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"Delizioso" Incanto sul Bosforo - Costa Deliziosa - Giugno/Luglio 2014

  • Autore discussione Autore discussione FoxLF
  • Data d'inizio Data d'inizio
Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Mi sono imbattuta nel tuo diario incuriosita dall'"ascesa" verso Thira... e devo dire che il racconto della salita dalla donkey station è proprio simpatico!:D mi ha fatto ricordare la nostra esperienza non dissimile dalla vostra...l'entusiasmo delle bambine (e non solo...) la gestione "selvaggia" dell'organizzazione....pensa che a noi chiesero € 5 a testa, non a mulo...(avremmo dovuto rivolgerci al Don Vito locale!:() e per quel prezzo io pretesi quantomeno che il ragazzo/guida ci accompagnasse durante il percorso, perché se è vero che i poveri asinelli sanno quel che devono fare, è anche vero che qualche brivido adrenalinico te lo fanno prendere...poi quando ti vengono addosso correndo in discesa i cavalli, oltre ai brividi ti prendi pure dei bei lividi alle gambe!!! voi non l'avete provata questa emozione???:D e la foto che ti scattano nel mezzo del cammino e che trovi prontamente stampata alla fine senza capire come dove quando???:D
ciao!
p.s. comunque, a favore del forum, ricordo che anche noi con l'autobus per Oia impiegammo meno di mezz'ora! non saprei...
 
Ho paura che dopo 4 tranquille salite con la funivia (e tre discese a piedi), Anastasia mi chieda la groppa del mulo :roll::roll:
 
Volevo complimentarmi con te per il modo in cui scrivi e per le foto. Un diario veramente avvincente e spassoso.
 
Per Anlu: riguardo al prezzo, forse hanno visto i bambini troppo piccoli (8 anni la maggiore). Non abbiamo visto cavalli in discesa, ma gruppi di muli e di turisti - che non so cosa facessero in discesa alle 11.30 di mattina. Infine, certo che ho visto i fotografi, mia moglie ne ha comprate due! (Da cui si evince il perché qualche giorno fa ho scritto che cercavo di evitare il ponte 3 come la peste. )

Per Ethan: grazie, purtroppo scrivo di corsa nel poco tempo a disposizione. Spesso non rilefgo e mi accorgo persino di strafalcioni clamorosi quando ormai é troppo tardi e il forum non mi fa modificare. Le foto, non lo si può negare, non sono il mio forte. :D

Per Coky72: me lo sono chiesto anche io. Non me ne ricordo altri, lo dico sinceramente. Le alternative sono tutte a mio sfavore: o c'erano e i genitori sono stati coscienziosi e non li hanno esposti al rischio tenendoli a distanza o non c'erano e gli unici folli a fare queste corse contro il tempo eravamo noi.
 
Ultima modifica:
Che odissea!!! Ma eravate l'unica nave in rada e c'era tutta quella confusione???!!!
Bellissimo il racconto della salita con gli asinelli, penso che questa volta mio marito non si potrà tirare indietro...
 
Ho visto il diario solo ora ... per l'assalto ai bus è capitato anche con le navette gratuite in vari porti e mai nessuno si è curato delle bimbe fin da quando avevano pochi mesi :( ... anzi cercavano di approfittare della situazione.

Una "discussione" alla "fermata" dei muli è capitata anche a noi qualche anno fa e la piccola (che aveva 3 anni) è rimasta un pò traumatizzata, tanto da non godersi i primi ... due passi del mulo!

Non posso che seguire il diario ... peraltro anche noi siamo in 4 e ci siamo sposati nel 2004 ;):)
 
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Questo signore era con me e la mia famiglia.....ricordo che un tipo disse "ridateci i soldi".
Anche noi abbiamo trovato difficoltà nel salire nel bus per rientrare, evidentemente la paura di rimanere a terra era troppo forte!!
Una signora inglese è andata fuori di testa proprio per proteggere il figlio e a spinto chi era dietro di lei con il suo gran sederone.
Però Oia è molto carina!!!
 
