4 agosto – Verso le sei sono già sveglio, butto uno sguardo dall’oblò e i miei occhi vedono un enorme ghiacciaio che finisce nel mare. Benvenuti alle Svalbard!! Mi vesto rapidamente, mi armo di attrezzatura fotografica e salgo sui ponti superiori. La nave sta navigando nel fiordo di Longyearbyen, nell’isola di Spitsbergen, la più grande delle isole che compongono l’arcipelago delle Svalbard. Siamo a sole 600 miglia dal Polo Nord! Lungo i fianchi della nave un paesaggio arido dove si alternano roccia e ghiacciai, alcuni di dimensioni impressionanti, che arrivano fino al mare. Resto affascinato da questo insolito paesaggio e comincio a scattare qualche fotografia (a proposito, ovviamente il tempo è nuvoloso!!).
Dopo un po’ vedo arrivare mia moglie che si è svegliata sentendomi uscire e, dopo aver guardato dall’oblò, non ha resistito a salire sui ponti a vedere lo spettacolo della natura. L’aria è fresca, il termometro dirà che ci sono 4 gradi. Verso le otto, puntuale come da programma, la Magnifica attracca al piccolo molo di Longyearbyen, il centro più popoloso delle Svalbard (circa 2000 abitanti su una popolazione complessiva delle Svalbard di 2500 abitanti).
Rientrati in cabina svegliamo i ragazzi mentre arriva la colazione. Il nostro programma prevede mattinata in autonomia a visitare Longyearbyen e pomeriggio con escursione MSC a fare trekking/scalata ad una montagna subito sopra il centro abitato per godere del panorama dall’alto.
Appena sbarcati percorriamo la strada che porta al centro abitato, circa 1 km. Sull’altura alla nostra destra vi sono i resti di un impianto minerario. La cittadina infatti è stata fondata agli inizi del Novecento per lo sfruttamento dei giacimenti di carbone, i quali poi nel tempo si sono esauriti e oggi la cittadina vive principalmente di caccia, pesca e turismo. Longyearbyen è molto suggestiva con le sue casette nordiche tutte colorate, che a uno sguardo più attento si può notare sono tutte sollevate dal terreno, simili a basse palafitte. Camminando ci si accorge anche che i tubi dell’acqua, dell’elettricità e del gas sono tutti posizionati sulla superficie e non sotto di essa a causa dell’effetto del permafrost, dato che il terreno è perennemente congelato.
Facciamo quattro passi nelle poche vie della cittadina (termine forse un po’ eccessivo, le dimensioni sono quelle di un paesone), poi saliamo su una collina nelle vicinanze dove si trova la chiesa.
E sempre dalla collinetta antistante alla chiesa, nelle vicinanze di un impianto minerario abbandonato, si può avere uno sguardo dall’alto di Lonyearbyen.
Il panorama è brullo, qui non c’è vegetazione a parte muschi e licheni, qualche filo d’erba e qualche fiore nel periodo estivo. Nel periodo invernale Lonyearbyen diventa parte di un mondo bianco, anche il fiordo diventa ghiaccio, e tra fine novembre e fine gennaio la notte è perenne. Tutte le case hanno nelle vicinanze una motoslitta, le automobili qui sono rare e poco utilizzabili, tra l’altro uscendo dal centro abitato finiscono anche le poche strade asfaltate.
Scendiamo di nuovo in paese e ci incamminiamo lungo una strada che fiancheggia il fiordo, e qui facciamo un simpatico incontro con l’Artic Tern, un volatile migratore tra i due poli (in pratica segue l’estate tra Polo Nord e Polo Sud) che in questa stagione sta covando le uova nei nidi che fiancheggiano la strada.
Il problema è che tutte le persone che passano lungo la strada vengono viste come una minaccia e quindi il simpatico volatile parte all’attacco con che discese in picchiata cercando di beccare la testa nel malcapitato che passa sulla strada. Per scongiurare il pericolo un cartello spiega la situazione e consiglia di prendere un bastone da agitare sopra la testa mentre si attraversa la zona dei nidi. E infatti tutti, noi compresi, passiamo agitando il bastone mentre gli Artic Tern ci volteggiano sopra la testa facendo dei tentativi vani di picchiata.
Torniamo sulla nave per il pranzo e alle 15 partiamo per l’escursione di trekking sulla montagna. Ci accompagnano due guide entrambe armate di fucile. Questa misura di sicurezza è imposta dai regolamenti locali: per allontanarsi dal centro abitato bisogna essere armati o accompagnati da qualcuno armato. Il pericolo è rappresentato dagli orsi polari, le Svalbard ne hanno più di 5000 e sono protetti. Essendo un animale imprevedibile e se affamato ovviamente può diventare aggressivo, la prudenza consiglia sempre di avere un’arma nel caso di un incontro fortuito con questo animale, anche solo per sparare in aria cercando di allontanarlo nel caso si dimostrasse poco amichevole…
La salita si rivela abbastanza impegnativa per chi non è allenato a queste attività, per fortuna ci siamo portati le scarpe da trekking che assicurano una buona presa sul terreno, a tratti anche abbastanza ripido. Dopo circa un’ora di salita siamo in cima all’altura, circa 500 metri sul livello del mare. Da qui la vista spazia sul fiordo di Lonyearbyen e sulla vallata alle sue spalle. Sotto di noi vediamo la Magnifica ormeggiata.
Le guide ci offrono un po’ di the e caffè caldi mentre ci riposiamo e ci godiamo la vista, e intanto ci raccontano un po’ della storia del luogo (a proposito, alle Svalbard per comunicare si parla inglese e le escursioni sono tutte solo in lingua inglese). Mentre ci guardiamo attorno da un’altura alle nostre spalle vediamo apparire due corna… poi spunta la testa e poi ecco scendere verso di noi una renna… no, sono due renne, che non sembrano affatto intimorite e si fermano a brucare a poche decine di metri da noi. Qualche scatto è d’obbligo:
Riprendiamo la strada per tornare alla nave, un’altra oretta per discendere e verso le 18.30 risaliamo a bordo. Abbiamo il tempo per farci una bella doccia e poi andare a cena. Questa sera, date le tempistiche delle varie escursioni, sono saltati i turni ai ristoranti e c’è un unico turno valido a piacere su entrambi i ristoranti, quindi ne approfittiamo per provare il ristorante “Quattro Venti” (noi solitamente ceniamo all’Edera). Qualità del cibo ovviamente identica, come aspetto estetico del ristorante invece preferisco decisamente l’Edera.
Dopo cena torniamo sui ponti esterni per assistere alla partenza da Longyearbyen che avviene alle 22.30, quindi navigazione lungo il fiordo e tempo per scattare un po’ di foto, complice anche il filo di sole che ha fatto breccia tra le nubi la luce è sicuramente interessante. Nel frattempo nell’area piscina è cominciato il “Party Vichingo” che proseguirà fino a notte inoltrata, ma noi preferiamo decisamente lo spettacolo offerto dalla natura. Ecco qualche scatto “in notturna”, quantomeno come orario…