Durante il percorso incrociamo la bella moschea "Nuruosmaniye" (in lingua turca “Nuruosmaniye Camii”, vale a dire "moschea della luce di Osman"), una Moschea ottomana sita nel quartiere di Çemberlitaş, nelle vicinanze del distretto di Fatih.
Questa Moschea è considerata uno degli esempi più belli di architettura ottomana in stile barocco, giacché, per l’appunto, venne progettata dagli architetti ottomani Mustafa Ağa e Simon Kalfa su commissione del sultano Mahmud I e completata da suo fratello Osman III.
Curiosamente, questa è anche una delle poche Moschee in cui manca totalmente la fontana per le abluzioni (şadırvan).
La bellissima Moschea Nuruosmaniye: si trova nelle vicinanze del Gran Bazar.
Nel frattempo, man mano che ci avviciniamo alla nostra meta, Yildirim provvede a fornirci di utili consigli ed avvertimenti di ogni tipo. A partire dal fatto che nel Gran Bazar è possibile comprare praticamente di tutto. Ma fondamentalmente, oltre a dolci, spezie, ai classici “narghilè”, ai caratteristici lampadari in vetro, ai set da tè e caffè di ogni foggia e dimensioni e così via discorrendo, si vendono anche e soprattutto orologi, borse ed abiti contraffatti. Tuttavia, Yildirim aggiunge che la qualità del “tarocco Made in Turkey” è davvero superlativa. E questo per un motivo molto semplice: perché le aziende originali (specie quelle di abbigliamento come Adidas, Lacoste, Napapijri, ecc.) realizzano dal vero alcune delle loro commesse proprio in Turchia. In tal senso, quelli che tecnicamente sono capi di abbigliamento “falsi”, sono in realtà dei surplus di produzione che andrebbero venduti semplicemente senza marchio. Ma che invece i commercianti vendono applicando, quello sì, un logo fasullo. In altre parole, sono capi VERI, con i soli marchi contraffatti!!
Pazzesco!!!!
Tuttavia, a parte questo, Yildirim ci ricorda che il tempo rimasto a nostra disposizione è davvero pochissimo (poco più di un’ora) e il Gran Bazar è davvero immenso da girare in così poco tempo. In tal senso, ci consiglia di fare un giro mirato focalizzando il nostro interesse a seconda di ciò che vogliamo comprare. Le signore del gruppo gli rispondono praticamente in coro con un’unica parola: “SPEZIEEEEE…”.
“Ok”, ci risponde con un sorriso Yildirim, “sono quasi le 14; allora vi indicherò il posto giusto dove poter comprare spezie a volontà e ad un buon prezzo e poi vi lascio liberi di girare per conto vostro. Tuttavia vi consiglio di non spingervi troppo all’interno del Gran Bazar, ma di mantenervi entro i primi metri, altrimenti c’è il serio rischio di perdersi tra gli innumerevoli vicoli. In ogni caso io vi attendo all’uscita per le 15.00 in punto!”.
L'insegna di una delle pasticcerie più antiche e rinomate di Istanbul: si incrocia sulla strada verso il Gran Bazar...
Arriviamo così all’altezza del “Gate 1” del Gran Bazar dove Yildirim ci lascia fermandosi a parlare con un negoziante di dolci e spezie, la cui attività è sita proprio in un angolo immediatamente sulla sinistra all’ingresso del mercato.
L'ingresso principale ("Gate 1") del Gran Bazar.
Una volta rimasti soli, noi 8 del gruppo, ad evitare il rischio di perderci e fare tardi per il “Tutti a bordo” della Magnifica, dopo una veloce consultazione decidiamo di muoverci tutti assieme.
Ci buttiamo così a capofitto nell’intricato dedalo di viuzze e tra le migliaia di persone che affollano il "Kapalı Çarşı".
Vale a dire in quello che è noto per essere il più grande ed antico mercato coperto del mondo, la cui costruzione ebbe inizio nell’inverno del 1455 poco dopo la conquista ottomana di Costantinopoli. All’epoca il sultano Mehmet II fece erigere un edificio dedicato alla negoziazione dei prodotti tessili che prese il nome di “Iç Bedesten” (bazar dei venditori di stoffa).