Ultima modifica:
Cap. 6 – Izmir e i tormenti di Jamal

La giornata di Izmir è, in realtà, iniziata la sera prima quando, prima di andare a cena, ho preso mia figlia maggiore a quattrocchi (il piccolo pende dalle sue labbra e avrebbe eseguito senza battere ciglio le sue indicazioni) e le ho chiesto - caricandola di responsabilità - la domanda secca: “visto che hai trovato le amichette e che ti è piaciuto lo Squok club, ti senti di restare sola in nave mentre io e mamma andiamo in escursione lontano per 5-6 ore?” Al suo “no”, con annesso l’occhio lucido e il labbro tremolante, ho capito che la visita ad Efeso e alla casa di Maria andava rimandata ad altra occasione.

E Izmir sia. Amen. Fra l’altro è la prima volta che metto piede in Asia, sono comunque soddisfatto!

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Il lungomare di Izmir all’arrivo

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Bandiera all’arrivo




Izmir era l’escursione che avevo preparato meno: sulla base delle indicazioni del forum, l’idea originaria era prendere le carrozzine a cavalli – ideale prosecuzione del percorso a dorso di mulo fatto il giorno precedente – che avrei trovato a decine fuori dal porto e farmi portare attraverso una bella passeggiata nell’organizzato e pulito lungomare di Izmir, fino a piazza Konak, dove c’è la torre dell’orologio. L’arrivo è alle 8.00, il rientro alle 14.00. Le indicazioni del forum erano chiare: evitate i taxi, in alternativa, prendete i bus hoponhopoff.

Stranamente da soli, usciamo dalla nave con discreta calma intorno alle 9.00 e, dopo aver espletato i controlli, prendiamo in tranquillità la navetta che ci porta all’uscita del porto. A quel punto, per la prima volta, proviamo la sensazione reale di essere una preda. Ci fermano decine di tassisti che ci propongono il giro guidato di mezza giornata, mentre ci dirigiamo subito a destra dove dovrebbero trovarsi le carrozzine.

Ne troviamo solamente due, che partono ben prima che potessimo ritrovarci a contrattare. Così siamo soli, tutti e 4, con il nugolo di tassisti alle spalle e 4 chilometri di lungomare da percorrere. Bellissimo, certo, ma all’ottantesimo metro i bambini avrebbero iniziato a chiedere di essere messi in braccio e, cento metri più in là, l’area ludica che avevo visto nelle foto sarebbe divenuta la destinazione principale dello scalo.

E a quel punto arriva Jamal. Si, un tassista. Ci propone il solito giro: se fossimo saliti con lui, ci avrebbe portato in 4 o 5 attrazioni della città, aspettandoci con il suo Taksi e riportandoci in porto in tempo per la partenza: 50 euro per tutto il giro. Il mio “no, grazie”, cade nel vuoto, lui continua comunque a cercare di convincermi. Non devo prendere taxi, l’ho anche raccomandato al mio compagno di tavolo che ho intravisto durante la colazione.

Sulla spalla sinistra il diavoletto con la mia faccia, la coda a punta e la camicia a quadrettoni del tassista mi dice: “Sali, accetta… non ricordo fatti di cronaca nera, male che vada perdi solo i soldi che ti ruberà”; sulla spalla destra l’angioletto sentenzia: “Ma sei fuori!? Hai due bambini! Dove credi di andare con questo qui? Oggi finisce male!”. Volavano gli sguardi fra me e mia moglie: alla fine…

Il suo italiano era stentato, l’inglese ancora peggio… non so cosa mi ha spinto, alla fine, ad accettare. Si va: nell’immenso parcheggio dei taksi, si allontana e torna strombazzando felice. Con un sorriso e qualche bugia, gli faccio una foto mentre arriva: ho preso la sua faccia e il numero del taxi. L’ho mandata a casa tramite whatsapp con la frase: “Siamo a Izmir. Dovesse succedere qualcosa, è stato lui e quello è il suo numero di taxi.” Con questa pallida assicurazione, saliamo a bordo e usciamo dal posteggio, mentre cerco negli occhi della signorina al casello del posteggio eventuali sguardi di pericolo imminente nei miei confronti.

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“Dovesse succedere qualcosa…”




Partiamo. Inizia una breve presentazione di Smirne: città moderna ed antica insieme, palazzoni nella zona nuova ben curata, case un po’ meno curate man mano che ci si allontana. La prima tappa del giro che ha previsto per noi è l’Agòra di Smirne. Mentre procediamo, si snodano tre eventi significativi nel nostro rapporto con Jamal: il primo divertente, il secondo preoccupante, il terzo decisamente inquietante.

