Mercoledì 30 novembre.
Porto di Safaga (Egitto). Temperatura min. 17°C - max 20°C. Cielo sereno.
Moneta in uso la lira egiziana. 1 euro=8,10 lire. Un lavoratore medio egiziano guadagna circa 120 euro al mese.
Arriviamo alle ore 12,00 e intorno alle 13,00 scendiamo a terra.
Ragazzi miei non credo di aver mai visto un porto più triste e mal tenuto di questo.
Noto purtroppo molti cani randagi, magrissimi, che fuggono impauriti come ti avvicini. Mio figlio ha portato con se qualcosa da mangiare (li aveva visti dal buffet) ma loro non si fidano di nessuno. Sulla strada sterrata, ci sono molte cipolle rosse, forse cadute dai carichi che in ogni parte ci sono sui camion parcheggiati. Bisogno percorrere circa 1 km a piedi e si è fuori dal porto.
Il paese è sporco, molto trafficato (gli egiziani guidano come dei pazzi e io lo accerterò il giorno dopo, ma questo è un'altro capitolo).
Prendiamo un taxi in 9 (in effetti la macchina porta 7 persone ma lui ci fa sedere uno sull'altro e ridendo come pazzi ci entriamo veramente) a 5 euro ciascuno (una esagerazione) e ci facciamo accompagnare alla spiaggia più vicina (che lui asseriva essere a 5 km di distanza ma che invece è solo a 2 km).
Facciamo il bagno anche se l'acqua e fredda e fuori c'è vento ma la tentazione è tanta.
Al ritorno gli chiediamo di visitare il paese di Safaga.
E' triste come il porto. Anche quì ci sono i cani e i gatti randagi, magrissimi, ma la nostra attenzione questa volta è attratta dai bambini che giocano in mezzo alla strada, tra le macchine che passano incuranti. Sono scalzi, sporchi e mal vestiti. Mio figlio mi guarda triste (in nave mi dirà di essersi sentito in colpa perchè solo in quel momento si è reso conto che lui ha tantissime cose e aveva pensato che anche gli altri bambini li avessero, in televisione ogni tanto aveva visto la pubblicità per la raccolta fonti, ma credeva che fosse tutto organizzato e non proprio vero. Quando è tornato a scuola, la prima cosa di cui ha parlato con i suoi compagni e con le professoresse è di questi bambini).
Entriamo in un bazar e acquistiamo qualche oggetto made in Cina ma che loro spacciano per artigianato locale.
Ci accordiamo per il giorno dopo.
Andremo ad Hurgada in un Resort. Ci chiede 10 euro a persona e 10 euro per l'entrata in spiaggia (compresa una consumazione) con l'utilizzo di un ombrellone e di un lettino a testa.
Nel dirigerci verso la nave, all'interno del porto, ci fermiamo al Duty Free.
Mai visto un negozio simile. Gli oggetti esposti sono tutti ricoperti di polvere. La merce esposta è vecchia e le confezioni mal ridotte. Hanno di tutto, dalle scarpe, agli elettrodomestici, dai piatti in ceramica ai profumi ai vestiti. Sembra di essere in un negozio con la merce ferma dagli anni 80.
La sera, durante la cena al ristorante, ci raggiunge una delle persone conosciute a bordo che ci invita ad andare con lui ed altri 5 a Luxor.
Non sono molto convinta. Mi spaventano 4 ore di viaggio ad andare e 4 a tornare. Lui mi rassicura dicendo che il taxista che ha conosciuto quel pomeriggio è di Luxor e che la distanza è circa 250 km e che basteranno meno di tre ore. Avrei dovuto sentire puzza di bruciato da subito e invece mi sono lasciata convincere. Era tantissima la curiosità di visitare per la prima volta la Valle dei Re.
Giovedì 1 dicembre.
Ci alziamo alle 6 del mattino e alle 6,30 scendiamo dalla nave.
Percorriamo a piedi il fatidico km in mezzo alla strada sterrata colma di polvere e raggiungiamo finalmente i due taxi all'esterno.
Sin dall'inizio mi pento della decisione presa.
Il taxi dove saliamo è fatiscente, sporco e tenuto malissimo. Il suo autista fuma come un turco e non parla una sola parola di inglese (figuratevi di italiano).
Sul cruscotto c'è una pelle di capra, evidentemente fresca, perchè a bordo la puzza di morto è insopportabile. La radio verrà tenuta per tutto il viaggio di andata e di ritorno ad un volume molto alto (a nulla sono valse le richieste della nostra compagna di viaggio e di suo marito) e a nulla sono servite le nostre proteste perchè non fumasse in macchina. Ci faceva un risolino a bocca aperta (i denti erano tutti gialli) e continuava inesorabilmente.
Iniziamo il viaggio ad una velocità sostenuta, ma la cosa che ci spaventa subito è il fatto che lui addrizzi tutte le curve. Non si preoccupa assolutamente che contromano provengano camion o altre autovetture, lui suona come un forsennato e anche se non si riesce a vedere nulla oltre, lui continuava a camminare nella corsia opposta.
I signori in macchina con noi hanno fatto l'intero viaggio tenendosi alle maniglie e pronunciando continuamente "Oh mio Dio" ma come guida questo?
Abbiamo impiegato 3 ore e mezza ad arrivare al Tempio di Karnak a causa di molti lavori di rifacimento del manto stradale e delle continue strettoie per i posti di blocco ma anche dell'obbligata sosta al bazar di turno.
Alla cassa ci comunicano che non possiamo pagare con la carta di credito e tantomeno con gli euro. Ci chiedono di cambiarli al negozio li vicino.
Il cambio ci viene fatto a 7,30 invece che a 8,10. Cambiamo 50 euro ogni coppia e il negoziante si intasca le sue 160 lire egiziane (20 euro) esentasse.
L'entrata al tempio è di 65 L.E. gli adulti e 35 L.E. i bambini.
Come ci incamminiamo per entrare accadrà una cosa che cambiera il corso della giornata e condizionerà la riuscita di questa visita.
Decine e decine di venditori di ogni oggetto ci calerà addosso come cavallette. Saranno una compagnia continua e snervante. Non si allontanano nemmeno quando alzi la voce e li inviti a non toccarti continuamente. (Uno di loro, dopo essersi messo le dita nel naso e rimesso a posto il contenuto dei pantalonti, ma dall'interno, ha preso un pezzo di stoffa sporco che asseriva essere un foulard e ce lo ha messo addosso). Uno del nostro gruppo ha fatto l'errore di acquistare una statuina, sono arrivati da ogni parte e ci hanno seguito fin dentro il tempio continuando a sparare cifre che abbassavano gradualmente fino a raggiungere quasi sempre Un euro.
L'interno del Tempio è meraviglioso, ma purtroppo anche quì i venditori ambulanti sono in ogni angolo.
Anche i poliziotti ti chiedono soldi per essere fotografati.
La condizione economica del popolo egiziano è veramente drammatica e temo non possa che peggiorare vista l'odierna situazione politica.
Speriamo che non decidano di chiudere le loro meraviglie al turismo, sarebbe una gravissima perdita.
Usciti dal Tempio di Karnak abbiamo impiegato circa 30 minuti per raggiugere la mitica Valle dei Re.
Ma prima di continuare faccio una pausa per permettere eventuali commenti.