Riprendo in mano il post e completo questa parte del discorso..
Sono confortato dalle vostre considerazioni, ammetto che me le aspettavo, ma questo non vuol dire che avere il dubbio del se trattare certe tematiche o no e soprattutto come farlo (l'ho fatto in modo pulito, senza sangue, ma sicuramente crudo per certi versi) non fosse una cosa leggittima: questo è un sito di crociere e non è detto sia la sede per permettersi di tutto..
Ma ormai sono qui da anni e sono sicuro che, almeno con chi mi legge questa era la cosa giusta da fare.. e per dirla tutta sono anche felice che a seguirmi ci siano persone così..
Concordo pienamente con gli altri, la storia fa parte dei posti che visitiamo, quella recente poi tendiamo sempre a dimenticarla e non è giusto, vedere le tue immagini e sapere che non sono che di qualche anno fa venire davvero la pelle d'oca, queste sono integrazioni che impreziosiscono e rendono speciale questo diario di viaggio.
Tra quelli che tendono a dimenticare ci sono anche io: infatti ho visitato tre volte Dubrovnik nel 2004/2005 e nello stesso periodo la Croazia per altri quindici giorni, ed anche allora avrei potuto scrivere della guerra. Invece nel diario di due anni fa accenno appena al tema: eppure nelle visite precedenti avevo visto le ferite aperte nella città e nella nazione e conoscevo bene la situazione, quindi era già allora giusto parlarne più seriamente..
Evidentemente una parte di me aveva rimosso quello che avevo visto nelle occasioni precedenti..
Quando mi sono trovato davanti al museo, che peraltro è stato costruito con grandissimo rispetto per chi lo visita, evitando immagini truculente o scene di propaganda, ma rendendo un grazie a chi ha difeso la città, ho realizzato di aver 'seppellito' anche io nella mente troppe delle cose che sapevo, e di aver trasformato Dubrovnik nella città medioevale e nel porto turistico dimenticando il resto..
Durante la visita al museo una fortunata coincidenza ha fatto si che una famiglia, anche essa in viaggio con la Vic, entrasse a visitarlo: il padre era un esperto di armi e storia militare, oltre che una persona preparata dal lato delle costruzioni fortificate, ed aveva una visione completa della situazione che si era creata qui all'epoca della guerra..
E' stato gentilissimo e mi ha fatto da guida, integrando con la sua preparazione le notizie e le cose che sapevo di mio: per inciso è uno di quegli appassionati che è evidente che non vorrebbe mai vedere utilizzato l'oggetto della sua passione..
Le armi che avete visto nelle foto sono derivate direttamente dalla seconda guerra mondiale e possono sembrarci superate nel mondo moderno, ma non è così: le due parti in guerra non avevano una attrezzatura paragonabile a quella di un esercito Americano, ma avevano purtroppo a disposizione il giusto per un esercito comunque ben moderno ed adatto alle azioni che si sviluppavano in quel campo di impiego..
Lo scopo dell'attacco alla fortezza è tutto in questa foto:
controllando la fortezza si controlla la città, che diviene debole ed attaccabile: l'altro punto di difesa della città attuale è l'altrettanto antico bastione esterno alle mura..
Il bastione ha mura dello spessore di sei metri (se non di più, non ricordo bene) ed è in grado di resistere alle armi moderne, era stato costruito secoli fa per proteggere gli abitanti della città ed ha fatto il suo dovere anche oggi..
A questo punto, Dubrovnik a parte, occorre anche entrare nel contesto generale, il contesto è quello della Yugoslavia di Tito: fieramente indipendente dall'asservimento ad uno dei due blocchi che si dividono il mondo (USA e URSS) la Yugoslavia, più per paura degli amici che dei nemici, è una nazione sempre pronta per la guerra..
Per ottenere questo risultato utilizza la modalità di formazione militare Svizzera: vale a dire che tutti, una volta l'anno, per un determinato periodo sono addestrati militarmente..
Quindi a differenza di una nazione come la nostra, la Yugoslavia è una nazione dove qualunque cittadino è un potenziale militare preparato ad essere operativo in qualsiasi momento..
Ma la Yugoslavia è anche una nazione 'inventata', formata da Etnie diverse, che non si riconoscono tra di loro come Yugoslavi, ma come Serbi Croati ecc.
Ad un certo punto Tito muore, ed inizia il percorso di frammentazione di un paese dove tutti sanno fare la guerra..
Se c'è un posto che è un paradiso in terra, quello sono i laghi di Plitvice (Croazia, krajina)
che ho visitato nel 2004 e che è molto più pacifico e bello di come viene proposto sopra..
la Krajina è un mondo bellissimo, di cui Plitvice è la perla, ma una perla che è incastonata in un bellissimo gioiello..
