CostaMagica
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Non credo d'aver capito, Laura, la prima parte del discorso.
Sulla seconda: esistono regole precise per la determinazione dell'avviamento commerciale che nasce da presupposti economici e patrimoniali coordinati fra loro.
Praticamente tutto, fuorchè un diario!Io penso che "tutto" il diario di Manlio Laura e Co. dovrebbe diventare libro scolastico di testo!!!!![]()
Storia...geografia.....religione.... architettura......foto stupende e adesso..............poesia...... è completo come sussidiario!!!!!!
Bravi tutti............e grazie!!!!!
Praticamente tutto, fuorchè un diario!
Grazie Laura per avermi chiarito il senso delle tue parole e, per conseguenza, posso senza ombra di dubbio dire che condivido per larga parte il tuo pensiero espresso in linea generale. Nello specifico, ovviamente in quanto addetta ai lavori, avrei da sollevare alcune eccezioni ma dal momento che la questione, sotto i profili tecnici, ritengo sia relativa ad un contesto sommario e generalizzato mi astengo a meno di espresse richieste.
A Palermo, rispetto a Genova, temo di poterti dire che la situazione sia ben peggiore e più grave ma in questo momento storico penso che ogni mondo sia paese nell'intero territorio italiano.
Per dovere di informazione preciso solo che le licenze non sono state liberalizzate bensì, in taluni casi, semplificate.
Si ritiene erroneamente che molte non esistano più, in verità esistono tutt'ora ma hanno assunto il nome di autorizzazioni senza le quali l'esercizio di attività, di vario genere, è impedito. L'aprire una azienda in un giorno non esclude infatti che il titolare (o i soci per le società) debbano dotarsi di particolari requisiti senza i quali non v'è azienda che tenga.
Un'ultima considerazione: la liquidazione per il dipendente è un diritto irrinunciabile ed innegabile, il valore di realizzo per la vendita di una licenza (con tutti gli appunti del caso) è forse al massimo il tentare di recuperare un minimo di quanto speso per mettere a norma la propria azienda. Ma oggi, vuoi per la crisi, vuoi perché adeguamenti di 25 anni fa non sono più coerenti con i tempi, nessuno acquisterebbe più una "licenza" se non per subentrare nella storia, e conseguentemente nell'avviamento, dell'azienda rilevata.
Io penso che "tutto" il diario di Manlio Laura e Co. dovrebbe diventare libro scolastico di testo!!!!![]()
Storia...geografia.....religione.... architettura......foto stupende e adesso..............poesia...... è completo come sussidiario!!!!!!
Bravi tutti............e grazie!!!!!
Praticamente tutto, fuorchè un diario!
Grazie delle precisazioni "tecniche" Loredana![]()
La situazione generale non è facile, ma penso che certe scelte abbiano sensibilmente contribuito a rovinare tante situazioni...pur considerando che certe 'limitazioni' erano a vantaggio esclusivo di pochi.
Ma continuo a pensare che un certo controllo, senza limitare la possibilità di libero accesso, dovrebbe continuare ad esserci...
Mi introduco in questo treadh per dovere di precisazione, sperando che ciò possa contribuire ad arricchire alcuni temi non, a mio parere, del tutto correttamente affrontati.
Bruno, al momento la nostra IVA sconta aliquote diverse, non abbiamo una imposta fissa, più bassa per i prodotti di prima necessità e via via salendo.
La questione di quelle che, non correttamente, definite società di comodo (che in verità sono altro), che acquistano beni quali yacht o altro, è molto più complessa...esistono norme precise che, come altre vengono talvolta disattese...
Innanzitutto grazie per i chiarimenti, ma sono curioso... tu cosa ne pensi di una tassazione del genere?
Penso tante, ma proprio tante cose.....
Seriamente Bruno, in primo luogo, come molti, credo che la pressione fiscale in Italia sia eccessiva e sin qui non aggiungo nulla di nuovo al pensiero comune.
Penso che la tassazione debba ovviamente essere equa e debba pertanto essere imputabile alla diretta produzione del reddito personale e non debba piuttosto colpirlo indirettamente. Per capirci: l'Irpef è una imposta diretta e l'Iva indiretta. Se aumenta l'Irpef, proporzionalmente si riflette sulla produzione del reddito personale. Se aumenta l'Iva la subisce alla stessa stregua il pensionato come il libero professionista, il disoccupato come il dipendente, ed a me ciò non pare esattamente equo.
Spero di aver risposto alla tua domanda ma a giudicare dal tuo quote temo che potrei sbagliarmi....
