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MSC Magnifica - 13-20-Luglio 2015 - Mediterraneo Orientale - Grecia-Turchia-Croazia

Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Dopo averla tirata fuori dal mio mini-zaino ripiegabile, mostro la mail con il programma del giorno a mia moglie. Che man mano che la legge spalanca sempre di più la bocca meravigliata fino a sbottare, al culmine della sorpresa, con un: “Wow!!! Come diamine hai fatto ad organizzare tutto questo… in così poco tempo…??”. Donna di poca fede!!! :) :) Dovrei ritenermi offeso. Ma rimando la mia vendetta a stasera, al rientro in cabina!!! E comunque il bacio affettuoso che mi stampa sulle labbra in un impeto di gioia, basta e avanza per perdonarla immediatamente… Eh eh eh eh eh!!
Come un novello Indiana Jones dico a mia moglie di prepararsi a scendere: checché se ne dica, oggi Istanbul non avrà segreti per noi!! :)

Ci rechiamo al ponte 5 e, fortunatamente, siamo tra i primi a sbarcare, nonostante non siamo tra coloro che hanno prenotato una escursione con MSC.
Dopo aver effettuato gli oramai consueti controlli di sicurezza ci addentriamo nel porto di Istanbul.
L'ambiente del porto non è proprio curatissimo, rispetto ad Izmir, ma l’organizzazione interna è comunque impeccabile e trasmette un senso di sicurezza generale. Ci accodiamo così alla fila infinita di crocieristi pronti ad "invadere" pacificamente Istanbul, desiderosi di saziarsi di sapere tutto delle meraviglie dell'antica Costantinopoli, grazie all'aiuto delle guide locali.
E a proposito di guide!!
L'agenzia che ho contattato mi ha persino confermato per tempo il nome della nostra guida: si chiama Yildirim. E mi ritengo fortunato per il fatto che mi sia capitato proprio lui. Non sto più nella pelle e non vedo l'ora di conoscerlo. Eeeeeeh, sì... Perché pur senza averlo mai incontrato, infatti, oso dire che lo "conosco" quasi benissimo ormai. So tutto di lui, anche perché è famosissimo in rete ed abbondano su di lui giudizi davvero lusinghieri in merito alla sua professionalità ed al suo operato. Per cui non vedo l'ora di conoscerlo. E cerco di immaginarmelo, per quanto possibile.
La mail dell’Agenzia mi ha comunque anticipato che lo riconoscerò dal cartello con in evidenza il nome dell'agenzia turistica stessa.

Quando usciamo fuori dal porto, effettivamente lo identifico immediatamente dietro delle transenne, mentre tiene tra le mani il cartello concordato con l'Agenzia. Lo riconosco subito ma resto in un certo qual modo piacevolmente sbalordito. Yildirim, in turco, significa “fulmine”. E, non so perché, ma aspettavo di trovarmi davanti un giovane aitante, atletico, dal look originale e sbarazzino, sulla falsariga della indimenticabile Ebrar incontrata ad Izmir.
Yildirim è invece un distinto signore di mezza età, leggermente stempiato e dai capelli bianchi e rasati, dal sorriso gioviale e dalla faccia simpaticissima. Indossa una camicia celeste e potrebbe essere tranquillamente scambiato per un gentleman della “city”, se non fosse per il jeans e per un marsupio sbarazzino indossato a tracolla.
L’appuntamento era fissato con lui all’uscita del porto per le 8.15 e noi siamo puntualissimi al secondo!!
Dopo esserci identificati, Yildirim ci accoglie con uno splendido sorriso ed una vigorosa stretta di mano. Poi ci invita ad unirci al piccolo gruppetto di persone che sono già in attesa vicino a lui.
Dopo le presentazioni di rito ed un primo scambio di battute per rompere il ghiaccio, Yildirim ci invita ad attendere gli ultimi ritardatari. Ci dice che in effetti dovremmo essere un gruppo di una dozzina di persone in totale. In realtà invece ci ritroviamo in 8: mancano ancora 4 persone all’appello.
Ma i minuti passano e dei 4 crocieristi mancanti, nessuna traccia...

