vinniem
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Ebrar è davvero incontenibile e continua a dispensare consigli e divertenti "ammonimenti" durante il viaggio.
Ad un certo punto, cala l'ennesimo divertentissimo “carico a coppe” nel mentre che parla della lingua italiana. Dopo aver fatto mille complimenti in merito alla dolcezza ed al suono meraviglioso dell'italiano (che giudica la lingua più bella e romantica del mondo) di converso però ci dice che è anche la lingua più complicata del mondo. Ed oltre ad essere complicata di suo, la lingua italiana è strapiena di mille dialetti diversi. Il che sarebbe impossibile da poter gestire per una povera guida come lei. Ed ecco il perché, sottolinea con forza di parlarle in Italiano, altrimenti non capirebbe le nostre domande. Nè francamente, riesce a comprendere la necessità di parlarle in dialetto, che lei interpreta come una mancanza di rispetto nei confronti del suo (duro!) lavoro. E ci narra il terribile scherzaccio che ha combinato ad un gruppo di turisti napoletani che ha guidato qualche settimana prima, i quali si ostinavano a parlarle esclusivamente in stretto dialetto napoletano e non in italiano. Sicché lei, scocciata per la marea di parole incomprensibili che le venivano irrispettosamente indirizzate, ha iniziato a parlare ed a rispondere a sua volta esclusivamente in turco!!!
Col risultato che parecchi si sono persi all’interno degli scavi di Efeso…
Due persone hanno letteralmente perso la partenza della nave e sono state costrette a rientrare in aereo…
Altri ancora sono giunti in porto solo con taxi pagati a proprie spese e con oltre un’ora di ritardo sulla tabella di marcia, col Comandante e tutto lo staff di bordo che li attendevano guardandoli in cagnesco a braccia incrociate sulla banchina del porto...
Capiamo che forse sta scherzosamente esagerando la realtà dei fatti, ma il senso è oltremodo chiarissimo!!
Poi ritorna seria e ci regala una splendida spiegazione sulla situazione politica nazionale. Era proprio ciò che aspettavo con trepidazione...!!
Ci dice che Izmir è considerata la città più “cattiva” della Turchia, inteso nel senso più bello e positivo del termine.
Già… perché Smirne è universalmente considerata la città più progredita della Turchia in termini di libertà, qualità della vita e parità fra i sessi. E pur se la maggioranza degli abitanti di Izmir sono musulmani, si tratta di una città estremamente laica, liberale, pro-europeista, in cui tutte le religioni sono rispettate ed accettate e... dove i dettami del Corano sono visti più che altro come “consigli” e non come verità supreme ed inconfutabili. Tant’è che lei rivendica la sua libertà di donna moderna e ringrazia senza giri di parole il grande “padre” della Turchia moderna, Ataturk, per tutte le conquiste e le concessioni che hanno fatto della sua nazione uno Stato laico e moderno, che si distacca nettamente dal resto delle nazioni Medio Orientali.
Tuttavia, indicandoci su una cartina esposta al centro del pullman i confini della Turchia, ad un certo punto pronuncia una frase dolorosamente vera, purtroppo, che mi colpisce come un pugno allo stomaco. E che non dimenticherò più.
“Guardate qui: la Turchia ha la forma di un rettangolo, più o meno. Ebbene, noi siamo qui", dice indicando con la mano la parte sinistra della mappa, "nella parte Occidentale della Turchia, che è un modello di integrazione perfetto, pro-europeista, con città moderne come Istanbul e Izmir ed usi e costumi generalmente non molto diversi dai vostri. Mi piace dire che qui siamo in Medio Oriente". Poi diventa seria e con una smorfia di evidente dolore dipinta sul volto, aggiunge: "Ma se ci spostiamo dall’altro lato, verso i confini orientali della Turchia" prosegue indicando con la mano la parte destra della cartina, "vale a dire i confini che si trovano a ridosso di Siria, Iran, Iraq e così via... bèh... lì devo ammettere che non siamo più nel Medio Oriente. Lì siamo nel Medioevo…!!”.
Un brivido mi percorre la schiena. Sto cominciando a capire dove vuole arrivare.
