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My USA on the Road...and more.

19 - seguito USA Coast to Coast and Park to Park

4ª Tappa /2 - ANTELOPE CANYON - GRAND CANYON COLORADO - 230 km

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In due ore, Antelope mi ha regalato molto e non rinuncio a fare due passi in uno storico villaggio navajo – non so se allestito a fini turistici – nel quale le capanne abitative denominate hogan, sono la peculiarità predominante.
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Poi, riparto baldanzoso per andare ad osservare dall’alto di un burrone vertiginoso Horseshoe Bend, un’ansa strettissima a ferro di cavallo, disegnata dal fiume Colorado nel vano tentativo di abbattere uno sperone roccioso.
Per raggiungere il sito metto in funzione il mio navigatore satellitare che però, stranamente, sbaglia il percorso di avvicinamento a Horseshoe. Comunque, il luogo viene subito individuato da una grossa P bianca dipinta su una mesa alla sinistra, mentre subito a destra c’è l’accesso al parcheggio, visibile dalla strada. E’ già affollato di molte autovetture, enormi roulotte e bus turistici, mentre una sorta di processione percorre uno sterrato sabbioso per superare una collinetta dalla quale si accede, suppongo, all’orlo del precipizio. So che il tratto è lungo più di un chilometro e mezzo.

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Parcheggio, inizio l’ascesa ….ma a dopo pochi minuti mi arrendo: a più di 38°, sotto il sole cocente, raggiungere il balcone panoramico è impossibile e non ho neanche un po’ d’acqua con me!
Capita raramente ma capita: appena termino di fare qualcosa di magnifico devo “pagare dazio”.

Primo inghippo e a malincuore rinuncio a Horseshoe Bend, ma a volte, come ho sempre sostenuto, bisogna cercare di evitare le insidie che possono pregiudicare il seguito del viaggio.
A questo punto posso solo guadagnare tempo cercando di raggiungere il Grand Canyon Colorado, oltre 200 chilometri più a sud…ma non ho fatto i conti con una interruzione sulla statale 89, mal segnalata, che mi ha tratto in inganno.
Secondo inghippo: più di 50 chilometri inutili, quindi, per aggirare l’interruzione attraverso una strada secondaria nella riserva navajo, con inevitabile perdita di tempo prezioso.
Percorro 120 chilometri di deserto pietroso con rara presenza di insediamenti che assomigliano più a baracche che a abitazioni.
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Rocce e mesa più o meno elevate sono le attrattive più rilevanti, almeno fin quando raggiungo il raccordo con la 89, dopo il giro forzato. Nell’incrocio c’è soltanto un distributore di benzina e un Trading Post, con varia mercanzia, nel quale cerco di reperire qualcosa da mangiare che, peraltro, non soddisfa i miei gusti.
Riprendo la strada ed è sempre deserto cespuglioso da una parte e colline di arenaria dall’altra fino a quando trovo una coda per lavori in corso, per ripristino del manto stradale, che viene snellita velocemente, nonostante la mole di lavoro sia rilevante. Poco oltre trovo un’indicazione per la cittadina di Tuba City che dista solo quindici chilometri. Non sono tanti per andare a cercare lì un Subway, mangiare qualcosa e tornare a riprendere la US-89. Giunto in città trovo subito quello che mi serve e anche un’officina meccanica per cercare di togliere la sabbia infilatasi nelle scarpe, soffiandoci aria compressa. Da noi sarebbe un’operazione facile ma per adoperare il compressore bisogna inserire in una macchinetta, simile a quella per le bevande, una moneta da un quarto di dollaro… che non ho.
Chiedo assistenza a un dipendente dell’officina, facendogli intendere che non devo gonfiare i pneumatici dell’auto ma solo dare una pulita alle scarpe. Lo vedo sarcasticamente sorpreso, ma in ogni caso mi allunga un tubo d’aria compressa e così, finalmente, riesco a ripulire la sabbia, molta, che si era accumulata nei miei mocassini.
Riparto verso il Gran Canyon in pieno deserto, piatto senza un minimo di vegetazione, almeno fino a quando, dopo trenta chilometri, superando il fiume Little Colorado, giungo a Cameron. Più che un paese, è un trading post attrezzato con un grande negozio di souvenir di ogni genere, un albergo, una stazione di polizia, un ufficio postale e un camping.
Niente di straordinario, quindi, ma in posizione strategica, per i turisti che visiteranno il Grand Canyon. Peraltro, la sensazione che si respira è quella di esser giunti in un’oasi del deserto, perché nei pressi dell’albergo c’è parecchia ombra sotto gli alberi e acqua da bere da una fontanella.

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E’ quello che mi abbisogna e val bene una prolungata sosta rilassante e cercare di mettere qualcosa sotto i denti.
Nel grande esercizio commerciale, dove mi reco per dare un’occhiata, quasi tutti i turisti sono intenti a comprare, mentre le mogli al seguito si dilettano e si trastullano con gli articoli di gioielleria di fattura navajo dal costo rilevante.
Riprendo a viaggiare e pochi chilometri oltre Cameron svolto sulla statale AZ-64. All’orizzonte si cominciano a vedere i contrafforti del Grand Canyon e, in apposite banchine strategiche, compaiono i baracchini degli indiani navajo per la vendita di souvenir.
Il cielo è coperto da nuvole alte e stratificate: all’orizzonte non lontano scrosci di pioggia e qualche fulmine non promettono e niente di buono per il mio soggiorno al Parco.

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Tuttavia, appena abbandono il deserto, almeno si comincia a salire di quota e il paesaggio cambia perché la vegetazione prendere forma con alberi e verdi radure.
Finalmente, dopo cinquanta chilometri da Cameron, raggiungo il cippo del Grand Canyon e nonostante una pioggerella fastidiosa, riesco a farmi scattare una foto da un turista lì presente, ricambiando la cortesia. Poco oltre, al casello del parco passo la tessera al ranger di servizio che me la restituisce assieme alle immancabili mappe.

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Il mio road book, con gli appunti presi da Wikipedia, annota che il Grand Canyon è un'immensa gola creata dal fiume Colorado.
È lungo 446 km circa, profondo fino a 1.857 metri e con una larghezza variabile dai 500 metri ai 29 chilometri. Quasi due miliardi di anni della storia della Terra sono emersi alla luce grazie all'azione del fiume Colorado e dei suoi affluenti in milioni di anni hanno eroso le rocce strato dopo strato, unita al sollevamento del Colorado Plateau.
Il primo europeo a vedere il Grand Canyon fu lo spagnolo García López de Cárdenas, che nel 1540 partì dal Nuovo Messico alla ricerca del misterioso fiume di cui parlavano gli indiani Hopi. La prima spedizione scientifica del canyon, verso la fine del 1870, fu guidata da J.W. Powell che descrisse le rocce sedimentarie esposte come "pagine di un grande libro di storia".

