Eccomi! scusate mi ero perso tra le vie della città. Vi presento la mia Copenaghen. Non prima, però, di complimentarmi con tutti per la partecipazione a questo splendido diario e delle splendide foto che mettete.
Capitolo 5: Copenaghen.
Vivere non è abbastanza, disse la farfalla, uno deve avere il sole, la libertà, ed un piccolo fiore.
Cit. Hans Christian Andersen
Ci siamo. La prima tappa è arrivata. A Copenaghen sbarchiamo che son quasi le 09.00 del mattino. La zona d’attracco, Oceankay, si trova nella parte più nuova del porto, dove fervono i lavori d’ingrandimento, e quindi solo per uscire dal porto bisogna fare quasi 4 km ed altrettanti ce ne vogliono per arrivare al centro. Visto che già ho un lungo programma da fare a piedi, decido di prendere lo shuttle-bus di Costa al prezzo di 14 euro a testa. Mi sembra abbastanza caro ma le alternative sono complicate. Oltretutto ricevo informazioni frammentarie e, spesso, discordanti tra loro sui mezzi pubblici di cui si poteva usufruire per poter uscire dal porto e quindi lascio cadere questa opzione che, se fosse stata infruttuosa, mi avrebbe potuto far perdere troppo tempo ed infine non volevo cambiare moneta, ma leggendovi ho scoperto che avrei potuto pagare anche in Euro. La cosa che più mi ha fatto arrabbiare e che faceva tutto il tragitto fino al centro, vicino alla Piazza del Re che, attualmente, è un mega cantiere per via dei lavori per la nuova metropolitana, passando davanti a numerosi posti che avevo in programma di visitare senza consentire almeno una sosta. Che costava prevedere una sosta per sola discesa ad andare e per sola risalita al ritorno, a metà strada??? Mha!! Scesi dal pullman prendo subito la cartina e memorizzo il tragitto da fare per poter visitare le tappe prefissate. Sia per Copenaghen che per le altre città che visiteremo, lo schema sarà abbastanza simile, visto il poco tempo a disposizione, si fa un giro da fuori giusto per un “assaggio” e, se si ha la fortuna di ritornare con calma in ognuna delle splendide tappe che abbiamo in programma, curerò successivamente la visita interna dei palazzi e di tutte le opere che meritano. Ci dirigiamo subito verso il porto storico di Nyhavn.
Bellissimo scorcio paesaggistico. Nel canale, che sinceramente me lo aspettavo più lungo, ci sono vari tipi di velieri, come la nave faro della foto, e caratteristiche barche che fanno parte dell’”arredamento” di questo simbolo, oltre che la Sirenetta, della città. I palazzi sono meravigliosi, colorati e di un’architettura particolare, tipicamente Danese, che si avrà modo di vedere frequentemente lungo la città. Da qui partono le imbarcazioni turistiche che permettono la visita della città attraverso i canali. Vedo alcuni amici del gruppo e parecchi altri della nave che scelgono di farci un giro. A me non interessava troppo quindi vado oltre. Mi incammino lungo il porto e mi fermo di continuo a curiosare nei locali di ogni genere e nei bar che sono uno dopo l’altro su tutto il lato del canale, tanti inservienti che preparano tavoli, riempiono vetrine, tutti indaffarati ad aspettare il pienone previsto nelle prossime ore. Infatti dopo qualche ora che ci ripasso, è tutta un’altra cosa. Niente più mezzi che riforniscono i locali ma solo tavoli pieni di gente, il marciapiede è un brulicare di turisti e di gente locale che chiacchiera in maniera animosa. Guardo i piatti, vedo cose che non riuscirei a descrivere e figurarsi a mangiare. Il mio itinerario prevede il ritorno verso il porto fino alla sirenetta, con una serie di tappe intermedie, sono circa 2 km, per andare ed altrettanti per tornare di nuovo al centro. Lungo la strada abbiamo modo di vedere l’auditorium che si specchia dall’altro lato del canale. Arriviamo al Palazzo Reale di Amalienborg, costituito da 4 palazzine in una bella piazza ottagonale, abbiamo anche il piacere di assistere ad un cambio della guardia che ha sempre il suo fascino.
Li vicino c’è la bella chiesa Frederiks, ispirata al Pantheon di Roma, ha la più grande cupola della Scandinavia. Dentro abbastanza semplice e lineare, mi è piaciuta più da fuori. Proseguiamo il cammino, passando davanti ad una bella chiesa russo-ortodossa con 3 magnifiche cupole dorate, più avanti incontriamo il museo del Design, e dopo poco arriviamo in un rigoglioso parco che circonda il terrapieno del Kastellet che è un’antica fortificazione militare a forma di stella.
Dopo aver dato un’occhiata alle casette rosse che costituiscono la fortezza, proseguiamo verso la nostra, ormai vicina, meta. Non possiamo non notare, immersa nel verde, una chiesa anglicana in perfetto stile Inglese. Entriamo a visitarla, ancora più piccola di quanto ci appariva. Usciti arriviamo ai piedi della fontana dedicata alla Dea Gefion di cui leggenda, interessante ma che vi risparmio, narra sia l’artefice della nascita dell’isola su cui si trova la città.