Ebrar continua imperterrita ad agitare il coltello nella piaga: “Vedete, qui, dove siamo ora, nella zona occidentale della Turchia, le famiglie hanno pochi figli: 2 o 3 al massimo. Perché ragioniamo esattamente come voi. Sentiamo il peso della responsabilità, per cui, se fai un figlio, devi impegnarti ad educarlo, a crescerlo con amore, ad assisterlo, a dargli un’istruzione, un futuro, una casa... insomma, devi investire sulla sua vita. E tutto questo ha un costo. Che per il bene e l’amore che gli è dovuto, bisogna essere pronti a sopportare. Dall’altro lato della Turchia, quello orientale, le famiglie invece fanno 10, 12, 15 figli… Non si pongono limiti di sorta. Perché per loro, avere un figlio in più significa semplicemente aggiungere un altro piatto sulla tavola (sic!). E non si curano minimamente del fatto che alcuni di questi poveri ragazzi cresceranno in mezzo ad una strada. E magari in cambio di poche lire o di una inesistente promessa dell'aldilà, possano essere destinati al martirio, anche a causa dell’ignoranza e della povertà in cui sono vissuti e cresciuti. Ed è proprio qui, in queste sacche di ignoranza che l’ISIS ha vita facile ad assoldare terroristi. E credetemi, tutto questo danneggia tutti noi turchi, prima ancora che il resto del mondo...”.
Un silenzio irreale cala nel bus mentre questa splendida ragazza ci illustra con crudo realismo queste scomode verità.
Sicché, ad un certo punto, Ebrar per sdrammatizzare un po’ il discorso, a bruciapelo ci chiede se ci siano turisti di Modena in bus.
Alla risposta negativa, spara l’ennesima battuta spiazzante che ci fa schiantare dalle risate: “Buon per voi, perché dovete sapere che i modenesi io li lascio sempre a piedi. Sapete, è per vendetta: sono stata fidanzata per 3 anni con un ragazzo di Modena che poi mi ha lasciata. Ed ora per colpa sua sono diventata una vecchia zitella depressa...”.
Tutti scoppiamo a ridere e ben presto la tensione dovuta al discorso precedente si dissolve nel nulla.
Ebrar continua a parlare per quasi un'ora ininterrottamente fornendoci notizie dettagliate in merito ai siti che andremo a visitare ed offrendoci una splendida panoramica della Turchia, spiegandoci quali sono gli usi e costumi locali e soprattutto, ripeto, facendoci fare un sacco di risate con battute improvvise e geniali e con i suoi estemporanei paragoni tra i modi di dire italiani e la realtà delle tradizioni turche.
Fantastico, ad esempio, l’elenco dei proverbi e dei modi di dire italioti che, secondo lei, hanno scherzosamente “rovinato” nel tempo e nel mondo la reputazione dei turchi: cose del tipo “fare le cose turche” (ammette che in effetti i suoi connazionali sono a tratti un po’ confusionari, specie quando parlano coprendosi ed interrompendosi l’un l’altro), “fumare come un turco” (sacrosanto, a suo dire, giacché i turchi fumano davvero… come turchi, lei compresa!!!), “bestemmiare come un turco” (anche in questo caso ammette che c’è un innegabile fondo di verità e ci confessa che suo padre è musulmano, sua madre è ebrea… ed ambedue bestemmiano come disgraziati, all’occorrenza…!!!) e così via discorrendo, con la chicca finale del “Mamma li turchi” che i suoi connazionali proprio non sopportano né riescono più a spiccicarsi di dosso... e per questo ringraziano tutti i giorni gli italiani!!
Insomma, questa ragazza è un vero e proprio genio in gonnella!!!
Peccato davvero non poter pubblicare foto che la riguardano, a causa della necessaria e sacrosanta netiquette e delle regole specifiche del forum. Ma tant'è: è giusto sia così.
Personalmente non mi stancherei mai di ascoltarla e, non a caso, grazie alle sue chiacchiere il tempo scivola letteralmente via e in men che non si dica, dopo aver percorso un lungo tratto di autostrada, giungiamo nella cittadina di Kerçuk.
