[smilie=cuore_02[1]:Istanbul, parte terza[smilie=cuore_02[1]:
Giunti nei pressi del Ponte di Galata, incontriamo un simpatico, anziano signore, il quale in un mix da commedia, tra turco, inglese ed italiano, ci propone per venti lire turche a testa, un giro sul battello, nel Bosforo.
In un secondo decidiamo che la proposta ci alletta ed accettiamo.
A piedi, raggiungiamo un'altra comitiva di "nostri compagni d'avventura" che avevano aderito all'offerta tour, del vecchio signore "poliglotta", e quando arriviamo al numero idoneo, saliamo su uno sgangherato mini bus, con alla guida, un turco hippy, molto peace and love sebbene, al volante sembri più Attila, che in men di tre minuti ci porta sotto il battello, diciamo per onor di cronaca, barchino.
Col senno di poi, prima di accettare la traversata sul Bosforo, "al buio", in futuro, sarebbe meglio visionare prima l'imbarcazione, ma al di lá di ciò, niente da dire, il barchino era piccolino, vecchiotto e sudicio al punto giusto, abbiamo molto dondolato, malgrado ciò, alla discesa eravamo sani e salvi.
Ballando e traballando si parte, a bordo ci sono tutte persone turche, in gita da sabato pomeriggio, contente e soddisfatte nel poter vedere la loro Istanbul dal mare.
Si passa sotto il Ponte di Galata, sopra di esso, decine e decine di pescatori, si affianca la nostra Costa Pacifica, sembra toccarla, tutti la fotografano estasiati, nessuno si immagina che quella sia "la nostra casa".
Si incontrano barconi e barchini, mega battelli per le escursioni, noi siamo piccolini e zoppicanti al confronto, ma pittoreschi e dal gusto locale.
Ogni qual volta si incontri un battello carico di turisti, il nostro comandante, "suona il clacson"in segno di saluto, dopodiché si gira verso di noi e ride divertito.
Istanbul vista dal mare e nel mare é ancora più bella.
L'acqua del Bosforo, in alcuni tratti é bianca, prende il colore dalle meduse che al nostro passaggio, sono stese come un enorme tappeto dai colori cangianti.
Perdo il conto...nel contarle...
Ti trovi fisicamente tra due continenti, a cavallo tra due mondi, tra palazzi romantici e residenze lussuose.
Durante il tragitto si passa in rassegna una serie di edifici e palazzi imponenti, quali il Palazzo Dolmabahçe, il Palazzo Beylerbyi, la moschea di Ortakoy, l'emblematico Ponte sul Bosforo e la fortezza Rumeli Hisar.
Una meraviglia immensa, tutto condito da gemiti di gabbiani che volteggiano ad un palmo da noi e profili dei tanti minareti, magri e sinuosi.
Ogni tanto rallentiamo per far passare battelli più grossi di noi, i quali sollevano al nostro cospetto onde grosse e spumose come panna montata.
Piccole isolette e casette di legno vicino alla sponda sembrano uscite da un libro di favole.
La nostra crociera nel Bosforo ha la durata di circa un'ora e mezza.
I grandi ponti di Istanbul ci sovrastano, le sagome delle Moschee ammiccano a noi, bandiere turche, fiere, sventolano sotto questo vento gelido che si sta alzando e sotto queste nuvole che, minacciose avanzano, fortunatamente senza dare pioggia.
Quando giunge l'ora di dover attraccare, delfini saltanti ci scortano fino al nostro arrivo, la visione è toccante e pazzesca, sono vicinissimi e lucidi, come fossero dipinti ad olio.
Peccato non riuscire a scattar loro una foto, il barchino ondeggia talmente tanto che abbiamo riposto la fotocamera al sicuro prima che lei e noi stessi, si finisse in acqua.
Sono lieta di aver vissuto questa bellissima esperienza, Istanbul appare ancora più bella dal mare, dove tutto sembra finto, dove tutto sembra una scenografia montata ad arte in un grande teatro di città.
Continuiamo il nostro "viaggio Istanbulliano" sopra il ponte di Galata, dove decine di canne appese cercano di pescare il pesce perfetto.
É indescrivibile l'attesa che si legge negli occhi di questi giovanissimi e vecchissimi turchi.
I loro volti e la loro pazienza nell'aspettare ciò che forse non arriverà mai, ci rimarranno per sempre nel cuore.
Le lenze stese ed appese al ponte, da sotto, sembrano scrosci d'acqua che cadono geometrici e regolari.
I locali sotto il ponte sono a decine, odori intensi di cibo e tabacco si mischiano.
Giovanissimi fumano narghilè seduti su bellissimi tappeti.
Baracchini colmi di gente, in fila, distribuiscono il balik kebab o kebab di pesce.
Decidiamo di raggiungere la zona del mercato delle spezie a piedi, non prima di aver cambiato altri Euro in Lire turche.
Rispetto al precedente nostro viaggio turco, ad Izmir, troviamo molta più reticenza nell'accettare Euro.
Istanbul rispetto a Izmir fin da subito ci appare più religiosa, più attaccata alla moneta locale e più delle sue donne, quasi tutte direi, velate.
Sono quasi le quattro del pomeriggio e finalmente ci concediamo una pausa pranzo benché ormai sia più ora di merenda.
Ci fermiamo a mangiare dello squisito kebab di carne in un locale con dei tavolinetti nei pressi del quartiere della Moschea nuova.
Il piatto é gustosissimo ed appetitoso, i gestori del locale, affabili e cordiali.
Si riparte alla volta di nuovi quartieri e di nuovi mondi perché ogni quartiere é diverso dall'altro, é come se ogni via appartenesse ad una città diversa.
Ci imbattiamo nel quartier generale prima dei televisori, poi dei cellulari, poi degli orologi.
Vetrine piene zeppe di telefonini, tutti in fila, tutti esposti, tutti in bella mostra di sé.
Grazie all'odorato, giungiamo all'entrata del bazar delle spezie, odori invitanti ci guidano e ci inebriano, oltre al gusto, mi colpisce il colore accecante delle spezie tutte in fila, dove l'ocra si mischia al rosso fuoco o all'arancio tenue.
Fatti acquisti sfiziosi, la folla ci guida verso altri mercati, uno accanto all'altro, mi fuoriescono bancarelle dagli occhi, sento le gambe che cominciano a cedere e la nostra decisione é quella di avviarci alla nave per riposarci nella serata che verrà, certamente, non prima di assistere alla mostra del Marocco, una fiera di prodotti marocchini bellissimi, dentro Istanbul, in mezzo a decine decine di gente.
Continua....
Ely&Ale[smilie=pinguino_02: