In effetti quell'angolo di Riva degli Schiavoni appare insolitamente "spopolato".
Non una comitiva, non un benché misero assembramento di persone che possano essere lontanamente identificabili come il nostro gruppo. Al contrario, sembriamo essere gli unici quattro disgraziati, stanchissimi e zuppi fradici di sudore (ed è, questo, un puro eufemismo, credetemi!), fermi in attesa di qualcuno che venga a prelevarci, sotto un sole cocente che picchia senza pietà, al punto che rischiamo una insolazione da un secondo all’altro.
Mi guardo attorno un po' disorientato. Eppure le famose “bandiere” che stamattina ci sono state indicate dall’hostess come punto di riferimento, sono lì, immobili (non c’è un alito di vento, in effetti…) e beffarde, penzolanti quasi sopra la nostra testa.
Dal Ponte della Paglia, su Riva degli Schiavoni, riesco a catturare questa bellissima istantanea sulla laguna e sull'isola di S. Giorgio Maggiore, che si vede sullo sfondo. Ma dei nostri compagni di crociera, purtroppo, neanche l'ombra...!
Ci avviciniamo così all’imbarco lì vicino e proviamo a chiedere qualche dritta agli addetti ai vaporetti che stazionano in zona. Ma i pochi incaricati presenti sul molo sembrano letteralmente cascare dalle nuvole e, uno ad uno, scrollano le spalle inesorabilmente: nessuno sa dirci nulla del vaporetto (o, perché no?, dei vaporetti) destinato ai crocieristi della MSC. Né nessuno ha notato la presenza di hostess o collaboratori MSC in zona.
Iniziamo seriamente a preoccuparci di aver capito male e di aver perso l’appuntamento per il “tutti a bordo”. Che, come da "Today", era fissato per le 16.00. Guardo d’istinto il mio orologio: segna le 14.55. Insomma... cavoli... nessun ritardo!! Siamo persino in lieve anticipo sull’orario dato. Eppure la realtà dei fatti è che non c’è assolutamente nessuno ad attenderci. Né, men che meno, si vede ombra dei nostri compagni di crociera!! C’è qualcosa che non torna…
Quando ecco che, di fronte alla nostra evidente confusione, uno degli addetti all’imbarco ha una specie di illuminante intuizione e ci dice:
“Guardate, provate a chiedere qualche informazione a quel gruppo di passeggeri che si sono rintanati in quel vicolo lì, dietro di voi...”.
Mi giro, di scatto, piuttosto sorpreso e... finalmente li vedo!! E, quasi stento a credere ai miei occhi quando, incredulo e disorientato, attraverso longitudinalmente Riva degli Schiavoni assieme ai miei compagni di avventura per raggiungere un minuscolo anfratto seminascosto (“Calle del Dose”, per l’esattezza) in cui sono stipati, contendendosi in maniera disperata un po’ di ombra per ripararsi dalla canicola, circa un centinaio di crocieristi.
E non sono solo quelli imbarcati a bordo della MSC MAGNIFICA, ma anche altri imbarcati a bordo della MSC MUSICA! E persino altri ancora imbarcati su Costa!! Chiedo anche a loro qualche informazione: magari ne sanno più di me. Ma mi illudo. Con un vociare confuso mi rispondono infatti che la hostess che li ha accompagnati in traghetto ha detto loro di ritrovarsi alle 15.00 in punto “sotto le bandiere”... (Oh mamma mia: che incubo ‘ste bandiere!!!). Non sanno dirmi altro.
Insomma, in buona sostanza ne sanno quanto me...
In fiduciosa attesa che accada qualcosa, ce ne restiamo rintanati in quel vicoletto seminascosto per circa una mezz’ora, con il sole che, col passare dei minuti, intacca via via sempre più quel poco di ombra che ci ripara, tentando di penetrare all’interno dell’anfratto.
Alcuni bambini piuttosto piccoli, rannicchiati nei loro passeggini, sembrano quasi “narcotizzati” dal calore insopportabile e sonnecchiano sudando copiosamente, mentre i genitori li asciugano amorevolmente con delle salviette in maniera continuativa.
Finché ad un certo punto, uno ad uno, iniziano a svegliarsi dal loro torpore e cominciano a dare evidenti segni di fastidio, stanchezza ed inquietudine, povere creature!!
Anche perché, nel frattempo, altri crocieristi si sono aggiunti al già folto gruppo di viaggiatori stipato in attesa nel vicolo ed il vociare generale è diventato una caciara molto rumorosa.
Nel mentre, qualcuno un po’ più volenteroso degli altri e con le gambe che ancora reggono (...io fra questi), di tanto in tanto si avvicina alla banchina per chiedere informazioni agli addetti dei vari traghetti che, nel frattempo, attraccano e lasciano la banchina medesima a ciclo continuo.
Passano altri interminabili minuti. Poi, finalmente, qualcuno dei volontari che si sono avvicinati per l’ennesima volta al pontile per chiedere informazioni all’ennesimo ferry che ha attraccato in banchina, inizia a sbracciarsi in maniera vistosa facendo segno di avanzare verso di lui. Come una fragorosa mandria imbizzarrita, usciamo dal nostro improvvisato “rifugio” e ci riversiamo in massa su Riva degli Schiavoni attraversandola longitudinalmente sino a giungere nei pressi dell’imbarcadero. La confusione è indescrivibile: urla, proteste, spintoni e minacce di querele varie vengono indirizzate in maniera incrociata ed in ogni direzione possibile ed immaginabile!!
Ma quello che mi colpisce ancora di più è il fatto che veniamo fatti avvicinare ed incolonnare, tutti assieme, ad un unico imbarcadero. Senza alcuna insegna identificativa di sorta e senza alcuna hostess, collaboratore o addetto specifico della MSC. E, considerato che anche il traghetto che mi ritrovo di fronte è un normalissimo traghetto di linea locale, senza alcuna insegna particolare, provo a chiedere a un tizio con una ricetrasmittente in mano, piazzato a cavallo del pontile, a quali passeggeri (nel senso: imbarcati con quale compagnia, su quale nave…) è destinato il traghetto che vedo davanti a noi.
La risposta, seccata e un po’ distratta dell’addetto, mi lascia di stucco:
“A tutti...!”.
“Ma come a tutti…?”, provo a ribattere.
Ma il tizio mi ignora e si gira dall’altra parte.
Bòh…
Resto basito!! Più che altro perché mi viene spontaneo chiedermi come faranno poi a smistare i passeggeri delle varie navi, una volta che si saranno mischiati tutti assieme a bordo del traghetto???
Vabbé, provo a non pensarci e offro il braccio a mia moglie che, in piedi sotto il sole cocente, ha una faccia stanca e sofferente che è tutto un programma.
Ad un certo punto, un addetto sgancia la cima che blocca l’accesso a bordo del traghetto ed inizia ad imbarcare alcune centinaia di passeggeri.
Poi, all’incirca quando mancano 6 o 7 persone prima del nostro turno di imbarco, il medesimo addetto gridando una serie di “Basta!” e “Stop!”, chiude con veemenza il varco di accesso con la cima e ci dice laconicamente:
“Ok, questo xe pien... a voi tocca aspettare il prossimo!”.
E, salito a bordo del traghetto, se ne va lasciandosi dietro una bella fumata nera ed un puzzo di gasolio bruciato che ci investono senza pietà...