Da qui una strada panoramica in salita inizia ad inerpicarsi su per una collina fino a costeggiare le rovine della città di Efeso.
E qui Ebrar ci dice che, no: non ci fermeremo subito ad Efeso. Quello sarà il nostro secondo appuntamento. Il primo appuntamento è invece con la casa della Vergine Maria, che si trova sulla sommità del Monte Solmisso.
In pratica abbiamo da percorrere altri 6 km. di strade strette e ripidissime, tornanti e curve a gomito che il bus percorre lentamente ed a fatica.
Ebrar ha apparentemente una fretta maledetta di arrivare prima possibile in cima alla montagna e, quando giungiamo sul posto, capiamo anche il perché. Contemporaneamente a noi sono arrivati sul posto anche altri bus stracolmi di turisti ed il luogo è gremito davvero all'inverosimile.
In tal senso, scendiamo dall’autobus e, dopo aver superato una caserma della Gendarmeria locale (che, in Italiano, è stata curiosamente tradotta non con il sinonimo generale "Polizia", bensì con la parola "Carabinieri"!!) ci precipitiamo dietro Ebrar per metterci pazientemente in fila in attesa di entrare all'interno della casa.
Giunti sulla sommità del Monte Solmisso, la prima cosa che ci si para davanti appena scesi dal bus è... una caserma dei "Carabinieri"!!
Il Monte Solmisso e la "Casa di Maria" vengono presi letteralmente d'assalto da torme di turisti e, sotto i cocenti raggi del sole, anche noi ci mettiamo pazientemente in fila in attesa del nostro turno. E... sì, la ragazza bionda che regge il cartello indicatore del nostro gruppo è proprio la nostra mitica guida!!
Nell'attesa del nostro turno, Ebrar dapprima protesta con veemenza e poi chiede il nostro aiuto facendoci "allargare" opportunamente in modo da bloccare il passaggio ad alcuni gruppi di “furbacchioni” russi e spagnoli che, con la scusa di non capire la lingua, tentano in tutti i modi di saltare la fila.
Poi, quando la situazione ritorna alla normalità, la guida ci da’ alcune indicazioni in merito al sito che stiamo visitando.
Ad un certo punto, cala l'ennesimo divertentissimo “carico a coppe” nel mentre che parla della lingua italiana. Dopo aver fatto mille complimenti in merito alla dolcezza ed al suono meraviglioso dell'italiano (che giudica la lingua più bella e romantica del mondo) di converso però ci dice che è anche la lingua più complicata del mondo. Ed oltre ad essere complicata di suo, la lingua italiana è strapiena di mille dialetti diversi. Il che sarebbe impossibile da poter gestire per una povera guida come lei. Ed ecco il perché, sottolinea con forza di parlarle in Italiano, altrimenti non capirebbe le nostre domande. Nè francamente, riesce a comprendere la necessità di parlarle in dialetto, che lei interpreta come una mancanza di rispetto nei confronti del suo (duro!) lavoro. E ci narra il terribile scherzaccio che ha combinato ad un gruppo di turisti napoletani che ha guidato qualche settimana prima, i quali si ostinavano a parlarle esclusivamente in stretto dialetto napoletano e non in italiano. Sicché lei, scocciata per la marea di parole incomprensibili che le venivano irrispettosamente indirizzate, ha iniziato a parlare ed a rispondere a sua volta esclusivamente in turco!!!
Col risultato che parecchi si sono persi all’interno degli scavi di Efeso…
Due persone hanno letteralmente perso la partenza della nave e sono state costrette a rientrare in aereo…
Altri ancora sono giunti in porto solo con taxi pagati a proprie spese e con oltre un’ora di ritardo sulla tabella di marcia, col Comandante e tutto lo staff di bordo che li attendevano guardandoli in cagnesco a braccia incrociate sulla banchina del porto...
Capiamo che forse sta scherzosamente esagerando la realtà dei fatti, ma il senso è oltremodo chiarissimo!!
Poi ritorna seria e ci regala una splendida spiegazione sulla situazione politica nazionale. Era proprio ciò che aspettavo con trepidazione...!!
Ci dice che Izmir è considerata la città più “cattiva” della Turchia, inteso nel senso più bello e positivo del termine.
