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" Un viaggio inaspettato...nella fantasia ..." - MSC Fantasia 2024 -

Palermo è una città ricca di storia e cultura, questo si riflette immancabilmente anche nella sua gastronomia. Lo street food palermitano è una tradizione antica, che affonda le sue radici nella cucina popolare siciliana che a sua volta ha colto negli anni tutte le sfumature dalle varie dominazioni e dalle diverse colture conosciute.

Le specialità dello street food palermitano sono numerose e tutte molto gustose...e ricordate che a Palermo...l'Arancina è fimmina!!


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Tutte queste prelibatezze le potrete gustare tranquillamente passeggiando tra i vari mercati : Capo, Ballarò, Vucciria e/o anche nei numerosi venditori ambulanti che troverete in città e in locali dall' aspetto antico...sembra di fare un salto nel tempo...

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"A vuole schietta o maritata..???..." 😀

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E cosa si può assaggiare in un posto così???
 
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È un' intricato dedalo di vie questo in cui ci troviamo dove si aprono graziose piazzette dall' aria antica...si fa fatica a credere di essere in una grande città, sembrano quartieri periferici di borgata , eppure siamo nel centro storico di Palermo.

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Si incontrano fontane, affiancate a ciò che chissà un tempo era un negozio, una casa, un palazzo...qui dove ora ci sono muri sfatti, un tempo c'era vita. Un tessuto urbano variegato, pittoresco in alcuni casi ma molto particolare. Si aprono imprevedibili portoni, con giardini e loggiati che nascondono al loro interno vere meraviglie...
 
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...e si continua nel nostro girovagare...


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Questa bella Chiesa...


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La Chiesa di San Domenico

La storia di questo edificio religioso si intreccia con la storia stessa della città divenendo sin dal suo primo sorgere, uno dei più importanti elementi costitutivi, tanto da condizionare la vita di Palermo e dei suoi cittadini.
Per dimensioni, importanza storica, culturale e religiosa viene subito dopo la Cattedrale.
Sicuramente è una delle chiese più amate dai palermitani, anche perché consacrata a “Pantheon degli uomini illustri di Sicilia”. Inoltre è considerata la chiesa simbolo della lotta alla mafia.


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La chiesa di San Domenico è stata costruita per ben tre volte nello stesso luogo, anche se le notizie relative alle prime due sono piuttosto lacunose. La primitiva fabbrica risale all’ultimo scorcio del XIII secolo, poco tempo dopo che i “frati predicatori” si erano insediati a Palermo (l’ordine dei domenicani era presente nella capitale dell’isola sin dal 1221) su un terreno situato fuori dalle mura cittadine, donato dalle nobili famiglie Santa Flora e Mastrantonio, dove già sorgeva una piccola chiesa dedicata a S.Orsola.
Successivamente, in epoca rinascimentale, tra il 1458 e il 1480, visto il notevole flusso di fedeli i Padri deliberarono di riconfigurare e ampliare completamente la fabbrica e, con il patrocinio dell’Arcivescovo.
Di questa seconda edificazione restano oggi soltanto pochissime tracce architettoniche e alcune opere d’arte.
Infine nel 1640, il tempio viene abbattuto e riedificato con l’approvazione del cardinale Giannettino Doria arcivescovo di Palermo.


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La maggior parte delle opere furono definite nel XVII secolo tranne l’imponente ed armonica facciata color ocra e bianco completata nel 1726, modificandone il disegno originale. Il prospetto, secondo uno schema tipico dell’architettura barocca romana, si articola su tre ordini di livelli ed è scandita da dodici colonne in marmo di Billiemi disposte a coppie. In quello inferiore si aprono tre portali d’ingresso delimitati da quattro coppie di colonne in stile dorico, di cui quello centrale, più grande degli altri, è sormontato dallo stemma dell’ordine domenicano (un cane con la fiaccola in bocca con la montagna e la stella sullo sfondo”) e da un cartiglio con il loro motto (Ordo fratrum praedicatorum fidelis Domino). Nel secondo ordine campeggiano quattro statue in stucco di papi domenicani (InnocenzoV, PioV, Benedetto XI e BenedettoXIII), e altre due inserite entro delle nicchie, che raffigurano San Tommaso d’Aquino e San Pietro Martire: autore di queste opere fu Giovan Maria Serpotta nipote del grande maestro Giacomo.
Al centro, incorniciato da due coppie di colonne corinzie, presenta un finestrone dove all’apice, dentro una cornice in stucco, troviamo scritto un verso biblico del profeta Malachia: “Lex veritatis fuit in ore ejus” (la verità della Legge era nella sua bocca).
Nell’ultimo livello risalta al centro del frontone la statua di San Domenico di Guzman, fondatore dell’ordine religioso. Alle estremità della facciata due svettanti e fantasiosi campanili simmetrici (realizzati in tempi diversi dagli architetti Andrea Palma e Lorenzo Olivier) con alte cuspidi riccamente decorate ne slanciano la figura e ne accentuano la monumentalità.