Arrivati alle 8:30 Yildirim comincia a dare evidenti segni di impazienza. Ad un certo punto, tira fuori il telefono cellulare e fa una breve telefonata. Poi, piuttosto contrariato, fa un'altra telefonata (e dalle parole pronunciate, capisco che sta parlando con la sua Agenzia). Poi fa ancora un'altra telefonata e, dopo una breve conversazione, chiude il telefono e ci invita a seguirlo.
Usciamo fuori dall’area portuale e, durante il tragitto, gli chiedo cosa sia successo. Mi risponde che i crocieristi che mancavano all’appello erano in notevole ritardo e, dopo averli chiamati personalmente, si è sentito rispondere che non sarebbero potuti scendere dalla nave prima delle 9 e 30. Ossia con un'attesa ulteriore di almeno un'altra ora sulla tabella di marcia!! La scusa fornita era quella di avere dei bambini piccoli al seguito. Ma Yildirim mi aggiunge in "camera caritatis" che, invece, aveva avuto la netta impressione che, in realtà, costoro… si fossero appena svegliati!! Ci spiega che questo atteggiamento è davvero molto sgradevole e che per lui è una questione di rispetto e puntualità, soprattutto nei nostri stessi confronti: questo perché il pochissimo tempo che abbiamo a disposizione è prezioso e lui non ha intenzione di sprecarne neanche un secondo!! Per cui, dopo aver chiesto alla sua agenzia il da farsi, e dopo aver avvertito i diretti interessati, ha deciso di propria iniziativa di lasciare a piedi i turisti ritardatari.
Wow!! Io sono un maniaco della puntualità… quest'uomo mi piace!!! :cool:

Yildirim ci fa percorrere non più di 500 metri a piedi fino ad arrivare alla viciniora fermata del tram della linea T1. O meglio, più che di un tram, io parlerei piuttosto di una vera e propria metro di superficie. Modernissima, comodissima ed efficientissima. La fermata di partenza è quella di Findikli; dobbiamo spostarci in direzione Bagcilar. La nostra fermata di destinazione è inconfondibile: Sultanahmet…


La fermata "Findikli" del tram della linea T1.
DSCN6112%202_zpsrylyjw43.jpg



Yildirim passa ripetutamente il proprio badge sui tornelli (si tratta evidentemente di una sorta di abbonamento speciale per le guide turistiche) e, rapidamente, ci fa accedere all’interno della fermata. Qui in attesa del tram, ci intratteniamo tutti assieme con una breve conversazione per fare il “piano di battaglia” della giornata. Il programma concordato con l’Agenzia prevede un vero e proprio tour de force: visiteremo (o almeno tenteremo di farlo...), nell’ordine, la Moschea Blu, la Basilica di Santa Sofia, il Topkapi e le sale del Tesoro e, nel pomeriggio, forse riusciremo anche a fare un salto al Gran Bazaar!!!! Altro che gli itinerari parziali proposti da MSC: qui c’è tutto, di tutto e di più condensato in poco più di 6 ore di permanenza in città!!!
Tuttavia… tuttavia mi manca ancora UNA cosa all’appello che vorrei visitare a tutti i costi: la mitica “Basilica Cisterna”. Lo faccio sommessamente presente ad Yildirim chiedendogli se c’è la possibilità di aggiungere anche questo monumento, non concordato, alla visita. Anche gli altri compagni di viaggio si uniscono alla mia richiesta quasi implorando la guida di farci visitare anche la Basilica Cisterna. Sicché Yildirim, dopo averci squadrati uno ad uno e sfoderando l’ennesimo splendido sorriso cordiale e rassicurante ci chiede scherzosamente “Avete piedi e gambe buoni??”. Ci guardiamo l’un l’altro a nostra volta: io e mia moglie, no problem; poi c’è un’altra coppia di amici più o meno della nostra stessa età che annuisce con fare sicuro con la testa; e infine guardo la famigliola calabrese: due ragazzi di 10 e 16 anni ed una coppia di genitori molto giovane, ove il papà per tutta risposta sfodera un sorriso modello "Pasta del Capitano" ed allarga le braccia come a voler dire “E c’è bisogno di chiederlo? Eccoci qua: noi siamo già pronti!...”.
La risposta di Yildirim non si fa attendere. E con un sorriso ci risponde: “Ok, proviamoci!”.
Un piccolo boato che corrisponde a un “Sìììììììììììì…!!!” trionfale esclamato dal piccolo gruppo di italiani (mannaggia: dobbiamo sempre farci riconoscere… ih ih ih ih!!!), riecheggia alla fermata facendo girare verso di noi tutti gli altri passeggeri in attesa. Sicché, Yildirim, divertito, ci fa: “Però vi avverto: dovremo saltare qualcosa e dovremo correre come pazzi. Ed ovviamente al costo pattuito con l’agenzia bisognerà aggiungere anche il biglietto di ingresso alla Basilica Cisterna…”.
In tutto sono solo 6 o 7 euro in più a persona. Tutti d’accordo: nessun problema. Affare fatto.
Nel frattempo il tram arriva verso di noi e saliamo a bordo.