Il primo punto panoramico di osservazione che incontro è Desert View ma le condizioni meteo sono pessime per via di una foschia tale che rende il paesaggio assolutamente deludente. Seguendo la strada del parco infilo in sequenza tutti gli altri punti scenografici e, nonostante la mia frenesia esplorativa, la delusione è ancor più cocente nella grande balconata di Navajo Point: si riesce a intuire vagamente l’immensità del Grand Canyon e il Colorado che vi scorre dentro.
Qualcosa cambia a Lipan Point e Grand View Point dove le condizioni del cielo sono migliorate ma non è il massimo che potessi attendermi.

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Più che fotografare, meglio raggiungere il Visitor Center, evitando di far sosta per ora a Yaky Point, uno dei più belli della zona e al quale sono molto interessato.
Le indicazioni sono perfette e così posso lasciare la macchina nell’esteso parcheggio del Centro dove mi sto recando per ottenere alcune informazioni di cui ho bisogno.
La zona antistante il complesso è tutta coperta da tettoie di legno sotto le quali molti pannelli informano sulla geologia, sui percorsi da seguire, sulle infrastrutture del Grand Canyon Village, sugli orari e sui percorsi delle navette, sulla situazione meteorologica locale e altre necessità.
Tutto bello e ineccepibile ma, di contro…il Visitor Center ha chiuso i battenti alle cinque di pomeriggio, un quarto d’ora prima del mio arrivo.
Un'altra delusione che si somma a quelle precedenti!
E’ il terzo intralcio che proprio non ci voleva e mi sa che produrrà inconvenienti notevoli ai miei programmi.
Sono molto contrariato, devo trovare una sistemazione per la notte e non mi va di andarla a cercare nella grande area del cosiddetto “Villaggio” attraverso un percorso intricato di almeno dieci chilometri. Per di più, per poter dormire in hotel o in una delle casette dei Lodge disponibili è necessaria la prenotazione. Devo anche cercare di cenare per placare le ire della mia pancia che al solito brontola per fame e quindi l’unica soluzione resta quella di recarmi al paese di Tuyasan, vicino all’entrata sud del parco e lontana un quarto d’ora di viaggio. Gli appunti del road book dicono che lì ci sarebbe la possibilità di pernottare al 7Mile Lodge, al prezzo di 75 dollari per notte, ma stranamente l’albergo non accetta prenotazioni.
Giunto in paese, avverto che la località, dotata di tutte le infrastrutture per rendere piacevole il soggiorno dei visitatori del Grand Canyon, abbonda di turisti e non potrebbe essere diversamente perché siamo alla fine di luglio e in procinto del fine settimana.
Quando in seguito raggiungo l’albergo, un cartello affisso fuori dell’ingresso mi fa inviperire:
“NO VANCANCY”, cioè …esaurito”. Se questo è già pieno, figuriamoci gli altri!
Ennesima contrarietà che mi spinge a tentare almeno di cenare con risultati pessimi perché in un primo ristorante dove mi affaccio c’è una ressa di persone in attesa di prender posto. L’alternativa è appoggiarmi all’onnipresente McDonald’s, ma in ogni caso lo evito.
Torno mestamente nel parco e vado “in perlustrazione” con la macchina, cercando una soluzione ai miei problemi. Transito da Market Plaza dove sono disponibili tutti i servizi essenziali: il camping, l’albergo, la banca, telefoni, ufficio postale, negozi, emporio e quant’altro. Vado avanti passando sul retro della Stazione Ferroviaria del Grand Canyon, quella che permette ai turisti di arrivare in treno da Flagstaff, lontana 80 chilometri a sud del Parco e poi seguo le indicazioni per il Bachcontry Information e gli alloggi del Maswik Lodge.
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In questa struttura funziona una grande tavola calda self service, una pizzeria e quindi devo subito approfittare degli alimenti disponibili. Le pietanze sono internazionali, c’è anche la pasta ma non mi fido molto. Preferisco prendere una bistecca che, a mia insaputa, il cuoco ha già irrorato con una crema gialla che già a vederla mi toglie l’appetito. Comunque, dopo aver tolto questo ingrediente giallastro che gli americani amano come condimento saporito, mi sazio un poco e approfitto della coca cola, sempre disponibile in quantità illimitata, da spillare dall’apposita macchinetta.

E’ già sera inoltrata quando termino la cena e adesso per dormire dovrei andare in campeggio. Purtroppo, con la stanchezza che mi ritrovo addosso, non mi va proprio di tirar fuori la tenda e sistemarla peraltro sul terreno umido di pioggia.
Questa volta, sperando che la sistemazione non sia proprio scomoda, propendo per dormire in macchia stanotte, nel grande parcheggio del Visitor Center e domani si vedrà.

Prima di prender sonno, medito malinconicamente su quanto accaduto e sui miei desideri offuscati.
Penso che la mia permanenza al Gran Canyon avrebbe dovuto essere pianificata con maggiore attenzione e la variabile “meteorologica” sopraggiunta ha sovvertito notevolmente i miei piani.

L’amarezza stenta a placarsi perché, a onor del vero, non sono venuto al Gran Canyon solo per ammirare la vastità di questa meraviglia della natura e della sua lontanissima storia geologica. Non sono venuto solo per conoscere la storia ancestrale di questo luogo abitato dai nativi Hualapai, Havasupai, Zuni, Paiute e Navajo. Non sono venuto nel Parco solo per percorrere i bellissimi sentieri del sud rim e per fotografare il canyon dall’alto degli spettacolari punti panoramici.

Sono venuto, principalmente, con l’ambizione di realizzare l’escursione perfetta della mia avventura: scendere giù nelle profondità del Gran Canyon, percorrendo tutte le sue ere geologiche, per giungere alla acque del fiume Colorado che lo hanno plasmato. Poi tornare su ed essere felice di aver concluso un’esperienza bellissima e fuori dal comune.

Oggi pomeriggio, al Centro Visitatori avrei potuto ottenere la conferma di per poter scendere al Colorado percorrendo il South Kaibab Trail - 11 km - e poi tornare su dal Bright Angel Trial - 13 km - possibilmente nella stessa giornata.

Non lo nego a me stesso, ma la discesa al fiume Colorado è un’impresa difficile, non priva di rischi, ma fattibile e ammessa dai Rangers del Parco, adottando le necessarie precauzioni. Nel mio road book avevo ampiamente preso nota di ciò che serviva e avevo tutto l’equipaggiamento necessario.
Tuttavia, devo prendere atto che pur essendo fisicamente preparato mi manca la componente essenziale, quella mentale. Per dirla tutta, aleggia in me una sorta di paura: quella che ti frena mentre cerchi di superarla facendo leva sulla tua incoscienza e il nemico più subdolo in questo pericoloso trekking è la disidratazione. Domani sono attese temperature superiori a 39 gradi.

