5.2 L’ascesa verso Thira e il viaggio per Oia
I Costini sono stati bravi e alle 10.15 ci dicono che potranno essere chiamati i primi numeri. L’Atrio delle Delizie pullula di gitanti che aspettano solo il via libera per poter essere imbarcati.
in attesa per lo sbarco
I disordini del mattino sono solamente un ricordo dei presenti, mentre il resto delle famiglie si è svegliato con tranquillità ed è venuto giù tranquillo dopo una colazione abbondante. Non si sono accorti di nulla e difficilmente crederanno ai racconti (“beh, ragazzi, lo sapete che i papà tendono ad esagerare, no?”).
Nella hall gremita, chiamano per la prima lancia i numeri dall’1 all’8, quindi noi finiamo nella seconda. Poco male, alle 10.30, siamo giù al ponte A per provare questa bella esperienza. Il mare è mosso, ma, raggiante come il sole, la director cruise Patricia dirige le operazioni di sbarco con maestria, vento nei capelli come un’antica polena di fine settecento.
Partita la prima lancia, ci sono dei problemi per la seconda, in quanto il vento a Santorini si comporta da perfetto padrone di casa e decide lui chi può e chi non può venire a casa sua. Altri venti minuti di attesa, nella speranza che si possa trovare il momento giusto per agganciarci alle lance locali. Poi, finalmente, si sale.
sulla lancia per Thira
I ragazzi si divertono, perché il battello a due piani ondeggia parecchio, qualcun altro file dietro si mostra leggermente pallido, ma l’arrivo al porticciolo di Thira è morbido e veloce. Ora bisogna andar su.
Le strategie qui, fondamentalmente, sono 3: salita sui muli, salita con la funicolare, barca diretta per Oia. Ogni alternativa porta dei vantaggi differenti, ma alla luce della presenza dei bimbi la decisione era univoca: si sale a dorso di mulo! Ad oggi, chi chiede ai miei figli cosa ti ricordi della crociera, il piccolino risponde come primissima cosa: “siamo saliti con i muli!”
E, se il giorno prima avevo avuto appena il sentore della cosa, alla Donkey Station di Thira ho avuto la dimostrazione massima del teorema del greco incazzato.
l’allegra brigata dei muli
I muli erano governati da 4 o 5 signori, i quali avevano il compito di selezionare il mulo giusto per ogni crocierista, aiutare quest’ultimo a salire e dare una bella pacca nel sedere al mulo per fargli iniziare la salita. Uno di questi signori, il più giovane, nero come la cenere per l’abbronzatura molesta, ha perso la pazienza iniziando a gridare contro tutti gli altri suoi “colleghi”, dando scudisciate ai muli stessi e spaventando a morte i presenti.
In un attimo la scena è diventata infernale: i bambini accanto piangevano dalla paura, gli adulti cercavamo di calmarlo, ma lui non guardava niente e nessuno, continuando ad urlare in greco e trovando pronta risposta in un suo stimato collega. Il tutto mentre continuava a fare salire la gente sui muli con metodi poco gentili (in un caso, scivolando, ha quasi “lanciato” una bambina in groppa al mulo dove c’era già il padre).
Finchè, parola magica, io e il mio amico, non ci siamo rivolti a quello cui avevamo affidato i nostri 5 euro a mulo dicendo: “Basta, ridateci i soldi”.
A quel punto, come nei migliori film di Tornatore, si alza un signore anziano che finora era stato seduto in fondo, guardando la scena: si avvicina con il passo stanco e pesante, guarda il ragazzo che ancora urlava e gli dice solo 3 parole a noi purtroppo incomprensibili, con tono pacato e guardandolo negli occhi. Il giovane suda freddo e improvvisamente diventa silenzioso e servizievole nei confronti dei turisti. Il vecchio può così tornare al suo muretto (e la soundtrack che solitamente accompagna le gesta di Don Vito Corleone, pur non presente realmente, risuona nelle nostre orecchie).
Si sale, una pacca sul sedere e via. I muli sono autoguidati, faranno quella strada centinaia di volte a settimana, decidono loro la traiettoria e quando e come prendere fiato lungo la salita. Si fermano dove è possibile fare foto, scansano i pedoni. Qualcuno ha il vizietto di affacciarsi sullo strapiombo o di camminare radente al muro mettendo a rischio la cute del passeggero, ma sono difettucci veniali. Dopo 35 minuti divertentissimi di salita circa (un genitore e un figlio per mulo), il mulo diligentemente posteggia a spina di pesce e lì capisci che l’ascesa è finita.
Il mulo sapeva benissimo quando fermarsi
Arriviamo a Thira, splendide case bianche, atmosfera magica, molti negozietti, ma sappiamo che è Oia il paesino più suggestivo, quindi si dovrebbe andare veloci per prendere il bus. Si dovrebbe, perché i negozietti mietono vittime, facendoci perdere un po’ di tempo.
Thira
Thira e la Deliziosa
La stazione del bus è facilmente raggiungibile, scollinando la dorsale di Thira ed arrivando nella strada principale. Caratteristica – estremamente discutibile - dell’autobus greco è che si sale e poi si fa il biglietto a bordo (1,60) al passaggio del controllore equilibrista-contorsionista. Il che porta direttamente ad un’altra caratteristica: si sale a pressione e a fronte di 52 posti disponibili, siamo circa in 80.