Subito dopo arriviamo a destinazione. Il simbolo della città non si poteva non vedere. Avevo già letto su molti giudizi che evidenziavano quanto fosse piccola in confronto all’immaginario collettivo, quindi non mi sono sorpreso come altri della sua grandezza. Certo è abbastanza minuta ma anche molto aggraziata e trasmetteva un certo fascino. Abbiamo fatto le classiche foto senza neanche soffrire troppo della presenza dei turisti presenti. Successivamente, dopo esserci riposati un pò, facciamo il percorso inverso. Ritorniamo nei pressi di Nyhavn e visto che si era fatta l’ora di pranzo andiamo in un ristorante preventivamente scelto in base anche alle recensioni, per pranzare a base del tipico smorrebrod, mai assaggiato ma dalla faccia molto promettente. La signora, probabilmente la titolare, parla un po di Italiano che non guastava di certo. Eravamo in 6 ed abbiamo preso questo tipico pane di segale con sopra vari ingredienti, io personalmente ho preso il piatto di formaggi e poi ho assaggiato qualche altra cosa, tutto veramente molto buono anche se in porzioni limitate, ma per loro il pranzo non è altro che uno veloce spuntino. Anche la Birra locale è piaciuta molto. Il conto è stato di circa 20 euro a testa. Unico neo, è uno di pochissimi posti a Copenaghen dove non c'è la Wi fi free. Dopo il pranzo ci siamo un poco goduti il porto di Nyhavn, sono certo che se abitassi in questa città passerei gran parte delle mie giornate seduto in qualche angolo a bordo canale. Le donne del gruppo, appena ho detto che Copenaghen ha anche la strada pedonale più lunga d’Europa, per lo più dedicata allo shopping, non hanno voluto sentire ragioni e quindi destinazione Stroget. Facciamo un giro un po più largo, mi è toccato fare la parte di quello che si era perso e quindi di aver sbagliato strada, così passando dall’Holmens Kanal, almeno dall’esterno abbiamo potuto ammirare il particolare palazzo della borsa con una guglia al quanto originale e Christiansborg Palace, sede di tutti e 3 i poteri supremi della Danimarca.
Il passo seguente è stato immergerci nella vivacità di Stroget con i suoi numerosi svariati negozi. Lunga è la via e tante sono le tappe obbligate. Partecipo alla scelta dei souvenir ed alla visita, con acquisto di relativa maglia da parte di mia figlia, all’Hard Rock cafè. Proprio li affianco abbiamo modo di vedere un bel palazzo in mattoni rossi che ospita il Municipio della città.
Fatta una certa ora, stremati dalla lunga giornata a camminare torniamo verso il luogo di raduno dello shuttle-bus e torniamo a bordo.
La città non è niente male, e mi piace il fatto che ci sia una marcata impronta ecologica. Al pari di Amsterdam si vedono biciclette a perdita d’occhio, parcheggi infiniti e lunghe strade dedicate esclusivamente alle bici. Non penso che arriveremo a questo livello, mai, non c’è tempo che basti. Nonostante sia esteticamente bella, non mi ha entusiasmato particolarmente, sembra tutto un po troppo “freddo” (a parte Nyhavn), quasi distaccato, non sono riuscito a farmi ammaliare da questa bella architettura, magari è solo una sensazione del momento ed addentrandomi di più riuscirei a farmi coinvolgere emotivamente. Vorrà dire che mi metto il promemoria e tornerò a vederla di nuovo, anche se ho detto questo di tutte (tranne Vigo) le città che ho visitato in questa crociera. La maggior delusione, comunque, è stato il fatto che l’ho trovata sporca. I bidoni ed i secchi della spazzatura erano strapieni e tutt’attorno c’era un sacco di spazzatura buttata a terra e non recentissima. Stesso sulle strade, tolta la pedonale, ed i marciapiedi non era difficile trovare mucchietti di immondizia. Diciamo che ho trovato delle grosse similitudini, almeno in questo, con le nostre martoriate periferie di alcune città. Peccato.
Al rientro, stanchi ma contenti, doccia e riposo sdraiati in balcone a goderci la ripartenza. Alle 20.00 teatro, con il poco entusiasmante Duo Myth, e poi a cena, da stasera sarà alle 21.30, con il menù dello chef Barbieri. In merito al menù dirò anche io la mia. Io capisco tutti quelli che già mi preparato ad un menù schifoso, però non mi è sembrato così scandaloso. Sicuramente gli accostamenti di sapori così forti non sono facili da apprezzare, per una crociera forse sarebbe stato meglio qualcosa di più soft, ma se devo dire che non ho mangiato nulla, direi una bugia. Ho preso quasi tutto il menù per assaggiarlo, qualche pietanza non era proprio mangiabile ma non sono rimasto digiuno, in particolare il dolce al cioccolato era buonissimo. Certo, per me era la prima volta, ma riproporre sempre lo stesso menù, per altro non apprezzato dai più, mi sembra poco serio, praticamente i crocieristi abituali sono già rassegnati a perdere una cena a viaggio. Non dico altro per non essere preso a parolacce dalla vasta platea dei contrari e comunque “De Gustibus non disputandum”. Domani sarà di nuovo navigazione, quindi non mi preoccupo troppo di andare a letto presto per riposarmi, posso alzarmi con comodo, ed allora decido di andare a giocare al casinò. Di questo farò cenno al prossimo capitolo.