Il primo: ad un certo punto inizia a dire una frase completa che finisce con SURPRIS! SURPRIS! E mi fa cenno di aspettare… nel giro di un minuto dal vecchio mangianastri in dotazione risuona la voce di Toto Cutugno, con gli spaghetti al dente e il partigiano come presidente. Giù risate da parte sua: “Questo taxi, tua casa!”. Io, ancora non del tutto convinto del nostro guidatore, pensavo: “Purchè non finisca con «questo taxi mia tomba»”.

Il secondo: mentre guida inizia a lacrimare, prende il suo portafoglio e ci inzia a fare vedere le foto della sua famiglia. Si concentra sul terzo figlio, Hassan, rivelandoci che è autistico, ed inizia ad elencare le spese settimanali che sostiene per tenerlo in un centro specializzato, quanto sia facile ricevere aiuti se sei africano, mentre se sei turco i paesi ricchi e le grandi nazioni come l’Italia (!) non ti aiutano. Che sia il momento giusto per compiere la sua giusta vendetta contro le nazioni occidentali?

Il terzo: guarda nello specchietto, incrociando lo sguardo di mia figlia. Inizia a dire altre frasi in turco, e poi mi guarda con sguardo spiritato, dicendomi “Io sento persone… Io Medium!”. Al semaforo, si ferma e nell’attesa chiede di poter mettere le dita sulla fronte di mia figlia, dicendo ancora “Io vedo futuro persone!”. Nella mia testa penso: “Oh, ca**o, questo no…”; a voce dico: “Oh, ca**o, questo no! Stai zitto, non dire niente, stai zitto!!!” pensando a chissà quale sventura stava per prevedere. Che poi è ovvio che uno non ci crede, però… e meglio non averci nulla a che fare lo stesso! Ma lui non demorde e, dopo qualche secondo, al verde del semaforo, stacca le sue dita da fronte e tempia della mia cucciola e dice: “io visto suo futuro fra venti anni”. Io continuavo: ”stai zitto, shut up, silence, non dire niente!”. Ma lui tranquillizzandomi, sopra il mio “Noooooooooooo”: “Stai sereno… Lei grande dottore di denti!”

Con queste belle conversazioni, arriviamo in una ventina di minuti all’Agòra, di Smirne. Il biglietto è 10 lire turche (circa 3 euro), ma pagherà Jamal per noi. Ci dice dove trovarlo e possiamo stare quanto vogliamo. Le rovine sono abbastanza significative (niente di che rispetto ai grandi siti archeologici), ma la visita comunque mantiene un senso.

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scorcio di Agòra


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la cisterna dell’antica Smirne




Usciamo dall’Agòra e la tappa successiva ci condurrà alla fortezza Kadifekale, detta il Ccstello di Smirne, da cui è possibile ammirare il panorama del golfo e di tutta la città. Jamal ci avverte: “Non comprare bancarelle castello, tutto made in china, poi porto io bazaar, porto io dove comprare!”. Ti ho capito, bello mio... Lo dico anche a mia moglie: anche a noi toccherà andare a visitare il negozietto dell’amico del tassista.

La fortezza è un po’ malandata, in fondo viene utilizzata solamente come torre panoramica. Ciò non di meno, il panorama è veramente bello, si comprende quanto è grande Smirne e in lontananza la Deliziosa ti guarda con quel tono da romanza napoletana “’sta casa ‘spetta a te!”.

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Panorama dal castello


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No, non posso scrivere correttamente il testo, ma più o meno faceva così: aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaooooooooouuuuuuuuuuuuuummmmmmmmkkkkkk!!!!!!




La terza tappa del nostro giro è la Moschea Blu di Smirne. Non sapevo neanche della sua esistenza, ma devo dire che mi è rimasta davvero impressa, ben più della Moschea Blu più celebre ad Istanbul. Piccolina, raccolta, pulitissima e ben curata (apprezzerò solo ad Istanbul anche il fatto che qui non c’era puzza di piedi sporchi di turista incivile), davvero un posto meraviglioso.

