ATTENZIONE: alcune delle foto inserite in questo post, sono ricavate da fermo immagine di videoclip girati con telecamera o telefonino, a testimonianza degli eventi narrati. La qualità è perciò giocoforza non eccelsa: mi scuso per questo.
Il caldo all’esterno è terribile, ma all’interno del capannone l’aria è addirittura soffocante e irrespirabile e, nonostante la feritoia di circa mezzo metro lasciata aperta, la sensazione di claustrofobia è davvero opprimente.
Un altro fermo immagine di una minima parte dei crocieristi della MAGNIFICA, rinchiusi all'interno del Terminal "Isonzo 1", in quel momento completamente deserto. I volti stanchi e delusi dicono tutto...
Sicché, dopo qualche minuto, mi faccio aiutare da un altro paio di compagni di sventura ad aprire a viva forza le porte scorrevoli del capannone per fare entrare quantomeno un po’ di aria e luce: d’altra parte non si capisce per quale cavolo di motivo sia stato necessario chiuderci lì dentro.
Ma il motivo lo intuiamo benissimo non appena riusciamo a spalancare le porte del capannone medesimo. Notiamo infatti che il gruppone di crocieristi della MSC Musica sta venendo imbarcato sul traghetto che ha appena attraccato. Mentre, nel contempo, vedendoci uscire all’esterno del capannone, il solito tizio barbuto in jeans e maglietta della MSC, prende ad avvicinarsi verso di noi con fare minaccioso. Uno dei miei compagni di sventura, esce all'esterno e gli si rivolge con fare deciso, ma con educazione, dicendogli che “non è possibile essere trattati alla stregua di bestie da macello!! Abbiamo dei bambini piccoli con noi: un minimo di rispetto e di civilt…”.
Ma non ha neanche il tempo di finire la frase che il “barbudo” gli risponde riempiendolo di improperi e parolacce, mischiando italiano e stretto dialetto veneto. Tra tutto il resto, riesco a capire bene solo una frase, che il tizio rivolge al passeggero, sventolandogli minacciosamente la ricetrasmittente a un centimetro dal naso, e che riporto più o meno integralmente:
“..TIENI… CHIAMALI TU A QUESTI DELLA MSC SE PENSI DI ESSERE COSI’ BRAVO, TESTA DI CA**O!!! CHE IO E’ DA STAMATTINA CHE STO QUI A ROMPERMI I COG**IONI SOTTO IL SOLE PER VOI, E’ CHIARO??”.
E così via con altre poco simpatiche amenità sui generis.
Che vi risparmio...
A quel punto, intervengo anch’io nel dibattito, assieme ad altri passeggeri, sottolineando la presenza di bambini stanchi e spaventati, per cui chiedo all’energumeno quanto meno di risparmiare loro il linguaggio volgare e scurrile che sta utilizzando.
Il tizio praticamente mi/ci ignora e, dopo un’ultima occhiataccia feroce, gira i tacchi e se ne ritorna verso la banchina.
Dopo qualche minuto il traghetto, stracarico in ogni ordine di posti, riparte: in pratica, a quel punto, sul molo siamo rimasti solo noi della MAGNIFICA...
Passano altri 10 o 15 interminabili minuti e, alla fine, vediamo arrivare in lontananza un paio di bus, dai quali scende un altro tizio con una spilla MSC appuntata sul petto. Questi ci dice che, a causa della indisponibilità di altri traghetti, non saremo più riportati alla nave con un vaporetto (per il quale, lo ricordo en passant, avevamo pagato un biglietto a parte), bensì tramite autobus (“Tanto è un tragitto brevissimo di una decina di minuti circa...”,ci viene detto testualmente).
Ma anche se sappiamo benissimo che non è così e che il tratto da percorrere per raggiungere Marghera è comunque pari ad almeno una ventina di chilometri di distanza circa, non osiamo più neanche protestare per quest’altra ennesima intemperanza. Oramai la stanchezza e la esasperazione sono tali che, pur di ritornare a bordo prima possibile, saremmo disposti ad andarci anche in bicicletta, per cui non ci pare vero di poter salire a bordo del bus. Dove se non altro c’è l’aria condizionata a palla che porta un minimo di refrigerio e calma anche negli animi più esagitati.
Un'altra fase della "deportazione"... Notare l'addetto alla security sulla destra, che ha continuato a squadrarci per tutto il tempo con aria canzonatoria, senza fornirci né assistenza né informazioni di sorta, mantenendo la medesima posizione da "ducetto" ed una sigaretta perennemente penzoloni in bocca... alla faccia della professionalità!!
Quando arriva il nostro turno di salire a bordo, all’interno del bus ci sono già seduti alcuni passeggeri.
Tra i quali un tizio di una certa età che parla con un fortissimo accento barese, il quale apparentemente si sta divertendo un mondo a fare battute feroci a raffica (peraltro di una stupidità imbarazzante ed inesprimibile) prendendo in giro tutti, ma proprio tutti quelli che gli passano davanti, vuoi per l’aspetto stravolto di alcuni, vuoi per il sudore copioso che cola dalle magliette di altri; vuoi per i capelli scompigliati di qualcuno, vuoi per le eccessive “cianfrusaglie” comprate da qualcun altro; vuoi per il trucco oramai sbavato di qualche signora, vuoi per il pianto disperato di qualche povero bimbo stanco di restarsene a sudare in un passeggino e così via discorrendo su questa linea...
Sinché il tizio ha la malaugurata idea di iniziare a prendere in giro anche me, per come porto il mio cappellino in quel momento (lo indosso con la visiera al contrario, girata sulla nuca, per far calzare meglio gli occhiali da sole, più che altro...).
“Aeh… Acciappartìne tu?! Guarda chist’ accome porta ‘u cappidde!” (o più o meno qualcosa del genere: mi scuso per l’eventuale inesattezza dei termini – n.d.r.).
Non ne posso più davvero ed ammetto che questo cretino di turno è la classica goccia che fa traboccare il vaso.
E perdo il controllo.
Mi giro di scatto e spostati gli occhiali da sole, lo fulmino letteralmente con un’occhiataccia:
“La smette da solo o la faccio smettere io?”.
“Ue’, ma ce è… sto solo scherzan...”.
“LE SEMBRA IL MODO E IL MOMENTO?”, gli grido in faccia ad alta voce. Poi aggiungo: “Ed in ogni caso, come si permette di prendersi tutta questa confidenza?? Lei non sta scherzando: sta prendendo in giro indistintamente gente che neanche conosce. Per di più con le scatole girate per il modo in cui si sta concludendo questa giornata... Eviti! Le conviene...”.
La signora seduta al suo fianco, presumo la moglie, imbarazzata richiama il marito all’ordine e si scusa con me con molta cortesia. Mentre il marito, di fronte alle legittime rimostranze della moglie, continua a borbottare a bassa voce “…ma che stavo facendo di male? Stavo solo scherzando… Madonna mia… non si può neanche scherzare qui…”.
Bàh… la gente è strana, non c’è che dire.
Sorvoliamo…
L'interno del bus pieno di crocieristi della MAGNIFICA in partenza verso Marghera: ho scattato la foto allo scopo di documentare l'accaduto in prospettiva futura...
Il bus finalmente parte, mentre nel frattempo vediamo sopraggiungere l’ennesimo traghetto di linea che inizia a scaricare in banchina altri passeggeri.
Mentre osservo la scena mi ritrovo a pensare fra me e me:
"Chissà se anche a costoro sarà destinato lo stesso trattamento assurdo che è stato riservato a noi fino a quel momento...??".