Già… perché Smirne è universalmente considerata la città più progredita della Turchia in termini di libertà, qualità della vita e parità fra i sessi. E pur se la maggioranza degli abitanti di Izmir sono musulmani, si tratta di una città estremamente laica, liberale, pro-europeista, in cui tutte le religioni sono rispettate ed accettate e... dove i dettami del Corano sono visti più che altro come “consigli” e non come verità supreme ed inconfutabili. Tant’è che lei rivendica la sua libertà di donna moderna e ringrazia senza giri di parole il grande “padre” della Turchia moderna, Ataturk, per tutte le conquiste e le concessioni che hanno fatto della sua nazione uno Stato laico e moderno, che si distacca nettamente dal resto delle nazioni Medio Orientali.
Tuttavia, indicandoci su una cartina esposta al centro del pullman i confini della Turchia, ad un certo punto pronuncia una frase dolorosamente vera, purtroppo, che mi colpisce come un pugno allo stomaco. E che non dimenticherò più.
“Guardate qui: la Turchia ha la forma di un rettangolo, più o meno. Ebbene, noi siamo qui", dice indicando con la mano la parte sinistra della mappa, "nella parte Occidentale della Turchia, che è un modello di integrazione perfetto, pro-europeista, con città moderne come Istanbul e Izmir ed usi e costumi generalmente non molto diversi dai vostri. Mi piace dire che qui siamo in Medio Oriente". Poi diventa seria e con una smorfia di evidente dolore dipinta sul volto, aggiunge: "Ma se ci spostiamo dall’altro lato, verso i confini orientali della Turchia" prosegue indicando con la mano la parte destra della cartina, "vale a dire i confini che si trovano a ridosso di Siria, Iran, Iraq e così via... bèh... lì devo ammettere che non siamo più nel Medio Oriente. Lì siamo nel Medioevo…!!”.
Un brivido mi percorre la schiena. Sto cominciando a capire dove vuole arrivare.
Ebrar continua imperterrita ad agitare il coltello nella piaga: “Vedete, qui, dove siamo ora, nella zona occidentale della Turchia, le famiglie hanno pochi figli: 2 o 3 al massimo. Perché ragioniamo esattamente come voi. Sentiamo il peso della responsabilità, per cui, se fai un figlio, devi impegnarti ad educarlo, a crescerlo con amore, ad assisterlo, a dargli un’istruzione, un futuro, una casa... insomma, devi investire sulla sua vita. E tutto questo ha un costo. Che per il bene e l’amore che gli è dovuto, bisogna essere pronti a sopportare. Dall’altro lato della Turchia, quello orientale, le famiglie invece fanno 10, 12, 15 figli… Non si pongono limiti di sorta. Perché per loro, avere un figlio in più significa semplicemente aggiungere un altro piatto sulla tavola (sic!). E non si curano minimamente del fatto che alcuni di questi poveri ragazzi cresceranno in mezzo ad una strada. E magari in cambio di poche lire o di una inesistente promessa dell'aldilà, possano essere destinati al martirio, anche a causa dell’ignoranza e della povertà in cui sono vissuti e cresciuti. Ed è proprio qui, in queste sacche di ignoranza che l’ISIS ha vita facile ad assoldare terroristi. E credetemi, tutto questo danneggia tutti noi turchi, prima ancora che il resto del mondo...”.
Un silenzio irreale cala nel bus mentre questa splendida ragazza ci illustra con crudo realismo queste scomode verità.
Sicché, ad un certo punto, Ebrar per sdrammatizzare un po’ il discorso, a bruciapelo ci chiede se ci siano turisti di Modena in bus.
Alla risposta negativa, spara l’ennesima battuta spiazzante che ci fa schiantare dalle risate: “Buon per voi, perché dovete sapere che i modenesi io li lascio sempre a piedi. Sapete, è per vendetta: sono stata fidanzata per 3 anni con un ragazzo di Modena che poi mi ha lasciata. Ed ora per colpa sua sono diventata una vecchia zitella depressa...”.
Tutti scoppiamo a ridere e ben presto la tensione dovuta al discorso precedente si dissolve nel nulla.