Qui nell’area davanti l’ingresso, Jamal mi sorprende con un bellissimo discorso sull’uguaglianza delle persone davanti a Dio, qualunque sia il nome che ad esso si possa dare, sul modo intimo di vivere la religione dei musulmani, sulla libertà di pensiero e di espressione che hanno i turchi rispetto ad altri paesi musulmani. In 5 minuti di discorso, un po’ in italiano e un po’ in inglese, ho istintivamente smesso di preoccuparmi di Jamal.

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gioco di luci


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dettagli


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l’esterno





Dopo la Moschea Blu, l’ultima nostra tappa era il kemeralti bazaar, un primo assaggio di ciò che ci avrebbe poi offerto Istanbul. Ci diceva spesso: “prezzi Izmir buoni, prezzi Istanbul alti e roba non originale”. Me ne accorgerò due giorni dopo, ma non posso che dargli ragione, perlomeno sui prezzi.

Il quartiere di Kemeralti è in realtà un grande Bazaar, in cui il vero bazaar (inteso come mercato coperto) è solo una piccola parte. Jamal ha lasciato la macchina all’ingresso ad un suo amico e ci ha accompagnato a piedi lungo le vie del bazaar: ogni porta un negozio ed ogni negozio pieno di splendidi oggetti di ogni genere. Le trattative sono divertenti: per una lampada ci hanno chiesto 300 euro, poi siamo scesi fino a 35 :D.

Jamal ci ha portato da diversi suoi amici, in alcuni abbiamo comprato delle chincaglierie assortite per farlo contento, ma nel grande SHOP FOR CRUISERS che doveva essere l’obiettivo principale del suo commercio privato, non abbiamo comprato nulla, anche perché c’era merce improponibile come giubbotti di pelle e borse Louis Vitton a prezzi esorbitanti. Jamal è uscito contrariato (chissà quale fosse la sua percentuale), ma non ci ha abbandonato nel nulla.

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i colori del bazaar



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l’interno del bazaar (nonostante mia moglie INSPIEGABILMENTE sostenga che io non volessi fotografare esattamente il bazaar)




Ci accorgiamo fra un negozio e l’altro che il turco medio, nel suo cercare di essere gentile, ha il viziaccio di toccare i bambini: prenderli per mano, accarezzarli, tentare di dargli dei baci. E, forse per motivi religiosi, soprattutto lo facevano con il maschietto: molti lo volevano accarezzare, con la scusa di “occhi blu belli!”. Mia moglie ha uscito le unghie più di una volta e io li tenevo comunque stretti a me.

L’ultima tappa, su mia richiesta, era portarmi dove mangiare un Signor kebab. Ci ha portati all’uscita del bazaar, in un locale all’aperto molto caratteristico, in cui servivano molti piatti curiosi. Non so come e non so perché, mi ha fatto, invece, ordinare il piatto tipico di Izmir, che ha chiamato “Piccolo Beef” (Come? in Italiano e inglese?). Ha fatto le ordinazioni per noi e ci siamo messi a parlare un po’ del suo lavoro, di cosa faccio io, di calcio – tifoso incallito del Fenerbahce, ricordava con rabbia un gol di Del Piero di 3 anni prima.

Quando arriva questo piatto e l nostre bibite, ci accorgiamo che ha anche ordinato per sé una Fanta e un mostruoso Durum Kebab, che sembrava buonissimo e che, in fondo, era quello che volevo assaggiare io! Naturalmente, alla fine, si è fatto pagare il conto senza dire una parola!


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il super kebab!



Finito il piattone (buono, indubbiamente), ci riporta alla nave. Mentre ci dice che non c’è più tempo per andare a vedere piazza Konak e la torre dell’Orologio simbolo di Smirne, ci accompagna al porto e mi saluta con un forte abbraccio.

Mentre ci allontaniamo nella zona portuale, guardiamo Jamal allontanarsi soddisfatto. Non ci ha sventrati, non ci ha rapinati, non ci ha fatto passare attimi di terrore. Ha svolto il suo lavoro e noi, tutto sommato, ci siamo divertiti e abbiamo capito un po’ meglio cosa è realmente la vita in Turchia.


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si parte!


