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Se stava mejo quanno se stava peggio.." diceva er vecchio Romano, nato ai primi del novecento, al nipotino nato alla fine degli anni sessanta..
E tutti i torti non li aveva, la sua Roma non era certo la grande città dove viveva in quel momento, era diversa, era quella delle bottegucce, delle feste popolari, delle serate passate fuori a farsi compagnia insieme mentre il ponentino ti sfiorava la pelle.. era una città rilassata, ma non certo improduttiva come ce la raccontano..
Già negli anni settanta la città aveva 'emarginato' i veri Romani, tutti correvano in mezzo al traffico, era il tempo del consumismo ed anche una forma di vicinanza popolare, di amicizia tra gente che abitava nello stesso luogo, iniziava appena appena scemare..
Anche oggi se qualcuno è romano ed un po' vecchiotto ha 'dentro' un ricordo ancestrale della Roma che fu, di quella del Pinelli, sorta di paese/città lontano milioni di anni luce dal mondo di oggi..
Li anche la spesa era un atto sociale..
e vedersi la sera al sole del tramonto..
o ballare per strada senza imporsi il 'Flash Mob'..
era una cosa naturale..
Tutto questo oggi riecheggia in alcune zone di Roma, ma a volte sembra leggermente forzato, turistico, in altre zone è vero, bello, ma comunque diverso da allora..
Ma se tu sei Romano, e vedi questa insegna..
ritorni dritto dritto a 'casa', al mondo atavico dell'ottocento.. perchè li dentro (anzi ''Drento'') c'è tutto quello spirito..
Certo è la versione 'moderna' di questo spirito, è una versione Spagnola, ma anche questa ha radicati dentro millenni di storia, ed è però ben agganciata al mondo di oggi.. e quando sei in Spagna tutto ti passa per la testa meno che ci siano forzature nel loro stile di vita.. lo 'senti' naturale..
Metto il mezzo il coautore di questo diario, con il suo bellissimo affresco di Cadice..
Cadice è una città nel contempo intima e dilatata.
Intima e raccolta quanto alle dimensioni delle sue strade, delle piazze, dei vicoli, dei caffè, dei locali e dei ristorantini accoglienti molto diversi rispetto a certi anonimi templi dedicati ai, per me, tristi riti del global food.
[..]
Di sicuro e al di là di ogni possibile interpretazione resta una città a dimensione umana, una città che volendo si può visitare girando a piedi. Lo stesso porto è già nella città.
E lo rimetterò in mezzo in futuro..
Intanto, sbirciando nei vicoli incontriamo un, sia pure martoriato dal fotografo, San Felix..
che però deve fare i conti con il supremo Doge..
che tra una calle e l'altra..
mi mette pure in mezzo una amica detta ''La papera''..
Buon pranzo..
Vogliamo sbirciare nei locali?
Ma anche nelle architetture, l'Andalusia, l'incontro tra gli Arabi e l'occidente.. la Spagna..
Il patio..
Una normale casa di Cadice, il suo ingresso..
Lungi dall'essere 'uccisa' dai casermoni Cadice, come dice Sergio, conserva la sua identità..
ed in essa appaiono figure di oggi, ma fuori dal tempo..
Diciamocelo, con la luce dell'Andalusia..
Con la vita che scorre dentro questa terra..
ma come si fa..
a non uscire fuori e ritrovarsi con gli amici?
Ecco il mercato..
Qui il muro..
ci dice che è possibile coniugare il bello di oggi con quello di ieri..
senza sporcare, ma arricchendo..
Non è bello questo?
Entriamo..
Stando attenti al terribile Cerbero..
e diciamo addio ai centri commerciali, ritroviamo la vecchia borgata di Roma, il mercato rionale, le donne che parlano con il venditore..
"
Signora.. l'ho preso SOLO PER LEI.."
e qualcuno pensa bene di portare questo ricordo con sé..
ora usciamo.. e la incontriamo..
Cadice, Gitani, Flamenco..
''
Mia madre amò tanto la Spagna..''
"
Come se fosse il suo paese.."
"Grazie.."
Usciamo dalle viuzze per 'esplodere' nelle grandi piazze..
ma anche qui la musica..
non cambia..
E' sempre un mondo rilassato, è sempre un mondo ''umano''..
ed ecco che lo vedi..
Arriva davanti a te, con estrema calma si siede, si arrotola una sigaretta, si sistema..
ed inizia a suonare..
Non sapresti dire da dove viene, chi è, dove andrà.. ma ti torna in mente una vecchia strofa..
"
Grandi strade piene
vecchi alberghi trasformati
tu scrivi anche di notte
perche' di notte non dormi mai, "
La canzone di questa puntata ci porta con Ron all'interno del mondo delle tournée, sui palchi, per le strade, negli alberghi e nell'anima di tutti gli artisti che fanno questa vita. "Una città per cantare" è riconosciuta universalmente come la fotografia più lucida e realistica di ciò che può provare l'artista e l'uomo che vive questa esperienza, fatta di straordinarie soddisfazioni, di momenti di solitudine, di cose da raccontare e di altre da tenere segrete. La storia che La storia che Ron ci ha raccontato è davvero straordinaria e singolare, piena di aneddoti e inaspettati "dietro le quinte", di incontri emozionanti come quello con Jackson Brown e di esperienze "live" vissute con altri grandi compagni di viaggio come Lucio Dalla e Francesco De Gregori
(To be continued)
Manlio