La chiesa di San Domenico è stata costruita per ben tre volte nello stesso luogo, anche se le notizie relative alle prime due sono piuttosto lacunose. La primitiva fabbrica risale all’ultimo scorcio del XIII secolo, poco tempo dopo che i “frati predicatori” si erano insediati a Palermo (l’ordine dei domenicani era presente nella capitale dell’isola sin dal 1221) su un terreno situato fuori dalle mura cittadine, donato dalle nobili famiglie Santa Flora e Mastrantonio, dove già sorgeva una piccola chiesa dedicata a S.Orsola.
Successivamente, in epoca rinascimentale, tra il 1458 e il 1480, visto il notevole flusso di fedeli i Padri deliberarono di riconfigurare e ampliare completamente la fabbrica e, con il patrocinio dell’Arcivescovo.
Di questa seconda edificazione restano oggi soltanto pochissime tracce architettoniche e alcune opere d’arte.
Infine nel 1640, il tempio viene abbattuto e riedificato con l’approvazione del cardinale Giannettino Doria arcivescovo di Palermo.
La maggior parte delle opere furono definite nel XVII secolo tranne l’imponente ed armonica facciata color ocra e bianco completata nel 1726, modificandone il disegno originale. Il prospetto, secondo uno schema tipico dell’architettura barocca romana, si articola su tre ordini di livelli ed è scandita da dodici colonne in marmo di Billiemi disposte a coppie. In quello inferiore si aprono tre portali d’ingresso delimitati da quattro coppie di colonne in stile dorico, di cui quello centrale, più grande degli altri, è sormontato dallo stemma dell’ordine domenicano (un cane con la fiaccola in bocca con la montagna e la stella sullo sfondo”) e da un cartiglio con il loro motto (Ordo fratrum praedicatorum fidelis Domino). Nel secondo ordine campeggiano quattro statue in stucco di papi domenicani (InnocenzoV, PioV, Benedetto XI e BenedettoXIII), e altre due inserite entro delle nicchie, che raffigurano San Tommaso d’Aquino e San Pietro Martire: autore di queste opere fu Giovan Maria Serpotta nipote del grande maestro Giacomo.
Al centro, incorniciato da due coppie di colonne corinzie, presenta un finestrone dove all’apice, dentro una cornice in stucco, troviamo scritto un verso biblico del profeta Malachia: “Lex veritatis fuit in ore ejus” (la verità della Legge era nella sua bocca).
Nell’ultimo livello risalta al centro del frontone la statua di San Domenico di Guzman, fondatore dell’ordine religioso. Alle estremità della facciata due svettanti e fantasiosi campanili simmetrici (realizzati in tempi diversi dagli architetti Andrea Palma e Lorenzo Olivier) con alte cuspidi riccamente decorate ne slanciano la figura e ne accentuano la monumentalità.
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