ATTENZIONE: anche in questo passaggio del diario purtroppo sono costretto ad utilizzare (parzialmente) alcune foto ricavate da fermo immagine della mia telecamera, a causa della limitata disponibilità della batteria della fotocamera che mi ha costretto durante la visita di Istanbul a centellinare opportunamente le foto. Mi scuso dunque per la appena sufficiente qualità di alcune delle foto pubblicate di seguito.
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Confesso che sono emozionatissimo: finalmente il mio sogno di poter visitare il Topkapi, il mitico palazzo reale, residenza dei Sultani di Costantinopoli, sta per diventare realtà!!
Entriamo all'interno di quella che si mostra sin da subito essere una splendida, ma complessa struttura, caratterizzata da vari “padiglioni”, per così dire, e da un parco naturale suddiviso in varie "corti", costellato di prati verdi ed alberi secolari. Quello che mi colpisce, in particolare, è la presenza massiccia di soldati armati di AK47 sparsi qua e là nell'ambiente. Soldati che, pur tentando di non dare nell'occhio, sono comunque parte integrante dell’area. Ed in fin dei conti, rappresentano in un certo qual modo persino una presenza piuttosto rassicurante (pur con tutti i distinguo del caso). Tant’è che non sono pochi i turisti che li avvicinano chiedendo di poter scattare una foto ricordo con loro.
La sagoma di un militare, armato di fucile mitragliatore "Kalashnikov", si staglia sullo sfondo del canale del Bosforo.
Un altro militare di guardia all'interno del parco e del Palazzo Topkapi, offre un sorriso all'obiettivo del fotografo di turno... ehm... il sottoscritto!
Turisti e visitatori si intrattengono amabilmente a colloquio o scattano foto ricordo assieme ai militari di guardia all'interno della struttura.
Ad ogni buon conto anche per il Topkapi Yildirim ha naturalmente provveduto a comprare per tempo i biglietti di ingresso, per cui la fila che facciamo si limita esclusivamente ai controlli di sicurezza (una costante, per entrare all'interno di tutti i monumenti più importanti di Istanbul).
Una volta all’interno, ci rendiamo conto che visitare tutto il palazzo sarà pressoché impossibile. Il tempo è tiranno e il luogo è davvero immenso...
D’altra parte, il Topkapi (che in turco significa “Porta del Cannone”) era il sontuoso palazzo reale residenza dei ricchi sultani ottomani. Tutto il complesso è formato da ben 4 cortili, un labirinto infinito di passaggi, giardini e stanze costruite su sei livelli, tutte con vista sul Bosforo e sul Corno d’Oro. E poi chioschi, un harem, corridoi lunghissimi, un belvedere da favola, ampi cortili abbelliti da giardini rigogliosi e fontane.
Tanto per avere un'idea delle dimensioni colossali di questo monumento, ho trovato una eccellente mappa, peraltro già pubblicata in altra sezione del nostro forum, che vi condivido a seguire.
Una mappa generale con i punti più importanti del Topkapi.
Leggevo testualmente da qualche parte che “con la sua forma tentacolare, il Topkapi è una sorta di campo nomade pietrificato, che ricorda e ricalca le usanze e i costumi di un popolo in continuo movimento”. Ed è tutto assolutamente vero…
D’altra parte, ad onor del vero, va detto che l’intero complesso è cresciuto e si è arricchito di volta in volta con strutture sempre nuove (anche in maniera un po' disordinata e disomogenea, a dirla tutta), sulla scorta delle richieste e delle singole esigenze dei vari Sultani che via via lo abitavano.
Purtroppo, però, mi accorgo subito di un limite insormontabile: è pressoché impossibile scattare foto all'interno del Topkapi: la sorveglianza interna è davvero severissima e ci sono numerosi addetti pronti a redarguire il turista di turno che volesse azzardarsi a portarsi a casa un ricordo non autorizzato, come può esserlo una semplice foto o una ripresa video.
Tuttavia, la descrizione del complesso mi risulta piuttosto agevole, sia grazie alle ficcanti spiegazioni forniteci da Yildirim, sia grazie alla eccellente guida che ho comprato prima di accedere all'interno del palazzo.
Intanto va detto che la costruzione, ubicata sul Promontorio del Serraglio (in turco, "Sarāyburnu"), sito tra il Corno d’Oro e il mar di Marmara, venne completata nel 1478 ma attualmente i visitatori possono visitare solo una piccola parte di essa. Anche e soprattutto perché il complesso necessita di manutenzione continua, per cui non è raro vedersi negato l'accesso ad alcuni padiglioni o ad intere ali del Palazzo. Esattamente come in occasione della nostra visita...