Nella vita non si può avere tutto. Come mi sono comportato in altri frangenti sfavorevoli, maggiormente questa volta per una questione di prudenza, “obtorto collo”, mi sa che devo rinunciare al mio trekking affascinante e… tirare innanzi!

Sorry…Colorado River!
continua...
 
Se l'arrivo a Sturgis l'avevo seguito con interesse, pur non avendo io intenzione di salire su una qualsiasi moto, questo viaggio mi sta veramente emozionando. Anche con questi imprevisti che me ne ricordano alcuni successi nel mio on the road. Le avventure del viaggio, gli imprevisti, le soluzioni alternative, a volte la rassegnazione che poi, quando la raccontiamo, ne proviamo nostalgia....
 
Sicuramente la discesa verso il fiume Colorado sarebbe stata una esperienza davvero unica ma la prudenza in certi frangenti non è mai troppa. Il sentiero più diretto per scendere fino al fiume è il South Kaibab Trail. e ci vogliono tra le 4 e le 6 ore per scendere fino al Colorado, mente per la risalita ci vogliono da 6 a 10 ore, a seconda del passo e delle soste, ed è più impegnativa perchè la salita è abbastanza ripida. Se si consedera poi la temperatura durante il giorno di quel periodo diventa davvero arduo scendere e salire in giornata. Molti scendono, sostano ed il giorno dopo risalgono.

p.s. Io una volta arrivato al Visitor Center e preso vari opuscoli ho iniziato a fare il giro di alcuni punti panoramici nella zona: Mather Point, Powell Point, Hopi Point. Ho pranzato a El Tovar ed acquistato qualche souvenir all'Hopi House (tra l'altro da dietro l'Hopi House c'è un'altra magnifica vista sul Gand Canyon.
 
Se l'arrivo a Sturgis l'avevo seguito con interesse, pur non avendo io intenzione di salire su una qualsiasi moto, questo viaggio mi sta veramente emozionando. Anche con questi imprevisti che me ne ricordano alcuni successi nel mio on the road. Le avventure del viaggio, gli imprevisti, le soluzioni alternative, a volte la rassegnazione che poi, quando la raccontiamo, ne proviamo nostalgia....
Grazie vera95 per quello che dici e per il fatto che riesco a suscitare emotività, la parte più interessante per me a favore di chi legge. Spero che le mie storie possano coinvolgerti ancora seguendo il mio viaggio​
 
Purtroppo “giada50” capitano a volte delle cose imprevedibili con le quali bisogna fare i conti ed essere, come tu dici giustamente, prudenti, quello che più conta. Tuttavia il cruccio del mancato trekking mi perseguita ancora anche a distanza di anni. Noto che conosci bene la questione del sentiero e ti dirò che il mio equipaggiamento con acqua, barrette energetiche e frutta aveva anche due “articoli salvavita”: uno specchietto e un fischietto. Il telefono era inservibile poiché non c’è copertura.​
Non partivo impreparato; riporto quanto avevo messo nel mio road book e la mia personale tabella di marcia.
Ciao e ancora una volta grazie.

Grand Canyon: dal Sud Kaibab Trial al Bright Angel Trail

E’la perfetta escursione nel Grand Canyon e se è previsto il pernottamento è necessario chiedere il permesso al Beckcountry Information Center.
.Sebbene il South Kaibab è più ripido e non ha copertura di ombra e acqua, la vedute dal sentiero sono imbattibili.
È meglio iniziare l’escursione dal South Kaibab verso il campeggio Bright Angel e tornare indietro dal Bright Angel trail. In questo modo si ottiene un cambiamento di scenario e si possono fare escursioni fino dove c'è acqua più disponibile.
Se avete qualche giorno disponibile si può trascorrere un'altra notte al campeggio Bright Angel o passare una notte all'Indian Garden.​

Consigli:
- portare molta acqua perché l'aria è molto secca e molto calda;
- fa più caldo nella parte inferiore del canyon, assicuratevi di stare all'ombra e bere molta acqua (e andare in acqua per rinfrescarsi);
- non tentare un'escursione di questo sentiero tutto in un giorno, durante l'estate è troppo caldo e non c'è abbastanza acqua;
- partire molto presto per evitare le ore più calde della giornata (la luce del primo mattino rende molto spettacolare le pareti delle rocce).

Punti di Interesse
1 - South Kaibab Trailhead

Iniziare il vostro viaggio prendendo una navetta al trailhead (non puoi parcheggiare durante la notte). In estate iniziare molto presto ( 4 o 5) per garantire l’arrivo al campeggio Bright Angel prima che incominci a fare molto caldo.
NO escursione estiva in un 1 giorno perchè non si potrà trasportare abbastanza acqua tra fermate e a causa del calore secco e facile disidratazione.
Il trial è lungo 11,5 km fino al Colorado, c'è poca ombra, un bagno a circa a metà strada, ma nessun posto per riempire di acqua fino al campeggio Bright Angel.​

2 - Oh Ahh Point
Un nome appropriato sprattutto se siete all'alba, quando la roccia rossa è quasi surreale. Dista circa 1,6 km dalla partenza.

3 - Cedar Ridge
1,5 km e 940 piedi verticali da punto 2 e si può prendere una pausa. Essendo su un crinale ha sicuramente i suoi vantaggi: avrete una splendida vista su entrambi i lati del crinale e può vedere il prossimo miglio di tornanti del sentiero tra la roccia rossa brillante. È un bello spettacolo. Dopo km 2,5 O'Neill Butte, seguito da alcuni tornanti molto ripidi per un altro miglio o così verso l'altopiano di Tonto.​

4 - Skelethon Point
Dopo 5 km dall'inizio dell'escursione ed è il primo lungo da dove sarete in grado di vedere il fiume Colorado. I tornanti sono un pò più ripidi dopo questo punto e quindi assicurarsi di essersi riposati prima di proseguire.​

5 - Ponte sospeso Kaibab
Dopo circa un miglio di percorso si avrà una vista spettacolare del fiume Colorado attraverso il canyon sottostante. Dopo aver attraversato un tunnel si passa dall’altra parte del fiume camminando su un ponte sospeso. Poco dopo si raggiunge il campeggio Bright Angel, dove ci si può riposare e rifornirsi d'acqua.​

6 - Bright Angel Campground
Probabilmente si è un po’ stanchi, pertanto togliersi le scarpe e andate nel torrente Bright Angel per rinfrescarsi. Piccoli pesci nuotano intorno e mordono la vostra pelle morta come solletico.
Il campeggio ha rubinetto per l’acqua e bagni con lavandini per lavarsi il viso.​

7 - Phantom Ranch
Un'altra alternativa è Phantom Ranch. È possibile prenotare la cena al ristorante. Se vi fermate la notte, partire presto il giorno successivo per evitare il caldo.
Indian Garden dista 9,6 km e da quì in cima altri 4,7 km.​

8 - Indian Garden
Ottimo posto per campeggiare con servizi igienici e acqua; il successivo posto è a 1,9 km dopo dopo diversi tornanti.
9 - Plateau Point (deviazione)
Da Indian Garden una deviazione opzionale al punto di Plateau con una veduta del canyon incredibile. Buon componente se si pernotta a Indian Garden.

