarcato sulla petroliera Enrica Lexie.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-04-11/vicenda-maro-periti-indiani-140347.shtml?uuid=AblrBQMF

..."Ai punti 6 e 7 - si legge nel documento presentato dal Tg1 - i proiettili nel reperto 1.4 e 2.3 sono stati sparati dall'arma da fuoco contenuta nei reperti rispettivamente numero 14 e 11, cioe' dai due fucili Beretta 70/90 sequestrati a bordo della petroliera. I reperti 1.4 e 2.3 contengono i proiettili con accanto rispettivamente i nomi dei due pescatori uccisi".
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1043190/caso-maro-i-colpi-sparati-dai-fucili-sequestrati.shtml

Considera che entrambe le armi utilizzano il medesimo munizionamento....
 
ecco le variabili.......sono ovunque.

Se tu fossi uno dei due marò avresti fiducia nel sistema indiano?
Il fatto che non siano state ammesse perizie se non quelle indiane ti rassicura sulla credibilita' di "chi ha in mano l'oggetto di chi non e' destinato nemmeno a sapere che armi usano e con cui sono equipaggiati, visto che esiste una forma di segreto militare supposta?"
Segreto militare... la Marina Militare Italiana si è dichiarata in merito, mi pare.
 
Ecco la traduzione della versione degli indiani relativa al link di Unoche. Diciamo che hanno qualche pretesa di legiferare per conto proprio sulla zona contigua ma comunque, con qualche differenza di pensiero, arrivano alle stesse conclusioni degli europei. Per la sua lunghezza la divido in due post. Un saluto

Io sono sicuro che tutti sono consapevoli della recente svolta negli eventi che hanno coinvolto la nave italiana M/V Enrica Lexie al largo della costa indiana del Kerala. In questo scritto, cercherò di presentare una prospettiva semplificata del problema e di commentare i rapporti di forza tra le argomentazioni dell’India e dell’Italia, l'obiettivo finale è quello fare un’analisi, attraverso i dettagli tecnici che sono sporadicamente filtrati dai media, e chiarire la base normativa che può essere applicata ai fatti, come e quando diventeranno più chiari.

Già, l'incidente ha creato grande interesse tra la stampa indiana e italiana e tra i media. Tra gli altri pareri includo quello di Meghnad Desai (che paragona l'incidente Enrica Lexie a quello che coinvolge i bambini indiani presi in Norvegia, egli si chiede se le due controversie non rappresentano un paradosso nella giustizia. Se noi applichiamo il diritto interno, il personale della nave italiana deve essere processato in un tribunale del Kerala. Ma allora i figli dei Bhattacharyas sono legittimamente detenuti dagli organismi sociali norvegesi? e quello di KRA Narasiah (che argomenta che l’Italia sta sbagliando sul diritto internazionale).

Descrizione contrastante dei fatti

Sebbene le esatte circostanze dei fatti avvenuti siano ancora nebulose, un'ampia panoramica dei racconti contrastanti da parte dell’India e dell'Italia è forse ancora possibile. L’India sostiene che la barca da pesca, Sant’Antonio, con a bordo 11 membri dell’equipaggio disarmati, ha riportato di essere stata aggredita verso le ore 21.50, a 2 o 3 miglia nautiche al largo della costa di Kollam in Kerala. Degli 11 pescatori, 9 dormivano e i due svegli furono uccisi. L'India sostiene che in totale, sono stati sparati 20 colpi dai due marines italiani. Inoltre, l'India sostiene che nessun colpo di avvertimento fu sparato dai marines che scambiarono la barca da pesca per una nave pirata. L’Italia, dall’altro lato, sostiene che alle ore 16.00, durante la navigazione a 33 miglia nautiche al largo della costa indiana, una barca di dodici metri con sei uomini armati è stata notata in avvicinamento alla nave cisterna italiana. Questa ha continuato ad avvicinarsi anche dopo che i soldati hanno mostrato loro le armi e a quel punto hanno aperto il fuoco in aria e in acqua e la barca si è allontanata senza essere stata colpita. L’Enrica Lexie ha immediatamente segnalato l'accaduto alle autorità di Roma. Inoltre, l'Italia sostiene anche che la nave fu ingannata, allo scopo di farla rientrare a Cochin Port, da un messaggio della Guardia costiera indiana che riferiva che detenevano una barca con armi a bordo che sarebbe potuta essere quella coinvolta nell'incidente del pomeriggio e invitava l'equipaggio italiano e i marines a fare le loro dichiarazioni. Per i nostri scopi, vorrei solo porre l'accento sui diversi racconti circa la posizione della nave durante l'incidente: l'Italia dice che i dati satellitari confermano che la nave era a 33 miglia nautiche dalla costa indiana, mentre l'India dice che era a 2-3 miglia nautiche al largo della costa indiana.

Situazione attuale

La situazione, al momento in cui scrivo, è che i marines sono stati presi in custodia dalla polizia locale indiana e sono stati sottoposti ad un rinvio a giudizio di 14 giorni. Una prima relazione informativa è stata depositata contro l'equipaggio italiano e la polizia indiana è stata a bordo della nave per raccogliere le prove. I due marines sono stati accusati di omicidio ai sensi del codice penale indiano (IPC). Attualmente, la nave è ancorata a Kochi (a quanto pare, l’ormeggio sembra piuttosto costoso anche rispetto allo standard più caro) ~ 4 mil. INR). Gli italiani hanno riferito di aver presentato una petizione di habeas corpus presso la Corte del Kerala. I diplomatici italiani sono arrivati in India subito e hanno incontrato i marines arrestati. Un ministro italiano è atteso a Delhi questa settimana. Nel frattempo, in Italia, le autorità hanno iniziato le loro indagini nazionali sull'incidente. Così, i processi giudiziari sono stati messi in moto in entrambi i paesi, con l'India che ha un vantaggio tangibile perché ha la custodia dei marines.