In ogni caso, superata la porta di Mezzo, entriamo in un'ampia piazza, lunga 130 metri e larga 110: è questa la seconda corte del palazzo, detta anche “Piazza del Divano” (più avanti capiremo il perché...).
Yildirim ci porta davanti ad un primo blocco di costruzioni site sulla sinistra della corte, caratterizzate dagli esterni riccamente adornati in oro, e ci da le opportune spiegazioni prima di farci accedere all’interno. Ci spiega che quella zona comprende la Corte dei Giannizzeri (i soldati cristiani convertitisi all’Islam che formavano la potente guardia imperiale del Sultano) e la fontana nella quale si dice che i giannizzeri stessi pulissero le spade dal sangue delle esecuzioni…. bbbbllleeeaahhh!!! [smilie=schifoso_02:
Ma c’è anche la Corte delle Cerimonie e, non ultima, la cosiddetta sala del “Divan”, in cui il Gran Visir riuniva il Consiglio dei Ministri.
[B]Particolare della ricca decorazione in oro massiccio del soffitto a cassettoni del porticato esterno della "Sala del Divan".[/B]
“Divan”… “Divan”… "Divan"... uhm… questo nome mi suona piuttosto familiare, a dirla tutta. Ma vuoi vedere che…? [smilie=idea_04[1].:
Bèh, i miei dubbi sono fondatissimi: quest’ultima sala è effettivamente circondata per tutto il suo perimetro da divani. E realizzo così che, quella che noi consideriamo una parola italianissima (“divano”), è in realtà di origini turco-ottomane!!! Yildirim ci spiega che “Divan” in turco vuol dire in effetti “Consiglio Imperiale” o anche più semplicemente “riunione”. E non a caso i sultani organizzavano le proprie riunioni comodamente seduti o sdraiati sui divani presenti all’interno della sala.
Un altro dettaglio esterno dell'ingresso della "Sala del Divan": inutile sottolineare che tutte le grate e le cancellate sono in oro zecchino. Sulla sinistra, (ma anche sulla destra, non visibile in foto), ci sono una serie di scritte in arabo che documentano tutti i lavori di ristrutturazione intervenuti tra il 1792 ed il 1819.
La nostra guida ci spiega che il Consiglio Imperiale si riuniva in questo ambiente nei primi quattro giorni di ogni settimana, per trattare gli affari di Stato. Pare che Maometto II, all’inizio del suo sultanato, presiedesse personalmente le sedute del Divan. Tuttavia, in seguito, preferì seguirne lo svolgimento di nascosto, attraverso una finestra oscurata da una grata (che Yildirim ci mostra), collocata alle spalle del gran Visir. Da allora, questa abitudine venne fatta propria anche da tutti i suoi successori...
Veduta parziale (un po' "rubacchiata" al volo, a dire il vero...) dell'interno della "Sala del Divan": in primo piano, in basso, parte dei divani rossi che circondano quasi tutta la sala e su cui i dignitari sedevano durante le riunioni del Consiglio Imperiale.
Dopo aver visitato gli interni di questo primo padiglione (ed aver rubato qualche scatto fugace ai severissimi custodi) usciamo all’esterno, dove Yildirim ci mostra l’ingresso del maestoso Harem. Pur dicendoci che, a causa della fila mostruosa (che ci ruberebbe troppo tempo prezioso) nonché della parziale chiusura per manutenzione di alcune delle sale, non potremo visitarlo. Tuttavia ci spiega en passant che nell’Harem alloggiavano circa mille donne, sorvegliate dagli eunuchi, gli unici uomini, oltre al sovrano, ammessi in questa parte del palazzo. D’altra parte sarebbe stato comunque impossibile visitare in pochi minuti quello che è un dedalo infinito composto da trecento stanze, otto bagni, quattro cucine (di queste ultime, site sul lato opposto della corte, Yildirim ci mostra a distanza i numerosi camini – vedi foto del post nr. 131:
http://forum.crocieristi.it/showthr...urchia-Croazia?p=986910&viewfull=1#post986910 - in cui pare lavorassero più di 1.000 persone che servivano ben 5.000 pasti al giorno… che salivano a 15.000 nei giorni di festa… ah, già… questi numeri andavano poi moltiplicati per le ben 50 portate di cui era costituito ogni banchetto!!), due moschee, sei cantine, una piscina, un’infermeria e quant’altro…!!!