Durante il tragitto in tram incrociamo diversi "hammam", i caratteristici bagni turchi. Peccato non avere il tempo di visitarne qualcuno...
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Non mancano minuscole ma graziose Moschee, che si incontrano praticamente all'altezza di ogni fermata del tram (la foto non è di qualità eccelsa essendo stata scattata in corsa).
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Il tragitto è relativamente breve (una quindicina di minuti) e, giunti alla fermata di Sultanahmet scendiamo.

La più grande città della Turchia è stata dominata dai Romani, dai Bizantini e dagli Ottomani ed oggi custodisce i preziosissimi tesori lasciati in eredità da tutti questi potenti imperi e civiltà. Onde per cui ci guardiamo attorno un po’ frastornati dal maestoso spettacolo che ci circonda: personalmente riconosco quasi tutti i monumenti che ho attorno, a partire dalla Moschea Blu (che i turchi chiamano “Sultan Ahmet Camii” – “Moschea del Sultano Ahmet”), verso la quale Yildirim si avvia con falcate ampie e veloci. Gli stiamo dietro con estrema difficoltà, tant’è che ogni tanto si ferma sorridente per aspettarci, invitandoci con tatto e cortesia ad essere un po’ più veloci. [smilie=sgridare[1]:

Attraversiamo una grande piazza, contraddistinta dalla presenza di una serie di colonne che sembrano incorniciare un viale d’accesso, sul cui fondo si innalza in lontananza un gigantesco obelisco. Ad occhio, mi sembra il famoso “Ippodromo” e di questo chiedo conferma ad Yildirim. Questi, senza fermarsi, mi risponde affermativamente. Poi aggiunge: “Mi spiace solo che non abbiamo assolutamente il tempo per visitarlo, purtroppo. Dopo vi spiego qualcosa anche sull’ippodromo. Ma ripeto, non credo riusciremo a visitarlo. Perché se dobbiamo vedere anche la Basilica Cisterna, dobbiamo per forza sacrificare qualcosa…”.
Il discorso non fa una grinza. Ha ragione da vendere, purtroppo.
Capisco che il nostro "agnello sacrificale" è proprio l'ippodromo. E mentre camminiamo… pardon… “corriamo” verso la nostra destinazione (la “Moschea Blu”), Yildirim mi racconta che, comunque, dell’antico “Ippodromo di Costantinopoli”, rimane ben poco: fondamentalmente, resta solo visibile una minima struttura originaria ed alcuni monumenti che, peraltro, si possono vedere anche da lontano, vale a dire il solo obelisco di Teodosio e la “colonna serpentina” bronzea. Aggiunge che tutto il resto delle opere che adornavano originariamente il luogo, sono state inesorabilmente razziate nel tempo. Ivi compresi i 4 colossali cavalli in bronzo dorato, trafugati nel 1204 al termine della IV Crociata. E che, aggiunge Yildirim con un pizzico di amarezza, avremo la possibilità di ammirare di persona al termine della nostra crociera: si tratta infatti dei cavalli che compongono la famosa “quadriga” che campeggia sopra il portale di accesso della Basilica di San Marco a Venezia!!!
 
Ultima modifica:
Ripeto: bellissimo diario; sto rivivendo la crociera appena conclusa (stesso giro). Quando vinniem ritorna a Venezia e "scende dalla nave" accodo un commento sulla mia crociera.
 
Quelli sopra il portale della Basilica di San Marco sono una copia degli originali. Gli originali sono conservati, dal 1982, all'interno della Basilica e visitabili tramite l'accesso all'omonimo Museo.
 
Ripeto: bellissimo diario; sto rivivendo la crociera appena conclusa (stesso giro). Quando vinniem ritorna a Venezia e "scende dalla nave" accodo un commento sulla mia crociera.

Penso di sapere a cosa ti riferisci Nino... :(
Probabilmente anche tu hai vissuto, come nel mio caso, un pessimo episodio che ha leggermente macchiato una altresi splendida crociera...
E personalmente racconterò anche quello: perché mi sono ripromesso che la descrizione della mia crociera, in questo diario sarà, per quanto umanamente possibile, precisa in ogni dettaglio. Nel bene e, come nell'episodio specifico, nel male...
 