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e mentre noi scarichiamo roba…


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qualcun altro in porto sta clamorosamente flirtando!





Il pomeriggio in navigazione verso Istanbul, fra Squok, piscina e cena ci fa riappropriare di un po’ di vita da nave, e a sera lo spettacolo ci trasporta verso Atene e le cariatidi, con la presenza e la voce di tale Giovanna Russo, la cui presentazione avviene tramite spezzoni di sue partecipazioni televisive del genere Paolo Limiti e oldies varie. Avrà anche una bella voce, ma quando parte l’embolo della risata c’è poco da fare: già c’era inspiegabile allegria nel gruppetto, ma momento in cui presenta alcune sue canzoni e cavalli di battaglia, dirà “ecco, questa è una delle canzoni che ho presentato spesso ai bambini…”, mi scappa involontariamente un “Il coccodrillo come fa…” udito nel giro di un metro buono. La risata incontrollata parte e si propaga a macchia d’olio lungo 3 file per 4 o 5 minuti, prima di ricomporci e tornare tutti persone più o meno rispettabili. Lo so, è un episodio scemo, ma ancora ci ridiamo inspiegabilmente su.


Ma l’indomani sarà Istanbul. E fu sera, e fu mattina, il sesto giorno!
 
un diario molto divertente e colorato! spero di riuscire entro domani sera a leggere di Istanbul, che venerdì partiamo!
 
Bel diario complimenti! Ti seguo con interesse visto che anche io faro' questa stessa crociera a novembre.......oltretutto FoxLF siamo anche quasi compaesani😊😊😊
 
Certo che a casa dovevano stare tranquilli dopo quella foto!! Vedo che i prezzi dei taxi sono raddoppiati negli ultimi anni :|
E questa mania di toccare i bimbi di cui parli proprio non mi piace :-o
Ottino racconto, anche io non vedo l'ora di leggere di Istanbul!!!
 
Grazie, gente. Non so se riesco a fare il primo giorno di Istanbul per domani. Vedremo. Fra depressione post crociera e diario da comporre, fino ad oggi ho SEMPRE sognato la notte di essere ancora a bordo.

In realtà la foto che ho mandato non è quella, ma una in cui ci sono anche i miei familiari e accanto si vede lui bene in volto e anche il numero completo.

Per salvozeta: di dove sei?
 
Ultima modifica:
Un bel diario, complimenti Fox.
Mi spiace per la disavventura a Santorini. Devo dire che viaggio nei periodi più affollati e mai mi è successa una cosa del genere fortunatamente. Sono stata a Santorini la settimana di ferragosto 2013 e sì c'è stata un pò di folla nel prendere l'autobus, ma non ressa. Mi chiedo di quale nazionalità fossero sti vandali...

Grazie per avermi fatto conoscere una Izmir inusuale, bella la Moschea Blu. Mio marito decise che per la tappa a Izmir voleva fare mare 'Relax nelle acque turchesi'....attirati proprio da questo colore delle acque che proprio turchese non è....sono pugliese e sono abituata a ben altri mari....abbiamo qui le Maldive del Salento!

Tappa al kebab anche per noi in Turchia. Buona continuazione.
 
Cap. 7. Primo giorno ad Istanbul

Ogni crociera ha una sua meta principale, il luogo che ti fa dire “ok, è quella giusta per me!”. E Istanbul, Bisanzio, Costantinopoli ha quel mix di storia, fascino e attrazione in grado di polarizzare la scelta... in altre parole… la scintilla! Il fatto che staremo lì per due giorni, ripartendo l’indomani alle 22.00, è stato infine il colpo di grazia.

L’arrivo in porto è previsto alle 8.00, ma sono già in balcone alle 6.30 a godermi l’avvicinamento alla città. E in breve mi si pongono davanti i profili noti dei minareti della moschea blu e di Santa Sofya, dei giardini del Topkapi e, una volta vicini al porto, della torre di Galata.

