Dopo avere terminato la nostra colazione, io e mia moglie ritorniamo in cabina e ci organizziamo opportunamente per quella che si preannuncia una giornata piuttosto faticosa, forti anche e soprattutto dei consigli preziosissimi sparsi tramite gli altoparlanti di bordo dal Comandante della nave, ove tutti i passeggeri vengono caldamente invitati a comprare o a portare al seguito acqua in abbondanza, visto che ci viene segnalato che quello che stiamo per vivere sarà il giorno più caldo di tutta la crociera, con punte anche di 41 gradi all'ombra!!
Un gabbiano si gode il sole mattutino comodamente appollaiato su una "briccola", la caratteristica struttura segnaletica veneziana che indica e delimita le vie d'acqua in laguna.
Preparati gli zainetti, gli occhiali da sole e gli immancabili cappellini, io e mia moglie ci rechiamo subito al ponte che ci è stato segnalato alla reception il giorno precedente e, prima di apprestarci a scendere, ci riuniamo ad altre due coppie di amici conosciuti in crociera. Stavolta, infatti, ci siamo organizzati in sei, al netto di Max e sua moglie che, purtroppo, hanno concluso la loro crociera e sbarcheranno definitivamente a Venezia.
Dopo una bella chiacchierata divertente, verso le 10 e mezza circa il turno di sbarco del nostro gruppo viene chiamato e così scendiamo tutti assieme al ponte segnalato. Da qui guadagniamo l’uscita della nave e veniamo infine imbarcati a bordo di un vaporetto.
In questo senso, però, mi rendo subito conto che stavolta siamo stati piuttosto sfortunati: mentre tutti gli altri vaporetti che precedono e seguono il nostro dispongono di comode “terrazze” all’aperto o di finestre amovibili, quello sul quale ci ritroviamo è invece un modello “chiuso” e con finestre fisse (non so come spiegarmi meglio, non sono un tecnico esperto della materia…
- cfr. foto di cui al precedente post #384 -).
L’afa all'interno di questa specie di bus d’acqua, peraltro stipato all’inverosimile in ogni ordine di posti, è davvero insopportabile e mi scoccia parecchio vedere che il vaporetto partito esattamente davanti a noi e quello che segue, sono invece di tipo completamente “scoperto” (o comunque senza finestrini laterali): e con questo caldo, poter fruire della brezza marina stando comodamente seduti all'esterno di queste imbarcazioni, non ha davvero prezzo... ma tant’è!!
Cerco di resistere finché posso standomene “semiseduto” (nel senso che sono appoggiato in maniera precaria ad uno spigolo del sedile su cui ha trovato posto mia moglie), ma il caldo eccessivo rende l’aria davvero irrespirabile per me. Per cui, decido di rompere gli indugi e di uscire all’esterno, alla disperata ricerca di aria fresca e… di un posto di fortuna.
In effetti, grazie a Dio, riesco fortunosamente a trovare un angolino libero a prua dell'imbarcazione dove riesco pure a sedermi praticamente all’altezza della passerella di sbarco, pur in una posizione piuttosto precaria, tenendomi ad una delle cime. Ma, al di là di tutto, preferisco quella sistemazione spartana piuttosto che schiattare asfissiato all’interno del vaporetto.
Dal vaporetto che si allontana da essa, riesco a scattare questa foto al volo della prua della "MAGNIFICA".
Più in particolare, mi ritrovo praticamente nei pressi del posto di manovra del vaporetto, dove c'è un giovane ai comandi, affiancato da una hostess che ha appuntata sul petto una spilla col logo della MSC. La ragazza sta parlottando in dialetto veneto ed in maniera un po’ preoccupata col ragazzo al timone e ne approfitto per chiederLe lumi in merito alle modalità ed agli orari di sbarco e di reimbarco, considerato che non ci sono state date istruzioni in materia. La ragazza taglia corto, dicendomi con fare un po’ infastidito che avrebbe fornito maggiori informazioni di lì a qualche minuto e comunque prima dello sbarco in Piazza San Marco.
Bàh… quanti misteri, mi dico fra me e me!! Troppi, per i miei gusti… Le informazioni in nostro possesso, infatti, non sono propriamente il massimo (anzi, diciamo che non ne abbiamo proprio!!) ma facciamo buon viso a cattivo gioco. Diamine, in fin dei conti siamo in crociera!! E' tutto organizzato a puntino: cosa potrà mai capitare di così brutto???...
A quel punto mi siedo a terra appoggiandomi alla meno peggio con la spalla alla paratia laterale e con la gamba destra quasi penzoloni a pelo d’acqua: non sono certo comodissimo (né, credo, pienamente in regola con le più elementari norme di sicurezza della navigazione turistica...
), ma devo ammettere che da qui ho in effetti una sorta di visuale privilegiata sul panorama circostante, anche se gli schizzi d'acqua dovuti alle impennate ed alle ricadute improvvise della imbarcazione sono praticamente continui ed ho il mio bel da fare per tentare di riparare dalla dannosissima acqua marina la mia delicata attrezzatura video fotografica.