Disaccordo legale

Entrando nelle questioni legali, il disaccordo tra i due Stati sembra essere centrato intorno a due questioni: giurisdizione e immunità funzionale. In questo scritto, Tratterò della questione della giurisdizione, dal momento che il disaccordo si incentra sul fatto che i tribunali indiani abbiano o meno il diritto di giudicare questo caso. Questa, dunque, è una questione preliminare che richiede di essere affrontata per prima.

Foro competente ai sensi della legge internazionale

Sul ruolo e l'importanza della giurisdizione (l'autorità che deve decidere su una questione) in base al diritto internazionale della navigazione, Natale Klien fornisce una spiegazione concisa:

I poteri delle forze dell'ordine sono indispensabili per consentire agli Stati di rispondere alle minacce per la sicurezza marittima. Sebbene questo punto sia abbastanza semplice in sé, le leggi riguardanti la giurisdizione degli Stati sono complesse a causa dei diversi diritti e doveri riconosciuti nelle diverse zone marittime. La regolamentazione delle attività in mare dipende dall’autorità che gli stati hanno in ogni data zona marittima o su qualsiasi determinata nave o su installazioni o strutture che si trovano in mare. La capacità di uno stato di garantire l’applicazione della legge varia non solo a causa dei diversi diritti e doveri esistenti nelle diverse zone marittime, ma anche in base alla minaccia per la sicurezza marittima che si deve affrontare. Mentre vi è un interesse generale al mantenimento dell'ordine in mare, le regole stabilite per raggiungere quell'ordine sono state spesso contrastate da altri interessi, soprattutto per l'importanza dell'integrità territoriale e il corollario di conservazione dei diritti esclusivi sulle navi che battono bandiera dello Stato. Questo equilibrio è costantemente in gioco per cercare di prevenire e rispondere alle minacce per la sicurezza marittima. (Natalie Klein, sicurezza marittima e legge sulla navigazione (OUP, 2011), p. 62)

Lei va a spiegare l'immagine sfumata della giurisdizione dipinta dal diritto internazionale: per giurisdizione prescrittiva si intende la competenza di adottare una legislazione e altre regole mentre per giurisdizione esecutiva si intende il potere di dare attuazione alle norme attraverso azioni di polizia e/o giudiziarie. Inoltre:

Gli Stati hanno il diritto di esercitare la propria giurisdizione sulla base delle diverse connessioni che una particolare attività potrebbe avere con loro. I principi della giurisdizione penale più comunemente riconosciuti sono la territorialità, la nazionalità, la personalità passiva, l’universalità e la protezione. La competenza territoriale autorizza uno Stato a regolamentare sulle persone e sulle attività all'interno del suo territorio. La giurisdizione nazionale consente agli Stati di regolamentare le attività delle persone che hanno la cittadinanza di tale Stato. Sulla base della personalità passiva, uno Stato può esercitare la giurisdizione penale nei confronti di una persona che ha commesso reati che sono dannosi per i cittadini di quello Stato. La giurisdizione universale si riferisce alla giurisdizione su particolari attività che sono considerate particolarmente atroci (ad esempio, la pirateria e crimini di guerra) sulle quali tutti gli Stati possono esercitare giurisdizione sugli autori di quei crimini, indipendentemente da qualsiasi altro collegamento che uno Stato può o non può avere con gli atti in questione. La giurisdizione di protezione consente agli Stati di esercitare la giurisdizione sulle attività ritenute pregiudizievoli per la sicurezza dello Stato. Come si può facilmente percepire, ciascuna di queste basi di giurisdizione può essere esercitata per affrontare le minacce alla sicurezza marittima, specialmente la giurisdizione territoriale, universale, e protettiva.

Uno stato deve legittimamente esercitare la propria giurisdizione prescrittiva (legislativa) perché possa sorgere il diritto al possibile esercizio della giurisdizione esecutiva.
 
Possono i tribunali indiani giudicare i Marines italiani accusati?

Dopo questa breve analisi del concetto di giurisdizione ai sensi del diritto internazionale, torniamo indietro per chiederci se il diritto internazionale prevede per i tribunali indiani la competenza per giudicare i marines italiani per la presunta uccisione di due pescatori indiani. Per i nostri scopi, il trattato rilevante è la Convenzione delle Nazioni Unite 1982 (UNCLOS), a cui l'India e l'Italia hanno aderito e la legislazione indiana più rilevante è The Territorial Waters, Continental Shelf, Exclusive Economic Zone and other Maritime Zones Act 1976.

Le norme UNCLOS e quelle indiane del 1976 stabiliscono il seguente regime per gli Stati costieri (in questo caso, India) e la loro giurisdizione:

Mare territoriale:
si estende sino ad un limite massimo di 12 miglia marine, misurate dalle linee di base determinate in conformità con la UNCLOS. (Art. 3 UNCLOS) La sovranità di uno Stato costiero si estende, al di là del suo territorio e delle sue acque interne e nel caso di uno Stato-arcipelago, delle sue acque arcipelagiche, a una fascia adiacente di mare, denominata mare territoriale. (Art. 2 UNCLOS). Per i nostri scopi, la legge indiana del 1976 al punto 3 prevede che "la sovranità dell'India si estende e si è sempre estesa alle acque territoriali dell’India e al sottostante fondo marino e al sottosuolo, e allo spazio aereo sopra tali acque." Così, il Codice penale indiano, in base al quale dovrebbero essere giudicati i marines, è un esercizio di giurisdizione territoriale prescrittiva. In altre parole, l'India può esercitare la giurisdizione sia prescrittiva sia di esecuzione nel mare territoriale. (considerando che l'uccisione dei pescatori sia il problema).

