amedeone
New member
Con colpevole ritardo mi affaccio solo ora a questo diario a tre mani.
Non me ne vogliate se faccio un attimo un passo indietro nel racconto ma quanto scritto da Manlio sul museo Galata mi ha in parte catapultato nel titolo, I sogni del bambino....
Perchè?
Beh, anche la mia famiglia ha fatto lo stesso percorso al porto di Genova, in tempi più recenti e per una diversa destinazione anche se ben più lontana.
Ancora mi chiedo cosa abbia portato alla fine degli anni sessanta i miei genitori ad emigrare con tre figli verso un paese sconosciuto. Quali aspettative avevano e cosa lasciavano alle loro spalle di così orrendo da non garantirgli un futuro.
Io non avevo neanche un anno e ovviamente non ricordo nulla del primo viaggio sulla Galileo Galilei.
Solo qualche foto sbiadita in bianco e nero racconta qualcosa.
Però il bambino cresce ed i ricordi, anche se spezzettati come le tessere di un puzzle, affiorano.
Ricordo benissimo alcune partenze della GG al molo di Melbourne. La folla che salutava con fazzoletti o nastri tipo carnevale in una lingua incomprensibile. Lacrime di donne e uomini che salutavano parenti ed amici.
Poi è toccato a noi tornare. Se non fosse stato per la malattia di mamma e per la cronica nostalgia (così mi hanno detto), saremmo ancora là.
Mi ricordo i bauli verdi con la lettera iniziale del nostro cognome appiccicata sopra. Un cartoncino tondo. Tutta la nostra vita era lì dentro.
Avevo si e no 7 anni, forse meno e quel viaggio di ritorno questa volta lo ricordo, anche se vagamente. Stavolta il viaggio è verso est e ricordo benissimo la storia del gradino. Un bambino spagnolo con cui giocavo in nave mi aveva detto che il giorno dopo sarebbe stato di nuovo mercoledì perchè in mare c'era un gradino che dovevamo passare (la linea di cambio data).
Strani i ricordi. Parlavo solo inglese ma non ho ricordo dei discorsi.
Con la Galileo Galilei siam passati da panama e via via arrivati in Europa. Prima sbarco a Messina ed alla fine si arriva a Genova.
Chi erano quelle persone che ci abbracciavano e baciavano. Di alcune riconoscevo le voci dai nastri che ci arrivavano a casa in Australia ma non sapevo chi fossero.
La rabbia di mio padre per l'assenza di un baule, perso chissà come. Chissà cosa c'era dentro di così importante.
Mi ricordo la Lanterna ed il treno che non avevo mai visto prima. Era come i tram che giravano per Melbourne ma più grandi e tutti attaccati.
Il resto è storia comune a tanti. L'inglese è scomparso ben presto ed ora non lo ricordo più.
Poi la vita mi ha fatto tornare a Genova per ben 7 anni ma quando sono andato via il museo Galata non era ancora stato aperto.
Se ci ritorno sarà senz'altro una delle mie tappe anche se il vissuto non è certamente lo stesso.
Grazie Manlio per questo tuffo nel passato, ai ricordi e perchè no, ai sogni del bambino che c'è ancora in me.
Ora riprendo la lettura dalla partenza di Savona. Spero di riuscire a recuperare ;-)
Non me ne vogliate se faccio un attimo un passo indietro nel racconto ma quanto scritto da Manlio sul museo Galata mi ha in parte catapultato nel titolo, I sogni del bambino....
Perchè?
Beh, anche la mia famiglia ha fatto lo stesso percorso al porto di Genova, in tempi più recenti e per una diversa destinazione anche se ben più lontana.
Ancora mi chiedo cosa abbia portato alla fine degli anni sessanta i miei genitori ad emigrare con tre figli verso un paese sconosciuto. Quali aspettative avevano e cosa lasciavano alle loro spalle di così orrendo da non garantirgli un futuro.
Io non avevo neanche un anno e ovviamente non ricordo nulla del primo viaggio sulla Galileo Galilei.
Solo qualche foto sbiadita in bianco e nero racconta qualcosa.
Però il bambino cresce ed i ricordi, anche se spezzettati come le tessere di un puzzle, affiorano.
Ricordo benissimo alcune partenze della GG al molo di Melbourne. La folla che salutava con fazzoletti o nastri tipo carnevale in una lingua incomprensibile. Lacrime di donne e uomini che salutavano parenti ed amici.
Poi è toccato a noi tornare. Se non fosse stato per la malattia di mamma e per la cronica nostalgia (così mi hanno detto), saremmo ancora là.
Mi ricordo i bauli verdi con la lettera iniziale del nostro cognome appiccicata sopra. Un cartoncino tondo. Tutta la nostra vita era lì dentro.
Avevo si e no 7 anni, forse meno e quel viaggio di ritorno questa volta lo ricordo, anche se vagamente. Stavolta il viaggio è verso est e ricordo benissimo la storia del gradino. Un bambino spagnolo con cui giocavo in nave mi aveva detto che il giorno dopo sarebbe stato di nuovo mercoledì perchè in mare c'era un gradino che dovevamo passare (la linea di cambio data).
Strani i ricordi. Parlavo solo inglese ma non ho ricordo dei discorsi.
Con la Galileo Galilei siam passati da panama e via via arrivati in Europa. Prima sbarco a Messina ed alla fine si arriva a Genova.
Chi erano quelle persone che ci abbracciavano e baciavano. Di alcune riconoscevo le voci dai nastri che ci arrivavano a casa in Australia ma non sapevo chi fossero.
La rabbia di mio padre per l'assenza di un baule, perso chissà come. Chissà cosa c'era dentro di così importante.
Mi ricordo la Lanterna ed il treno che non avevo mai visto prima. Era come i tram che giravano per Melbourne ma più grandi e tutti attaccati.
Il resto è storia comune a tanti. L'inglese è scomparso ben presto ed ora non lo ricordo più.
Poi la vita mi ha fatto tornare a Genova per ben 7 anni ma quando sono andato via il museo Galata non era ancora stato aperto.
Se ci ritorno sarà senz'altro una delle mie tappe anche se il vissuto non è certamente lo stesso.
Grazie Manlio per questo tuffo nel passato, ai ricordi e perchè no, ai sogni del bambino che c'è ancora in me.
Ora riprendo la lettura dalla partenza di Savona. Spero di riuscire a recuperare ;-)