Mi spiace dirlo, ma pur condividendo alcuni passaggi del link postato (non credo anche io che la chiusura ermetica delle frontiere sia la cura del male, tanto più a scapito della solidarietà), il parallelismo tra il terrorismo brigatista degli anni di piombo con la strategia jihaidista "non ci azzecca" proprio, e non mi trova affatto concorde. Affatto.
Anzi, lo vedo come un tentativo, e come tanti se ne sono visti nel recente passato, di "sradicare" un fenomeno ben definito dalle sue chiare origini storico-religiose-culturali (non se ne fa nemmeno cenno nell'articolo) per ricondurlo a fatti del passato che poco c'entrano. Un altro modo per dire che comunque sia, la colpa è sempre nostra .
Non vedo assolutamente punti in comune, a partire dalla "scala" del fenomeno che in questo caso è planetaria e non di certo nazionale. Dai campi di addestramento che vanno dall'Africa al medio oriente (che garantiranno sempre un ricambio a chi dovesse finire nelle "strettissime" maglie dei servizi segreti nazionali), al potenziale bellico che, sopratutto in futuro e purtroppo potrà essere messo in campo, fino ai finanziamenti occulti e non che viaggiano anch'essi su scala planetaria. E gli obbiettivi da colpire, dall'America all'Europa, passando per i fratelli islamici infedeli.
L'Is, Al Qaida, e chi più ne ha più ne metta, sono network mondiali. Quello che dice l'articolo, non può che essere solo una minima parte di una strategia molto più complessa ed articolata ma giocoforza unitaria e transnazionale, e non LA strategia stessa.
Ho la forse errata sensazione che tutto ciò serva piuttosto a non porsi altri interrogativi più scomodi. Come è stato possibile che l'Europa "tollerante" (e tollerante lo uso non a caso nel suo significato CIVILE più alto, quello che a me più piace) possa aver allevato al suo interno questi nemici cresciuti con valori diametralmente opposti rispetto a quelli condivisi dalla società in cui sono cresciuti? O ....forse no? E che peso ha quell'area "grigia" che certamente non è jihaidista ma piuttosto fondamentalista tradizionalista, non composta da kamikaze, ma fatta di "moschee - garage", di omertà e protezione, e che di certo non ha nessuna voglia di discutere d'integrazione?
Certo Manlio, hai ragione, l'integrazione la fai di generazione in generazione. Concordo in pieno. Ma proprio per questo è preoccupante, per me, che le minacce siano arrivate dai figli di questa Europa in cui la convivenza esiste proprio da generazioni.
Sulle soluzioni, sinceramente, e molto tristemente, non ho minimamente idea di quale possa essere la migliore. Ho solo la sinistra sensazione che tutto questo possa rappresentare più un inizio che non una fine.