Ebrar continua a parlare per quasi un'ora ininterrottamente fornendoci notizie dettagliate in merito ai siti che andremo a visitare ed offrendoci una splendida panoramica della Turchia, spiegandoci quali sono gli usi e costumi locali e soprattutto, ripeto, facendoci fare un sacco di risate con battute improvvise e geniali e con i suoi estemporanei paragoni tra i modi di dire italiani e la realtà delle tradizioni turche.
Fantastico, ad esempio, l’elenco dei proverbi e dei modi di dire italioti che, secondo lei, hanno scherzosamente “rovinato” nel tempo e nel mondo la reputazione dei turchi: cose del tipo “fare le cose turche” (ammette che in effetti i suoi connazionali sono a tratti un po’ confusionari, specie quando parlano coprendosi ed interrompendosi l’un l’altro), “fumare come un turco” (sacrosanto, a suo dire, giacché i turchi fumano davvero… come turchi, lei compresa!!!), “bestemmiare come un turco” (anche in questo caso ammette che c’è un innegabile fondo di verità e ci confessa che suo padre è musulmano, sua madre è ebrea… ed ambedue bestemmiano come disgraziati, all’occorrenza…!!!) e così via discorrendo, con la chicca finale del “Mamma li turchi” che i suoi connazionali proprio non sopportano né riescono più a spiccicarsi di dosso... e per questo ringraziano tutti i giorni gli italiani!!
Insomma, questa ragazza è un vero e proprio genio in gonnella!!!
Peccato davvero non poter pubblicare foto che la riguardano, a causa della necessaria e sacrosanta netiquette e delle regole specifiche del forum. Ma tant'è: è giusto sia così.
Personalmente non mi stancherei mai di ascoltarla e, non a caso, grazie alle sue chiacchiere il tempo scivola letteralmente via e in men che non si dica, dopo aver percorso un lungo tratto di autostrada, giungiamo nella cittadina di Kerçuk.
Da qui una strada panoramica in salita inizia ad inerpicarsi su per una collina fino a costeggiare le rovine della città di Efeso.
E qui Ebrar ci dice che, no: non ci fermeremo subito ad Efeso. Quello sarà il nostro secondo appuntamento. Il primo appuntamento è invece con la casa della Vergine Maria, che si trova sulla sommità del Monte Solmisso.
In pratica abbiamo da percorrere altri 6 km. di strade strette e ripidissime, tornanti e curve a gomito che il bus percorre lentamente ed a fatica.
Ebrar ha apparentemente una fretta maledetta di arrivare prima possibile in cima alla montagna e, quando giungiamo sul posto, capiamo anche il perché. Contemporaneamente a noi sono arrivati sul posto anche altri bus stracolmi di turisti ed il luogo è gremito davvero all'inverosimile.
In tal senso, scendiamo dall’autobus e, dopo aver superato una caserma della Gendarmeria locale (che, in Italiano, è stata curiosamente tradotta non con il sinonimo generale "Polizia", bensì con la parola "Carabinieri"!!) ci precipitiamo dietro Ebrar per metterci pazientemente in fila in attesa di entrare all'interno della casa.
Giunti sulla sommità del Monte Solmisso, la prima cosa che ci si para davanti appena scesi dal bus è... una caserma dei "Carabinieri"!!
Il Monte Solmisso e la "Casa di Maria" vengono presi letteralmente d'assalto da torme di turisti e, sotto i cocenti raggi del sole, anche noi ci mettiamo pazientemente in fila in attesa del nostro turno. E... sì, la ragazza bionda che regge il cartello indicatore del nostro gruppo è proprio la nostra mitica guida!!
Nell'attesa del nostro turno, Ebrar dapprima protesta con veemenza e poi chiede il nostro aiuto facendoci "allargare" opportunamente in modo da bloccare il passaggio ad alcuni gruppi di “furbacchioni” russi e spagnoli che, con la scusa di non capire la lingua, tentano in tutti i modi di saltare la fila.
Poi, quando la situazione ritorna alla normalità, la guida ci da’ alcune indicazioni in merito al sito che stiamo visitando.
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