Alcuni anni dopo, accanto a questo primo edificio, venne edificata una nuova struttura denominata “Sandal Bedesten” (bazar dei venditori di sandalo).
L'interno del Gran Bazar: la foto non rende sufficientemente l'idea della incredibile massa di persone che popolano l'ambiente.
Percorriamo così alcuni metri della Kalpakçilarbasi Caddesi, la via principale del mercato.
Mercato che, per la cronaca, è suddiviso in diverse aree a seconda del tipo di prodotti venduti: abbiamo così la Kurkçuler Carsisi (bazar dei Pellicciai), la Kuyumcular Caddesi (la via dei Gioiellieri), il bazar del libro antico, la Kiliççilar Sokak (l’antica via degli Spadai), la Feracecile Sokak (la via dei Mantellai), la Yagcilar Caddesi (la strada dei Mercanti dell’Olio), la Uzunçarsi Caddesi (via del Mercato Lungo), la Cadircilar Caddesi (via delle Tende) e così via discorrendo.
Una cascata di caratteristici "narghilé" in vari colori e dimensioni
Tuttavia, la necessità di fermarsi di continuo chi in un negozio e chi in un altro a contrattare i prezzi, ci butta ben presto nel caos più totale: il tempo di guardarci attorno, dopo la prima sosta ad un negozio che vende sia pashmine che... ehm... capi di abbigliamento contraffatti (mai vista una catasta così alta e variopinta di polo Lacoste!!
), che la famigliola calabrese (mamma, papà e i due ragazzi) è già scomparsa quasi improvvisamente senza lasciare tracce...
E vabbé, saranno sicuramente in grado di ritrovare l’uscita, in qualche modo. O almeno così si spera...
Ci ritroviamo così solo io, mia moglie ed un'altra coppia di amici ternani.
Quello che ci colpisce, in modo particolare, sono due cose.
La prima è l'abbondanza di gioiellerie... pardon... di "oreficerie", ove le vetrine sono piene zeppe di chili... no, di più... quintali (e non è una esagerazione!!) di gioielli realizzati in oro massiccio!!! Yildirim in seguito ci spiegherà che nella cultura turca l'oro è considerato uno dei regali irrinunciabili da acquistare o regalare in qualsiasi occasione possibile ed immaginabile (stante anche la convenienza dei prezzi, rispetto all'Italia).
Inoltre notiamo che tutti i gioielli esposti nelle vetrine sono a fattor comune ENORMI, appariscenti, pesanti. In una sola parola: bellissimi...!!!
La caratteristica vetrina di una delle oreficerie presenti all'interno del Gran Bazar: esposti ci sono solo gioielli pesantissimi dal valore inestimabile!!!
E ancora, notiamo, non senza restarne sorpresi, che all'ingresso di queste enormi gioiellerie, non ci sono particolari sistemi di sicurezza. Niente vetri antisfondamento, niente portoni blindati, niente ingressi controllati. Anzi!! Al contrario troviamo quasi sempre porte spalancate, in cui è possibile accedere liberamente. Neanche si entrasse in una semplice salumeria...!!!
Una cascata di enormi bracciali, collier, pendenti e collane in oro massiccio esposte in un'altra vetrina del Gran Bazar. Di fronte ad uno spettaccolo del genere, come non pensare alle favolose ricchezze accumulate da Alì Babà nelle viscere di "Sesamo"???
La seconda cosa che ci colpisce in modo particolare è l’abbondanza del “falso di lusso”. Che prevale in maniera preponderante sui negozi che, almeno apparentemente, vendono merci originali. Penso di poter dire con ragionevole approssimazione che la percentuale è pari a un buon 90% di falsi su un 10% di originali.
Tuttavia, come anticipatoci da Yildirim, ci rendiamo ben presto conto che anche i falsi conclamati sono di una qualità stupefacente: il filato è eccellente, morbidissimo, ben lavorato, senza difetti di sorta. Sicuramente niente a che vedere con le grossolane imitazioni cinesi nostrane...