10 - Three Mile Resthouse
Questo punto sosta è 5 km dall’arrivo e ha servizi igienici e acqua. Il rimanente tragitto è ripido, fare scorta d’acqua, seza esagerare. Prossima sosta a soli 2,5 km.

11 - Mile-and-a-Half Resthouse
2,5 km dalla base, acqua, servizi igienici e recuperare energia per salita finale.
Approfittare per le vedute che sono sempre straordinarie.

12 - Bright Angel Trailhead
Tornati in alto, prendere un'immagine finale che domina il canyon e iscriversi al gruppo di persone che hanno camminato sul fondo del Grand Canyon.
Premiazione con rinfreschi prima di prendere la navetta e andare a riposarsi.

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20 - seguito USA Coast to Coast and Park to Park

GRAND CANYON del COLORADO

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Ho dormito talmente rilassato che al risveglio, guardando l’orologio, vedo che sono già le sei e mezzo e mi sono perso l’alba del Grand Canyon.
Niente di preoccupante a cui penso di rimediare di sicuro domani.

Nel grande parcheggio del Visitor Center sono accerchiato da una moltitudine di persone che si muovono freneticamente e tutte erano qui per assistere dal punto panoramico di Mather Point ai primi raggi del sole che segnano scenograficamente il Grand Canyon del Colorado..

Tutti i bollori e i rammarichi di ieri sera, a proposito dell’impossibilità di scendere al Colorado, sono evaporati nel sonno profondo della notte tranquilla. Qualche traccia è comunque rimasta.
Tuttavia, mi ritrovo pur sempre al Grand Canyon, una fra le mete più ambite dei viaggi negli Stati Uniti, e quindi me lo devo godere nel miglior modo possibile in questa giornata a dir poco splendida con cielo sereno e temperatura gradevole.
Mather Point è vicinissimo al parcheggio del Visitor Center e il viottolo asfaltato con l’indicazione per raggiungerlo è perfettamente percorribile anche da persone con handicap. Incamminandomi, giungo a una sorta di rondò la cui pavimentazione circolare ha per tema i nomi delle tribù native che hanno popolato questi territori: Apache, Navajo, Zuni, Hopi, Paiute, Havasupai, Hualapai, Yavapai.
Continuo per qualche minuto arrivando sul Sud Rim. Qui è come se si aprisse un grande sipario in procinto di svelare uno spettacolo incommensurabile perché sembra che il cammino proceda in discesa verso uno sperone di roccia che ha per protezione una spessa ringhiera di ferro.
Sono tutti lì a guardare l’immensità di questa scena teatrale che la storia geologica di questo territorio, sconvolto da forze terribili e inimmaginabili della natura, mostra ora, orgogliosamente, tutta la sua bellezza e immensità.

Sono entusiasmato e assolutamente sbalordito dalla maestosità del Grand Canyon, un luogo plasmato dalla potenza dell’acqua 1,5 miliardi di anni fa, capace di rivelarci la storia della terra in un paesaggio talmente desolato da rimanere inesplorato per centinaia di anni. Un labirinto di burroni che si sviluppano per centinaia di chilometri quadrati dove il canyon più grande misura 29 chilometri in larghezza e un chilometro e mezzo di profondità.
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Il Grand Canyon rappresenta una finestra sul passato dell’America. Centinaia di strati di roccia testimoniano almeno metà della storia della terra, mentre quelli più recenti in cima contengono fossili di creature marine vissute 270 milioni di anni fa. Le rocce più antiche, sul fondo, si sono formate in epoche precedenti, oltre 1,5 miliardi di anni fa, prima che sul pianeta comparissero forme di vita complesse.
Vedo scorrere l’imponente fiume Colorado che attraversa sette stati e fornisce acqua a trenta milioni di americani. E’ lui che ha contribuito a modellare il canyon e con i suoi 19 miliardi di metri cubi di acque che scorrono ogni anno ha fatto sì che neanche la roccia più dura avrebbe potuto resistere a tale potenza. Nel corso di 5 milioni di anni il fiume ha penetrato strati di arenaria e calcare come fossero burro creando forme meravigliose come avrei potuto aver prova a Horseshoe Bend.
Il Grand Canyon è un luogo talmente straordinario da sembrare impossibile che centocinquanta anni fa non comparisse nemmeno sulle carte geografiche. Tanto è vero che i primi uomini bianchi che scoprirono la sua l'immensità, alla ricerca del misterioso fiume e soprattutto dell’oro, furono lo spagnolo Garcia Lopez de Cardenas e una squadra di 12 uomini che avevano come guida gli indiani Hopi.
I nativi, non fidandosi di questi esploratori, non rivelarono mai la giusta via per scendere nell’abisso del canyon dove scorreva il fiume Colorado.
Tutto lo splendore del Grand Canyon rimase così noto solo ai suoi abitanti originari per circa due secoli ancora e venne poi riscoperto nel 1869, durante la guerra civile, dal maggiore J.W. Powell che organizzò una spedizione composta da quattro imbarcazioni per esplorare il fiume Colorado. Powell navigò fino a raggiungere il lago Mead e due mesi dopo la pubblicazione della scoperta incoraggiò uno studio scientifico del canyon. Solo nel 1919 l’affascinate Canyon, grazie a un Atto del Congresso, fu dichiarato Parco Nazionale degli Stati Uniti.
A destra e sinistra della balconata del Sud Rim sulla quale mi trovo, vi sono atre due terrazze che senz’altro fanno di Mather Point “la madre di tutti i punti panoramici”. Trascorro piacevolmente un po’ di tempo ad osservare le pareti che mostrano palesemente, attraverso le striature orizzontali, i sedimenti che procedono dal basso verso l’alto: chiaro sabbioso, marrone, rosso arenaria e il bianco del calcare. Una tavolozza di colori che affascina mentre il fiume, piccolo visto da quassù, serpeggia tranquillo nelle gole con un torbido colore verde scuro.
Lo spettacolo è mozzafiato, grande e infinito dando l’impressione di un territorio all’apparenza statico ma che inevitabilmente, fra alcune migliaia di anni, non sarà più il medesimo.