Scorci del percorso da Thira ad Oia (con macchia sul vetro)
La Santorini meno turistica
Qui, poi, devo bacchettare il forum: ho letto del percorso Thira-Oia fatto in circa venti minuti. Clamorosamente falso: il bus ne ha impiegati 45, facendo sballare i calcoli e riducendo la nostra visita di Oia ad un clamoroso mordi e fuggi di poco meno di un’ora. Sono le 13.00
All’arrivo, degustazione di specialità locali (pannocchie, nuts varie, baklava) mentre si va alla piazzetta e ci si sposta lungo i vicoli bianchi. E’ bellissima, alcuni panorami mozzano il fiato, viene voglia naturalmente di passare più tempo e dedicare una vacanza intera nell’isola.
Scorcio di Oia
La chiesetta nella piazza principale
Panorami
Mulo in versione Trolley
Ma la vita del crocierista faidate è dura e le emozioni vanno centellinate. Incredibilmente è già tempo di tornare. Come detto l’ultima lancia è alle 16, ci aspetta una coda per la funicolare di circa 45 minuti, un viaggio di simile durata e un po’ di strada a piedi (non dimenticando che abbiamo 4 bambini). Gli autobus per il ritorno sono alle 14 e alle 14.30. Il secondo orario è già troppo rischioso, quindi va preso il primo… a qualunque costo.
5.3 La lotta per la sopravvivenza
L’avversario più ostico per ogni uomo è il tempo: puoi cercare di contrastarlo, di ingannarlo, di fermarlo… ma è tutto inutile, perché sai che alla fine avrà ragione Lui. E allora, nell’accettazione inevitabile della sconfitta che verrà, esce fuori il peggio dell’uomo.
Che l’ultima corriera utile fosse quella delle 14 non l’abbiamo certamente pensato solamente noi. E alle 13.58, nello spiazzale di arrivo dell’autobus, c’erano non meno di 150 persone, forse 200, forse più.
E all’arrivo della preda ambita, ci siamo resi conto del pericolo. Eravamo in prima fila, ma abbiamo comunque assunto una disposizione ad uovo intorno ai 4 bambini. La gente, dietro iniziava ad accaldarsi e a premere. L’autobus ha fatto scendere i passeggeri poco più in là e poi si è diretto vuoto verso la massa.
Non so quale Santo ci ha guardato dal Paradiso, quel giorno, forse semplicemente l’autista ha capito il pericolo vedendo i bambini da lontano, ma la porta posteriore del pullman si è aperta proprio davanti a noi.
Mai vista una cosa del genere e mai sentita una pressione così forte alle mie spalle (se non un ricordo del concerto di Vasco Rossi a Palermo, ma lì avevo 20 anni e dovevo pensare solo a me stesso). Tutte le mie forze, insieme a quelle del mio amico e di alcuni vicini ammirevoli erano concentrate nel garantire la salita sicura dei quattro bambini e delle madri. Molti gridavano: “fate salire i bambini”, “attenzione ai piccoli”, ma la gente dietro spingeva con sempre maggiore impeto. Uno, due, tre… il quarto lo hanno tirato da su qualcuno già salito (il controllore, un turista, un angelo custode… chi può saperlo). Poi l’ultimo sforzo per fare salire le mamme, quando già stavamo per cedere… poi, una volta messi a posto loro, ho mollato. Come della marea mi sono sentito trasportare all’indietro. Mi sono passate davanti decine di persone. E io andavo indietro, trascinato da non so cosa, allontanandomi dall’autobus.
Poi, in un sussulto di orgoglio, ho ritrovato forza e “lottato” per rientrare fra gli ultimi, chiedendo di farmi raggiungere i figli a bordo. Ce l’ho fatta per penultimo. Ma ho visto scene raccapriccianti, gomiti alti, spintoni: non esisteva nulla per alcuni signori e signore, solo salire su quell’ultimo maledetto autobus.
Al di là di tutto, non oso pensare cosa sarebbe successo ai bambini se la porta non si fosse aperta proprio davanti a noi.
5.4 Il ritorno alla nave
Solo pochi istanti dopo essere saliti, ci siamo accorti che stava arrivando un altro autobus di supporto subito dietro il nostro. Ma chi poteva saperlo?
Su quell’autobus eravamo almeno in 100, 4 o 5 persone in ogni coppia di sedili. Ma era fatta. C’era ammirazione profonda per il controllore che doveva prendere il biglietto attraversando tutto l’autobus e mantenendo la calma.
Il resto è tutto una passeggiata. Torniamo a Thira e ci dirigiamo verso la funicolare (gli asinelli in discesa non sono raccomandati). La fila è lunga come immaginavamo, ma era piena di operatori Costa che gestivano l’attesa. 45 minuti buoni, come previsto, passati fra yogurt greco da provare e soste all’ombra da ricercare.
Poi la funicolare in picchiata (5€) regala le sue belle emozioni, così come il ritorno a bordo tramite le lance. L’abbiamo presa alle 15.58. Ma di certo c’è gente che l’avrà presa anche un’ora dopo e non è stato – giustamente - lasciato sull’isola.
giù in funicolare
5.5 Epilogo
Santorini è splendida, meravigliosa davvero… Una delle mete che mi hanno spinto a scegliere questa crociera e sono sicuro che ci tornerò con più calma. Aver avuto poche ore a disposizione è stato davvero un peccato. Le vicissitudini della giornata – soprattutto alla luce del fatto che siamo sopravvissuti – le ricorderò con un sorriso.
Un sorriso ammiccante e ammaliante come quello della maga (!) Simòne Shapland, che la sera a teatro ha provato a fare uno spettacolo di magia sui generis… l’unico spettacolo di magia in cui si capiva come venivano fatti tutti i vari trucchetti
Grande maga Simòne!
Tempo di andare a letto. L’indomani ci si ferma a Smirne.