La nostra instancabile guida, dopo averci fatto costeggiare il Retro della Basilica di Santa Sofia, imbocca uno stretto viale, lastricato con sampietrini, in lieve discesa: il cartello dice “Soğukçeşme Sokağı” (letteralmente "via della Fontana Fredda").
Mentre camminiamo, sulla nostra sinistra incrociamo un maestoso portale finemente intarsiato e decorato che conduce all’interno della bellissima corte di un palazzo. Chiedo ad Yildirim di cosa si tratti. La risposta mi spiazza. Yildirim mi dice che si tratta della sede di una organizzazione di volontariato paragonabile alla nostrana Caritas. Resto allibito. La struttura è davvero preziosa e artisticamente molto bella e proprio non mi capacito che sia regolarmente frequentata da poveri e senza casa in cerca di un pasto ristoratore.
Proseguiamo il nostro cammino ed incrociamo sulla nostra destra una serie di graziose villette. Yildirim ci spiega che si tratta delle case originali a due o tre piani costruite completamente in legno dai ricchi possidenti ottomani, fino alla fine dell'800. Alcune di tali villette (9 per l’esattezza) sono state recuperate grazie ad un programma di salvaguardia intrapreso da parte del Touring Club di Turchia che ne ha ricavato un graziosissimo albergo: l’”Ayasofia Pansiyonian” che (udite udite!!) qualche anno fa ha ospitato anche la Regina Sofia di Spagna in visita in Turchia.
Una di queste case è stata recuperata e destinata all'uso cittadino ed attualmente ospita una piccola ma ben fornita biblioteca, la "İstanbul Kitaplığı", che contiene oltre 10.000 volumi dedicati alla storia della città turca, di proprietà della Fondazione Çelik Gülersoy.
L'ingresso della biblioteca "Istanbul Kitapligi", specializzata nella raccolta e conservazione di volumi inerenti la storia della città. La biblioteca è stata ricavata all'interno di una deliziosa villetta, completamente in legno, appartenuta ai ricchi possidenti ottomani dell'epoca, perfettamente restaurata.
Alla fine della strada, si trova inoltre una piccola cisterna Bizantina da cui è stata ricavato un ristorante tipico: il "Sarnıç", ma tutto il quartiere è davvero molto caratteristico e perfettamente recuperato.
Alcune caratteristiche costruzioni ottomane realizzate totalmente in legno, presenti nella zona, sono state perfettamente recuperate ed ospitano piccole attività commerciali o ristoranti tipici.
Alla fine del viale sbuchiamo in una larga piazza, dove, sullo sfondo notiamo una bassa costruzione che ci sembra praticamente presa d'assalto da numerosi turisti. Dapprima non capiamo di cosa si tratti, ma ciò di cui siamo sicuri è che Yildirim ci sta conducendo proprio lì...
Una volta arrivati nei pressi, leggiamo sul cartello all'esterno della struttura la scritta “Yerebatan Sarnici“.
Sì… è proprio un’altra delle “highlights” della nostra visita a Istanbul: si tratta della famosa “Cisterna Basilica”.
L'ingresso della "Yerebatan Sarnici", la "Basilica Cisterna" di Istanbul.
La biglietteria esterna, piccola ed in un certo qual modo anonima, non lascia assolutamente immaginare quello che in realtà si nasconde al di sotto di essa, onde per cui siamo oltremodo curiosi di toccare con mano quanto letto e visto in Rete in merito alla magica atmosfera che si respira all'interno della Cisterna Basilica...
Giusto il tempo di fare una veloce fila per procurarsi i biglietti, che Yildirim torna sorridente verso di noi e li distribuisce a tutti, invitandoci a varcare la soglia d’ingresso di una struttura fantastica, che è divenuta piuttosto nota nel mondo anche e soprattutto grazie al fatto che è stata utilizzata spesso e volentieri come set cinematografico o struttura in cui ambientare vicende fantastiche descritte in libri e videogiochi. Ad esempio, la Cisterna Basilica è notissima agli appassionati della saga di James Bond, giacché venne utilizzata nel 1963 come set per alcune scene del film “Dalla Russia con amore”... Ma è altrettanto nota ai fanatici di videogiochi, ove compare in uno dei livelli della saga di "Assassin's Creed: revelations"... Così come risulta familiare ai fedeli lettori dei romanzi di Dan Brown, ove viene citata nella parte finale del romanzo "Inferno" (che, peraltro, sto finendo di leggere proprio in questi giorni!
)...