Yildirim poi ci conduce verso un altro padiglione, all’interno del quale sono esposti numerosi orologi di ogni epoca, foggia e dimensioni: alcuni preziosissimi, realizzati in oro massiccio e tempestati di gemme preziose; altri grandi come armadi!!
Provo a scattare qualche foto di nascosto, ma non appena le mie mani si avvicinano alla Nikon o alla Panasonic appese al collo, immediatamente uno dei vigilantes presenti nelle sale mi si para davanti opponendomi un inflessibile e vagamente minaccioso “No photo, sir…”, agitando nell’aria a pochi centimetri dal mio naso l’indice della sua mano destra.
“E vabbé, ci riprovo alla prossima occasione utile”, mi dico sconsolato.
Le ultime parole famose… di lì a seguire sarà peggio che andar di notte!!
Dopo aver attraversato la bellissima “Porta della felicità” entriamo nella III Corte, dove visitiamo la Sala del trono. Foto??? Manco a parlarne: custodi solerti ed attentissimi sono disposti in tutti gli angoli strategici della sala e mi scrutano attenti e sospettosi, pronti a redarguirmi duramente se solo provo a toccare uno dei miei “giocattoli”!...
L'ingresso alla "Sala del Trono". La fontana, piccola ma riccamente decorata sulla destra dell'ingresso è detta "Fontana di Suleiman I" e, a parte la funzione meramente decorativa, aveva anche una funzione un tantino più... pratica e "materiale", ecco: veniva tenuta aperta durante i ricevimenti di delegazioni o di ospiti importanti ed il suo rumoroso sciabordio serviva a mascherare in qualche modo i discorsi più scottanti... Le iscrizioni in persiano magnificano il Sultano in quanto "fonte di generosità, giustizia e mare di beneficenza".
Di lì a qualche minuto entriamo quindi all’interno di un altro padiglione in cui visitiamo la cosiddetta “sala delle armi”. Qui sono custodite armature, bardamenti ed armi di ogni tipo appartenute ad alcuni dei sultani e dei condottieri ottomani più famosi, esposte in teche e vetrine blindatissime, allestite in un ambiente dalla illuminazione volutamente soffusa. E dico “volutamente” perché, al di là della valorizzazione intrinseca degli oggetti, la realtà dei fatti è che, anche volendo, la scarsità di luce rende pressoché impossibile scattare foto decenti senza l’ausilio del flash o del cavalletto (che, peraltro, non ho neanche al seguito). Oltretutto, mi rendo ben presto conto che, in questo ambiente sono presenti quasi più custodi che visitatori!! Insomma, anche in questo caso, sono costretto a malincuore a desistere…
Sono però riuscito a trovare in Rete qualche foto “rubata” da qualcuno più fortunato di me.
Ve la condivido per completezza di trattazione:
In ogni caso, tra tutte quelle esposte, spiccano una serie di armi da sparo molto particolari, come pistolotti in oro massiccio o adornati con avorio e pietre preziose o enormi archibugi lunghi anche più di tre metri!!!
Tuttavia, ciò che mi colpisce profondamente sono alcuni giganteschi spadoni lunghi più di un paio di metri e dal peso non certo indifferente!! E guardandoli mi chiedo con insistenza chi diamine possa mai esserseli trascinati al seguito in battaglia, se non un gigante, stante la loro mole!!!!
Ma soprattutto rimango impressionato da alcune paurose mazze ferrate e chiodate, la cui sola visione mi terrorizza: non oso pensare infatti ai terribili danni fisici che armi del genere potevano causare in battaglia!!! Un solo colpo di tali mazze, poteva tranquillamente disintegrare, riducendola in una poltiglia maciulenta, la testa di un avversario. Davvero roba da film “splatter”... [smilie=cavernicolo:
Usciamo da questo padiglione e ci rendiamo conto che buona parte degli edifici situati sul lato opposto della corte in cui ci troviamo, sono inagibili, giacché in manutenzione o restauro (le costruzioni sono occultate da teli bianchi che ne riproducono le fattezze a grandezza naturale).
Per lo stesso motivo non è visitabile neanche il cosiddetto “Appartamento della felicità”, all’interno del quale sono conservate le preziose reliquie di Maometto, vale a dire il suo vessillo, la sua spada e, l’oggetto più sacro di tutti: il suo mantello.
E vabbè… poco male. Ci consoliamo pensando che non tutti i mali vengono per nuocere: alla fin fine è tutto tempo guadagnato sulla nostra fittissima tabella di marcia!!