Ultima modifica:
Quelli sopra il portale della Basilica di San Marco sono una copia degli originali. Gli originali sono conservati, dal 1982, all'interno della Basilica e visitabili tramite l'accesso all'omonimo Museo.

Esattamente Rodolfo, grazie per la precisazione: ne avrei fatto cenno nel prosieguo della narrazione al momento della descrizione della tappa a Venezia.
Gli originali sono rimasti visibili sul portale fino al 1982, come dici giustamente (ed io ho avuto la fortuna di vederli di persona nel 1981, mi pare. E ricordo che all'epoca mi colpi proprio il loro pessimo stato di conservazione dovuto più che altro all'azione degli agenti atmosferici (tant'è che dopo la loro rimozione sono stati sottoposti ad un minuzioso restauro).
 
Esattamente Rodolfo, grazie per la precisazione: ne avrei fatto cenno nel prosieguo della narrazione al momento della descrizione della tappa a Venezia.
Gli originali sono rimasti visibili sul portale fino al 1982, come dici giustamente (ed io ho avuto la fortuna di vederli di persona nel 1981, mi pare. E ricordo che all'epoca mi colpi proprio il loro pessimo stato di conservazione dovuto più che altro all'azione degli agenti atmosferici (tant'è che dopo la loro rimozione sono stati sottoposti ad un minuzioso restauro).

Mi "dispiace" averti anticipato. ;) ;)
 
Mi "dispiace" averti anticipato. ;) ;)

Ma no, figurati, Rodolfo!!! Ci mancherebbe altro: io ho un progetto di massima del diario in mente e, per quanto possibile, sto cercando di seguirlo. Poi sai, ai fini della logica narrativa, alcune cose vanno doverosamente dette; altre vanno posticipate; ed altre ancora vanno taciute tout-court...
Tuttavia capisco che, da buon Veneziano, ci tieni ad essere preciso ed a fornire il massimo delle informazioni possibili sulla tua meravigliosa città (ho letto diversi tuoi post in materia, in altre discussioni). Ed è sacrosanto sia così. Bravo!


P.S.: ....e però la cosa un po' mi preoccupa. Mo' che arriverò a parlare di Venezia, dovrò stare attentissimo che se sbaglio, mi farai le pulci una ad una!!! Ah ah ah ah ah!!! Ti prego, sii umano!!! (Fantozzi docet). Scherzo... :) :) :)
 
Ringrazio di cuore Veronique, Maluc, Nicuzza e la sempre più cortese Khloe per i loro apprezzamenti: davvero troppo gentili! Ma per carità di Dio, si può fare senz'altro molto di meglio. E sono certo che i prossimi diari saranno sicuramente altrettanto belli!! ;) Tuttavia, questi apprezzamenti mi rincuorano e mi fanno davvero piacere: significa che, se non altro, qualcuno che legge questo diario e che mi segue, c'è eccome!!! ;)
Mi spiace solo non poter scrivere e pubblicare il materiale con maggiore velocità e frequenza, per cui passa qualche giorno tra una "puntata" e l'altra. Ma purtroppo, mi ripeto, non faccio lo scrittore per lavoro... :D E non ho niente di pronto, ma lo creo di sana pianta di volta in volta (ivi compresi i numerosi errori orto-grammaticali ed i vari refusi, per i quali anzi mi scuso). Aggiungete che devo selezionare le foto giuste tra quasi 1000 foto (escludendo o tagliando parzialmente quelle in cui compaio io, mia moglie o persone che potrebbero essere identificabili, a norma della Netiquette del forum), uploadare su "Photobucket" e collegare logicamente eventi, narrazione ed immagini e vi renderete conto del perché ci vuole tutto questo tempo.
Anche perché lavoro su questa cosa a tempo perso e non troppo assiduamente. :)
Comunque, grazie ancora. Anche e soprattutto per esserci... :)
 
Ma non c'è il tempo neanche di pensare né tanto meno di scattare qualche foto dell’ingresso dell’Ippodromo: Yildirim è già lontano e punta con decisione verso la mastodontica Moschea Blu. Tento di tenergli testa ed accelero il passo affiancandomi a lui. Mi spiega che ha fretta di arrivare prima possibile alla Moschea perché mentre veniva a prenderci alla nave si è reso conto che oggi c'è un afflusso di turisti pazzesco a Sultanhamet, per cui vorrebbe cercare di guadagnare tempo ed evitare il più possibile le file interminabili che ci sono per entrare all’interno dei vari monumenti della zona.
Giungiamo nelle vicinanze del monumento e la prima cosa che ci colpisce è la cura e la pulizia dei dintorni.