Devo trascorrere tutto il giorno nel parco e quindi mi sembra opportuno dedicare parte del mio tempo al Visitor Center. Nel gran piazzale esterno, si nota già la grande organizzazione alla quale provvede il National Park Service perché questo spazio è il centro nevralgico degli arrivi e partenze dei bus navetta, alimentati a gas naturale. Le piazzole coperte da pensiline di legno sono il capolinea delle quattro linee gratuite che servono tutto il parco e i suoi punti panoramici, con frequenza di 15 o 30 minuti. Il percorso delle navette è individuabile dal loro colore: Village Blue Route, Kaibab Orange Route, Hermit Road Red Route e Tusayan Route Park&Ride.

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Sotto altre pensiline ci sono grandi tavole esplicative e informazioni per i turisti, compresa quella delle previsioni meteorologiche che per oggi prevedono 29° sul bordo del canyon e 42° sul fondo (molti per il trekking mancato), mentre per la notte sono attesI 14° sopra e 22° sotto.
Apprestandomi ad entrare nel centro visitatori mi sorprende non poco, sulla porta vetrata, un classico cartello di divieto di ingresso…con pistola: “La legge Federale proibisce il possesso di armi da fuoco e l’ingresso senza specifica autorizzazione. I trasgressori saranno puniti con multe o prigione da uno a cinque anni”. Cose americane!

Entro nella struttura molto ampia e mi dirigo al banco informazioni per chiedere a un giovane ranger che vedo appostato, quasi ad attendermi, se c’è la possibilità di scendere giù nel canyon al Colorado e risalire nella stessa giornata. Gli chiedo se capisce l’italiano e mi fa intendere di sì. Però, sulla questione che più mi interessa, con un sorrisetto rispettoso, mi fa capire che questo trekking è molto pericoloso e me lo sconsiglia, soprattutto perché la temperatura attesa sul fondo del canyon e talmente elevata da rischiare la disidratazione. Il rischio è ancor più elevato per tornare su in giornata.
E’ quello che temevo maggiormente e a nulla sono valse ieri sera le arrabbiature per l’evento mancato. Prendo atto e quindi…provare una prossima volta!
Mi soffermo allora ad osservare un grande plastico, corredato da lucine blu, con la rappresentazione della mappa di tutto il territorio del Grand Canyon e del fiume Colorado e non mancano fotografie d’epoca e la barca originale con la quale, per la prima volta, fu esplorato il grande fiume.
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Quasi appartata c’è una saletta cinematografica nella quale ogni trenta minuti viene proiettato un video sulla evoluzione geologia e la formazione del Grand Canyon. Poiché ho tempo disponibile penso che sia buona cosa assistervi e imparare. Mi tocca aspettare un po’ perché il video inizia fra una decina di minuti e mi accomodo su una delle panche disposte in circolo attorno a una sorta di grande mappamondo rotante - praticamente lo schermo - appeso al soffitto. Poi buio in sala e inizia la proiezione:

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THE CANYON WORLD
“It is not enough to know the facts, their meaning is much more important"
Clarence E. Dutton

(Non basta conoscere i fatti, il loro significato è molto più importante)
"Le origini del Grand Canyon, una delle meraviglie più spettacolari d’America, lungo 450 km, largo 29 km, 1.500 metri profondo, talmente grande che si può vedere dallo spazio, sono antiche quasi quanto la storia della terra e gli strati colorati del canyon ne offrono una delle testimonianze geologiche più complete.
Le rocce sono molto antiche e risalgono a miliardi di anni fa
. Alla base del canyon ci sono rocce scure, datate scientificamente a 1,7 miliardi di anni fa, che si trovavano a 9600 metri di profondità sotto montagne altissime che le sovrastavano.
Nei successivi 5 milioni di anni questa catena montuosa viene erosa dalle inesorabili forze della natura. Nel corso di millenni glaciazioni e disgeli formano delle spaccature sui fianchi delle montagne, mentre il vento e l’acqua trasportano i detriti verso l’oceano creando alla fine una pianura piatta e indistinta dove ancora non c’è traccia del canyon.
Oggi l’Arizona è una zona desertica, ma un tempo le conchiglie del canyon rinchiuse nella dura roccia dimostrano che un mare tropicale copriva la piatta pianura sottostante e i fossili oceanici rimasti intrappolati nella melma dei fondali. Questo non succede solo una volta e gli strati visibili sulle pareti del canyon rivelano che nel corso di centinaia di milioni di anni questa terra viene sommersa dall’acqua almeno otto volte. L’ultima volta che l’Arizona si è trovata sott’acqua risale a 80 milioni di anni fa e ogni strato che vediamo corrisponde a un mare diverso che ha depositato tipi differenti di roccia e fossili vissuti in vari periodi. Questa fase in cui i mari arrivano e si ritirano dura centinaia di milioni di anni e in seguito si induriscono e si trasformano in roccia. Alcuni sedimenti sono sabbia che diventa arenaria di colore giallo. Altri sono fango che si trasforma in scisto scuro. I resti calcificati degli organismi marini invece formano un calcare chiaro. In ogni caso il colore dominante è il rosso che deriva dal ferro presente in tutte le rocce e che nel corso di milioni di anni si ossida presentando caratteristiche di colore rossastro.
Ad una certa data della storia della terra forze immense sono riuscite a trasformare una zona pianeggiante in questa meraviglia della natura che lascia senza fiato e le conchiglie che giacevano in fondo al mare ora si possono individuare in alto sul bordo del canyon. Lo sconvolgimento geologico determinato dallo scontro delle placche della crosta terrestre ha sollevato tutto il fondale marino spingendo verso l’alto l’intera regione formando un altopiano liscio e pianeggiante mentre il mare è defluito a nordest. Il territorio è comunque circondate da montagne e nuovi fiumi impetuosi si indirizzano a valle.