Al di là del mare territoriale si trova la zona contigua, che si estende non oltre le 24 miglia marine dalle linee di base dalle quali si misura la zona di mare territoriale. (Art. 33, UNCLOS) La legge indiana del 1976 definisce anch’essa la zona contigua. Questa è una zona interessante perché segna una divergenza nella giurisdizione prescrittiva sotto l’UNCLOS e sotto la legge indiana del 1976. L’art. 33 della convenzione di Montego Bay prevede che uno Stato costiero può esercitare in tale zona il controllo necessario per: (a) prevenire la violazione di leggi o regolamenti doganali, fiscali,sanitarie o di immigrazione, nel suo territorio o nel suo mare territoriale; e (b) punire le violazioni delle suddette leggi e regolamenti nel proprio territorio o mare territoriale. La legge indiana del 1976 aggiunge un altro elemento alla lista, prevedendo che gli stati costieri possono esercitare la loro giurisdizione prescrittiva ( legislativa) per la sicurezza dell'India (art. 5 (4) legge del 1976). Questo non è un conflitto, perché la UNCLOS stabilisce solo che lo Stato costiero "può" legiferare per regolamentare le due aree, e la legislazione indiana va oltre e aggiunge una voce alla lista. Inoltre, vi è stata un notevole pratica in sostegno degli Stati per l’esercizio della giurisdizione prescrittiva in materia di sicurezza nella zona contigua (v. tabella a pag.14 qui, e Alan Vaughan Lowe e RR Churchill Sul diritto della navigazione, pp.116-118qui ).

Interessante notare che, ai sensi della legge indiana del 1976, a differenza di quanto avviene in acque territoriali, l'India non ha sovranità completa in zona contigua. Invero, ai sensi della sezione 5 (4), il governo Centrale può esercitare tali poteri in relazione alla zona contigua e adottare le misure che ritiene necessarie in relazione a: (a) sicurezza dell'India, e (b) immigrazione, misure igienico-sanitarie, doganali e altre questioni fiscali. Per esempio, un esercizio della giurisdizione prescrittiva (legislativa) nella zona contigua è la sezione 2 - ventotto) della legge indiana sulle dogane, che definisce le "acque indiane doganali" come zona contigua, all'interno della quale le autorità doganali indiane hanno il potere di arrestare persone (104) , di fermare e ispezionare qualsiasi nave (106), e di aprire il fuoco se una nave non si ferma (115 (1) (c). Contrariamente a questo, a mia conoscenza, il Parlamento indiano non ha legiferato sul tema della sicurezza nella zona contigua. A questo proposito, il Codice penale indiano non dice nulla circa l’estensione della questione della sicurezza sulla zona contigua mentre il governo centrale ha il potere esplicito di estendere la sua applicazione su questa regione (Sezione 5 (4) (b) legge del 1976). Così, ai fini della giurisdizione dei tribunali penali indiani, intervenire sulla zona contigua significherebbe esercizio di giurisdizione extraterritoriale.

Zona economica esclusiva: Il concetto di ZEE è un'innovazione dell’UNCLOS a livello internazionale. Essa si riflette anche nella legge indiana del 1976 e si estende a 200 miglia nautiche dalla linea di base appropriata. All'interno della ZEE, gli Stati hanno la giurisdizione prescrittiva per regolare lo sfruttamento delle risorse economiche, la ricerca scientifica, l'ambiente marino e le strutture artificiali. Anche questa zona, quindi implicherebbe l'esercizio di giurisdizione extraterritoriale da parte dei tribunali indiani.

Ciò evidenzia l'importanza della determinazione esatta del luogo dell'incidente. Infatti, se la sparatoria ha avuto luogo a 2-3 miglia nautiche dalla costa, come sostiene l’India, saremmo all'interno delle acque territoriali e quindi i tribunali indiani possono esercitare la propria giurisdizione territoriale in base al codice penale indiano IPC e al Codice di procedura penale (PC ibid.). Se, tuttavia, l'incidente si è verificato oltre le 12 miglia nautiche dalla linea di base, prendiamo le 33 miglia nautiche che l'Italia sostiene per esempio, i tribunali indiani sarebbero nell'esercizio di giurisdizione extraterritoriale in base al IPC e il Cr. PC.

Come indicato nella citazione di Klein più sopra, la giurisdizione extraterritoriale può essere esercitata su basi diverse. La legge indiana, cioè IPC e Cr.PC, consente l'esercizio della giurisdizione extraterritoriale sulla base della nazionalità. Così, la sezione 4 della IPC stabilisce, per estratto:

Estensione del codice penale alle offese extra-territoriali.- Le disposizioni del presente codice si applicano anche a qualsiasi reato commesso da -(1) ogni cittadino dell'India in qualsiasi luogo oltre e al di là dell'India, (2) qualsiasi persona in qualsiasi nave o aeromobile immatricolato in India, ovunque esso sia.

Se l'incidente si è verificato al di là delle 12 miglia nautiche i tribunali indiani possono quindi avere giurisdizione sui reati commessi da un cittadino indiano o su una nave registrata in India. Dal momento che, nel caso di specie, gli imputati sono marines di nazionalità italiana e la nave è registrata in Italia (contrariamente a quanto Meghnad Desai sembra pensare), i giudici indiani non hanno la giurisdizione per processare i marines. Questa potrebbe essere la base per la petizione italiana presentata all'Alta Corte del Kerala. Infatti, in un caso precedente (.Raymund Gencianeo v.State del Kerala, 2004 Cri LJ 2296), la Corte del Kerala ha stabilito che:

Poiché il caso penale ha avuto luogo quando la nave era a 850 miglia di distanza dalla costa, a prescindere che le 850 miglia vengono intese come miglia nautiche o miglia terrestri, è chiaro che il reato si presume sia stato commesso da un cittadino straniero in nave straniera al di fuori del territorio dell'India. I tribunali indiani non hanno alcuna giurisdizione per giudicare un reato che si presume sia stato commesso da un cittadino straniero in una nave straniera e al di fuori del territorio dell'India e quindi il procedimento sul caso rischia di essere annullato. (par. 6)