Attraversando questo portale ricavato all'interno del muro di cinta, si accede agli spazi interni della Moschea Blu. Davanti a tutti, a guidare la nostra piccola pattuglia di turisti, c'è Yildirim...
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Attraversiamo quindi una prima cinta muraria per sbucare all'interno del complesso, ove si trovano anche dei piccoli giardinetti verdi e curatissimi.
Ad un certo punto, sulla nostra sinistra, incrociamo una infinita fila di fontanelle con degli “sgabelli” realizzati in pietra: sono una sorta di lavatoi (separati per maschi e femmine) in cui i fedeli devono effettuare delle abluzioni obbligatorie. Ad un occhio profano, potrebbe sembrare più che altro una struttura che serve sostanzialmente per far sì che i fedeli si lavino i piedi prima di entrare in moschea; tuttavia, detto così, il discorso perde davvero tutto il suo senso mistico o romantico che dir si voglia… :)


La interminabile fila di fontanelle per le abluzioni dei piedi, abluzioni che i fedeli devono effettuare obbligatoriamente prima di entrare nella Moschea.
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Ma a parte questo, ciò che ad un certo punto invece demoralizza seriamente un po’ Yildirim, è proprio quello che egli voleva a tutti i costi evitare: proprio davanti a noi, c'è un incredibile serpentone umano che si snoda fino all’ingresso della Moschea.
Questa non ci voleva davvero: rischiamo di sprecare minuti preziosissimi...
Sia pur un po’ sconsolati,ci mettiamo pazientemente in fila.

Fatto sta che in effetti avanziamo un po' troppo lentamente e, ad un certo punto, Yildirim si stacca dalla fila e scompare tra la folla.
Poi torna dopo qualche minuto chiedendo a tutti noi di seguirlo. Superiamo così qualche centinaio di persone, fondamentalmente giapponesi, che ci guardano con aria perplessa ed interrogativa, man mano che gli passiamo davanti.
Finché ad un certo punto ci riuniamo ad un collega di Yildirim, il quale, molto più avanti, sta a sua volta guidando un gruppo di turisti molto più numeroso del nostro. Yildirim ci fa un sorriso furbetto, poi si gira verso la folla dietro di noi, che intanto ha preso a mugugnare sonoramente e giustifica ad alta voce questo salto improvviso di fila, dicendo che siamo tutti parte dello stesso gruppo... Immediatamente i mugugni si placano e parte un coro di “Aaaaah…. Ok.. ok…”.
Diavolo d’un Yildirim!! Con questo piccolo stratagemma ci ha fatto guadagnare non meno di tre quarti d'ora di fila. Ed infatti ci ritroviamo in men che non si dica di fronte ad un gabbiotto sito all'altezza della scala di ingresso della Moschea,dove tre donne musulmane con addosso il tradizionale “hijab”, sono intente a controllare l'abbigliamento di ognuno dei visitatori, in particolare quello delle donne. Ove necessario anche intervenendo fornendo opportuni veli o intere tuniche ai turisti (tuniche che sono ordinatamente appese ad una struttura appendiabiti all’interno del gabbiotto). E’ infatti obbligatorio per le donne entrare in moschea con il capo coperto e, a fattor comune, è fatto divieto assoluto sia di entrare calzando scarpe sia indossando abiti succinti.
In tal senso noi siamo perfettamente organizzati e superiamo agevolmente i controlli.

Fatta dunque una prima rampa di scale, arriviamo nelle immediate adiacenze dell'ingresso della Moschea, dove ci sono delle panche sulle quali ci sediamo per togliere le scarpe. Nel frattempo, Yildirim sembra scomparso di nuovo, ma poi eccolo tornare trionfante con una valanga di buste di plastica tra le mani, che distribuisce un po’ a tutti noi. Tutte quelle buste serviranno ad un solo scopo: guadagnare ulteriormente tempo!! Premesso che, infatti, ritrovare le proprie scarpe tra le centinaia che sono depositate all'ingresso del tempio, sarebbe veramente cosa ardua se non impossibile, per guadagnare tempo Yildirim consiglia ai nostri compagni di viaggio quello che io e mia moglie avevamo in effetti già pensato prima di scendere dalla nave, organizzandoci di conseguenza: in pratica, consiglia di chiudere le scarpe in delle buste e, anziché depositarle all’ingresso, di portarle con sé al seguito. In questo modo, anziché tornare indietro a recuperarle (cercandole magari non senza difficoltà), basterà semplicemente ri-indossarle all’uscita. Con evidente guadagno di tempo prezioso.
Inoltre, siccome alcuni di noi indossano sandali o infradito e premesso che è sconsigliabile entrare in moschea a piedi nudi, ci consiglia di utilizzare dei calzini. A tale scopo io e mia moglie abbiamo portato al seguito dei “fantasmini” di ricambio.
Li indossiamo velocemente e chiudiamo le scarpe nelle buste, come ci eravamo prefissati.