La Krajina è anche un luogo dove l'etnia Serba vive fianco a fianco con quella Croata da circa 100 anni, dove i bambini vanno a scuola insieme indipendentemente dalla razza, essendo tutti Yugoslavi..
I guerrieri Serbi sono giunti in Krajina per difendere la zona dai Turchi, e si sono fermati vivendo in armonia con la popolazione..
Durante la mia visita ho visto un mondo stupendo ed abbandonato, case che mostravano le traccie delle mitragliatrici, delle bombe, della guerra finita circa quindici anni prima: il luogo era abbandonato, le persone rare, eppure chiunque lo avesse abitato sarebbe stato benissimo, con servizi ed agevolazioni offerti dal governo e con la immensa ricchezza di risorse locale..
Nel 2004 la Krajina è un luogo maledetto, maledetto solo perchè il rancore reciproco è tale che nessuno ci vuole più abitare per il semplice motivo che il suo vicino di casa potrebbe essere la persona che gli ha ucciso il familiare, maledetto perchè c'è gente che vorrebbe tornare, da una parte e dall'altra, solo per cercare la vendetta..
La guida che mi parlava era Croata, magari il racconto di parte, ma lo stupore nei suoi occhi era intatto: dopo cento anni di vita in comune, dopo che si portano i bimbi a scuola insieme, dopo che ci si scambia il latte o la pasta, ad una crisi tutto finisce ed il vicino diviene Serbo o Croato, e la gente si uccide così? Per una Etnia?
Lo stesso stupore che provo io, tale e quale, identico...
Non c'è più un bambino, un padre, una madre, ma un 'Serbo' ed un 'Croato' e quindi o un 'amico' o un 'nemico'..
E' successo mille volte nella storia: in comunità in teoria legate da secoli di convinenza alla fine scatta la pazzia e la persona diviene l'altro..
Dalla Krajina a Dubrovnik il passo è l'estensione della guerra, ma la causa della guerra ancora mi stupisce: sentirsi Serbi dopo cento anni che non si vede la Serbia, o comunque sentirsi Croati dopo cento anni che si convive con i Serbi..
Poi la 'Grande Serbia' ecc. sono cose che vengono dopo, ma che non sarebbero potute venire se non ci fosse stata questa base..
Personalmente non capirò mai una cosa simile, e condivido ancora l'impressione di quella ragazza: il mio diario di viaggio più bello inizia con queste foto..
(
http://forum.crocieristi.it/showthr...11-tra-gli-Antichi-Tesori-e-la-storia-moderna ndr)
e non è un caso: per me sei prima uomo, donna, bambino/bambina poi persona poi, e non ne nego la grandissima importanza culturale, Italiano, Francese, Serbo Croato ecc. ci mancherebbe, ma prima sei uomo/donna.. onesto/disonesto ecc.
Ed invece no: in un momento il compagno di giochi, il bambino ecc. divengono dei 'nemici'..
Una assurdità che si è ripetuta mille volte ma che non riuscirò mai a realizzare..
La Dubrovnik che conosciamo con la visita di una giornata è una città 'furba' dove ti fanno pagare l'utilizzo del bagno e ti vendono di tutto, è una città bella di origini Medioevali che ci propone la sua bellezza per motivi commerciali, ma i suoi abitanti, come li ho conosciuti io, sono persone tranquillissime, molto credenti, dedite alla cultura di cui Dubrovnik è un portavoce Europeo, con concerti di livello mondiale, mostre di vario tipo, iniziative legate all'arte..
Sono persone tranquillissime, che spesso hanno un lutto nascosto dentro casa, e che devono questo lutto alla divisione tra Etnie..
Ovviamente non saranno tutti così, ma quelli che ho potuto avere come guide si, come lo erano i Croati che ho conosciuto in quindici giorni di permanenza in una terra veramente bellissima..
Oltre a questo ci sarebbero tante cose da dire, una di esse è la mancanza storica dell'Europa, che oggi ci costa il nostro benessere, ma che in quella occasione è stata anche peggiore, un'altra è che ovviamente pochi di noi hanno sentito/conosciuto le ragioni dei Serbi e tante altre ancora..
Purtroppo la frase di Vallesonia:
e purtroppo la pace non è tornata totalmente nella ex jugoslavia in Kosovo la nato con la Kforce è ancora presente.. questo a Dubrovnik l'1 ottobre da Favolosa
la sento vera: non credo ci saranno più pazzie, ma in molte parti questo senso di appartenenza, le sconfitte subite, le perdite personali, non sono stati dimenticati, ed è difficilissimo che due bambini siano prima bambini poi Serbi e Croati..
Speriamo che io sbagli, intanto la parte amara di questo racconto finisce qui: il seguito è ancora lungo (nonostante Venezia sia vicina) e pieno di bei momenti..
Un saluto..
Manlio