Circa 5,5 milioni di anni fa il Colorado ha incominciato a scavare il canyon in questa sterminata pianura rocciosa. La teoria più accreditata su come si sia potuto verificare questo evento è quella della “Tracimazione” che afferma la presenza, 160 km a est, del grandissimo lago Bidahochi, ormai scomparso, dal quale il fiume, sceso dalle Montagne Rocciose, dopo averlo formato riempiendo un bacino, è appunto debordato.
Il fiume si riversa rapidamente sull’altopiano che le collisioni delle placche avevano spinto migliaia di metri al di sopra del livello del mare, dirigendosi verso valle, trascinando nel suo cammino i detriti rocciosi e formando un solco che incide la parte superiore del tavolato.
La potenza erosiva del fiume, precipitando dall’altopiano sul territorio sottostante, deve essere stata enorme e così il Colorado, che ogni 1,5 km di percorso scende ancora di 3 metri, ha creato il solco iniziale che gli ha permesso di avanzare.
Il Grand Canyon però non è soltanto profondo. Nel versante sud la sua maestà rivela tutta la sua magnificenza perché è il punto in cui raggiunge 29 km di estensione da un lato all’altro, ma tutti quei strati rocciosi non sono stati creati dal Colorado. La roccia è stata esposta incessantemente agli agenti atmosferici, le continue piogge l’hanno indebolita e la forza di gravità, essendo le pareti assai ripide, le ha fatto crollare nel fiume che le ha trasportate a valle.
Questo è accaduto continuamente e con il passare del tempo il canyon è diventato sempre più largo perché le rocce friabili si modificano, compromettono quelle più dure che si trovano sopra facendole franare. Le frane di crollo sono il primo passo per l’espansione in larghezza del Grand Canyon che si riempirebbe solo di detriti senza l’aiuto del Colorado la cui corrente trascina ogni giorno 500.000 tonnellate di roccia e detriti, ripulisce il canyon e permette ad altri materiali di accumularsi. Il fenomeno ripetendosi in continuazione fa arretrare la roccia e man mano che il fiume avanza il canyon si espande e si allarga .
Il Grand Canyon, in definitiva, è il risultato di un fenomeno geologico dinamico tuttora in continua espansione ed è anche un luogo in cui la potenza inesorabile dell’acqua del Colorado con gli oltre 3 milioni di litri di acqua gelida che vi scorrono ogni ora, trova la sua componete essenziale.
Il risultato è un Canyon immenso, una meraviglia della natura sulle cui pareti sono scritti quasi 2 miliardi di anni di storia geologica del nostro turbolento pianeta".

Il filmato è stato molto efficace nell’illustrare il processo geologico e, per quanto mi riguarda, anche molto istruttivo.

continua...
 
21 - seguito USA Coast to Coast and Park to Park

Grand Canyon /2

E’ tempo di andare a verificare di persona quanto ho potuto apprendere dall’esauriente filmato sulla storia geologica della genesi del Gran Canyon e per farlo non c’è cosa migliore se non andare Yaky Point.

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Devo anche togliermi la soddisfazione di raggiungere con il bus navetta Sud Kaibab dove inizia il sentiero per scendere giù al Colorado e tornare con la stessa navetta al Bright Angel dove termina l’ascesa dal fondo del Canyon.
Il Grand Canyon non si finisce mai di ammirarlo spostandosi lungo tutto il bordo del canyon e ogni balcone panoramico è utile per scattare fotografie, ottime come ricordo ma che non potranno mai raccontare appieno le emozioni che si provano guardando due miliardi di anni di storia della nostra terra.
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Appena mi ritengo appagato prendo la navetta Orange e scendo a South Kaibab Trailhead.
Qui, un paio di bacheche illustrano il tracciato, il profilo altimetrico e le necessarie precauzioni da mettere in atto per evitare che la discesa diventi pericolosa a causa della stanchezza e della disidratazione.
E’ impossibile resistere alla tentazione di scendere un po’ giù nel sentiero e già da questi primi passi il Gran Canyon è più spettacolare, più colorato, più sterminato e mi sembra di viaggiare nel tempo, a ritroso di parecchi milioni di anni.
Emblematica è la ripresa fotografica con tutto lo zoom che ha disponibile l’obbiettivo e che ritrae il Colorado, con il suo colore indefinito, proprio nel punto dove avrei dovuto toccarlo. Pazienza!



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Tuttavia, uno strascico di amarezza è ancora presente nel mio animo per non aver potuto sperimentare un trekking straordinario e unico. Ma più ci penso e più mi persuado che ho fatto bene a desistere perché non c’erano le condizioni ideali. Per ora, il Canyon ha vinto… per ora!
Nel frattempo vedo che tornano su a dorso di mulo un nutrito gruppo di avventuriere con il sorriso sulla bocca per essere giunte sane e salve al traguardo.
Come accade a Santorini, non oso pensare che il divertimento abbia potuto coinvolgere anche gli sventurati cavalli.

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Con la medesima navetta Orange torno al capolinea e durante il viaggio riposante si fa strada nella mente l’eventualità di anticipare la tappa di domani partendo oggi pomeriggio, ma non desidero per niente rinunciare a due eventi notevoli: il prossimo tramonto e l’alba di domani nel Grand Canyon.
Intanto vado a pranzare al self service del Maswik Lodge e poi, senza fretta, sistemerò la mia piccola tenda nel campeggio, solo per questa notte, e riposerò per qualche tempo.

Assolte queste incombenze, devo recarmi obbligatoriamente a sindacare sul luogo di arrivo del Bright Angel Trail, quello più adoperato da molti per passatempo, con discese e risalite di qualche modesto chilometro.
Durante il mio riposo pomeridiano ho dato uno sguardo al road book e alla mappa del Grand Canyon. Torna utile prendere la navetta Blu e scendere al Bright Angel Lodge per vedere la stazione ferroviaria del treno Grand Canyon che collega la città di Flagstaff con il Parco Nazionale.
Fortunatamente, quando giungo sul posto, trovo in stazionamento il treno storico della Grand Canyon Railway con il quale si può godere un autentico viaggio nel tempo.

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L’intramontabile treno è sicuramente un modo inconsueto e divertente per arrivare al Grand Canyon, tanto più che transita anche da Williams, sulla Route 66. Nelle mie note è evidenziato che durante le due ore e mezzo di tragitto sono previsti dei momenti di intrattenimento in stile vecchio west, compreso un assalto al treno in piena regola, un’esibizione che piacerebbe soprattutto ai bambini…e pure ai genitori.

Anche al Bright Angel Trailhead cerco disperatamente di fare un po’ di trekking e di emulare, soprattutto quando risalgo, i più fortunati di me che hanno iniziato l’avventura da South Keibab.




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A quest’ora salgono su anche coloro che si sono potuti permettere il tragitto sul dorso dei poveri muli.

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A parte i rimpianti, non posso non essere soddisfatto per la tappa programmata al Grand Canyon del Colorado e quindi posso continuare la mia avventura con entusiasmo, verso la prossima meta.

Sul rim di Mather Point, quando giunge l’ora, sono lì a godermi lo spettacolo del sole che spegne i sui raggi fra picchi e parerti vertiginose che assumono colori bellissimi e indescrivibili in questo immenso monumento della natura.

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Grand Canyon Colorado...unforgettable!

continua...
 