Dunque, si stabiliscono aliquote di tassazione basate su quanto un bene/servizio e' usato da tutti.
Esempio: 2.5% di tassa sul pane, 10 % sui profumi non di marca, 25 % su quelli di marca ecc.
Quando acquisto un panino paghero' al negoziante 50 centesimi di euro piu' 3 centesimi (arrotondando) di tassa.
Il commerciante riversa allo Stato 2.5 centesimi trattenendo il resto come rimborso per i suoi costi.
Quindi ognuno pagherebbe in base al proprio reddito/tenore di vita e resterebbe da pagare solo una tassa sulla sostanza di ognuno.
Oltretutto con questo sistema sarebbe molto piu' difficile sfuggire al fisco.
Utopia.....?
Bruno, un sistema di tassazione quasi esclusivamente o prevalentemente indiretta, basata sulla frequenza al consumo dello stesso mi pare poco equo e, inevitabilmente, per poter funzionare deve ipotizzare che i fruitori di quel bene siano sullo stesso piano reddituale.
Sai, è differente comprare persino il pane da disoccupato o da titolare di 150.000 euro di reddito annuo.
E, tralasciando il pane, riferendomi ad esempio ad una utenza telefonica potrei determinare che qualcuno possa rischiare di dover tornare ad inviare lettere mentre qualcun'altro potrà liberamente permettersi di tenere in tasca più di un telefono cellulare.
Passando al tuo esempio, non capisco perché il negoziante debba incassare 3 centesimi e versare allo Stato 2,5.
In che senso tratterrebbe 5 cent. per rimborso costi? Ed i costi effettivi diretti ed indiretti incidenti sulla produzione del pane?
Aiutami a capirti per risponderti.
Magari sbaglio, ma la vedrei molto piu' sociale e sarebbe pagata da tutti i ceti in base alle proprie possibilita'. Per fare un esempio forse sciocco, chi ha di piu' consuma di piu' e riesce a sfuggire alle tasse, mentre cosi' almeno una parte la pagherebbe.
E così, chi ha di più consuma di più in modo non proporzionatamente al proprio reddito. Preferisco che paghi le tasse su quanto guadagna piuttosto che (soltanto o prevalentemente) su ciò che consuma. Questo infondo è il principio alla base della duplicità delle modalità di tassazione contestuale, diretta ed indiretta.
E.... il disoccupato non riceve alcun sostegno se non una indennità di disoccupazione per pochi mesi dopo aver subito un licenziamento, a condizione che non sia il primo (eh già....una follia, lo so). Inoltre il "disoccupato", magari occupato in nero dal momento che non riesce a trovare un datore che desideri pagar per lui anche i contributi, forse non percepirà alcuna indennità di disoccupazione, in compenso può ricevere un puntuale accertamento basato sulle indagini finanziarie teso a scoprire come faccia a sopravvivere senza redditi "in bianco".
Dunque, immaginiamolo: occupato in nero, sottopagato, non assicurato ne contribuito e persino mazzuliato...
Bruno, per concludere: la tassazione diretta, cioè direttamente imputabile a reddito prodotto, è la metodologia più equa (almeno a mio parere ovviamente); le strategie di contrasto all'evasione le applicherei al far emergere i redditi occultati e non per sparare a raffica sulla croce rossa!
Ma ciò non è consentito e, ti assicuro che, oltre ad una serie non indifferenti di sanzioni per chi viola la norma, vi sono anche notevoli adempimenti a cura delle aziende che concedono veicoli o altro (di lusso o meno) ai soci, agli amministratori o anche semplicemente ai loro dipendenti.
Che poi qualcuno continui ad usare illegittimamente l'auto aziendale o vada per i mari con yacht intestati ad una ipotetica società offshore lo constato anch'io. Ciò che mi preme sottolineare è che il legislatore su queste tematiche è già intervenuto (bene o male non sta a me dirlo) ma anche il codice condanna il furto però v'è sempre chi ruba.
Semplicemente mitico!!!
Grande Sergio![]()
Ma te guarda che bei post quelli di Loredana!!Concordo abbastanza.
Unico aspetto che a mio parere merita una precisazione: l'utilizzo promiscuo dell'auto aziendale (può essere un benefit).
Andare in giro la domenica con l'auto aziendale può non essere illegittimo. Ma ovviamente l'utilizzo promiscuo ha un diverso regime di tassazione (in merito alla deducibilità) rispetto ad un mezzo totalmente strumentale all'attività dell'azienda (diversa tassazione sia per l'azienda stessa, che per il dipendente, in quanto assimilabile ad aspetti retributivi...).
Un saluto