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L’interno, una maestosa aula, presenta un impianto a croce latina con cappelle parietali poco profonde e lieve transetto, caratterizzata da tre ampie navate ripartite da sedici possenti colonne di ordine tuscanico che sorreggono quattordici grandi arcate a tutto sesto, sette per ogni fianco: il tutto armoniosamente in equilibrio.
Nelle navate minori si aprono splendide cappelle, quasi tutte un tempo sotto il patrocinio di nobili famiglie, che ospitano numerose opere d’arte di assoluto pregio artistico.
Ai lati dell’ingresso due magnifiche acquasantiere marmoree raffigurano “l’ingresso dei domenicani a Palermo e la benedizione della chiesa”.


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Il monumento al giurista Emerico Amari, di Domenico Costantino (1875) e a destra il monumento a ricordo di Gaetano Daita..

Qui, auspice la comunità dei Frati Predicatori, nel maggio del 2015 sono state traslate in un semplice sepolcro le spoglie del giudice Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia nel 1992.






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A metà della Chiesa l'ingresso al Chiostro, con un piccolo supplemento d'ingresso si accede ad un angolo di paradiso, inaspettato nel contesto della città.


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La costruzione del chiostro è coeva alla fondazione del convento e risale con ogni probabilità all’ultimo scorcio del secolo XIII. L’impianto del complesso riprendeva lo schema tipico degli edifici religiosi. Gli antichi costruttori ricorsero a elementi di spoglio per realizzare i colonnati delle corsie, con eleganti colonnine binate tortili e lisce, su cui poggiano capitelli di fogge e decorazioni diverse, talvolta scolpiti con gli stemmi delle famiglie che finanziarono l'originario complesso domenicano.

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Nei secoli a venire, contestualmente con le evoluzioni e gli ampliamenti della Chiesa, il chiostro subì notevoli rimaneggiamenti....ad esempio nel 1526 le pareti furono affrescate dal pittore domenicano Nicolò Spalletta da Caccamo con scene dell’Apocalisse e vita di alcuni Santi domenicani, poi cancellati, raschiati e ricoperti di intonaco intorno al sec. XIX.
A partire dal 1640 furono iniziati i lavori per l'ampliamento della nuova ed attuale chiesa. Secondo il progetto iniziale, il chiostro monumentale non doveva essere intaccato, invece durante lo scavo di fondazione del nuovo impianto, a causa della scarsa qualità del terreno, la struttura venne letteralmente traslata verso il Chiostro, andando a sacrificare l'originale corsia meridionale e la geometria quadrata del chiostro.
Attualmente il chiostro presenta una pianta rettangolare ed è disposto a ridosso del lato nord della chiesa. Le tre corsie originarie sono coperte da una volta a botte (realizzata nel XVI secolo al posto di un probabile tetto a falda con struttura lignea) la cui lunette si interrompo proprio sulla parte di corsia seicentesca modificata.
Il giardino interno, in origine semplice orto medievale, ha assunto dal secolo scorso l'attuale aspetto esotico con palme e banani.
Sul chiostro insiste la cappella di S. Barbara, probabilmente l’antico capitolo del convento, dove i frati si riunivano per pianificare la loro vita e la loro missione.


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Continuiamo il nostro girovagare tra le bellezze artistiche della città.


Il termine Barocco che in altri luoghi afferisce solo all’arte a Palermo acquista una dimensione più comune possiamo affermare che esiste la Palermo Barocca lo stile prettamente scenografico del barocco qui infatti lo si trova anche nei dolci come la cassata o nel modo di esporre la merce nei mercati storici ma, soprattutto Barocco è tutto il centro storico.

