Re: i migliori scatti della nostra vita: sezione ALTRO
Vorrei terminare (almeno per quanto mi riguarda) questo filone di discussione di cui parlo spesso ai ragazzi sperando di farli riflettere.
Scienza e letteratura, tempi antichi e moderni, l’ingegnere ed il filosofo, studiare o guadagnare, studiare cosa e studiare per chi?
Scienza e letteratura non sono separate e contrapposte, nelle università medievali le 4 materie obbilgatorie erano matematica, geometria, astronomia e musica: cosa ci siamo perso?
E la filosofia non era camminare con la testa tra le nuvole, il "filosofeggiare" nel senso moderno ce lo siamo inventati noi.
Per l’uomo romano o per il cittadino nella Grecia ellenistica, ad esempio, cosa voleva essere colto? Cosa voleva dire studiare?
Voleva dire imparare a vivere bene.
Lo studio per l’uomo antico è un’occasione per la costruzione della libertà, di una potenza, di una forza d’animo che porta alla formazione del saggio, in quanto capace di governare la propria vita nel modo migliore.
Studiare voleva dire imparare qual è la “fusis” la natura delle cose.
Ma la natura delle cose era studiata ad una sola condizione: che servisse per imparare come ci si deve comportare e come comportandosi nel rispetto della natura si potesse essere saggi, giusti e felici.
Lo studio delle scienze (la natura) serviva solo alla morale (l’uomo), la scienza era finalizzata non alla pura conoscenza ma alla vita.
Questo era l’uomo antico.
Gli antichi filosofi, ad esempio i sofistio gli epicurei, non parlavano di cose astratte ma sono quelli che più si sono avvicinati al senso della vita ed avevano capito una cosa profonda: il sapere deve servire alla virtù.
E la virtù è la felicità.
Felice è colui che non ha nulla da rimproverarsi, che ha fatto le scelte giuste, che ha raggiunti il culmine delle sue possibilità.
E noi uomini moderni che siamo scienziati e letterati, intellettualisti spesso più che intellettuali, che abbiamo infinite e superiori conoscenze non siamo più capaci, spesso, di applicarle alla vita.