A questo punto, finalmente, entriamo all'interno del tempio. E, nonostante non siamo certo all’altezza della Basilica di San Pietro o di Notre Dame (ovvio che gli interni di una Moschea possano apparire notevolmente spogli, ove comparati alla ricchezza artistica ed architettonica delle Chiese cristiane), una volta all’interno restiamo veramente a bocca aperta.


Interno della Moschea Blu: dettaglio delle splendide vetrate policrome.
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All’interno ci sono una infinità di lampade accese su giganteschi lampadari dalla forma circolare che pendono sospesi a pochi metri da terra, pur agganciati a diverse decine di metri dalla cupola principale, che si staglia maestosa sopra di noi.


Dettaglio su una delle massicce colonne che reggono la cupola centrale.
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Il pavimento è praticamente inesistente giacché composto unicamente da un enorme, infinito tappeto di colore rosso con fantasie avorio (che, inutile nasconderlo, calpestato come viene da centinaia di migliaia di piedi nudi, fa sì che nell’ambiente aleggi purtroppo un sia pur lieve olezzo non proprio piacevolissimo…). All’interno di una enorme area recintata (quella destinata alla preghiera comune), un addetto sta passando un aspirapolvere pulendo il tappeto medesimo in maniera minuziosa.


Sotto la meravigliosa cupola centrale, un addetto sta pulendo minuziosamente con un aspirapolvere il tappeto utilizzato per la preghiera comune.
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Yildirim ci spiega che la Moschea Blu venne costruita nel 1609 dal sultano Ahmet I, nel tentativo (non pienamente raggiunto) di competere con la bellezza della frontaliera Basilica di Santa Sofia, fatta costruire in precedenza dall’Imperatore Giustiniano. Dalla maestosa cupola centrale (rappresentante il Paradiso ed alta oltre 40 metri), si diparte una cascata di ulteriori cupole sempre più piccole, illuminate da 260 finestrelle sparse nella volta e completamente decorate con intricati motivi floreali.
Mi viene spontaneo chiedere ad Yildirim il perché di questo nome (“Moschea Blu”) visto che, paradossalmente, i colori dominanti nell’ambiente sono più che altro il giallo-oro o al massimo l’ocra e l’avorio. Yildirim mi dà ragione e ci spiega che in effetti il nome deriva dalle oltre 21.000 piastrelle di ceramica azzurra che decorano sia le pareti che la cupola.


La caratteristica principale della Moschea Blu, è la presenza di una miriade di cupole, sempre più piccole, che si dipartono a cascata dalla cupola principale...
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Molto divertente la leggenda che narra dello strambo "misunderstanding" tra il sultano Ahmet e l’architetto Mehmet Aga, a cui egli affidò la realizzazione dell’opera. Pare che il sultano chiese all’architetto di innalzare un solo minareto in colore oro (oro si dice “altin”, in turco); quest’ultimo invece intese la parola “alti”, che equivale al numero sei!! Ecco il perché attorno alla Moschea Blu spiccano ben 6 minareti, la qual cosa è una anomalia ed un unicum a sé stante (non esistono altre Moschee al mondo con così tanti minareti: al massimo ogni Moschea ne conta uno o due, non di più). La cosa, suscitò vasta eco e grande scandalo tra la popolazione dell’epoca, giacché l’unica Moschea al mondo, secondo la cultura islamica, che doveva essere dotata di sei minareti, era la Moschea della Mecca, luogo sacro in assoluto per l'Islam!! In tal senso, accortosi dell’errore, per “metterci una pezza”, come suol dirsi in gergo, il Sultano decise di inviare il proprio architetto a La Mecca, incaricandolo di innalzare un settimo minareto, al fine di sanare l’incidente e ripristinare il primato…
 
Ultima modifica:
E continua uno splendido racconto, ricchissimo di particolari e allo stesso tempo scorrevole e "leggero" nella lettura.