Da Piazza Villena ( nota anche come i 4 canti , il Teatro del Sole o anche Ottagono del Sole) si forma una croce i cui bracci sono due importanti arterie : via Maqueda e via Vittorio Emanuele costellate di edifici barocchi che immediatamente affascinano chiunque.

Ogni Ordine religioso poi aveva una sua Chiesa e lo stesso dicasi per le congregazioni, le Confraternite anch'esse avevano edicole, edifici, chiese, oratori.

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Il barocco è uno stile che si basa sull'effetto scenografico, è legato alla Controriforma ed ha avuto in Roma il suo principale centro italiano. I caratteri tipici delle chiese barocche sono gli interni riccamente decorati, con abbondanza di marmi policromi, di stucchi e di statue.

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In Sicilia è nata una versione locale del barocco, che fiorì nel Settecento. Nel 1693 molte città della Val di Noto furono distrutte da un devastante terremoto. Il periodo di ricostruzione di Noto, Catania, Ragusa e di molti altri centri di quella zona è coinciso appunto col barocco siciliano, il che ha contribuito a fare di questo stile un elemento dominante del paesaggio architettonico. Da quel momento, lo stile si diffuse in tutta Sicilia, compresa Palermo, dove il barocco e la sua fase successiva, il rococò, finirono per diventare tra i principali stili architettonici.

Kalsa
(ufficialmente: Kalsa o Mandamento Tribunali) è l' altro quartiere storico di Palermo che ho visitato solo parzialmente e qui mi aspetta la mia carissima amica che ci terrà compagnia e mi aiuterà a scoprire le infinite bellezze che si nascondono tra i suoi vicoli in questa parte della città.

Il percorso inizia dalla cinquecentesca Piazza Pretoria con l’omonima grande Fontana, detta anche “della Vergogna”: realizzata dallo scultore fiorentino Francesco Camilliani per una villa toscana, venne acquistata dalla Città di Palermo nel 1573 per superare in bellezza la Fontana di Orione a Messina. Un trionfo di ninfe, tritoni e divinità con attributi in bella mostra che scandalizzò le monache di San Giuseppe dei Teatini, la cui chiesa è proprio di fronte. Scandali a parte, la Kalsa significa “l’eletta”: Khalisa, così la chiamavano gli arabi quando qui risiedeva l’emiro con il suo governo e le truppe. Dopo secoli, la Kalsa è di nuovo la prescelta: è il quartiere che più di tutti sta cambiando, si è fatto culturale e creativo; circondati da chiese ,come la particolare Chiesa di San Cataldo, quella sopraelevata e con le tre cupole rosse o Santa Maria dell' ammiraglio...la Martorana ( qui abbiamo un tuffo nel bizantino, tra mosaici e colori smaglianti)


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e tra le piazze, Piazza Magione. Piazza con un fascino tutto suo: al centro, un palazzo decadente segnato dall’abbandono e dalla street art, circondato da rovine, alberi e prati. E, a proposito di verde, con un po’ di magia, da qui è possibile raggiungere a piedi un pezzo d’Africa: l’Orto Botanico, luogo di esotismo ed esoterismo fondato nel 1789 e progettato per lo più dall’architetto francese Léon Dufourny; accanto, Villa Giulia, il più antico giardino di Palermo, disegnato da Nicolò Palma e realizzato tra il 1777 e il 1778 in omaggio a Giulia d’Avalos (moglie del Viceré Marcantonio Colonna Principe di Stigliano). All’Orto ma anche a Piazza Marina, stupiscono due speciali ficus magnolioides – giganti creature tipiche delle foreste pluviali dai cui rami del tronco originario cadono nel terreno radici che diventano nuovi tronchi permettendo così all’albero di espandersi in orizzontale;


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le foglie sono simili a quelle della magnolia, motivo del nome. Quello dell’Orto Botanico, importato dalle Isole Norfolk nel 1845, è il più grande d’Europa e quello di fronte a Palazzo Chiaramonte Steri, in Piazza Marina, pare essere invece il più antico del continente. Per molti questa piazza, che risale al 1863, su progetto del celebre Giovan Battista Filippo Basile, è la più bella della città (benché durante l’Inquisizione vi venissero giustiziati i condannati). Il giardino che occupa quasi tutto lo slargo fu intitolato a Garibaldi, reduce dal successo della spedizione dei Mille.
 
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