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le prime immagini di Istanbul


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profili conosciuti


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Il palazzo del Sultano - Topkapi


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vicini al porto, La torre di Galata



Premessa video ludica: non oltre due mesi prima, sempre in ossequio alla sindrome di Peter Pan a cui ho accennato in precedenza, ho completato un videogioco ambientato interamente nella Costantinopoli del ‘600 – Assassin’s Creed Revelations -, in cui con il mio alter ego Ezio Auditore ho girato in lungo e in largo le vie e i monumenti della città, fra combattimenti con i giannizzeri, discussioni con il sultano Solimano e arrampicate sui minareti delle moschee. In qualche modo, quindi, questa prima visita reale è stata quindi un “ritorno” dopo il virtuale. La cosa divertente, è che 500 anni dopo i fatti del videogioco, sapevo benissimo come muovermi, cosa cercare e cosa vedere anche grazie a quello.

Ma videogiochi e crocieristi, generalmente non sono due categorie legatissime, quindi meglio proseguire il diario con l’approccio classico :D

Dalla sala colazione – lato porto - ci si affaccia sul quartiere genovese di Istanbul, dominato dalla torre di Galata: l’impatto non è un gran che, una vecchia stazione portuale sotto e dei vecchi casermoni poco sopra. Dall’altra parte vedi il traffico del Bosforo, il corno d’oro con le sue bellezze e i ponti sul bosforo che collegano Europa ed Asia, nella città che fisicamente racchiude due continenti.

Si scende giù intorno alle 9.00 nella nostra collaudata versione formazione bifamiliare ed gli steward Costa ti portano ad andare destra, dove, con il solito bus navetta, ti portano all’uscita del porto. Ad Istanbul il faidate è semplicissimo: la fermata FINDIKLI del tram di superficie T1 è appena 100 metri a destra dall’uscita. Per salire sul tram ci vuole il Jeton (che non è Veneto, ma turco), che si compra con 4 Lire turche a testa (i bambini, come sempre, non pagano) nelle macchinette che danno l’accesso alla fermata. Le lire turche si possono prelevare nei bancomat delle banche lungo la strada principale (anche di fronte alla fermata stessa), tramite prelevamenti dalle carte di credito.

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guai a chi si avvicina alla mia tana!


Il primo viaggio è obbligatorio: si scende a Sultanhamet, ovvero la fermata al centro storico e monumentale, ove sono concentrate gran parte delle attrazioni. Ma le prime attrazioni con cui abbiamo avuto a che fare sono i negozietti subito sopra la fermata: con una lira (35 centesimi) si portavano a casa orecchini e altri souvenir.
Staccate le mogli a forza, scendiamo lungo la piazza sotto la fermata e ci dirigiamo verso la Moschea Blu. Sulla destra, nella grande piazza dell’ex Ippodromo, una grandissima area adibita a mercatino locale, di fronte a noi l’ingresso laterale dei giardini della Moschea. Anche lì negozi e negozietti la fanno da padrone e ci divertiamo un po’ a mercanteggiare.

E poi… si varca la porta della Moschea e si entra nel giardino interno, dal quale si può ammirare bene la bellezza delle cupole e dell’architettura. E, soprattutto, abbiamo fatto le prove mettendo il velo alle donne e donnine (nel senso di piccole donne) delle famiglie.

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il cortile esterno


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Il cortile interno


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le cupole


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uno dei minareti



In realtà l’ingresso alla moschea non è così immediato, perché dal cortile esterno si passa al cortile interno, caratterizzato dai portici decorati e dal bianco dei marmi che ti acceca. La fila per l’ingresso si snoda all’ombra sotto questi portici e scorre in maniera abbastanza fluida. Nel giro di un quarto d’ora, però, scatta il momento della preghiera e i visitatori vengono dirottati ad un altro ingresso attraverso un ulteriore cortile laterale, da cui si accede alle scale dalle quali si accederà all’interno.

Qui, inaspettatamente, percepiamo il primo dei due odori forti di Istanbul: in moschea, si sa, si entra scalzi, con tutto ciò che ne consegue. Tralasciando i dettagli olfattivi, che le parole non possono esprimere adeguatamente (formaggio ammuffito? topi in decomposizione?), veniamo invitati a riporre le scarpe in una busta di plastica – che porteremo con noi – e a coprire spalle e pantaloncini con dei grandi foulard che ti forniscono all’ingresso e che dovremo riconsegnare, al pari dei sacchetti, all’uscita.