I fatti in questo caso particolare avevano coinvolto un cittadino filippino, che era un membro dell'equipaggio di una nave giapponese e veniva perseguito per il reato punibile ai sensi della Sezione 307 del IPC, relativo al fatto che tentò un omicidio nei confronti del Capitano e del Chief Officer della nave, mentre era a bordo della nave, a 850 miglia di distanza dalla costa di Kochi. L'imputato era stato arrestato il 29.11.2002 e messo in custodia giudiziaria. Mentre il caso contro di lui era pendente dinanzi al Giudice Primo Assistente Sezione giudiziaria, Ernakulam, egli ha cercato di annullare il procedimento sostenendo che i giudici in India non avevano giurisdizione sulla controversia in quanto l'accusa era rivolta ad un cittadino straniero che commette il reato in un nave straniera mentre la nave si trovava al di fuori del territorio dell'India.

Tornando al caso nostro, nessuno dice che la nave era a 850 miglia al largo della costa dell'India. Tuttavia, questa sentenza sembra suggerire che i giudici indiani possono esercitare la giurisdizione penale nei confronti dei cittadini stranieri su navi straniere solo se si trovano nelle acque territoriali dell’India (entro 12 miglia nautiche).

In sintesi, il luogo della sparatoria è di estrema importanza. Se non è entro le 12 miglia nautiche, ritornando a quanto detto precedentemente, il tribunale di Cochin non può avere giurisdizione sul presunto reato. Naturalmente, questo è qualificato dalla mancata presenza di un regolamento governativo che estende il IPC sulla ZEE - regolamento che a mia conoscenza non esiste.

Valutazione delle reazioni degli indiani

Mentre ricercavo sui fatti per questo scritto, mi sono imbattuto in una reazione indiana interessante sulla questione della giurisdizione in The Hindu:

Ma i punti del codice penale indiano alla sezione 4, dicono che qualsiasi crimine commesso contro un indiano o su una nave indiana, "ovunque esso sia," può essere processato in India.

"Quindi vi è un’applicazione extraterritoriale delle leggi sia indiane che italiane. Noi capiamo, ma come rappresentanti dell’India, andremo al processo legale qui. Ci sono differenze con l'Italia sui fatti, sulle procedure e sui processi, ma siamo disposti a impegnarci con loro. Se lo desiderano, noi forniremo l’accesso del consolato verso i due marines arrestati dalla polizia del Kerala " dicono fonti ufficiali.

I funzionari hanno anche ammesso che entrambi i paesi stanno affrontando un problema di questo genere per la prima volta. "Stiamo cercando di fare i conti con questo e vedere come andare avanti”.

Loro ritengono che il fatto che la nave si trovasse o no nella zona economica esclusiva dell'India (ZEE) non dovrebbe essere un problema."L'Italia e l'India hanno le stesse regole relative alla giurisdizione extraterritoriale. La nave era oltre 5.000 km lontana dalla costa italiana. Non facciamoci un problema al di fuori della ZEE "

Tuttavia, come abbiamo visto sopra, la sezione 4 del IPC non dice che "ogni crimine commesso contro un indiano o su una nave indiana," ovunque essa sia, "può essere processato in India." Dice invece che i crimini commessi da cittadini indiani o da cittadini stranieri su navi registrate in India può essere processato in India. Inoltre, l'ultima parte della citazione di cui sopra ha poco senso. Il fatto che l'incidente si è verificato nella zona ZEE è di primaria importanza. Il fatto che la nave era più vicina all'India che all’Italia non dà all’India la giurisdizione per processare i marines. Infatti, se anche l'incidente si fosse verificano nella ZEE, i tribunali indiani non possono avere il diritto di giudicare sulla controversia.

E dopo?

Considerando lo scenario peggiore per l'India, che l'incidente si è verificano oltre le 12 miglia nautiche e fuori delle acque territoriali indiane. Se l'India si attacca al suo intento di perseguire i marines in base al diritto indiano e nei tribunali indiani (il ministro della Difesa indiano ha recentemente suggerito questo), l'Italia avrebbe la possibilità di portare la questione sul piano internazionale, e il diritto di promuovere una controversia al Tribunale internazionale per il diritto della navigazione o a qualche altra corte o tribunale internazionale.

Se la questione giunge a un tribunale internazionale, può essere utile ricordare ciò che ITLOS ha detto in un caso simile in passato nel 'Saiga' M / V (No. 2) Caso:

La decisione ITLOS in 'Saiga' M / V (n. 2) fornisce alcune indicazioni sul fatto che gli stati non possono cercare di far rispettare le leggi che non siano direttamente collegate ai diritti dello Stato costiero nella ZEE. In quel caso, la M/V 'Saiga', una petroliera battente bandiera di Saint Vincent e Grenadine, entrò nella ZEE della Guinea per la fornitura di carburante a tre navi da pesca. Le motovedette doganali della Guinea fermarono la nave al di fuori della ZEE della Guinea e in seguito detennero la nave e i membri dell'equipaggio. La Guinea affermò che l'arresto del 'Saiga' M/V era stato eseguito a seguito di un inseguimento motivato da una violazione delle leggi doganali nella zona contigua e 'raggio doganale' della Guinea. Ai sensi del codice doganale della Guinea il 'raggio doganale', era stato esteso fino a 250 chilometri dalla sua costa. Saint Vincent e Grenadine sostennero che la Guinea non aveva il diritto di estendere le sue leggi doganali alla ZEE e che l'azione della Guinea aveva interferito con il diritto di esercitare la libertà di navigazione e che la fornitura di olio combustibile rientrava negli usi leciti in ambito internazionale relativamente alla libertà di navigazione. Il Tribunale ha stabilito che l'applicazione delle leggi doganali alla zona ZEE era contraria alla UNCLOS. Da questo caso, sembra che i poteri esecutivi degli Stati costieri 'nella ZEE non sono riconosciuti legittimi se vanno oltre le attività sulle quali agli Stati costieri sono stati specificamente attribuiti diritti sovrani o di giurisdizione. (Klein, p89;. FN omesso)