Ogni volta non posso far a meno di considerare come la Basilica di San Marco risenta dell'influsso e Bizantino, e dei materiali lì trafugati ;) ;); al primo sguardo le costruzioni possono "confondersi".
 
E continua uno splendido racconto, ricchissimo di particolari e allo stesso tempo scorrevole e "leggero" nella lettura.

Ogni volta non posso far a meno di considerare come la Basilica di San Marco risenta dell'influsso e Bizantino, e dei materiali lì trafugati ;) ;); al primo sguardo le costruzioni possono "confondersi".

Sì, in effetti non hai affatto torto, Rodolfo. La stessa cascata di cupole della Moschea Blu, mi ha ricordato effettivamente le numerose cupole della Basilica di San Marco a Venezia. Che unita ai numerosi pinnacoli (assimilabili, fatte le dovute proporzioni e distinguo, ai minareti), determinano di fatto una evidente influenza della architettura bizantina sui progettisti dell'epoca.
Discorso a parte per le opere d'arte e le decorazioni presenti all'interno dei monumenti. Che non sono assolutamente comparabili tra loro, ove la bilancia pende decisamente dal lato italiano. Nel senso che, intrinsecamente, le Moschee sono del tutto spoglie e di arredi e di dipinti od opere d'arte (l'islam notoriamente si basa su una certa iconoclastia); mentre i templi cristiani sono al contrario pieni zeppi di pregiate opere d'arte di ogni tipo. Ma vabbe', non vorrei andare troppo OT per cui mi fermo qua... ;) ;)
 
Te l'ho inviato io

Grazie Plutox. Sono stato un po' lontano dal p.c. di recente, per cui non ho risposto per tempo a FraCro (con il quale, anzi, mi scuso). Tuttavia, siccome mi stanno arrivando diverse richieste della specie, anche e soprattutto in MP, ho deciso di tagliare la testa al toro ricorrendo ad un piccolo stratagemma, sperando nella comprensione e nella magnanimità degli Admin. :) :)
Allora... diciamo che un turista di passaggio può limitarsi a visitare Istanbul, a girare per Istanbul, a capire Istanbul, a vedere Istanbul e quant'altro. Ma chi davvero vuole SCOPRIRE Istanbul... ecco, diciamo che... da ora, sa cosa fare...
Sembra un rebus, ma vi assicuro che la risposta è tutta qua!! ;) ;) ;)
 
Non abbiamo troppo tempo a nostra disposizione.
E dopo averci fatto fare un veloce giro dell’interno, mostrandoci il finemente decorato “mihrab” (l’abside che indica l’esatta direzione della Mecca, verso la quale tutti i fedeli devono essere orientati durante la preghera), nonché il bellissimo “minbar” (il pulpito sito sulla sommità di una piccola scalinata in legno pregiato, dall'alto del quale ogni venerdì a mezzogiorno il religioso locale rivolge ai fedeli le orazioni e le riflessioni in merito al Corano o dei semplici sermoni a sfondo sociale e politico) nonché altri dettagli tra i più importanti del luogo di culto (non ultima, la tomba del Sultano Ahmet I - che commissionò originariamente il monumento all'età di soli 19 anni e che morì esattamente un anno dopo il completamento dello stesso all'età di soli 27 anni!! - , della moglie e dei suoi tre figli), Yildirim alla fine ci conduce verso l’uscita.

Giunti all’esterno della moschea, tiriamo fuori dagli zaini le buste di plastica contenenti le scarpe ed i calzini di ricambio. E, anche se la zona è piena di cartelli che vietano tassativamente di farlo, ci sediamo con nonchalance sugli scalini di marmo circostanti, sotto gli occhi severi (ma anche bonari ed evidentemente comprensivi, bisogna ammetterlo….) dei custodi del Tempio, che ci osservano quasi senza intervenire.

Giusto il tempo di indossare le scarpe e già vediamo Yildirim lontanissimo, che si sbraccia sorridente chiedendoci di sbrigarci a seguirlo. Poi dopo essersi reso conto che la maggior parte di noi si sta attardando a scattare disperatamente fotografie della Moschea dal suo esterno, alla fine ci viene incontro e, con un sorriso bonario, ci dice di lasciar perdere e seguirlo fiduciosi: ci indicherà lui stesso il posto migliore per fare una foto ricordo d’insieme del monumento, senza perdere tempo prezioso a cercare "l'inquadratura giusta".
Così facendo ci porta ad attraversare dei giardini curatissimi antistanti la moschea da dove effettivamente si ha uno sguardo complessivo davvero meraviglioso del monumento e si riesce a catturarlo con le fotocamere nella sua totalità.
Ovvio che qui le foto ricordo si sprecano.