I veli vari portano degli individui – fra cui il mio compagno di avventura – ad entrare conciati in modo tale che sembrano venir giù da un carro di carnevale. Ma poco importa, siamo dentro: dire che è splendida è poco: i colori, l’atmosfera, il gigantesco lampadario che si ferma a due metri e mezzo da terra… Ci accorgiamo che la moschea è divisa in due parti: una per i turisti ed una per la preghiera. Da una parte il sacro, dall’altra il profano, ci sentiamo un po’ fuori luogo, forse anche di più di quanto facciamo i turisti nelle nostre stesse chiese.

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l’interno e l’abbigliamento dei presenti



Dopo qualche minuto di osservazione, si esce, con direzione, dall’altra parte della piazza, Santa Sofia.

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il viale che collega la Moschea Blu a Santa Sofia



Durante il percorso, altri momenti di shopping, in cui proviamo anche i ciambelloni locali, e ci avventuriamo in qualche osservazione di carattere generale sulle abitudini locali: l’abbigliamento in primis. Ad esempio, noi siamo scesi in jeans e maglietta a maniche corte, in quanto avevamo letto di non esagerare con le gambe scoperte: segno di mancanza di rispettabilità per gli uomini, di bassa moralità per le donne. Nella realtà i turchi maschi rispettano questa usanza - non ce n’è uno in bermuda da nessuna parte -, mentre le donne turche invece vanno dalla copertura integrale con il burqa (pochissime, in due giorni le avrò contate sulla punta delle dita), al semplice chador sul capo, a un totale abbigliamento occidentale (molte gonne anche corte, pochi shorts). I turisti, invece, nella stragrande maggioranza, se ne fregavano e giravano per la città un po’ come gli pareva.
A Santa Sofia, arriviamo intorno a mezzogiorno, quindi dopo essere entrati attraverso le biglietterie (30 lt, 12 euro circa) ci si riposa un po’ al bar prima di entrare, dedicandoci a qualche bevanda locale, conoscendo i bagni pubblici del luogo (a pagamento e ben puliti) e intrattenendo relazioni con l’ampia comunità di gatti ivi presente.

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all’esterno di Santa Sofia


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un comodo esponente della comunità dei gatti turchi


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l’interno da cui si notano insieme gli elementi cristiani e gli elementi musulmani


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il lampadariuccio



Con i bimbi che danno i primi segni di stanchezza, entriamo all’interno della basilica/moschea/museo. Come saprete, all’interno di Agya Sofya, si possono osservare tutte le varie vicissitudini che ha subito l’edificio nel tempo. Da luogo di culto pagano (le colonne all’esterno), a chiesa cristiana (l’immagine di Cristo appena sopra l’ingresso), a moschea (gli enormi dischi di preghiera all’interno), a museo (le teche nei corridoi laterali con documenti ed altro sulla storia del luogo). La magia del luogo sta proprio in questo percorso storico, percepibile ad ogni passo.

La visita di Santa Sofia si conclude un po’ frettolosamente, per via della fame dei bambini. Fra un capriccio e l’altro, si decide di andare a mangiare qualcosa nei dintorni del Gran Bazaar. Torniamo alla fermata Sultanhamet e proseguiamo sempre lungo la linea T1 fino a Beyazit, alle spalle della quale si snoda il più grande mercato coperto del mondo.

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un po’ di tavola calda locale

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l’immancabile kebab


Inspiegabilmente, rimandiamo il pranzo a dopo la visita del mercato, e ci addentriamo, non prima di aver fotografato l’uscita per avere un riferimento, nei viali del bazaar. C’è di tutto: dai gioielli all’abbigliamento, dai souvenir alle chincaglierie varie… atmosfera stupenda, facce un po’ meno, prezzi molto molto più alti. I commercianti sono anche socievoli… dialogo tipico: “Italiani?” “Si!” “Bella Italia, dove? Roma, Milano?” “Sicilia!” “Ah, bella Sicilia, voi Mafiosi!” … no comment

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l’ingresso del Grand Bazaar


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scorcio dei viali interni



Anche qui, si lavora sulle contrattazioni e loro, furbescamente, puntano sempre ai bambini: in un angolo del Bazar un signore ha regalato alle 3 bimbe un braccialetto, chiedendoci di venire a visitare il suo negozio; noi, fessacchiotti ma non troppo, lo abbiamo seguito finchè non ci ha portati nel suo negozietto appena al di fuori del bazaar in cui vendeva la solita roba contraffatta (borse, articoli di pelle). Siamo entrati e, subito dopo, abbiamo visto che il compare ha chiuso la porta, con la scusa dell’aria condizionata. Non è successo nulla, ma nel giro di pochi secondi mi sono fiondato verso la porta e in 2 minuti eravamo tutti fuori, nuovamente dentro al bazaar. C’è da dire, che il bazaar è letteralmente pieno di agenti della sicurezza che pattugliano le varie strade.