Dopo tutta questa analisi giuridica, se non c'è ancora alcuna certezza questa è dovuta all'importanza che ha il luogo esatto in cui i marines italiani a bordo della MVEnrica Lexie avrebbero sparato sui pescatori indiani. Una volta che questo viene accertato, quindi, si può dare una risposta legale definitiva e quindi dire se i giudici indiani hanno la giurisdizione su tale crimine o meno. Tutto questo, naturalmente, se non sto sottovalutando la legislazione indiana che per quanto ne so non estende la giurisdizione penale dei tribunali indiani al di là delle 12 miglia nautiche – valutate.
 
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Seofam, ho letto il tuo link..

Si tratta di un ottimo lavoro, ma ha anche i suoi limiti..

In parte lo ammette anche lui, in parte ce ne sono anche altri..

Alle tue domande si può rispondere in modo molto semplice: loro non hanno una commissione di accusa ed una di difesa, loro hanno una sola commissione che dopo aver visto le cose le comunica alle due parti..

Noi abbiamo una procedura diversa ma questo non vuol dire cattiva fede..

Invece la vicenda vicenda la nostra parte parla con la massima tranquillità di prove falsate, perché questa è l' unica conclusione dei vostri discorsi

Un saluto
Manlio
 
Se tu fossi uno dei due marò avresti fiducia nel sistema indiano?
Il fatto che non siano state ammesse perizie se non quelle indiane ti rassicura sulla credibilita' di "chi ha in mano l'oggetto di chi non e' destinato nemmeno a sapere che armi usano e con cui sono equipaggiati, visto che esiste una forma di segreto militare supposta?"
Segreto militare... la Marina Militare Italiana si è dichiarata in merito, mi pare.

Non ho escluso che gli indiano possano falsare, ma nemmneo che gli italiani lo possano fare.

Seafom, a mio modesto parere, non arriverai mai ad accettare la possibilita' che siano colpevoli e a seguire con obbiettivita', che non significa privi di ciriticita', la situazione.
Rispondi sempre allo stesso modo dando per scontato che gli indiani siano dei delinquenti...non si va da nessuna parte cosi'.

Buona giornata.
 
Deliziosa,

non essere in contrasto significa appunto che secondo loro possono legiferare anche oltre le 12 miglia, come dici tu e dicevo io, hanno delle pretese..... Quel libro pubblicato (linkato) nell'articolo che tu hai splendidamente tradotto (grazie) pralano proprio degli scontri a livello internazionale che ci sono sulla liberta' di navigazione.
Purtroppo e' qualche cosa piu' di una pretesa generalizzato a moltissimi stati...nel libro parla di meta' degli stati che si affacciano sul mare, in modo piu' o meno invasivo.
Ovviamente tali pretese sono oggetto di controverse gigantesche, io ho vissuto una di queste pretese direttamente......che complicano terribilmente il tutto.
Come dici tu e l'articolo un tribunale intenrazionale probabilmente darebbe ragione all'Italia, perche' queste pretese non sono internazionalmente riconosciute.....ma quanto e' complicata la cosa spaventa.
Speriamo bene, e soprattutto speriamo che sia fatta giustizia.

Da questo articolo esce quanto sia complicata e complessa la cosa...e non lampante, e quanti interessi e lacune giuridiche e diplomatiche esistano.
Soprattutto il fatto che l'Italia dice che la nave era a 33 miglia, e gli indiani a 2 (che una nave passi a 2 miglia da costa mi sembra strano assai), altrettanto assurdo mi sembra che non sia possibile dimostrare la posizione nostra.....piu' che assurdo sospetto, visto che non serve un VDR, ma bastava molto meno....tipo il tracciato nell'ECDIS...e questa mancanza nostra mi sembra molto sospetta. Ovvero non credo che la nave fosse a 2 miglia da terra ma non credo nemmeno che la nave non riesca a dimostrare il contrario....piu' fantascientifico il secondo caso che il primo.

Non ci resta che ascoltare.......e cercare di capire.

Grazie
 
http://www.seeninside.net/piracy/index.html

E' necessario sollevare un problema

Con i fucili Beretta sequestrati sulla nave le autorità indiane hanno eseguito delle "prove di sparo", evidentemente per recuperare i proiettili da confrontare con quello ritrovato nel corpo di una delle vittime.

Non si conosce quale tipo di controllo le autorità italiane mantengano sui quei proiettili (sono di prorietà dello Stato italiano) ma si giudica che sia nullo, in linea con la posizione, diciamo così "accondiscentente" di finora tenuta.

- Non era necessario sparare coi fucili dei nostri militari. Bastava leggere il calibro marcato sul fucile, e infilare un calibro metallico nella canna come controprova. Poi, se nel corpo delle vittime si trovava lo stesso calibro si poteva procedere a sparare.

Quindi le autorità indiane hanno in mano, per aversela procurata da soli, la "prova" della colpevolezza italiana da sbandierare in giro. (in sostanza: sono saliti sulla nave e si sono preso quello che gli serve per fabbricarsi le prove)
In queste circostanze come esperto di parte inquisita potrei far invalidare una prova così ottenuta da qualsiasi tribunale.