Continuiamo a girare per i negozi cercando di strappare l’affare del momento intavolando trattative a raffica con i furbissimi commercianti turchi, evidentemente più che abituati a contrattare con gli sprovveduti turisti che capitano loro a tiro. La logica seguita è più o meno sempre la stessa: i commercianti alzano abbondantemente il prezzo iniziale e cedono solo il minimo indispensabile nel corso di estenuanti trattative.
Dopo qualche minuto però, iniziamo a sentirci un po’ spaesati, disorientati, inebriati da quel marasma di voci, grida, colori e profumi intensi di te’ e spezie che ci circondano.
E in quelle condizioni, il rischio di perdersi per davvero nella confusione generale di questo intricato labirinto di vicoli su cui si affacciano oltre 4000 botteghe, aumenta in maniera esponenziale.
Ad un certo punto mi giro e, casualmente, vedo Yildirim che viene sorridente verso di noi, quasi come se mi avesse letto nel pensiero!!
“Mi sa che vi serve aiuto per orientarvi qui dentro, vero?”.
“Sì”, rispondiamo, “qui è davvero facile perdersi. E poi non conosciamo nessuno. Per cui il rischio di vedersi affibbiare un falso... un po’ più falso del normale, diciamo, facendosi inoltre fregare un sacco di soldi, è davvero più che probabile. Non puoi indicarci un negozio di tua fiducia in cui possiamo comprare pashmine ed anche qualche capo di abbigliamento a prezzi onesti?”.
La risposta di Yildirim è tutta compresa nel suo oramai familiare sorriso ed in un frase semplice e diretta: “Ok, seguitemi...”.
Ci inoltriamo così in un dedalo di viuzze secondarie, ove Yildirim ne approfitta per mostrarci anche alcune simpatiche curiosità, non ultima, il negozio di orologi più piccolo del mondo. Mi chiedo, di sfuggita: chissà se sarà certificato anche nel Guinness dei primati??
Fatto sta che in effetti, tutto il negozio, davvero si riduce ad una vetrinetta con all’interno un tizio seduto ad aggiustare orologi: in tutto sarà uno spazio vitale di sì e no una ottantina di centimetri: in pratica, giusto lo spazio per una sedia!!!!
Yildirim ci mostra quella che dice essere la bottega di orologiaio più piccola del mondo!! All'interno, si intravede l'artigiano intento al suo lavoro...
Poi incrociamo sul nostro cammino una bottega di barbiere altrettanto minuscola: non più di 3 metri di lunghezza per 1 e mezzo di larghezza!!! All’interno, giusto lo spazio per una poltrona su cui è seduto un tizio che si sta facendo sbarbare ed una sedia… per il secondo cliente in attesa!!!
Sinché, dopo aver percorso un breve “cunicolo” ed un tratto di vicolo seminascosto, sbuchiamo alfine in una piccola piazzetta poco frequentata e, tutto sommato, abbastanza tranquilla. La qual cosa sembra quasi un miracolo: siamo al centro del Gran Bazar, vale a dire il mercato coperto più grande del mondo, dove quotidianamente ed a qualsiasi ora ci si ritrova immersi in un carnaio umano confuso ed in perenne movimento, dove si parlano decine e decine di lingue e dialetti diversi e, per farsi sentire, bisogna necessariamente urlare, ma... in questo angolo nascosto, invece, sorprendentemente regna una certa pace e tranquillità!! Sulla destra di questa piazzetta c’è un negozio che vende centinaia e centinaia di lampade e lampadari in vetro policromo che affollano sia l’interno che l’esterno della struttura.
Sbuchiamo in una piazzetta seminascosta sulla destra della quale c'è un bel negozio che vende numerose lampade in vetro policromo: uno dei prodotti tipici turchi...
Yildirim però ci indica di entrare all’interno di un anonimo negozio di abbigliamento sito sulla sinistra della piazzetta, in cui ci dice potremo “concludere ottimi affari”.