Una splendida immagine della Moschea Blu.
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Yildirim però, preoccupato com’è di farci vedere più monumenti possibile, non ci dà tregua.
E ci incalza chiedendoci nuovamente di non attardarci troppo.
Attraversiamo così un’ampia piazza dove al centro di essa spicca una magnifica fontana.


L'ingresso dell'ISVA, la Fondazione per gli Studi Islamici di Istanbul.
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Giardini curatissimi ed una bellissima fontana nell'area di Sultanahmet, cuore turistico di istanbul; sullo sfondo la Basilica di Santa Sofia.
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Superata quest’ultima ci ritroviamo all'ingresso di un'altra maestosa struttura: la Basilica di Santa Sofia (o Aya Sofia, in turco).
Il monumento è considerato NON un tempio di culto, bensì un mero museo nazionale, per cui qui è previsto il pagamento di un biglietto d'ingresso. Che naturalmente Yildirim ha già procurato… :)
Dopo aver superato i rigidi controlli di sicurezza (con tanto di scanner per zaini e borse al seguito), prima di entrare all’interno del Tempio, Yildirim ci concede qualche minuto di sosta all’ombra di un grosso albero, nei pressi di un bar/chioschetto. E mentre riprendiamo fiato srotola su un tavolinetto una mappa della zona, facendoci vedere de visu il percorso fatto fino a quel momento, a partire dalla posizione della nave in porto, per finire al tratto cittadino attraversato in tram, passando per la Moschea Blu, evidenziando le altre aree di interesse turistico presenti in città (ma che purtroppo non avremo la possibilità di vedere), fino ad indicarci le prossime tappe della nostra visita ad Istanbul.

Poi, dopo aver richiuso la mappa ed averci indirizzato il solito sorriso rassicurante, Yldirim ci invita a seguirlo iniziando a spiegarci con dovizia di particolari tutti i dettagli architettonici della Basilica di Santa Sofia. A partire dal nome: spesso si pensa che la Basilica sia intitolata all’omonima Santa, di cui si mette persino in dubbio la reale esistenza (ove pare essa sia stata martirizzata assieme alle 3 figlie, i cui nomi greci corrispondono, guarda caso, alle virtù teologali: Fede, Speranza e Carità… circostanza troppo curiosa per essere reale, secondo alcuni). In tal senso, ove si consideri che testualmente, il termine Santa Sophia, tradotto dal greco, significa “Sapienza Divina”, alcuni studiosi propendono per considerare Sophia e le sue tre figlie, più che altro delle mere figure allegoriche e non delle sante e martiri vissute realmente. Di conseguenza la Basilica di Santa Sofia, potrebbe in effetti anche essere identificata più propriamente come la “Basilica della Sapienza Divina”, secondo alcune scuole di pensiero. Purtuttavia, ad onor del vero, mosaici che raffigurano la Santa greca, abbondano all’interno del tempio, per cui anche Yildirim si attiene a questa logica, snocciolando le svariate informazioni che ci fornisce durante la nostra visita.

Inizia col mostrarci una fontana, che balza subito agli occhi per il suo essere una struttura palesemente fuori luogo nell’ambiente circostante. Si tratta in realtà di un “Sadirvan”, una fontana rituale destinata alle abluzioni dei fedeli di fede musulmana e fatta costruire all’epoca in cui il Tempio cominciò ad essere utilizzato per un lungo periodo di tempo come Moschea, a partire dal 1450 circa. E i vari minareti posticci – in quanto aggiunti successivamente - che ne adornano la struttura esterna, sono lì a testimoniarlo.
Yildirim poi ci mostra numerosi blocchi di marmo scolpito sparsi in un piazzale antistante l’ingresso della Basilica di Santa Sofia: sono i resti della antica Basilica di Teodosio II, la seconda della serie (niente è rimasto della Prima Basilica originaria), e al di sopra della quale è stata infine innalzata la Basilica attuale.
Poi Yildirim ci fa avvicinare all’ingresso del Tempio: ci ritroviamo in un infinito portico decorato con un meraviglioso susseguirsi di mosaici, ove il colore dominante è l’oro…
 
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