Maceió
Obbiettivo della giornata è visitare la famosissima spiaggia di Gunga, da tanti considerata una delle più belle, da alcuni la più bella, del Brasile. Reduci dalla visita ad Havaizinho siamo ingolositi e non poco per cui l’entusiasmo è tanto in tutti quanti noi.
Scesi dalla nave saliamo obbligatoriamente su degli autobus messi a disposizione dal comune di Maceio perché è vietato camminare a piedi lungo il porto. Gli autobus sono senza aria condizionata (meno male che il tragitto è breve) e questo causa gli sfottò nei nostri confronti degli operai che stanno lavorando all’interno del porto.
Giunti all’ingresso del porto i tassisti più spregiudicati ci assaltano: saliamo con uno di loro che ci accompagnerà alla spiaggia di Gunga e starà con noi tutto il giorno accompagnandoci dove desideriamo. Tariffa 180 Reais.
Non ci ispira molta fiducia (per intenderci non ha nulla del mitico Luis) ma ormai siamo a bordo del suo taxi e andiamo.
Dopo un tragitto di circa 30 km a sud di Maceio in cui non sappiamo bene se andare a Gunga o alla spiaggia do Frances (la si trova sulla stessa strada ma prima di giungere a Gunga) arriviamo alla meta prefissata.
La spiaggia è circondata da un’enorme fazenda di palme di cocco che si estende per diversi ettari tutto attorno e c’è una zona che da sulla laguna di Sao Miguel e una che da direttamente sull’oceano. Francamente rimaniamo subito un po’ delusi perché ci rendiamo conto immediatamente che siamo di fronte ad una spiaggia enorme e soprattutto strapiena di turisti, mentre preferiremmo un posto meno affollato e più “intimo”.
Il tassista ci indica una delle “baracche” situate sul lato della spiaggia che da sulla laguna come una delle migliori e ci accompagna dal suo gestore per farci accomodare.
La spiaggia è affollatissima, non c’è un buco dove piazzarsi manco a pagarlo oro, ma il gestore prende comunque un ombrellone e lo pianta letteralmente nel bagnasciuga e lo circonda con due sedie che non si capisce come non vengano portate via dall’acqua.
La cosa non ci entusiasma ma non abbiamo molte alternative: è cosi, prendere o lasciare.
La discesa che porta a Gunga
Scorcio della laguna e di un tipico “Saveiro”
L’acqua cristallina di Havaizinho (si capisce quanto ci è piaciuta questa spiaggia meravigliosa?) lascia il posto ad un’acqua parecchio scura, sempre calda però, ma purtroppo sporcata dai residui delle consumazioni degli ospiti delle varie “baracche”: non è difficile mentre si fa il bagno trovare nell’acqua bustine di zucchero, fazzolettini e perfino tappi di bottiglia di plastica che galleggiano. Un vero peccato e se permettete anche un po’ di schifo.
Nella baracca è possibile consumare qualche specialità locale: proveremo dei gamberetti cotti con cipolla e pomodoro e delle gustosissime “pasteis”, alcune ripiene con gamberi e altre con formaggio.
Il pomeriggio passato qui non lascerà un ricordo indelebile ma ci consoliamo con la compagnia: si sta instaurando un bel rapporto tra noi e quindi il posto dove siamo, nonostante la delusione, passa in secondo piano.
Abbandoniamo la spiaggia e prima di tornare verso la città saliamo sul mirante che domina la fazenda e la spiaggia di Gunga per scattare alcune foto panoramiche: a dire il vero le foto migliori sono quelle di Paolo e Magna e la loro diventa quasi una gara a chi scatta la foto più bella….. a fine crociera ne avranno collezionato quasi 5.000!!!
Il bel Mirante di Gunga
Sulla strada di ritorno chiediamo al tassista di accompagnarci in un negozio di souvenir perché vorremmo prendere qualche ricordino e ci porta, presumibilmente perché li conosce o ne ha un ritorno economico, in un posto della periferia più umile di Maceio, molto isolato. Entriamo praticamente a casa di una signora che sta guardando la più classica delle telenovelas brasiliane e che ha adibito il soggiorno a esposizione dei suoi (?) prodotti artigianali.
Prendiamo qualche oggetto, soprattutto tessili, e siamo spettatori di una scena che se non fosse triste per il motivo scatenante parrebbe pure divertente: la vicina di casa della signora dove ci siamo recati sta cacciando di casa un ragazzo prendendolo a ceffoni sulla testa, probabilmente reo di aver chiesto dei soldi per la droga, ma la cosa divertente (ripeto: se non fosse triste) è che la signora “rende” tranquillamente 30cm al ragazzo, per cui per rifilargli le badilate che gli dà deve praticamente saltare in stile Sergey Bubka.
Il tassista se la ride e si capisce che conosce il ragazzo e probabilmente non è la prima volta che assiste alla scena…..
Salutata la signora, gli chiediamo di portarci in un market per cui ci dirigiamo verso il porto, nei pressi del quale, nonostante sia domenica, troveremo un market aperto: Magna deve fare scorta di Sazon vari da portare alle sue amiche in Italia e vuole mantenere fede alla promessa fatta.