Qui due gentili ragazzi, vedendoci stanchi ed accaldati, ci accolgono premurosi offrendoci subito alcuni bicchieri d’acqua.
No, non è un modo di dire. Ci vengono MATERIALMENTE offerte non bottiglie da cui poter bere un bicchiere d’acqua. Ma una decina di veri e propri bicchieri di acqua potabile sigillati singolarmente!!!! Una comoda e divertente idea antispreco che mi meraviglio nessuna delle multinazionali nostrane abbia ancora pensato di fare sua...
Un buon bicchiere d'acqua offertoci gentilmente dalla ditta: no, non è un modo di dire... anziché bottiglie d'acqua, in Turchia è possibile acquistare dei bicchieri d'acqua in plastica.
Uno di questi ragazzi (che poi scoprirò essere il giovanissimo proprietario del negozio), ha tra l’altro un aspetto davvero attraente e mia moglie non manca di farmelo notare tirandomi una bella gomitata sui fianchi e lanciandomi un’occhiata d’intesa. E mai come in questo caso, mi tocca essere “sportivo” ed ammettere effettivamente l’evidenza: con la barbetta appena un po’ lunga ed un paio di bellissimi occhi azzurri, quel ragazzo somiglia vagamente ad una via di mezzo tra l’attore Jared Leto ed il nostrano cantante Nek!!! Tuttavia riesco a “sminuirne” il fascino in qualche modo, trovandogli un inconfutabile difetto. Che giro subito a mia moglie: “Sarà pure carino, ma è alto un metro e una cannuccia...”, le dico non senza una punta di velenoso sarcasmo, facendole la linguaccia!! Per tutta risposta lei mi fa una smorfia di sufficienza, a cui aggiunge subito dopo un sorriso divertito e, presa sotto braccio la sua nuova amica di escursione, si avvia verso il giovane (che, peraltro, mastica anche un buon minimo sindacale di italiano) iniziando a farsi mostrare una serie di pashmine appese su delle grucce poste immediatamente sulla sinistra all’entrata del negozio.
Ma… altro che le pashmine!! Ben presto la nostra attenzione viene attratta anche e soprattutto da tutto il restante ben di Dio che notiamo sugli scaffali: maglioni, camice, t-shirt, cinture, pantaloni e quant’altro.
Di più.
E’ tutto rigorosamente griffato!!!! Al che, sia io che i nostri occasionali compagni di escursione veniamo attratti inesorabilmente da quei capi ed iniziamo a tediare i pazienti commessi che ne tirano fuori a decine dalle confezioni al solo scopo di farcene valutare la bellezza e la qualità. Qualità che, come già accennato in precedenza, è obiettivamente davvero molto, ma molto, ma molto alta. Così come allo stesso modo relativamente alti sono i prezzi che ci vengono richiesti (pur non paragonabili all’acquisto di capi originali, ovviamente). Tuttavia, quello che mi preme sottolineare è una cosa sola: altro che i capi cinesi fasulli che si possono acquistare in certi mercatini di periferia in Italia!!! Il materiale è e-c-c-e-l-l-e-n-t-e!!!
E non so perché, ma è proprio in questo preciso istante che mi viene in mente quella frase apparente in controsenso che campeggia su diversi negozi turchi: “real fake watches”... “real fake bags”... “real fake designer clothes”... o la più generica “real genuine fake”...
E ne inizio a capire finalmente il reale, profondo significato.
Perché la parola fuorviante su cui ci perdiamo è quel “fake”... “falso”.
Mentre la parola chiave su cui soffermarsi dovrebbe essere, invece, “real”... “VERO”...
Perché, sì, il logo magari sarà pure falso (ecchisenefrega, in fondo in fondo). Ma il prodotto in sé, il maglione, la camicia o la maglietta... non lo sono affatto!! Sono, come già accennato in precedenza, avanzi di produzione che, anziché essere distrutti o commercializzati senza alcun marchio, vengono invece venduti come “falsi veri”. Una differenza sottile, ma sostanziale. Insomma, stiamo parlando, se mi si passa il termine, di “falsi d’autore”.