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Nel nostro giro il grand canyon l'abbiamo tenuto per ultimo e, purtroppo, devo dire che è quello che ci ha entusiasmato meno....forse perché tutti gli altri parchi sono stati spettacolari
 
"lilly" hai certamente notato la ragione per la quale ero fortemente interessato al Grand Canyon e non avendo fatto il trekking al Colorado che resta pur sempre un'esperienza unica e affascinante, condivido le tue osservazioni perchè ci sono altri parchi o luoghi forse più belli e entusiasmanti.
Ciao.
 
Sul gradimento del Grand Canyon mi piacerebbe conoscere anche l’opinione di “giada50” e tuttavia “lilly” non vi chiedo quali sono i parchi che avete visitato. Vi chiedo solo quello che più vi è piaciuto di più. Spero che il mio prossimo parco, non conosciuto da molti, vi possa picere.​
Nel frattempo, vi propongo anche una specie di quiz con alcuni indizi per scoprire il nome:
- ultima scena del film Contact con Jodie Foster;
- ultime riprese del film “L’oro dei Mackenna” con Omar Sharif e Grgory Peck.
Ciao.
 
Sono stata nel Grand Canyon nel lontano 1988 ed essendo decisamente più giovane avevo fatto il trekking dall'Angel Brigth Rim fino al pianoro sopra il Colorado River.
Scendere era stato facile, risalire un po' meno: praticamente ogni 2 tornanti del sentiero ci fermavamo a riempire le borracce visto che si sudava moltissimo per la salita e per la temperatura sopra i 30°C nonostante fosse settembre. Quando sono arrivata in cima, l'acido lattico accumulato mi ha quasi bloccata e per tornare in albergo non ho camminato ma strisciato i piedi fino alla stanza. E' stata però una esperienza indimenticabile.
 
Sul gradimento del Grand Canyon mi piacerebbe conoscere anche l’opinione di “giada50” e tuttavia “lilly” non vi chiedo quali sono i parchi che avete visitato. Vi chiedo solo quello che più vi è piaciuto di più. Spero che il mio prossimo parco, non conosciuto da molti, vi possa picere.​
Nel frattempo, vi propongo anche una specie di quiz con alcuni indizi per scoprire il nome:
- ultima scena del film Contact con Jodie Foster;
- ultime riprese del film “L’oro dei Mackenna” con Omar Sharif e Grgory Peck.
Ciao.
Il vagabondo dice antelope canyon; io ho votato la monument Valley, complice essere arrivati in zona con un tramonto infuocato che faceva capolino da un cielo nuvoloso blu scuro per contrasto
 
Sono stata nel Grand Canyon nel lontano 1988 ed essendo decisamente più giovane avevo fatto il trekking dall'Angel Brigth Rim fino al pianoro sopra il Colorado River.
Scendere era stato facile, risalire un po' meno: praticamente ogni 2 tornanti del sentiero ci fermavamo a riempire le borracce visto che si sudava moltissimo per la salita e per la temperatura sopra i 30°C nonostante fosse settembre. Quando sono arrivata in cima, l'acido lattico accumulato mi ha quasi bloccata e per tornare in albergo non ho camminato ma strisciato i piedi fino alla stanza. E' stata però una esperienza indimenticabile.
Con tutte le precauzioni il trekking si può fare ma certamente non quando ci sono andato io.
Secondo me bisogna partire alle cinque di mattino, pernottare al dormitorio della stazione dei Ranger e risalire il giono dopo partendo sempre prestissimo.
In ogni caso per dormire giù bisogna vincere una vera e propria "lotteria" che per noi non americani non è proprio il massimo.
Ho rinunciato a scendere per la paura di non poter tornare su e penso di aver fatto bene.
In ogni caso, anche se hai sctisciato, ti meriti i miei complimenti.
Ciao.
 
Il vagabondo dice antelope canyon; io ho votato la monument Valley, complice essere arrivati in zona con un tramonto infuocato che faceva capolino da un cielo nuvoloso blu scuro per contrasto
Concordo su entrambi, ma se Monument Valley è scenograficamente bellissimo non so se vincerebbe la sfida con Yellowstone. Vi porterò anche lì.
 
Concordo su entrambi, ma se Monument Valley è scenograficamente bellissimo non so se vincerebbe la sfida con Yellowstone. Vi porterò anche lì.
Siamo stati anche a Yellowstone...😂
Secondo noi ha un fascino diverso ... più avventuroso
io ricordo che, su consiglio dei rangers, cantavo a squarciagola per tenere lontano gli orsi😂😂....
E sempre su consiglio dei rangers osservavo le 💩💩 per capire quanto erano lontani i bisonti
Grazie per aver risvegliato anche questo ricordo
 
Sinceramente non saprei quale parco scegliere; tutti quelli che ho visitato (Yosemite, Valle della morte, Yellowstone, Deserto dipinto, Foresta pietrificata,....) sono talmente differenti uno dall'altro. Di certo il posto più incredibile che ho visto è stato Zabriskie Point nella Valle della morte
 
Riguardo al Grand Canyon sono diversi i fattori che mi hanno colpito:

Le dimensioni enormi che creano una sensazione di grandiosità e spazio aperto che può essere travolgente.

Il paesaggio unico e spettacolare delle formazioni rocciose create dall’acqua nel corso di milioni di anni.

I colori delle rocce, che vanno dalle tonalità marrone al giallo al rosso ed assumono colori particolari a seconda della luce del giorno.
E’ una finestra sul passato geologico della Terra ed ogni strato di roccia rivela informazioni su come il paesaggio sia cambiato nel corso dei millenni.

E’ un luogo dove si ha la possibilità di svolgere alcune attività all'aria aperta, come campeggio, escursioni e rafting sul fiume Colorado e quindi può essere, per gli amanti dell’avventura, anche un luogo dove trascorrere giorni di vacanza.

L’aspetto spirituale visto che le tribù native americane della regione, come i Navajo, considerano il canyon sacro e hanno un rapporto culturale e spirituale con la terra e la storia di quel luogo. Ricordo che quando andammo all’Hopi House, seduto accanto all’ingresso, c’era un anziano indiano Navajo con il quale avemmo modo di scambiare due parole (più mio figlio perché il mio inglese non è all’altezza :ROFLMAO:) che ci raccontò che una vecchia leggenda diceva che il canyon è uno degli accessi dalle viscere della terra all’attuale mondo del popolo Navajo. In pratica diceva che il suo popolo era nato lì.

In sintesi, per me, il Grand Canyon è un luogo che affascina per la sua bellezza naturale e straordinaria, la sua ricca storia geologica e per le esperienze culturali ed avventurose che offre aisuoi visitatori.

p.s. per quanto riguarda il quiz..... buio completo :ROFLMAO::ROFLMAO:
 
Riguardo al Grand Canyon sono diversi i fattori che mi hanno colpito:

Le dimensioni enormi che creano una sensazione di grandiosità e spazio aperto che può essere travolgente.