Il vaporetto dopo qualche minuto entra nel canale della Giudecca e comincia ad incrociare tutta una serie di palazzi e monumenti storici, tra cui il celebre "Molino STUCKY", ora sede del lussuoso Hotel Hilton Giudecca di Venezia (che vanta numeri spettacolari a partire dai suoi 43.000 mq. di superficie per finire alle sue 380 camere totali, di cui 44 suites; dalla incredibile piscina panoramica posta sul tetto dell'hotel, per finire... ai prezzi, che ovviamente sono commisurati al lusso ed alla esclusività della struttura - pur tuttavia, ancora accettabilissimi, quando si fruisce dei pacchetti e delle offerte speciali che ciclicamente vengono offerti dalla gestione).
Il celebre e bellissimo "Molino STUCKY", ora sede dell'Hotel Hilton Giudecca di Venezia: splendido esempio di perfetto recupero di una struttura che, fino ad alcune decine di anni fa, era considerato mera archeologia industriale.
Continuiamo la nostra navigazione nel canale della Giudecca e... di lì a qualche minuto mi appare subito evidente il motivo per cui la MAGNIFICA non ha potuto attraversare a sua volta il canale per giungere fin nel cuore della città lagunare (come da consumata e oltremodo gradita tradizione da parte dei crocieristi): davanti ai miei occhi, ad un certo punto, vedo stagliarsi una sorta di ponte “galleggiante” che attraversa longitudinalmente tutto il canale della Giudecca, sbarrando letteralmente la strad… pardon… il canale stesso alle imbarcazioni più grandi. Apparentemente, solo vaporetti e chiatte non troppo alte riescono a passare infilandosi in maniera millimetrica al di sotto degli spazi limitati ricavati tra un pilone e l’altro della struttura. E’ di tutta evidenza che si tratta di un ponte mobile, costruito in via del tutto momentanea per un qualche motivo particolare. E qui mi sovvengono nello specifico tre parole pronunciate la sera prima dall’eccellente Comandante della Magnifica: la tradizionale “Festa del Redentore”…
Mentre attraversiamo il canale della Giudecca, in fondo, all'orizzonte, vedo stagliarsi un ponte "sospeso" su barche che sbarra praticamente la strada a qualsiasi nave di grossa stazza.
D’istinto tiro fuori dalla tasca il cellulare e mi fiondo immediatamente in Internet, dove mi basta digitare qualche parola chiave al volo su Google per soddisfare immediatamente la mia sete di sapere (potenza della tecnologia!!!
).
Apprendo così che, ogni anno, nella terza domenica di luglio, a Venezia si celebra, per l’appunto, la Festa del Redentore, che vuole ricordare la fine della peste che colpì la laguna tra il 1575 e il 1577, mietendo oltre 50.000 vittime, al ritmo di ben cento morti al giorno. E fu proprio in quella occasione che il Doge Alvise Mocenigo e il Senato della Serenissima decisero di dare mandato ad Andrea Palladio di progettare e costruire una Chiesa per rendere omaggio al Redentore, affinché i veneziani, per il tratto a venire, la visitassero ogni anno e non dimenticassero mai i tragici fatti legati a quella letale epidemia. Peraltro, a questi drammatici eventi si ispira anche una delle maschere più curiose del Carnevale di Venezia: quella del cosiddetto “Medico della Peste”, col suo enorme naso a forma di becco adunco. Che, in effetti, era una sorta di rudimentale “respiratore” indossato dal vero dai medici dell’epoca durante le epidemie. Come insegna Santa Wikipedia (
), questa particolare maschera a forma di becco, tenuta ferma alla nuca da due lacci, aveva due aperture per gli occhi (coperte da lenti di vetro), due buchi per il naso e un grande becco ricurvo, all'interno del quale erano contenute diverse sostanze profumate (fiori secchi, lavanda, timo, mirra, ambra, foglie di menta, canfora, chiodi di garofano, aglio e, quasi sempre, spugne imbevute di aceto). Lo scopo della maschera era di tener lontani i cattivi odori, all'epoca ritenuti causa scatenante delle epidemie. E, benché tali maschere fossero del tutto inefficaci, era convinzione diffusa che le sostanze aromatiche contenute nel becco preservassero dai contagi…
Ma non divaghiamo troppo.
In buona sostanza, così come ogni anno da più di 400 anni a questa parte, anche per quest’anno è stato dunque costruito sul canale della Giudecca un ponte votivo di barche. Ed esattamente il giorno prima (sabato 18 luglio), la consueta "delegazione" è partita in processione dalle Zattere per raggiungere il sagrato della Chiesa del Redentore, prima dei consueti “foghi” di mezzanotte in bacino a San Marco.
Ma, ovviamente, essendo passate solo poche ore dalla fine delle celebrazioni, il ponte sospeso sulla Giudecca è ancora lì al suo posto e ci vorrà ancora qualche giorno prima che venga avviato ed ultimato lo smontaggio di tutti i sedici moduli (ancorati tra loro da pali in acciaio zincato), ognuno dei quali misura 19 x 3,8 metri, sostenuti da ben 34 barche che costituiscono l’ossatura di un passaggio lungo in totale la bellezza di oltre 333 metri per una larghezza di 3 metri e 20 (il tutto illuminato per tutta la lunghezza del ponte da 140 lampade)!!
E scusate se è poco...!