Ne approfittiamo visto che Magna li decanta tanto e ne facciamo buona scorta anche noi(da li sino ad arrivare a Marsiglia il nostro armadio sembrerà più la dispensa dove si conserva il brodo star che un armadio per abbigliamento ).
Tra uno scaffale e l’altro, però, Paolo scorge la Cachaça, e siccome dobbiamo preparare il liquore al cioccolato coi semi acquistati a Ilheus, non può mancare nella nostra valigia. Paolo, vecchio volpone, mi fa scoprire anche dei fantastici cioccolatini ripieni di crema alla nocciola e wafer che qui chiamano Sonho de Valsa: ha capito che sono un golosone e mi vuole traviare. Risultato ottenuto in pieno: carico in valigia un kg di cioccolatini!!!
Ci mettiamo in fila e avendo davanti a noi solo una persona penso che faremo in fretta ma la mia previsione è clamorosamente sbagliata. Dimentico che sono in Brasile e che qui i ritmi son tutti molto più lenti ma la cassiera mi riporta alla, sua, realtà e “spara” un oggetto sul lettore di codice a barre con la stessa velocità con cui in Italia si tappano le buche sulle strade e cioè con una lentezza da bradipo.
Nessuno fiata e nessuno protesta per cui, per non farmi riconoscere come italiano anche qui, accetto la sfida di non addormentarmi sul carrello e quindi sopra il mio erede e tengo duro: dopo 20-25 minuti (!) buoni di attesa tocca a noi. Usciamo dal market e chiediamo al tassista, che oramai da evidenti segnali di insofferenza (dove sei Luis?), se invece di accompagnarci al porto ci accompagna in una churrascheria (da li ci arrangeremo con un altro taxi) ma appena saliti in auto ci dice che oggi è domenica e che i locali son tutti chiusi.
Paolo abbozza, parecchio seccato e in perfetto portoghese, un “ a me sembra una ca….ta enorme” e gli intima, non più chiede, di portarci al porto. Scesi, e maledettolo per la sua scortesia, chiediamo agli impiegati del porto se quello che asseriva il tassista fosse vero. Ovviamente era falso per cui ci indicano un paio di locali dove poter andare e, chiamato un altro taxi, ci facciamo accompagnare in uno di essi: nostro obbiettivo è gustare la picanha e non vogliamo salire a bordo della nave senza averlo fatto!
Ci portano nel lungomare di Maceio e, a differenza di quello che ci avevano detto, scopriamo un posto molto carino e vivace, ricco di molti baretti e locali dove passare una bella serata bevendo qualcosa e mangiando qualche specialità locale. Ci accompagna in una churrascheria dove ci dice si mangi bene e li ci accomodiamo.
Alla porta ci accoglie un cameriere vestito di tutto punto a cui chiediamo se accettano di farci entrare nonostante il nostro abbigliamento “balneare” non sia esattamente quello appropriato per andare a cena fuori: gran sorriso e un gesto per entrare che sembra dire “non importa come sei vestito, entra pure”.
Ci accomodiamo e Paolo ci spiega come funziona qui: c’è un ricco buffet di antipasti e contorni nel quale ci si serve da soli e si può mangiare tutto ciò che si vuole e quanto si vuole.
Tra gli altri si trovano insalate varie, prosciutto, salsiccia, formaggio, olive, banana fritta, riso, canna da zucchero arrosto e dei, velenosissimi, piccantissimi, peperoncini: una cosa bestiale! Solo a sentirne l’odore pensavo di svenire. Vale ne assaggia uno e quasi si sente male: piccante! State attenti
Seduti a tavola inizia lo spettacolare viavai dei camerieri che ti portano al tavolo degli spiedi enormi con tutti i tipi di taglio di carne:salamini, picanha, costine, coração de frango (cuoricini di pollo) , cupim, alcatra, maminha, picanha de porco, etc etc. Ognuno di noi ha a disposizione una pinza con cui prenderà la/le fettine di carne che, con un affilatissimo e lungo (per poter tagliare la carne con un unico taglio) coltello, il cameriere gli taglierà. Terminato di servire tutti i vari tagli il cameriere si avvicinerà per chiederci di “chiudere il giro” con un’altra degustazione del taglio preferito: praticamente una maratona culinaria infinita
A dire di Paolo e Magna, che beati loro non sono alla prima esperienza con una churrascheria brasiliana, il livello è appena sufficiente ma io, soprattutto di quei salamini, potrei mangiarne sino a stare male.
La cosa che impressiona di più è la velocità con cui i camerieri giungono al tavolo coi loro spiedi: se non sei veloce nel mangiare o nel dire di no, rischi di avere nel tuo piatto una piramide di carne simile più o meno a quella di Cheope in Egitto. Slurpppppppp !!!
Beviamo qualche birra, gustiamo una spettacolare, non per tutti, ananas arrosto con cannella, saldiamo il conto e contattato un taxi ci facciamo riportare alla nave.
Bilancio della giornata: spiaggia di Gunga molto deludente, almeno dove eravamo noi; del tassista meglio non parlarne; la churrascheria ci è piaciuta, non a tutti allo stesso modo