E' bene chiarire che se il proiettile repertato non è più quello del 16 febbraio "circonferenza 24", ma diventa miracolosamente un proiettile nostro, qualsiasi tribunale invaliderebbe questa "prova", a meno che si possa dimostrare ai giudici (e a quest punto alle opinioni pubbliche) che i proiettili usciti dalle prove di sparo non sono mai usciti dal controllo delle autorità italiane (sono di proprietà dello Stato, non possono essere neanche venduti fuori dei modi previsti dalla legge)

Non si vuole sostenere l'ipotesi del "complotto" ai danni dell'Italia, ma da quanto emerso finora sembra di trovarsi di fronte a un gigantesco errore della Guardia Costiera indiana alla sera del 15 febbraio, e poi continuato per coprire la magagna e/o per svariati motivi, definire i quali non è il fine di questo lavoro che vuole essere solo tecnico.

Però, visto l'insieme delle cose, ci si augura che non accadano altri errori di valutazione.
Anche perchè ci sono altri elementi tecnici ancora inesplorati e che potrebbero smentire oggettivamente qualsiasi errore, come accaduto finora.

L'Italia, in caso di errori può sempre appellarsi all'ONU e chiedere una commissione di inchiesta internazionale, a cui fornire gli elementi tecnici e le risultanze oggettive.
Basti ricordare che proprio fornendo all'ONU i risultati dell'inchiesta sull'attentato aereo di Lokerbie, in cui la prova erano solo frammenti di detonatore, gli USA fecero mettere sotto embargo la Libia per oltre dieci anni, finchè il regime di Gheddafi dovette consegnare l'organizzatore dell'attentato, assumersi la reponsabilità dello stesso, ed indennizzare le vittime.

Qui si sta semplicemente invocando buon senso, e rimandare tutto alla verifica degli elementi tecnici che siano verificabili dalle parti, come in qualsiasi processo.
 
Deliziosa,
non essere in contrasto significa appunto che secondo loro possono legiferare anche oltre le 12 miglia, come dici tu e dicevo io, hanno delle pretese..... Quel libro pubblicato (linkato) nell'articolo che tu hai splendidamente tradotto (grazie) pralano proprio degli scontri a livello internazionale che ci sono sulla liberta' di navigazione.
Purtroppo e' qualche cosa piu' di una pretesa generalizzato a moltissimi stati...nel libro parla di meta' degli stati che si affacciano sul mare, in modo piu' o meno invasivo.
Ovviamente tali pretese sono oggetto di controverse gigantesche, io ho vissuto una di queste pretese direttamente......che complicano terribilmente il tutto.
Come dici tu e l'articolo un tribunale intenrazionale probabilmente darebbe ragione all'Italia, perche' queste pretese non sono internazionalmente riconosciute.....ma quanto e' complicata la cosa spaventa.
Speriamo bene, e soprattutto speriamo che sia fatta giustizia.

Da questo articolo esce quanto sia complicata e complessa la cosa...e non lampante, e quanti interessi e lacune giuridiche e diplomatiche esistano.
Soprattutto il fatto che l'Italia dice che la nave era a 33 miglia, e gli indiani a 2 (che una nave passi a 2 miglia da costa mi sembra strano assai), altrettanto assurdo mi sembra che non sia possibile dimostrare la posizione nostra.....piu' che assurdo sospetto, visto che non serve un VDR, ma bastava molto meno....tipo il tracciato nell'ECDIS...e questa mancanza nostra mi sembra molto sospetta. Ovvero non credo che la nave fosse a 2 miglia da terra ma non credo nemmeno che la nave non riesca a dimostrare il contrario....piu' fantascientifico il secondo caso che il primo.
Non ci resta che ascoltare.......e cercare di capire.
Grazie

Esatto e mi hai portato anche a considerate questo aspetto a cui prestavo poca attenzione, quello delle pretese generalizzate non solo dell'India ma di tutti gli Stati del mondo che certamente portano a delle gigantesche e complicate controversie internazionali.
Per quanto riguarda le indagini, non le ho seguite moltissimo, ho visto che ci sono dichiarazioni contrastanti tra India e Italia sulla posizione della nave ma anche sull'ora del fatto. Tant'è che potrebbe essere anche vera la versione secondo cui la nave dei pescatori e la Lexie si siano scontrate con altre due navi diverse e non tra di loro. Vedremo cosa ne uscirà.
Spero comunque che l'Alta Corte del Kerala o se è il caso un'altra Corte Internazionale decidano con correttezza riguardo alla giurisdizione ed all'immunità dei marò.
Un saluto
 
http://www.seeninside.net/piracy/index.html

E' necessario sollevare un problema

Con i fucili Beretta sequestrati sulla nave le autorità indiane hanno eseguito delle "prove di sparo", evidentemente per recuperare i proiettili da confrontare con quello ritrovato nel corpo di una delle vittime.

Non si conosce quale tipo di controllo le autorità italiane mantengano sui quei proiettili (sono di prorietà dello Stato italiano) ma si giudica che sia nullo, in linea con la posizione, diciamo così "accondiscentente" di finora tenuta.

- Non era necessario sparare coi fucili dei nostri militari. Bastava leggere il calibro marcato sul fucile, e infilare un calibro metallico nella canna come controprova. Poi, se nel corpo delle vittime si trovava lo stesso calibro si poteva procedere a sparare.

Quindi le autorità indiane hanno in mano, per aversela procurata da soli, la "prova" della colpevolezza italiana da sbandierare in giro. (in sostanza: sono saliti sulla nave e si sono preso quello che gli serve per fabbricarsi le prove)
In queste circostanze come esperto di parte inquisita potrei far invalidare una prova così ottenuta da qualsiasi tribunale.


E' bene chiarire che se il proiettile repertato non è più quello del 16 febbraio "circonferenza 24", ma diventa miracolosamente un proiettile nostro, qualsiasi tribunale invaliderebbe questa "prova", a meno che si possa dimostrare ai giudici (e a quest punto alle opinioni pubbliche) che i proiettili usciti dalle prove di sparo non sono mai usciti dal controllo delle autorità italiane (sono di proprietà dello Stato, non possono essere neanche venduti fuori dei modi previsti dalla legge)

Non si vuole sostenere l'ipotesi del "complotto" ai danni dell'Italia, ma da quanto emerso finora sembra di trovarsi di fronte a un gigantesco errore della Guardia Costiera indiana alla sera del 15 febbraio, e poi continuato per coprire la magagna e/o per svariati motivi, definire i quali non è il fine di questo lavoro che vuole essere solo tecnico.