Il paesaggio unico e spettacolare delle formazioni rocciose create dall’acqua nel corso di milioni di anni.

I colori delle rocce, che vanno dalle tonalità marrone al giallo al rosso ed assumono colori particolari a seconda della luce del giorno.
E’ una finestra sul passato geologico della Terra ed ogni strato di roccia rivela informazioni su come il paesaggio sia cambiato nel corso dei millenni.

E’ un luogo dove si ha la possibilità di svolgere alcune attività all'aria aperta, come campeggio, escursioni e rafting sul fiume Colorado e quindi può essere, per gli amanti dell’avventura, anche un luogo dove trascorrere giorni di vacanza.

L’aspetto spirituale visto che le tribù native americane della regione, come i Navajo, considerano il canyon sacro e hanno un rapporto culturale e spirituale con la terra e la storia di quel luogo. Ricordo che quando andammo all’Hopi House, seduto accanto all’ingresso, c’era un anziano indiano Navajo con il quale avemmo modo di scambiare due parole (più mio figlio perché il mio inglese non è all’altezza :ROFLMAO:) che ci raccontò che una vecchia leggenda diceva che il canyon è uno degli accessi dalle viscere della terra all’attuale mondo del popolo Navajo. In pratica diceva che il suo popolo era nato lì.

In sintesi, per me, il Grand Canyon è un luogo che affascina per la sua bellezza naturale e straordinaria, la sua ricca storia geologica e per le esperienze culturali ed avventurose che offre aisuoi visitatori.

p.s. per quanto riguarda il quiz..... buio completo :ROFLMAO::ROFLMAO:
"giada50" hai saputo esprimere meglio di me il senso di quello che il Grand Canyon offre al visitatore attento e proprio il contatto con i nativi regala sempre spunti notevoli di riflessione.
Per quanto riguarda il quiz fra poco facciamo luce.,
 
Sinceramente non saprei quale parco scegliere; tutti quelli che ho visitato (Yosemite, Valle della morte, Yellowstone, Deserto dipinto, Foresta pietrificata,....) sono talmente differenti uno dall'altro. Di certo il posto più incredibile che ho visto è stato Zabriskie Point nella Valle della morte
Zabriskie Point mi manca ma dubito fortemente che possa essere praticato ad aosto.
 
22 - seguito USA Coast to Coast and Park to Park

5ª Tappa - GRAND CANYON - CANYON de CHELLY - 380 km


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Ieri sera avevo messo la sveglia al telefono per non perdermi l’alba sul Grand Canyon del Colorado dalla balconata panoramica di Mather Point.
Ben prima delle sei del mattino un trillo perentorio mi ha intimato di iniziare a prepararmi perché subito dopo aver assistito all’evento dovrò purtroppo abbandonare questo magnifico parco nazionale.
Com’era prevedibile, un intenso traffico di turisti si dirige verso la loggia panoramica; mi accodo e dopo una passeggiata di pochi minuti arrivo nell’anfiteatro scenografico, pronto per assistere allo spettacolo che si perpetua da sempre.

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Nel frattempo, un gruppo di ragazzi, per poter meglio assistere allo spettacolo, si sono assicurati i migliori posti del “teatro”, se così posso chiamarlo. Chissà come, hanno scavalcato la recinzione di ferro e si sono appollaiati al di là, su un piccolo sperone roccioso, abbastanza pericoloso per il baratro sottostante. Non c’è alcun ranger per attendere alla sicurezza di questo posto e non ho visto alcun divieto di compiere queste azioni perché, almeno qui negli Stati Uniti, mi sembra di capire che c’è una regola non scritta: “ciò che fai, lo fai a tuo rischio e pericolo”.

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L’alba è sempre uno spettacolo entusiasmante in qualsiasi posto è dato di assistervi ma la presenza di molte nuvole sul Grand Canyon frena l’impatto emotivo di oggi. Per di più, rifletto sul fatto di aver avuto occasioni decisamente migliori per apprezzare l’arrivo del nuovo giorno in molti altri posti, Italia compresa.

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Qualche raggio di sole fra stratificazioni nuvolose giallastre fa la sua parte di attore ma è l’immensità del Gran Canyon che ancora una volta sovrasta la scenografia e sorprende lo spettatore.
Mentre guardo, “la lingua batte sempre dove il dente duole” perché si paventa inevitabilmente il cruccio del rammarico cocente di non essere sceso, proprio all’alba, fino al fiume Colorado.
Lo so, lo so, sono tedioso ma che ci posso fare: sarebbe stata tutt’altra storia epica!

L’alba sul Grand Canyon non me la sono persa e ora è tempo di dar corso alla tappa di oggi, abbastanza lunga.​
Risistemo i bagagli e la tenda e dopo una scarsa colazione con qualche biscotto mi avvio verso l’uscita del parco nazionale, senza però eludere una sosta immancabile alla zona panoramica di Desert View Watchtower.
L’area è abbastanza grande è completa di tutti i servizi ma l’interesse primario risiede in una torre tronco conica di pietra che svolge il compito di ottimo punto di osservazione sul Grand Canyon e sul fiume Colorado. La torre è una "invenzione" di Mary Elizabeth Jane Colter che nel 1932 la progettò e la fece costruire, assecondando la cultura e la tradizione edilizia dei popoli nativi. In seguito, per inserire meglio la nuova costruzione nel paesaggio del Canyon, aggiunse alcune finte rovine per rendere il tutto più storicamente credibile.

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Nella torre e apprezzo principalmente i disegni e le decorazioni pittoriche della tradizione indiana con cui sono state dipinte le stanze. Poi salgo sulla terrazza panoramica e effettivamente lo sguardo può spaziare per decine di chilometri sul paesaggio del Grand Canyon e sul Colorado.

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Scendendo dalla torre e in procinto di fare qualche foto, tutto il luogo e tutti gli spazi disponibili sono presi d’assalto da giovani turisti italiani che sono scesi da un bus. La loro attività principale non risiede tanto nel guardare il panorama offerto da Desert View quanto, al contrario, appena messo piede a terra, nello schiamazzare a più non posso, fumare e dare sfogo alla maniacale attenzione ai propri telefonini.
Attendo con pazienza che lascino campo libero!

Devo sbrigarmi perché la tappa odierna, abbastanza lunga e penso senza particolari attrattive nel deserto dell’Arizona, mi condurrà al Canyon de Chelly attraverso la Navajo Nation e il territorio degli indiani Hopi.

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continua...
 
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