Entriamo all'interno ed immediatamente passiamo dalla luce del sole accecante ad un ambiente oscuro e misterioso in cui l'umidità ed una piacevole frescura la fanno da padrone. È un ambiente davvero affascinante ed allo stesso modo un po’ tetro, purtuttavia rilassante e ricco di suggestione, oltretutto valorizzato in maniera meravigliosa da una illuminazione diffusa, soffusa e sapiente. Mi fermo sul ballatoio sito immediatamente dopo l’ingresso per ammirare dall'alto lo spettacolo favoloso che mi ritrovo davanti. E soprattutto per cercare di scattare qualche foto. Ma uno dei custodi mi invita a scendere subito senza fermarmi. Lo stesso Yildirim mi dice la stessa cosa. Non perché non sia possibile scattare foto da quella posizione ma semplicemente perché altrimenti la fila di turisti che è in procinto di entrare all'interno della struttura (e che, girandomi, vedo pressare alle mie spalle), si bloccherebbe inesorabilmente. Così inizio a scendere i 52 gradini (sì, li ho contati...) della scalinata di ingresso, in un marasma misto e crescente di volti, voci confuse e assordanti, echi distanti e misteriosi che si diffondono nell'immenso ambiente, unitamente ad una umidità imperante che rende scivoloso ogni passo.
Appena sceso alla base della gradinata noto sulla destra un piccolo bar/chiosco (il "Cystern Cafè") presso il quale è possibile consumare qualche snack o una bevanda ristoratrice al volo.
Poi Yildirim ci riunisce nella penombra ed alzando doverosamente la voce, per farsi sentire, ci da’ una serie di importanti informazioni in materia.
La cisterna Basilica, che i locali chiamano “Yerebatan Sarnici” (che in turco significa “il palazzo inghiottito”) è uno dei monumenti più visitati di Istanbul. È la più grande fra le oltre sessanta cisterne costruite sotto la città in epoca bizantina ed è stata costruita dall’imperatore Costantino nel IV secolo, con l'impiego di ben 7000 schiavi, prima di essere ulteriormente ampliata dall’imperatore Giustiniano nel 532. Scoperta per caso sul finire del XIX secolo la cisterna è stata sottoposta a varie ristrutturazioni, di cui una delle più importanti, avvenuta nel 1985, ha comportato la ripulitura totale dell'ambiente, dal quale sono state estratte ben 50.000 tonnellate di fango!!!
La cisterna è stata infine definitivamente aperta al pubblico solo nel settembre del 1987, dopo la realizzazione di apposite passerelle in legno volte a facilitare la visita. Passerelle che hanno sostituito le barche che, originariamente, venivano utilizzate per consentire la visita ai turisti.
Lunga 143 metri e larga 70 metri, la Cisterna forniva acqua per il palazzo imperiale potendo contenere ben 80.000 metri cubi di acqua.
Era alimentata dall’acquedotto di Valente che convogliava le acque dalle colline circostanti.
Per consentire una visione il più possibile analitica dell'ambiente, ho realizzato una serie di foto con differente illuminazione che condivido a seguire...
Una foto d'insieme dell'ambiente scattata con l'ausilio del flash: si nota il livello residuo dell'acqua, che si aggira attorno ai 50 cm., al di sotto del quale nuotano centinaia di pesci, fondamentalmente carpe, di enormi dimensioni!!
La stessa foto di cui sopra, ripresa con luce ambiente: in pratica questo è ciò che il visitatore si ritrova davanti una volta all'interno della cisterna.
La stessa inquadratura, realizzata con un tempo di esposizione maggiore (pur se, in mancanza del cavalletto, la foto è venuta leggermente "mossa"): l'interno è davvero suggestivo.
Il serbatoio della Cisterna oggi si presenta come un enorme spazio sotterraneo in cui trovano spazio 336 colonne alte 9 metri, disposte su 12 file distanziate l’una dall’altra di 4,90 m. I capitelli sono un misto tra gli stili Ionico e Corinzio, con alcune eccezioni rappresentate da colonne Doriche o addirittura di colonne non decorate. Tra tutte, sono particolarmente famose due colonne in particolare, che hanno per base due enormi teste di Medusa. La tradizione vuole che tali blocchi raffiguranti la Gorgone siano stati intenzionalmente rivolti lateralmente o a testa in giù, al fine di annullare il potere malefico dello sguardo di Medusa, notoriamente capace di impietrire chiunque avesse osato guardarla negli occhi.