Però, visto l'insieme delle cose, ci si augura che non accadano altri errori di valutazione.
Anche perchè ci sono altri elementi tecnici ancora inesplorati e che potrebbero smentire oggettivamente qualsiasi errore, come accaduto finora.

L'Italia, in caso di errori può sempre appellarsi all'ONU e chiedere una commissione di inchiesta internazionale, a cui fornire gli elementi tecnici e le risultanze oggettive.
Basti ricordare che proprio fornendo all'ONU i risultati dell'inchiesta sull'attentato aereo di Lokerbie, in cui la prova erano solo frammenti di detonatore, gli USA fecero mettere sotto embargo la Libia per oltre dieci anni, finchè il regime di Gheddafi dovette consegnare l'organizzatore dell'attentato, assumersi la reponsabilità dello stesso, ed indennizzare le vittime.

Qui si sta semplicemente invocando buon senso, e rimandare tutto alla verifica degli elementi tecnici che siano verificabili dalle parti, come in qualsiasi processo.

Ciao Seafoam,

senza voler apparire come classico individuo da " te l'avevo detto", ecco il link di un mio precedente messaggio:

http://forum.crocieristi.it/showthr...piscono-ancora?p=413179&viewfull=1#post413179

http://forum.crocieristi.it/showthr...piscono-ancora?p=413198&viewfull=1#post413198


A pensar male si fa peccato, ma ........ ;)
 
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Non ho escluso che gli indiano possano falsare, ma nemmneo che gli italiani lo possano fare.

Seafom, a mio modesto parere, non arriverai mai ad accettare la possibilita' che siano colpevoli e a seguire con obbiettivita', che non significa privi di ciriticita', la situazione.
Rispondi sempre allo stesso modo dando per scontato che gli indiani siano dei delinquenti...non si va da nessuna parte cosi'.

Buona giornata.

Definiresti colpevoli?
L'accezione è vaga e si presta a molte interpretazioni.
L'associazione indiani / delinquenti è tua.
Io dico non corretti.
Comunque non hai risposto bene alle domande che ti avevo posto.
Saresti tranquillo se indagato e processato in India secondo le modalità che stiamo vedendo?
 
Ultima modifica:
Ti cito proprio... ;-)

Ciao Unoche !!

Giustissima osservazione.
Consideriamo pero' che i proiettili sparati da un'arma non riportano impressa la "data di sparo" :) !
Considerando che i fucili sono stati sequestrati dalla polizia indiana, possiamo a priori escludere che non si siano divertiti (autonomamente) a fare un po' di "tiro a segno" ?
Consideriamo infine che i due cadaveri sono gia' stati da tempo cremati.
Cosa rimane..... probabilmente solo alcuni proiettili deformati riportanti rigature "compatibili"

La polizia non riesce a "far saltar fuori l'arma" ? OK, nessun problema..... costruiamo le prove !

Sono un po' troppo "complottista" ?
Forse si !

.... per coprire il fatto che non sono riusciti a trovare l'arma che ha sparato i colpi mortali e/o per coprire il fatto che forse hanno arrestato le persone sbagliate... insomma.... per coprire un errore.

All'inizio hanno parlato di un calibro intorno a 12/13 mm entrato nella tempia di uno dei due pescatori (calibro tipico di mitragliatrice pesante e/o fucile di precisione)
A prescindere dall'arma che ha sparato, un calibro del genere deve essere stato sparato ad una certa distanza... altrimenti non trovavano un foro di entrata.... ma sarebbe rimasto ben poco.
Escluderei una mitragliatrice per due motivi: il peso (circa 40 kg) e la cadenza di tiro (circa 800 colpi/minuto).
Circa il peso ti lascio immaginare la difficolta' di spostarla rapidamente a bordo di una nave e metterla nella posizione adatta al tiro.
Circa la cadenza di tiro, una raffica di 2 secondi comporta lo sparo di 25 colpi.... ti lascio immaginare "la strage" di una simile raffica.
Piu' probabile un fucile di precisione semiautomatico.

Ora pero' tutto cambia.... i proiettili pare siano calibro 5,56 mm (meno della meta' rispetto al calibro rilevato dal medico che cha eseguito l'autopsia)
 
Non si vuole sostenere l'ipotesi del "complotto" ai danni dell'Italia, ma da quanto emerso finora sembra di trovarsi di fronte a un gigantesco errore della Guardia Costiera indiana alla sera del 15 febbraio, e poi continuato per coprire la magagna e/o per svariati motivi, definire i quali non è il fine di questo lavoro che vuole essere solo tecnico.

Si vuole sostenere proprio questo.. non giriamoci intorno..

Intanto mi chiedo cosa proverei se sto dormendo su un peschereccio e mi sveglio di soprassalto a causa di una serie di spari, salgo su un ponte all'aperto e vedo morire due amici..

Rimango scioccato? Perdo tempo? Controllo la posizione? Chiamo alla radio?

Sarà normale che farò una serie di cose un po' confuse e nei primi giorni mi troverò anche in stato di shock..

Quali sarebbero le TRE versione dei pescatori? I Rumors della stampa o versioni ufficiali? E se per assurdo fossero ufficiali (e non lo sono, lo dice anche il perito) ma quale validità avrebbero quelle delle prime ore?