Dopo una buona mezzora di giro, pesco dallo zaino la mappa del bazaar ricavata dalle indicazioni dell’utente del forum Sagittarix (sempre sia lodato!) e ci dirigiamo verso la stessa uscita da cui siamo entrati. Clamoroso a dirsi, ma… non abbiamo comprato nulla!

Ci fermiamo al kebabbaro a metà strada fra l’uscita del bazaar e la fermata, seduti al tavolo e ci godiamo un bel pranzetto con vista sulla vita della metropoli. Abbiamo beccato – come i polli - quello più caro: 23 lt a kebab contro le 8/10 lt della media, però era buono davvero.

Sono le 15.30, siamo fuori da 6 ore buone, i bimbi sono davvero distrutti ed è tempo di tornare sulla nostra Deliziosa. Arriviamo in nave alle 16 e, tanto sono stanchi… che vanno subito allo Squok Club. Piccoli disgraziati! :D

A sera, dopo cena, una volta constatato che a teatro ci sarà il solito spettacolino riempitivo di balli e canti, (bellissimo, per carità, ma al decimo minuto mi sarei appisolato senza remore), decidiamo di uscire nuovamente e lì, ahimè, compio il secondo grande errore del mio faidate in crociera.

Usciti dalla nave, non c’è la navetta perché sono le 21.00, si procede verso destra come al mattino. Il mio amico nota che c’è un exit anche verso sinistra, ma poiché avevamo visto un bel parco e una bella passeggiata al lungomare vicino alla fermata del metro presa al mattino, decidiamo di tornare lì. Per carità, è stata comunque una simpatica passeggiata: c’erano gruppi di studenti che si riunivano a festeggiare sui prati, piccoli chioschi che vendevano bevande locali e coca cola, pescatori che preparavano il kebab di pesce appena pescato (che a me non piace, ma doveva essere squisito), una simpatica famiglia turca che faceva sparare con dei fucili ai palloncini in acqua, tanta altra gente che passeggiava, anche ragazze da sole e, come sempre, tanta polizia in giro.

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passeggiando lungo il porto, con il ponte illuminato sullo sfondo


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il corno d’oro e la Deliziosa


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caccia al palloncino


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il ponte ci saluta con giochi di luce



Ma dall’altra parte… - purtroppo me ne sarei accorto solo l’indomani mattina - si poteva benissimo uscire e avrei trovato il cuore della vita notturna di Istanbul: locali affacciati sul bosforo proprio all’uscita del porto e soprattutto il ponte di Galata a pochi passi nel cui livello inferiore ogni porta è un ristorante. Ci sono ripassato l’indomani nel pomeriggio ed ho compreso in pochi attimi cosa ci siamo persi.

Alle undici e mezza, si torna in nave. E’ stata una bella prima giornata di Istanbul. Riposante, a cospetto delle avventure di Santorini e Izmir, da turisti “normali”. Il programma delle cose da fare e da vedere era un po’ diverso, ma torniamo a letto soddisfatti.

L’indomani, ancora tanta tanta meravigliosa Istanbul…
 
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Bellissima Istanbul!!! Sono ancora molto indecisa se scegliere il fai da te o l'escursione :|
In che giorno della settimana eravate a Istanbul??
È davvero cosi semplice muoversi col tram??
 
Si, si è semplicissimo. Per noi erano mercoledì e giovedì.
I soldi dell'escursione ad Istanbul sono soldi dati in beneficenza :D, a meno che la guida non sia davvero competente e interessante.

Se la guida ti serve solo per muoverti, evita tranquillamente perchè è l'escursione più facile in assoluto.
 
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