Una delle celebri teste di Medusa poste alla base di due colonne della Cisterna Basilica. La leggenda vuole siano state posizionate appositamente rovesciate per bloccarne la mitologica capacità di pietrificare chiunque avesse osato guardare la Gorgone negli occhi...
Inoltre, c'è una colonna particolarissima, detta "colonna delle lacrime", la cui lavorazione la fa apparire grondante lacrime copiose. Una di queste lacrime, però, presenta al centro di essa un curioso foro (credo sia detto "occhio di Hen", ma non vorrei sbagliarmi) a cui è legata una credenza popolare: si dice che chi vi introduce il pollice all'interno e lo ruota di 360 gradi, sarà liberato per sempre dalle lacrime di tristezza, ma arricchito di lacrime di gioia... Ovvio che mia moglie, a costo di slogarsi il braccio, ha effettuato la rotazione completa del pollice, come prescritto dalla tradizione: non si può mai sapere...
La "colonna delle lacrime". Purtroppo in tutte le foto che ho scattato compaiono persone del gruppo che, come da Netiquette, non è possibile condividere. Per completezza di trattazione condivido però la seguente foto recuperata in Rete...
I muri perimetrali della cisterna sono costruiti con mattoni ed hanno uno spessore di ben 4 metri!! La stessa malta utilizzata nella costruzione è speciale e totalmente impermeabile.
L’atmosfera che si respira all’interno di questo luogo magico e senza tempo, mi ricorda quella di una chiesa sommersa di origine incerta e antica, sottratta miracolosamente al tempo ed all’incuria. L’ambiente è ancora in ottimo stato conservativo e c’è ancora un minimo di acqua limpida sul fondo (all’incirca una cinquantina di centimetri) sufficiente per far sopravvivere numerosi pesci (prevalentemente carpe e trote di generose dimensioni) che nuotano alla base del pavimento rendendolo in qualche modo “vivo”.
Un'altra foto ripresa da altra angolazione della Basilica Cisterna: in fondo e sui lati si intravedono le passerelle realizzate negli anni '80 a favore dei turisti, in sostituzione delle originarie barche che, galleggiando sull'acqua, fino ad alcune decine di anni fa consentivano di visitare l'ambiente.
La visita all'interno di questo maestoso monumento prosegue all'incirca per una quarantina di minuti, nel corso dei quali ci perdiamo più volte di vista gli uni dagli altri e, quasi miracolosamente, per altrettante volte ci ritroviamo riunendo il gruppo attorno ad Yildirim. Che ha il suo bel da fare per evitare di perderci di vista e poi magari dover perdere qualche ora preziosa per ritrovarci.
Poi alla fine guadagniamo l'uscita...
Quando usciamo dalla basilica cisterna la luce improvvisa del sole ci abbaglia per qualche istante.
Gli occhi ci mettono qualche secondo per abituarsi alla intensa luminosità esterna. Ci rendiamo conto che siamo usciti da tutt’altra parte rispetto all’ingresso, la qual cosa ci da’ una ulteriore conferma della enorme dimensione dell’ambiente: in pratica, abbiamo attraversato sottoterra tutta l’area circostante e siamo sbucati dall’altra parte del quartiere. Che, ora, ci appare completamente diverso dandoci un senso di disorientamento.
Dopo aver terminato la visita della Cisterna Basilica, all'uscita ci ritroviamo in una zona completamente diversa del quartiere, rispetto alla posizione dell'ingresso al monumento, la qual cosa ci disorienta un po', sulle prime.
Yildirim ci raduna in cerchio e, tra il serio ed il faceto, ci dice che è arrivata l'ora di pensare alla pausa pranzo. All’uopo ci chiede se preferiamo un pranzo in piena regola in un ristorante tipico (che lui stesso ci consiglierebbe) o piuttosto se vogliamo guadagnare tempo ed arrangiarci con del cibo “da strada”. E dopo una veloce riunione con gli altri membri del gruppo la decisione viene quasi spontanea: cavoli, siamo in Turchia, patria del kebab, per cui l'occasione è a dir poco irripetibile. Ovvio che siamo tutti più che curiosi di assaggiare il kebab locale.
Yildirim, con un sorriso soddisfatto tipico di chi probabilmente si aspettava e forse in cuor suo sperava in una risposta del genere, ci chiede se abbiamo preferenze o se vogliamo affidarci a lui. Inutile specificare che ci diciamo più che disponibili a seguire i suoi preziosi consigli.
Sicché, con il suo solito sorriso garbato e rassicurante, aggiunge un lapidario: “Ok, allora seguitemi...”.