Inutile aggiungere che, una volta intuito questo concetto, iniziamo a contrattare freneticamente con i commessi cercando di portare a casa un po’ di capi griffati a buon mercato. E stavolta strappiamo parecchie gocce di sudore all’affascinante commesso che, alla fine, di fronte alla nostra trattativa ad oltranza, cede offrendoci un prezzo davvero eccellente. Il mio amico Max porta via uno splendido maglione ed una polo Lacoste, più una camicia D&G (se non ricordo male) ed un altro capo che non ricordo per circa 120 euro. Io e mia moglie, invece, forse facciamo un affare persino migliore: portiamo via un meraviglioso maglione marcato “Tommy Hilfiger” per nostro figlio (prezzo di partenza: 250 lire turche), più una maglietta “Moschino” davvero carinissima per nostra figlia, più una camicia “Lacoste” in puro morbidissimo lino per me ed una maglia D&G per mia moglie, per poco più di 100 Euro (108, per l’esattezza).
Roba che, in condizioni normali, la sola camicia Lacoste in negozio sarebbe costata non meno di 150 Euro!!!
Vengo poi attratto da alcuni orologi esposti in una piccola vetrina in un angolo del negozio. Inutile dire che sono tutti falsi!! Per mera curiosità chiedo al giovane di mostrarmi un "Rolex Submariner" esposto. Me lo mostra. E me lo offre per pochissimi euro (non più di una cinqantina... trattabili!!). Gli faccio notare che quell'arnese è davvero una patacca, con un bracciale già mezzo difettoso ed un peso inferiore alla media. E lo rifiuto dicendogli "Mi aspettavo di meglio: ho sentito dire che ci sono alcuni modelli che sono praticamente indistinguibili dagli originali... Ma tu forse non ne hai...".
Il tizio mi sorride sornione senza rispondermi.
Poi si infila nel retronegozio e ritorna con altri due orologi: uno è un "Philippe Patek" e l'altro è un eneesimo "Rolex Submariner". Mi porge quest'ultimo e mi chiede di confrontarlo con quello che ho ancora in mano. Buon Dio!!! Stavolta la differenza è enorme. Ho ambedue gli orologi in mano, ma ove il primo è visibilmente una semplice imitazione, quest'altro orologio che mi porge è molto pesante, con un cinturino in solidissimo acciaio ed una lavorazione accuratissima. Non ho il tempo per esaminare a fondo il meccanismo, ma dal poco che si vede dal fondo trasparente, non ho motivo per dubitare che si tratta davvero di un altro pianeta. Il giovane mi dice: "Questo però non è per i turisti...". E mi spara un prezzo che, convertito dalle lire turche, equivale a circa 300 euro!!!! Poco trattabili...
Lascio perdere subito, ma confesso che la tentazione era fortissima: erano oggetti davvero splendidi. Ma pur sempre dei falsi...
In una piccola vetrina in un angolo del negozio, campeggiano una serie incredibile di orologi di varie marche prestigiose... tutti rigorosamente falsi!!
Alla fine, decidiamo che è arrivata l'ora di andare e lasciamo il giovane commesso a borbottare un po’, rimbrottandoci il pessimo affare fatto. Da lui, ovviamente.
Tant’è che ci accompagnerà all’uscita continuando ad elemosinare con insistenza almeno altri 20 euro in contanti. Che poi scenderanno a 10. Ma oramai quel che è fatto è fatto. E le buste con i capi di abbigliamento ce le ha già consegnate.
Yildirim ci dice in italiano che abbiamo fatto degli ottimi acquisti strappando prezzi eccezionali.
E con la scusa di dover scappare via che siamo in ritardo sui tempi della nave, salutiamo i due commercianti che ci regalano comunque un bel sorriso soddisfatto ed una calorosa stretta di mano.
E dopo pochi metri, ci rituffiamo nel carnaio umano del Gran Bazar...!
Un'altra immagine della arteria principale del Gran Bazar, animata da un numero impressionante di persone che brulicano pressoché a ciclo continuo al suo interno.