Invece la versione Italiana viene riportata in questo modo:

I FATTI

Il giorno 15/2/2012, fra le ore 16 e le 17 locali, la petroliera italiana Enrica Lexie, che viaggiava a oltre 20 miglia dalla costa indiana dello Sato del Kerala, direzione 330^, velocità 14 nodi, veniva avvicinata da una imbarcazione con modalità giudicate “aggressive”. Detta imbarcazione veniva avvistata dal radar di bordo già a 2,8 NM (miglia nautiche) dalla Enrica Lexie, veniva dato l'allarme, si aumentava la velocità, ma stante il prosieguo dell'avvicinamento interveniva il personale militare che sparando alcuni colpi in acqua (a 500 metri, 300 e 100 metri), dissuadeva le persone a bordo dell'imbarcazione a proseguire l'avvicinamento.

La versione Italiana non è la versione Italiana, ma è I FATTI..

Da questo si inizia.. ;)

Anche la lettura diretta dell' autopsia eseguita il 16 febbraio sul cadavere di Valentine lascia perplessi. Il documento (consultato grazie a una fonte indiana) contiene due passaggi interessanti, ma che sembrano difficilmente conciliabili tra loro. Primo punto: si legge che i proiettili hanno seguito una traiettoria dall' alto verso il basso (e questo potrebbe essere compatibile con un tiro a distanza dalla monumentale Lexie verso il peschereccio di nove metri). Secondo: il referto, firmato da K. Sasikala, professore di Medicina e Chirurgia legale a Trivandrum, sostiene che il «proiettile metallico a punta» ritrovato nel cranio del pescatore misura «3,1 centimetri di lunghezza», «due centimetri di circonferenza sulla punta» e «2,4 sopra la base». Secondo esperti balistici consultati in Italia, queste dimensioni farebbero pensare a un calibro più grande rispetto al 5,56 usato dalla Nato (e quindi dai marò). Ma gli stessi tecnici avvertono che un proiettile del genere avrebbe avuto effetti molto più devastanti sulla testa di Valentine rispetto a quelli riscontrati dall' autopsia, a meno che il colpo non fosse partito a una distanza di 1.000-1.500 metri (ipotesi per ora non considerata dalle indagini). Come si vede, per quanti sforzi si possano fare, senza la prova balistica non se ne esce.

Stiamo sempre lì.. un esperto balistico consultato in Italia chi è? Per chi lavora?

Tra l'altro se permettete sono un Ingegnere, siamo sicuri della traduzione CENTIMETRI? Mi permetto qualche dubbio..

Il nostro esperto (che peraltro non ritengo in cattiva fede, ma influenzato in parte dal fatto di essere Italiano) giustamente dice che:

Il Prof. Sasikala che esegue l'autopsia è ovviamente un anatomopatologo, non un esperto balistico, e usa parametri di misura che gli sono propri. Ma poiché stiamo “indagando” dovremo prendere in considerazione tutti i possibili spunti investigativi (la prima dote dell'investigatore è la pazienza)

Ed ha ragione, si spera che il proiettile sia stato poi esaminato da veri esperti che magari hanno rilevato il vero calibro..

- Non era necessario sparare coi fucili dei nostri militari. Bastava leggere il calibro marcato sul fucile, e infilare un calibro metallico nella canna come controprova. Poi, se nel corpo delle vittime si trovava lo stesso calibro si poteva procedere a sparare.

e chi dice che non è stato fatto?

Una immagine riportata sull'articolo:

sta08a.JPG


Se la scala sopra il numero 12 è in centimetri, il foro è al massimo due/tre centimetri, ma il foro non corrisponde al diametro del proiettile che ha colpito, sarà maggiore a causa dell'apertura del legno..

Poichè i fucili mitragliatori dei nostri militari sparavano la cartuccia (e relativo proiettile) calibro 5,56x45 NATO la possiamo esaminare in dettaglio (click x ingrandire)

Io di balistica non ne so nulla, ma credo che il foro sia compatibile (Seofam, il fatto che il foro è compatibile non vuol dire che quel calibro è nostro, lo avrà mezzo mondo.. non sto accusando nessuno)

Possiamo ipotizzare una traiettoria:

L'uomo è in piedi sulla tolda del peschereccio, per colpire la tempia e poi la fiancata in quel punto il proiettile avrebbe dovuto seguire la linea rossa (regola di geometria: per due punti passa una sola retta)

Ma se l'uomo stesse all'interno della cabina, in base allo stesso principio, il proiettile passerebbe sulla stessa linea rossa.

Non mi sembra l'unica ipotesi, basta che l'uomo si sia sporto verso il vetro per vedere cosa succedeva e quel foro è compatibile con un tiro fatto dall'alto..

Se non conosco la balistica mi concedete di conoscere la fisica?

Ripeto, non dico che questa persona abbia tutti i torti o voglia solo smontare gli Indiani, dico e ripeto che è sicuramente un approccio di parte..

Se poi non ci vogliamo credere..

Ecco la traduzione della versione degli indiani relativa al link di Unoche. Diciamo che hanno qualche pretesa di legiferare per conto proprio sulla zona contigua ma comunque, con qualche differenza di pensiero, arrivano alle stesse conclusioni degli europei. Per la sua lunghezza la divido in due post. Un saluto

Io sono sicuro che tutti sono consapevoli della recente svolta negli eventi che hanno coinvolto la nave italiana M/V Enrica Lexie al largo della costa indiana del Kerala. In questo scritto, cercherò di presentare una prospettiva semplificata del problema e di commentare i rapporti di forza tra le argomentazioni dell’India e dell’Italia, l'obiettivo finale è quello fare un’analisi, attraverso i dettagli tecnici che sono sporadicamente filtrati dai media, e chiarire la base normativa che può essere applicata ai fatti, come e quando diventeranno più chiari.

L'approccio del cattivissimo Indiano sinceramente mi sembra un approccio più corretto..

Poi sarò anti Italiano, anti quello che vi pare.. se dico di non sapere allora dico per forza che i Marò sono colpevoli ecc.

Un saluto
Manlio
 
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